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Bettino Craxi

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Bettino Craxi

Benedetto Craxi detto Bettino (1934 – 2000) è stato un politico italiano.

Citazioni di Bettino Craxi

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  • [A Silvio Berlusconi] Bisogna trovare un'etichetta, un nome nuovo, un simbolo, un qualcosa che possa unire gli elettori moderati che un tempo votavano per il pentapartito. Con l'arma che tu hai in mano delle televisioni, attraverso le quali puoi fare una propaganda martellante, ti basterà organizzare un'etichetta, un contenitore. Hai uomini sul territorio in tutta Italia, puoi riuscire a recuperare quella parte di elettorato che è sconvolto, confuso, ma anche deciso a non farsi governare dai comunisti, e salvare il salvabile.[1]
  • [Rivolgendosi al nuovo segretario del Partito Socialista Italiano, Giorgio Benvenuto] Gli auguro di contribuire a rovesciare le tendenze negative che stanno spingendo il paese verso l'imprevedibile, poi gli auguro di riuscire a mantenere unito il partito e contemporaneamente a difenderlo e a rinnovarlo. Infine gli auguro di essere capace di trovare interlocutori politici che possano aiutare la vita democratica ad uscire da questo stato di crisi.[2]
  • [Dopo il suicidio dell'On. Sergio Moroni, coinvolto nell'inchiesta Mani pulite] Hanno creato un clima infame.[3]
  • Io contesto all'OLP l'uso della lotta armata non perché ritenga che non ne abbia diritto, ma perché sono convinto che la lotta armata non porterà a nessuna soluzione. Sono convinto che lotta armata e terrorismo non risolveranno il problema della questione palestinese. L'esame del contesto mostra che lotta armata e terrorismo faranno solo vittime innocenti, ma non risolveranno il problema palestinese. Non contesto però la legittimità del ricorso alla lotta armata che è cosa diversa. [...] Quando Giuseppe Mazzini, nella sua solitudine, nel suo esilio, si macerava nell'ideale dell'unità ed era nella disperazione per come affrontare il potere, lui, un uomo così nobile, così religioso, così idealista, concepiva e disegnava e progettava gli assassini politici. Questa è la verità della storia. (dall'intervento alla Camera dei Deputati sulla questione palestinese, 6 novembre 1985)[4]
  • In questa vicenda [L'arresto di Mario Chiesa], purtroppo, una delle vittime sono proprio io. Mi preoccupo di creare le condizioni perché il Paese abbia un Governo che affronti gli anni difficili che abbiamo davanti e mi trovo un mariuolo che getta un'ombra su tutta l'immagine di un partito che a Milano in cinquant'anni, nell'amministrazione del Comune di Milano, nell'amministrazione degli enti cittadini – non in cinque anni, in cinquanta – non ha mai avuto un amministratore condannato per reati gravi commessi contro la pubblica amministrazione. (TG3, 3 marzo 1992)
  • L'eurocomunismo è un po' come l'araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.[5][6]
  • [A Pieter Willem Botha] L'Italia, per la sua tradizione storica e per i valori che hanno ispirato il proprio ordinamento democratico, considera inaccettabili forme di organizzazione socio-politica fondate sullo sviluppo separato e sulla segregazione [...] Il governo italiano non può che ribadire la sua posizione di condanna del sistema dell'apartheid e della politica degli insediamenti forzati, che sono in stridente violazione della Carta delle Nazioni Unite.[7]
  • La mia libertà equivale alla mia vita. (Iscrizione sulla sua tomba nel cimitero cristiano di Hammamet, in Tunisia)[8]
  • Per quanto riguarda la vita politica Berlusconi è una novità assoluta.[9]
  • Più sono le leggi, più sono i ladri.[6]
  • [Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica] Quella ammainata a Mosca simboleggiava il potere comunista. Era l'insegna di una rivoluzione degenerata nel dispotismo burocratico, nel militarismo e in forme di oppressione imperialistica di popoli e nazioni sovrane.[10]
  • [In occasione della morte di Mao Zedong] Scompare con Mao il principale artefice di uno dei più grandi eventi di questo secolo: la rivoluzione cinese e la nascita della Nuova Cina Popolare. Il segno che egli lascia nella vita del suo popolo e in quella dell'umanità intera non sarà cancellato dal tempo, anzi è destinato a divenire più grande e marcato via via che la storia gli renderà per intero tutte le ragioni del suo pensiero e della sua opera.[11]

Intervista di Aldo Rizzo, La Stampa, 4 maggio 1980.

  • Mi occupo di politica da quando portavo i pantaloni corti e tra le campagne elettorali non me ne ricordo una molle.
  • Ci si può spiegare con gli elettori anche in poco tempo e con poche parole.
  • Alle regole corrette dei rapporti tra i partiti non possono sostituirsi le regole di rapporto tra correnti di diversi partiti.
  • Sulle linee della politica estera del governo abbiamo discusso a lungo nella fase del negoziato. Se le linee concordate saranno rispettate non ci saranno motivi di divisione.

Intervista di Augusto Minzolini, La Stampa, 13 ottobre 1999

  • [Sul rapporto tra Partito Socialista Italiano e Unione Sovietica] Il Psi si era sottratto da tempo alle "influenze" sovietiche. Un conto del resto sono le influenze, un conto sono le infiltrazioni che sono sempre possibili. Gli anni difficili erano stati altri. Erano gli anni in cui il Psi veniva finanziato dal Pcus e poi, per anni ancora, la corrente così detta "carrista" che diede vita al Psiup. Da allora molte cose erano cambiate e di certo De Martino non era un uomo di Mosca, come, in quegli anni, lo era ancora Berlinguer.
  • [Sul caso Moro] Il caso Moro continua a vivere con i suoi misteri. Quelli veri e quelli creati ad arte. Se e quando, in quella vicenda, si è calata una mano straniera nessuno è mai riuscito a dimostrarlo.
  • [Sul rapporto tra Partito Comunista dell'Unione Sovietica e Partito Comunista Italiano] I sovietici non accettavano l'eurocomunismo e l'adesione di fatto all'Alleanza Atlantica e men che meno le due cose insieme.
  • [Sul finanziamento del Partito Comunista Italiano da parte dell'Unione Sovietica] La verità è che, in tutti questi anni, si poteva rileggere la storia italiana in modo onesto e critico. Si è preferita la via degli extraterrestri, cioè di quelli che avevano vissuto i decenni precedenti sulla luna.
  • Nenni aveva tagliato i ponti coi sovietici nel '56 nel corso della tragedia ungherese e De Martino lo aveva seguito, a differenza di altri che si organizzarono con i soldi russi per rovesciarlo.

