«... Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare: l'una che "è" e che non è possibile che non sia, e questo è il sentiero della Persuasione (infatti segue la Verità), l'altra che "non è" e che è necessario che non sia, e io ti dico che questo è un sentiero del tutto inaccessibile: infatti non potresti avere cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile), né potresti esprimerlo. ... Infatti lo stesso è pensare ed essere»
Grazie ad Epaminonda Tebe uscì dal dominio di Sparta, raggiungendo una posizione di maggiore grado nella politica greca: procedette sbaragliando la potenza militare spartana con la sua vittoria a Leuttra e liberò gli Iloti della Messenia, un gruppo di abitanti del Peloponneso che era stato schiavo degli Spartani fin dalla sconfitta nelle guerre messeniche dell'VIII secolo a.C.
Epaminonda riorganizzò la mappa politica della Grecia, sciolse antiche alleanze, ne creò altre e controllò la costruzione di intere città; inoltre, inventò e attuò varie tattiche militari innovative. Fu l'artefice, insieme a Pelopida, dell'egemonia tebana; a lui si devono anche le innovazioni tattiche adottate dall'esercito tebano, come la falange obliqua e l'ordine obliquo d'attacco dell'ala sinistra.
L'oratoreromanoCicerone lo chiamò "il primo uomo della Grecia" e Michel de Montaigne lo giudicò uno dei tre "uomini più valorosi ed eccellenti" che siano mai esistiti, ma Epaminonda è piombato in una relativa oscurità in tempi moderni. I cambiamenti portati da Epaminonda nell'ordine della politica greca non perdurarono dopo la sua morte, così il ciclo delle effimere egemonie ed alleanze continuò senza sosta: infatti, solo ventisette anni dopo la sua morte Tebe fu distrutta da Alessandro Magno, che la punì per non essersi voluta sottomettere a lui. Così Epaminonda - che al suo tempo era lodato come un idealista e liberatore - oggi è ricordato per le sue campagne militari (dal 371 a.C. al 362 a.C.), che minarono la forza delle grandi potenze della Grecia e spianarono la strada alla conquista macedone.
I Patricios, com'erano comunemente noti, furono tra i combattenti più valorosi dell'esercito messicano durante la guerra. Tuttavia, la ridotta consistenza numerica e la persecuzione implacabile da parte delle autorità statunitensi portarono presto il battaglione all'annientamento e alla dissoluzione dopo la sconfitta messicana alla battaglia di Churubusco: fatti per la maggior parte prigionieri, numerosi Patricios vennero giustiziati per alto tradimento, mentre gli altri subirono lunghe prigionie e torture disumane.
Resti di un fiore bagnato dalla pioggia (per la precisione, di un Helenium El Dorado). Fotografia realizzata con una messa a fuoco selettiva di 71 immagini differenti.
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