E la nave va

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Una nave e l'Italia
17 ottobre 1985.
Onorevole Presidente, onorevoli Colleghi,
prima di comunicare le decisioni che ritengo necessario e doveroso di prendere, vista la grave situazione politica che si è determinata nella coalizione di Governo, ho sentito l'obbligo di esporre alla Camera, nell'assoluto rispetto della verità, la sequenza di avvenimenti riferiti alla vicenda dell'Achille Lauro che il Paese ha vissuto con trepidazione in questi giorni e che il Governo sin dall'inizio ha fronteggiato con una linea di condotta sempre ispirata all'obiettivo primario di evitare una tragedia e agendo in modo che le nostre decisioni in nessun momento fossero tali da comportare pregiudizio alla dignità della nazione e alla sovranità del Paese.

Citazioni

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  • – Il Governo italiano ha sempre condotto con la massima intransigenza la lotta al terrorismo ed i risultati sin qui conseguiti lo dimostrano. Nessun governo libero al mondo ha saputo conseguire decisivi risultati nella lotta al terrorismo, senza distruggere i principi e le regole dello stato di diritto, così come hanno saputo fare i governi della Repubblica Italiana. Non c'è un caso di cedimento, o di debolezza che possa essere imputato a questo Governo, nella lotta al terrorismo.
  • [...] Abbiamo agito secondo la nostra coscienza, secondo la nostra politica secondo le nostre leggi. La coscienza ci ha dettato il dovere di tentare le vie incruente; la politica ci ha offerto l'occasione di utilizzare i buoni rapporti dell'Italia. Le nostre leggi, le leggi italiane, ci hanno indicato la via da seguire.
  • Non ci può essere una vera pace fino a quando permangono in molte parti del mondo crisi acute che minacciano di allargarsi, coinvolgendo nuovi paesi, e che d'altro canto esasperano il sempre difficile confronto fra Est e Ovest.
  • [...] l'Italia è l'unico paese europeo che è riuscito ad individuare e ad assicurare alla giustizia quasi tutti gli autori degli attentati compiuti sul nostro territorio. È un dato che ci conforta sull'efficienza dei nostri apparati di tutela: ma è anche un dato che ci dice che in Italia né si chiudono gli occhi, né si evitano responsabilità.
    Resta comunque nostra profonda convinzione che nessun sistema di prevenzione o di repressione del terrorismo potrà assicurarci la vita libera e pacifica alla quale aspiriamo, se esso non sarà combattuto con l'azione politica e diplomatica là dove esso nasce.

[Bettino Craxi, E la nave va, Edizioni del Garofano, 1985.]

Socialismo e realtà

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Il processo di sviluppo, che favorisce i paesi ricchi mentre la povertà ristagna nei paesi poveri, è tuttora in atto ed il divario, tra gli uni e gli altri, è cresciuto.

Citazioni

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Bettino Craxi
  • Il socialismo mantiene la sua fondamentale ed essenziale natura di movimento anticapitalistico. Esso nasce come reazione umana e razionale nei confronti delle ingiustizie delle ineguaglianze che il nascente capitalismo industriale portava con sé. Le contraddizioni e le crisi della società capitalistica costituirono oggetto delle analisi, della critica penetrante, delle previsioni dei teorici socialisti. I mutamenti intervenuti dopo le due guerre mondiali, la modificazione della natura e delle manifestazioni del capitalismo non hanno mutato la ragione fondamentale della lotta socialista e cioè quella di provocare un superamento del capitalismo con il passaggio ad un ordine economico, sociale e politico più evoluto, che arricchisca le libertà dell'uomo, le sue condizioni di vita materiale e spirituale. (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 50)
  • Superamento del capitalismo non significa necessariamente e non comunque nelle società di alto e relativo sviluppo industriale, collettivizzazione di tutti i mezzi di produzione, eliminazione dell'iniziativa privata nell'economia. È stato acutamente osservato che l'economia di mercato, di cui alcuni tratti distintivi spuntano a fare capolino nelle stesse economie collettivizzate e statizzate dei Paesi comunisti, sopravviverà al capitalismo. (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 50)
  • Superamento del capitalismo significa oggi eliminazione del ruolo egemone che i gruppi economici privati possono esercitare sulla vita della società. A questo scopo possono concorrere le istituzioni della democrazia politica, il compito conferito allo Stato di pianificare l'uso delle risorse nazionali secondo criteri di interesse nazionali, la funzione del movimento sindacale. Il capitalismo, e per trasformazioni interne, e per il crescere di altre forze nella società, sotto la pressione delle forze socialiste e per il concorso di altre forze, perderà il suo ruolo dominante. Il socialismo democratico rifiuta perciò il metodo della collettivizzazione burocratica che ha raggiunto risultati assai discutibili in termini di efficienza e che per la sua stessa natura si è dovuto far proteggere da regimi politici illiberali e totalitari. (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 50)
  • L'intervento pubblico diretto nella produzione deve corrispondere a criteri economici ed a esigenze sociali, non deve far sortire l'effetto di deprimere il meccanismo economico diminuendone l'efficienza e la capacità produttiva. Esso va usato e sollecitato con decisione per rimuovere strozzature e anomale posizioni di controllo della vita economica, ritardi ed insufficienze dell'apparato produttivo, deve essere difeso dalla polemica liberista ma non mitizzato. La funzione del potere politico, rappresentativo dei grandi interessi generali nell'economia, deve essere quella di ricondurre, mediante un adeguato apparato di strumenti legislativi, amministrativi, fiscali ed economici, le grandi scelte economiche sotto il controllo della collettività. (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 51)
  • Il socialismo non è una mera e particolare tecnica di gestione della economia e dello Stato; è anche questo ma è soprattutto un movimento che propugna una tavola cli valori diversa da quella del capitalismo e misura i risultati della sua lotta in relazione al grado di affermazione di tali valori, Di una società burocratica che, tenendo ovviamente conto del grado iniziale di sviluppo, mantenga un basso livello delle condizioni di vita materiale dei suoi : membri ed una limitata sfera di libertà, il minimo che possiamo dire è che coloro che la dirigono il socialismo lo hanno lasciato nei libri o lo hanno tratto da testi non socialisti. Beninteso il carattere illiberale di una società burocratica non è solo un fenomeno della società comunista; in questa società vi compare in forma più appariscente e cori caratteristiche patologiche ma non è certo estraneo alla moderna società industriale di tipo occidentale. (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 51)
  • Così come una società che pur avesse raggiunto un alto grado di efficienza dei servizi pubblici ed un soddisfacente grado di benessere e di libertà, in essa non può considerarsi esaurita la funzione del socialismo fintantoché i grandi poteri che determinano il suo sviluppo, ne regolano le condizioni di vita e ne esprimono i valori dominanti sono nelle mani di gruppi privati sostanzialmente egemoni sul resto della collettività. Mi riferisco in questo caso ai limiti di un socialismo fermo a rivendicazioni distributive e incapace di porsi globalmente i problemi della economia e dello Stato e quindi inevitabilmente subalterno. (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 52)
  • Sono state tentate molte definizioni di una nuova dimensione del socialismo, alcune delle quali voglio qui richiamare perché mi sembrano utili a chiarire la portata dei nuovi problemi che ci stanno di fronte: si è parlato di socializzazione dei processi decisionali e di estensione della partecipazione democratica come metodo del socialismo moderno. (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 52)
  • In campo laburista si è definita l'unità di misura da adottarsi come ideale socialista il progresso nella moralità sociale misurato dal grado di eguaglianza e di rispetto della personalità individuale, espresso nella distribuzione del potere e negli istituti giuridici e di proprietà vigenti in uno Stato. (Dal rapporto ai quadri, 1966, p. 52)
  • All'orrore che la realtà stessa della guerra in atto provoca nella coscienza della nostra popolazione pacifica, si accompagna il timore sempre più marcato di una progressiva estensione del conflitto che, al di là delle volontà dichiarate, può essere la conseguenza inevitabile della logica bellica. Agli Stati Uniti, che sono, sotto il profilo economico e militare, la più grande tra le potenze mondiali, spettano non le esclusive ma le maggiori responsabilità; ad essi in primo luogo spetta di compiere un atto di coraggio e di lungimiranza che sia, sul piano morale, pari alla loro forza materiale. (Protesta per il Vietnam, 1968, p. 53)
  • Il prestigio del Paese nel mondo ci pare, oggi più che mai, legato alla capacità di fare prevalere una strategia di pace. Occorre che si facciano tacere gli isterismi estremisti che farneticano intorno ad una soluzione militare portati dall'onda di un falso patriottismo, ma anche che si rinunci alla prospettiva di riuscire a trascinare in ginocchio alle trattative i propri avversari, giacché questi e non altro appare il senso della politica del "doppio binario": la ricerca da un lato di una soluzione negoziata e la contemporanea intensificazione delle operazioni militari dall'altro. (Protesta per il Vietnam, 1968, p. 53)
  • Chiedono anche qualcosa di più importante, e cioè la loro partecipazione alla gestione amministrativa e didattica dell'università. Sottolineo inoltre un altro aspetto che ci trova concordi. Si tratta dell'autonomia dell'Istituto Universitario, istituto di ricerca scientifica e di formazione professionale, da forme di subordinazione ai grandi poteri economici e da condizioni di soggezione che sono il portato di un sostegno pubblico inadeguato ed insufficiente. Su questi ed altri temi dovrà vertere la riforma dell'università, compito urgente affidato alla prossima legislatura parlamentare. C'è qualcosa di più in questo movimento di protesta che non possiamo ignorare o fingere di non vedere. C'è un senso di distacco e di sfiducia nella democrazia che genera estremisti e contusioni che debbono essere giudicati per quello che sono. un distacco penoso, ma è penoso in primo luogo per la democrazia la quale ha la responsabilità ed il dovere di conquistare a sé ed ai propri valori le nuove generazioni. C'è un conflitto di generazioni che deve trovare una definizione positiva. (Intervento al Consiglio Comunale di Milano del 3 aprile 1968, p. 72)
  • Voglio fare a questo punto una considerazione in margine a ciò che ci chiede il gruppo comunista e cioè un nostro voto di solidarietà indiscriminata nei confronti dell'intero movimento di protesta. Cari colleghi, questo non lo possiamo fare e non lo faremo perché non sarebbe giusto. Voi sapete benissimo, ancor meglio di me, come all'interno di questo movimento fermentino umori che sono torbidi. Sapete benissimo che si tratta di tendenze che all'interno del movimento studentesco vengono contrastate e spesso giudicate negativamente dalla parte più sana, responsabile, veramente impegnata in una lotta per la riforma dell'università e della società e che io chiamo l'ala democratica del movimento studentesco. Sono tendenze che, in situazioni di tensione create anche da errori delle autorità responsabili, vogliono prevalere e dare al movimento studentesco connotati ch'esso non ha e che, certamente nella sua grande maggioranza non vuole avere. (Intervento al Consiglio Comunale di Milano del 3 aprile 1968, p. 72)
  • Assistiamo — e non possiamo non vederlo — alla riesumazione, presso frazioni combattive della gioventù, di un bagaglio polemico che fu proprio di una delle più nefaste degenerazioni del comunismo stalinista: la teoria del social-fascismo. Queste teorie furono causa di divisioni profonde, di grandi tragedie. Chi conosce la storia della sinistra in Europa non può dimenticare. Esse vengono oggi usate come arma polemica ed accompagnate da una sorta di "scimmiottamento" di motivi che sono legati alla complessa evoluzione di una società asiatica, che è stata teatro di una grande rivoluzione ed è meritevole di ben altra attenzione, e dei quali si fa una meccanica imitazione, farsesca e provinciale. (Intervento al Consiglio Comunale di Milano del 3 aprile 1968, p. 73)
  • Su queste questioni le forze democratiche debbono mostrarsi rigorose. Non c'è nessun calcolo di natura elettorale, nessuna valutazione di opportunità che possa giustificare un atteggiamento equivoco di solidarietà indiscriminata. Non abbiano di queste debolezze. Facendo le necessarie distinzioni partiamo dalle ragioni della protesta studentesca, che noi condividiamo, una solidarietà leale e responsabile quale si conviene ad una classe dirigente democratica. (Intervento al Consiglio Comunale di Milano del 3 aprile 1968, p. 73)
  • Sottolineare il tema del laicismo, in un momento in cui il Paese si appresta a compiere scelte che incideranno profondamente sul suo futuro, mi pare importante e necessario. Bisogna tuttavia intendersi sul significato del termine laicismo, Una riesumazione del vecchio anticlericalismo, i cui campioni furono Enrico Ferri e Guido Podrecca, avrebbe il sapore di un anacronistico ritorno a problemi, a lotte e anche ad errori di altri tempi. Il solo anticlericalismo che può e deve sopravvivere, con piena giustificazione, è quello che si manifesta come reazione nei confronti del clericalismo. (Laicismo non anticlericalismo, p. 74)
  • Quando il clericalismo si presenta con il suo volto di intolleranza, di fanatismo e di integralismo, esso può suscitare reazioni anticlericali in chi ha vivo il senso della libertà e con questo animo guarda ai problemi dell'uomo e della società. Quale laicismo quindi? Un laicismo che corrisponda a una visione del mondo raggiunta secondo un metodo critico innanzitutto e quindi un modo di condotta individuale che sia affermazione di autonomia e di libertà. Un laicismo inteso come concezione dello Stato democratico e aconfessionale che non sopporta limitazioni alla propria autonomia e alla propria sovranità. (Laicismo non anticlericalismo, p. 74)
  • Su questo terreno il lavoro da fare nel nostro Paese è molto, importante, decisivo per le caratteristiche che potrà assumere lo sviluppo nazionale nei prossimi anni. Tra i temi posti vorrei sottolinearne alcuni e cioè quello della difesa intransigente dei diritti di libertà, della cultura e dell'arte; la proposta di una riforma divorzista, lo sviluppo della scuola di Stato, la legalizzazione dell'aborto, la revisione o meglio ancora la consensuale abolizione del concordato tra lo Stato e la Chiesa che come tutti sanno porta in calce le firme del cardinale Gasparri e del cavalier Benito Mussolini, e porta, nel voto che gli ridiede vigore giuridico nella nuova Costituzione Repubblicana, il segno della debolezza e dell'opportunismo comunista, e che non può più essere il quadro regolatore dei rapporti tra la Chiesa cattolica e la Repubblica democratica; i temi connessi con la evoluzione del costume che, pur nella necessaria responsabilità, non può essere ostacolata da opprimenti ipocrisie e da pregiudizi antiscientifici e propri di società arretrate. (Laicismo non anticlericalismo, p. 75)
  • Tra l'altro non va affatto trascurato un problema che anzi assume sul terreno politico e in rapporto al tema della libertà, una funzione di preminenza: mi riferisco al problema della libertà politica dei cattolici. (Laicismo non anticlericalismo, p. 75)
  • I cattolici italiani non possono essere considerati dei cittadini minorati bisognosi di cure coercitive dirette a determinare le loro scelte politiche e partitiche fondamentali. Essi debbono, al pari dl tutti e al pari dei cattolici di altri Paesi europei, liberarsi da una tutela che limita la loro libertà nella sfera politica e civile. Un contributo decisivo all'affermazione del valori laici dello Stato deve provenire proprio dai cattolici. Questa affermazione vuoi dare anche la misura del nostro laicismo, che è affermazione di libertà e non manifestazione di odi antireligiosi o di disprezzo per la fede altrui. Nessuno credo vorrà, e non certo, noi socialisti, ricreare le condizioni di una radicale divisione tra guelfi e ghibellini. Ma questo risultato si ottiene resistendo alla invadenza clericale, riaffermando con vigore i diritti dello Stato laico, promuovendo un vigoroso moto di liberazione da ogni forma di intolleranza e di coercizione. (Laicismo non anticlericalismo, p. 75)

Chiediamo al Governo di assumere formale impegno in questo senso ed ai membri della Commissione Esteri di pronunciarsi esplicitamente su questo punto.

Citazioni su Bettino Craxi

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Bettino Craxi con Ronald Reagan
  • A Bettino Craxi sarò sempre grato per aver appoggiato il progetto agricolo nella valle del Tana Beles, un magnifico e generoso regalo italiano. (Menghistu Hailè Mariàm)
  • [Nel 1992] Appena arrivato a Milano, ho avuto conferma di una mia precedente diagnosi e ho pensato a Craxi come una matrioska. (Giuliano Amato)
  • Aveva trasformato il Psi in un'organizzazione in cui la forza politica dei leader locali e nazionali era misurata sulla loro capacità di raccogliere finanziamenti illeciti e mazzette. (Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio)
  • Che Craxi sia uomo di grandi capacità e ambizioni, lo si sapeva. Che sia anche uomo di grande coraggio, lo si è visto ieri, quando pronunciava alla Camera il suo discorso di replica. Per due volte si è interrotto alla ricerca di un bicchier d'acqua. Per due volte Andreotti glielo ha riempito e porto. E per due volte lui lo ha bevuto. (Indro Montanelli)
  • Col suo decisionismo ha arricchito i quadri dirigenti del partito imponendo persone che mai sarebbero riuscite a diventare dirigenti. (Ugo Intini)
  • Craxi è abile. Sa salvare e sa salvarsi. (Vittorio Caprioli)
  • Craxi è morto esule e povero, senza i soldi per curarsi. (Umberto Cicconi)
  • Craxi era un uomo di partito certamente molto accorto, era un uomo valido di governo perché sapeva decidere. Che cosa fosse lo Stato, da buon socialista, non lo sapeva. (Indro Montanelli)
  • Craxi? Era un politico vero, quindi è un mascalzone vero. (Dino Risi)
  • Craxi era un uomo che sapeva decidere" e "con il suo governo, eccezionale già per la sua durata, dal 1983 al 1987, seppe restituire centralità e autorevolezza a Palazzo Chigi. (Renato Schifani)
  • Craxi. Era un vero leader. L'ultimo che abbiamo avuto. Ha commesso sicuramente errori. Ma è stato crocifisso perché la sua personalità era dirompente e infastidiva. L'ultimo voto l'ho dato a lui. Dopo di lui non ho più votato. O Craxi o nessuno. (Ida Di Benedetto)
  • Craxi fu uno dei perni del sistema di corruzione che divorò la Prima Repubblica e portò il Paese sull'orlo del crac, con un debito pubblico che ancora oggi ci pesa addosso. (Gianni Barbacetto)
  • Craxi ha dimostrato di essere un vero socialista, specialmente nella gestione della politica estera, e sulla scena internazionale. (Sandro Pertini)
  • Craxi pensava che avrebbe dominato meglio i suoi uomini se avessero avuto certe caratteristiche psicologiche. (Gianni De Michelis)
  • Craxi si rivelò l'unico segretario di partito che rubava anche per sé e senza alcuna precauzione. (Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio)
  • Di fronte a lui nessuno parlava, neanche Amato. I despoti esistono perché esistono i sudditi. (Nerio Nesi)
  • È un onore essere denunciati da Craxi. (Achille Occhetto)
  • Era un uomo meraviglioso che amava il suo Paese, una persona molto semplice. (Sandra Milo)
  • Ero a Parigi e Craxi, allora presidente del Consiglio, mi fece sapere che i servizi stavano architettando qualcosa su di me, consigliandomi di essere cauto. Per questo ancora gli sono grato. (Toni Negri)
  • Gente che lavora, gente che produce | non si è accorta che Bettino è il loro nuovo duce. (Banda Bassotti)
  • Gli anni trascorsi ci consentono un giudizio storico più sereno e obiettivo. A ciascuno di noi il compito di riflettere su Craxi e su una stagione drammatica. Per lui non ci furono sconti, ha pagato più di ogni altro colpe che erano dell'intero sistema politico dell'epoca. Fu una vittima sacrificale. (Renato Schifani)
  • Gli Italiani a sinistra, gli Africani a destra... Craxi, dove va? [...] Gli imbecilli a sinistra, i grandi statisti a destra... Craxi, dove cazzo va? [...] I ladri a sinistra, le persone oneste a destra... Craxi, dove cazzo va? Lei fa una brutta fine, Craxi, eh! (Roberto Benigni)
  • Gli uomini si dividono in due grandi categorie, i laser e i dispersivi. Alla prima apparteneva Bettino: sceglieva un obbiettivo e si concentrava su quello senza curare i dettagli. In politica è un sistema efficacissimo. [...] Ma nel momento della disgrazia è più facile reggere essendo fatti come me che come era fatto Bettino. Infatti Bettino si è spezzato. (Gianni De Michelis)
  • Il migliore di tutti è senza dubbio Craxi. Insuperabile come showman, dal fisico al portamento, alla disinvoltura, alla voce. È Yul Brinner più Marlon Brando. (Enrico Montesano)
  • In Craxi c'erano gioia di vivere, spirito autenticamente ribaldo, indisponibilità a quelle pigrizie che fanno brutto e noioso il carattere burocratico della lotta politica. (Giuliano Ferrara)
  • Incontro Craxi. E Craxi mi si avvicina e mi chiede... scusa. Ma era un sogno all'incontrario... (Paolo Rossi)
  • Io mi rendo conto che doveva combattere su due fronti, contro Pci e Dc. E che aveva bisogno di mezzi finanziari. E non posso negare la sua grande passione politica. Ma non dimentico l'arroganza sfrenata, la supponenza, la presunzione e questo bisogno di sicurezza dato dal denaro. (Nerio Nesi)
  • Io un giorno ho visto Craxi chiedere scusa... poi mi sono avvicinato, ho guardato meglio, non era Craxi. [...] Ho visto Craxi guardare un socialista magro e piangendo domandarsi: «Dove ho sbagliato?». (Paolo Rossi)
  • L'unico statista che abbiamo avuto dai tempi del Principale. Non a caso ne era un grande estimatore. Ad Hammamet discutevamo per ore con Bettino del Duce. Una volta che doveva inaugurare un monumento ad Anita Garibaldi, mi chiese di ritrovargli il discorso che aveva fatto il Principale su di lei. Se lo guardò beato, faceva riavvolgere la pellicola per studiarsi le mosse (Giuseppe Ciarrapico)
  • La cena in Cina...c'erano tutti i socialisti, con la delegazione, mangiavano... A un certo punto Martelli ha fatto una delle figure più terribili... Ha chiamato Craxi e ha detto: "Ma senti un po', qua c'è un miliardo e son tutti socialisti?". E Craxi ha detto: "Si, perché?". "Ma allora se son tutti socialisti, a chi rubano?". (Beppe Grillo)
  • La cosa che mi preoccupa in Bettino Craxi è che certe volte mi sembra che pensi soltanto al potere per il potere. (Enrico Berlinguer)
  • La DC per lui era l'espediente tattico. Una sinistra unita e socialdemocratica era l'ambizioso disegno strategico della sua vita. (Enzo Bettiza)
  • La guerra del Cavaliere non è la nostra. La nostra guerra è finita con la morte di papà. Il paragone è improponibile: Berlusconi è il padrone d'Italia, non ha nulla da temere; Craxi era solo contro i giudici. Io ho cercato di tenerne viva l'eredità salvando un piccolo partito socialista. (Bobo Craxi)
  • La mia amicizia con Craxi non è mai venuta meno, in nessun momento. (Silvio Berlusconi)
  • Le persone che hanno frequentato Craxi e che gli leccavano i piedi fino a poco tempo prima, lo hanno tradito. Una cosa indegna. (Ida Di Benedetto)
  • Mi sembra disumano che egli oggi venga ripudiato come la fonte di tutti i mali della società italiana. Si tratta di un indecoroso scaricabarile. Se di sfascio si tratta, questo sfascio ha origini molto lontane e anche fonti di alimentazione perenni ancora attuali. (Sergio Cusani)
  • Nell'ultimo paio d'anni pur ricevendo del denaro, non ho più provveduto a versarne parte ad altri politici, in quanto avevo ormai acquisito all'interno del Psi milanese un'autorevole e autonoma posizione che mi consentiva di non rispondere ad altri se non, politicamente, direttamente al segretario nazionale del partito Bettino Craxi. (Mario Chiesa)
  • Nessuno sembra accorgersi che rispetto ai precedenti segretari Craxi ha delle idee chiare e una strategia precisa: ritrovare piena autonomia nei confronti sia del Partito comunista, sia della Democrazia cristiana. Insomma quest'uomo di apparato, di potere, di manovre autoritarie è però il primo dopo la Liberazione che veda nel PSI un partito capace di camminare sulle sue gambe. (Giorgio Bocca)
  • Penso che Craxi abbia legittimamente nel suo zaino un'immagine di Mitterrand e di tanto in tanto la guardi con nostalgia e speranza. (Giulio Andreotti)
  • Prendiamo la politica estera: per quanto riguarda la politica estera Craxi, che viene dipinto come un fedele atlantista, uno anticomunista, uno ancorato all'occidente e quindi quello che aveva fatto la scelta giusta tra l'est e l'ovest, mentre l'Unione Sovietica voleva colpire etc., gli euromissili e tutta la retorica che si fa sugli euromissili, Craxi è quello che fa entrare nel Parlamento italiano Yasser Arafat con la pistola nel cinturone, non lo disarmano neanche, non lo perquisiscono neanche prima di farlo entrare in Parlamento e, quando qualcuno protesta, lui dice che Arafat è come Mazzini e Garibaldi, Arafat come Mazzini e Garibaldi! Il capo di un'organizzazione che, in quel periodo, era ancora un'organizzazione terroristica, che faceva gli attentati negli aeroporti e sequestrava le navi, come poi successe qualche anno dopo con l'Achille Lauro, che non aveva ancora neanche riconosciuto il diritto all'esistenza dello Stato di Israele, questo sarebbe quello che le aveva azzeccate tutte! (Marco Travaglio)
  • [sul messaggio del presidente della Repubblica] Restituisce a Craxi i suoi meriti e apre la via ad una pacificazione nazionale, che è un auspicio sia di Napolitano che nostro. I provocatori sono rimasti una minoranza. Mio padre fa parte della storia positiva della nostra Repubblica. (Stefania Craxi)
  • Se Craxi mette piede in Italia, passi da San Vittore. (Matteo Salvini)
  • Sono da sempre amico ed estimatore di Craxi. (Silvio Berlusconi)
  • Sulla continuità fra Craxi e Berlusconi, niente da dire: la testimoniano anche i 23 miliardi di lire passati dai conti esteri del secondo a quelli del primo nei primi anni 90. Più controversa la questione del grande leader modernizzatore: forse Gianni Alemanno si riferisce alle due condanne per il magnamagna di Tangentopoli, o al rapporto debito-pil passato nei 4 anni del governo Craxi dal 70 al 92%, o all'alleanza coi generali argentini e col tiranno somalo Siad Barre, o alla fuga organizzata per sottrarre alla giustizia il terrorista palestinese Abu Abbas dopo il sequestro della nave Achille Lauro e l'assassinio di un ebreo paralitico americano. La via di Roma dedicata all'unico premier corrotto e latitante della storia dell'Occidente sarà quella antistante l'hotel Raphael. Una scelta non casuale: proprio lì, nell'aprile '93 gli elettori del Msi, e poi di AN e poi di Alemanno tirarono le monetine a Bettino urlando «via Craxi». Ora, finalmente, verranno esauditi. (Marco Travaglio)
  • [Sulle amicizie di Craxi] Una bella compagnia di giullari. Ma la voleva lui. Attorno agli uomini potenti c'è sempre gente mediocre e compiacente. (Umberto Cicconi)
  • [Sul caso Moro] Ad ogni buon conto se si poteva avere qualche dubbio sulla "linea della fermezza" all'epoca in cui si svolsero i fatti, oggi non è più lecito. Non è infatti un caso che il terrorismo abbia cominciato a perdere colpi proprio dopo il caso Moro e si sia liquefatto in pochi anni. È la dimostrazione che la linea della fermezza era giusta non solo dal punto di vista etico e giuridico ma anche da quello pratico. Se avessimo dato retta ai Craxi, ai Mancini, ai Signorile, ai Pace, ai Liguori e ai Deaglio, cioè a tutta quell'area che civettava col terrorismo, oggi Renato Curcio sarebbe il padrone del Paese. (Massimo Fini)
  • Craxi non era mai stato avido, anzi me lo ricordo spesso come un grande tirchio. Per quanto riguarda la politica aveva visto e ben capito che senza autonomia finanziaria il Psi non avrebbe mai avuto l'autonomia politica indispensabile per cambiare le cose.
  • Era l'unico che poteva cambiare l'Italia, aveva dimostrato di essere un grande leader e di poter riformare tutto. Era un leader naturale. Ancora nella fase della decadenza sembrava fosse in grado di cambiare il Paese.
  • Nel suo schema lo scopo prevalente della tangente era fare politica seria, formare una classe dirigente capace. Un mezzo deprecabile ma costruito per un buon fine.
  • Se Craxi fosse diventato Presidente del Consiglio avrebbe fatto delle scelte in grado di contrastare fortemente l'emergente strapotere della magistratura.
  • Voleva ridimensionare il Pci portandolo verso di sé, sulla via del riformismo e costruire così la gamba di sinistra del bipolarismo necessario.
  • Craxi è stato un grande leader che ha saputo con largo anticipo individuare l'esigenza di modernizzazione del Paese. È stata una figura capace di scavalcare le vecchie categorie destra-sinistra. Noi del Msi condividevamo la sua ricerca della dignità nazionale e le sue scelte riformiste. Le diffamazioni e i momenti amari non sono riusciti a scalfire l'immagine di uno dei più grandi statisti dell'Italia repubblicana. Inoltre fu lui l'unico prima di Berlusconi a fare una legge su Roma capitale.
  • In consiglio comunale si completerà a breve l'iter per intitolare una strada a Bettino Craxi. Credo sia un doveroso riconoscimento e omaggio della Capitale a uno dei più grandi leader della storia della Repubblica.
  • Ho capito, ad esempio, che Bettino Craxi e Claudio Martelli c'erano dentro fino al collo con Gelli e Ortolani. Ad esempio, la storia dei 30 milioni di dollari, del conto Protezione, mica è uno scherzo. C'è da credere davvero che in quegli anni, con tutti quei soldi, si siano comprati il psi.
  • Se io, Signorile e De Michelis fossimo rimasti insieme, saremmo riusciti a contrastare Craxi. Insieme funzionavamo, purtroppo andò in maniera diversa e per me alla rottura contribuì anche un problema finanziario.
  • Il peccato mortale di Craxi non sono le tangenti; è la scelta dell'autonomia. Quella sì non gli fu perdonata.
  • Si imputa a Bettino di non aver mai rotto con la Dc; ma, quando si mostrò pronto a farlo, Berlinguer fu sul punto di accordarsi con De Mita e Spadolini per il "governo diverso", con i tecnici, pur di emarginare i socialisti
  • Un gigante, un pezzo della storia del Paese. Criminalizzarlo è un'operazione volgare. Quanti crimini ha commesso o coperto Togliatti negli anni '30 e '40? Eppure è considerato parte della nostra storia. Il vero "crimine" di Craxi fu restituire ai socialisti l'autonomia ideologica, smontando il mito di Lenin e pure quello di Gramsci.
  • Craxi contro Berlusconi è impensabile. Forse avrebbe tentato di separare Berlusconi da Fini e di considerare il berlusconismo espressione del centro moderato.
  • Per come ho conosciuto Craxi, per come l'ho amato, Craxi non starebbe a destra.
  • Si sentiva abbandonato da tutti. Anche da quelli che aveva aiutato. Anche da uno come me che gli aveva fatto fare la cosa più importante della sua vita, l'operazione della scala mobile, per la quale oggi si parla di lui come di un grande statista.
  • Allora, quando Craxi disse "siamo tutti colpevoli" calò un profondo silenzio. Tutti tacquero. Adesso, quando Mastella accusa le toghe, tutti applaudono forsennatamente. (Antonio Di Pietro)
  • Craxi descriveva quel Napolitano, esponente di spicco del Pci nonché presidente della Camera, come un uomo molto attento al sistema della Prima Repubblica specie coltivando i suoi rapporti con Mosca. Io credo che in quell'interrogatorio formale, che io condussi davanti al giudice, Craxi stesse rivelando fatti veri perché accusò pure se stesso e poi gli altri di finanziamento illecito dei partiti. Ora delle due l'una: o quei fatti raccontati non avevano rilevanza penale oppure non vedo perché si sia usato il sistema dei due pesi e delle due misure.
  • Craxi non era uno statista, è stato solo il fondatore del sistema dei finanziamenti illeciti ai partiti, un incallito corrotto e corruttore che ha distrutto il sistema economico italiano fondandolo sul meccanismo clientelare piuttosto che su quello meritocratico. Un meccanismo per cui appalti e lavori pubblici finirono nelle mani del miglior offerente invece che del più capace. Un uomo alla cui ombra sono cresciuti, come nel peggiore dei vivai, i politici di prim'ordine che ora guidano i partiti italiani.
  • Riteniamo che ci sia una violenza alla storia che si sta facendo: far credere che deve essere riabilitata una persona, senza informare i cittadini che questa persona sul piano politico ha indebitato il Paese, sul piano giudiziario ha fatto il latitante, sul piano istituzionale ha usato le istituzioni per fregarsi i soldi e fregare i soldi ai cittadini. Utilizzare questa persona come punto di riferimento per il riscatto del Paese è come usare Lucifero per inneggiare a Dio.
  • Craxi ha modernizzato negli anni '80 il Paese e l'ha arricchito.
  • Ero molto amico di Craxi. Avevo con lui un rapporto di amicizia assoluta.
  • Io vivevo come uno spiantato, al Giambellino. Me la cavavo scaricando cassette di frutta. Ogni tanto squillava il telefono: "Ciao Filippo, sono Bettino". Il più grande uomo che abbia mai conosciuto telefonava proprio a me. [...] Ero craxiano ad personam.
  • A distanza di due lustri dalla sua morte, ormai dimenticate le macchie del passato, i compagni (di merende) forse per rimorso cercano di riabilitare il defunto Cinghialone riconoscendogli oggi ciò che gli dovevano anche ieri: il merito di essere stato il più intelligente politico della sua epoca e di non avere intascato una lira del bottino che loro invece si sono spartiti impunemente, e seguitano a spartirsi grazie ai ricchi rimborsi elettorali nettamente superiori agli esborsi, vivendo felici e contenti.
    E magari rubando ancora per arrotondare.
  • [Chiambretti domanda: Il sindaco Sala non ha gradito la proposta di dedicare una via a Bettino Craxi. Lei lo ha conosciuto, gli ha anche dato il soprannome di "cinghialone". Perchè Craxi non deve avere una via secondo Lei? O è giusto che non l'abbia?] Io ebbi diciamo delle polemiche con Craxi durante Tangentopoli e lo soprannominai "cinghialone" perché era, diciamo, il personaggio più maestoso tra quelli che erano nel mirino della magistratura. Ma quando poi Craxi mi invitò nel suo appartamento all'hotel Raphael a Roma, perché voleva fare alcuni chiarimenti, mi resi conto che viveva come un poveraccio, in un appartamento disadorno, diciamo anche piuttosto sdrucito, e quindi mi mostrò dei documenti, mi parlò, e mi resi conto che Craxi non poteva essere un ladro proprio perché viveva, non dico come un barbone, ma quasi. E da allora io divenni amico suo. Tant'è che quando se ne andò in esilio ad Hammamet, tutte le sere egli mi chiamava perché voleva avere un po' un resoconto di quello che era successo in Italia. Per cui, per molti mesi, ci parlammo a lungo. E mi resi conto, tra l'altro, che Craxi era un uomo di grandissima intelligenza, che aveva capito che il comunismo era finito – lo aveva capito con molti anni d'anticipo – e, quindi, io non solo gli intesterei una via, ma anche una piazza e forse anche qualche cosa di più. Perchè, adesso che viviamo in questo periodo, non possiamo che rimpiangere gente come Craxi, che aveva veramente una intelligenza superiore.
  • Mai provvedimento giudiziario fu più popolare, più atteso, quasi liberatorio di questo firmato contro Craxi [il primo avviso di garanzia] [...] Di Pietro non si è lasciato intimidire dalle critiche, dalle minacce di mezzo mondo politico (diciamo pure del regime putrido di cui l'appesantito Bettino è campione suonato) e ha colpito in basso e in alto, perfino lassù dove non osano nemmeno le aquile. Ha colpito senza fretta, nessuna impazienza di finire sui giornali per raccogliere altra gloria. Craxi ha commesso l'errore... di spacciare i compagni suicidi (per la vergogna di essere stati colti con le mani nel sacco) come vittime di complotti antisocialisti... È una menzogna, onorevole: che cosa vuole che importi a Di Pietro delle finalità politiche... I giudici lavorano tranquilli, in assoluta serenità: sanno che i cittadini, ritrovata dignità e capacità critica, sono dalla loro parte. Come noi dell'Indipendente, sempre.
  • Nel 1992 stavo a fianco di Antonio Di Pietro e di altre toghe. A Bettino Craxi ho dedicato i titoli più carogna della mia vita professionale al tempo dell'Indipendente. Del resto Bettino non fece nulla per sottrarsi ai colpi. Incurante di essere considerato il simbolo della politica ladra e corrotta, circondato da ometti che non facevano nemmeno lo sforzo di togliersi la giacca da gangster, non smetteva di ergersi senza ripararsi. Non schivava i colpi, e io pensavo fosse alterigia: quindi via con le ironie, le indignazioni e i sarcasmi. Ho sbagliato. Non scriverei più festosamente davanti alla «rivolta popolare» che accolse Bettino la sera del 30 aprile del 1993 fuori dall'hotel Raphaël a un passo da piazza Navona.
  • Giuridicamente era latitante, però nei confronti di Craxi c’è stato un accanimento terribile.
  • Ha rivalutato la storia del socialismo e del Psi. Ne ha accentuato i caratteri di socialdemocrazia. Ha fatto un buon governo. [...] Uno dei migliori governi. Un governo di qualità. Meglio del governo D'Alema e del governo Prodi.
  • Per Berlinguer era un'ossessione. Quando Craxi diventò presidente del Consiglio, Berlinguer riteneva che la democrazia italiana fosse in pericolo.

Note

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  1. Da una riunione avvenuta il 4 aprile 1993 a Villa San Martino, residenza di Berlusconi, e riportata da Ezio Cartotto, lì presente; citato in Gianni Barbacetto, Berlusconi, 20 anni fa la discesa in campo. Con la regia di Craxi e Dell’Utri, IlFattoQuotidiano.it, 26 gennaio 2014.
  2. Citato in Stefano Marroni, Benvenuto, per un pugno di voti, la Repubblica, 13 febbraio 1993
  3. Citato in Craxi e Martelli: un clima infame, Corriere della Sera, 4 settembre 1992.
  4. Resoconto stenografico delle seduta.
  5. Citando Pietro Metastasio: È la fede degli amanti | come l'Araba Fenice | che vi sia ciascun lo dice | ove sia nessun lo sa.
  6. a b Roberto D'Agostino, Chi è, chi non è, chi si crede di essere, Arnoldo Mondadori, 1988 ISBN 8804313757
  7. Citato in Craxi a Botha "L'Italia condanna l'apartheid", la Repubblica, 13 giugno 1986.
  8. In Massimo Pini, Craxi: una vita, un'era politica, Mondadori, 2006, una descrizione della tomba: "Quella stessa terra d'Islam che lo aveva difeso, lo ospiterà sotto una semplice lastra di cemento dipinta di bianco, con le date della sua permanenza sulla Terra, e un libro aperto sul quale spiccano le parole: «La mia libertà equivale alla mia vita», e la sua firma". Come testimoniato dal figlio Bobo Craxi in Route El Fawara: Hammamet, Sellerio, è una frase che "ha detto tante volte", riportata sulla tomba per sua stessa volontà, secondo quanto riporta la Fondazione Bettino Craxi.
  9. Citato in Maria Teresa Meli, Craxi: Berlusconi è una novità, La Stampa, 19 febbraio 1994.
  10. Citato in Craxi: la nostra bandiera rossa resta, La Stampa, 27 dicembre 1991
  11. Citato in Sottolineato il ruolo storico del leader cinese, avanti.senato.it, 10 settembre 1976.

Bibliografia

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  • Bettino Craxi, E la nave va, Edizioni del Garofano, 1985.
  • Bettino Craxi, Socialismo e realtà, Sugar, Milano, 1973.

Voci correlate

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