Ghiacciaia

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Ghiaccia Cascina Favaglie

La ghiacciaia è sia un ambiente in cui veniva prodotto e/o immagazzinato il ghiaccio prima dell'invenzione del frigorifero negli anni venti del Novecento, sia quel contenitore a forma di parallelepipedo che, in ambito prevalentemente domestico, assolveva alla funzione che in seguito avrebbe assunto il frigorifero. Il termine viene talora utilizzato impropriamente come sinonimo di congelatore o freezer.

Le ghiacciaie prima del moderno frigorifero

Per ghiacciaia in questo caso s'intende un impianto nel quale le acque (ad esempio di un fiume) venivano deviate per essere trasformate in ghiaccio attraverso l'azione della temperatura ambientale (sotto lo zero termico, durante l'inverno e in luoghi freddi), per poi essere immagazzinato e trasportato al momento del bisogno.

In Sicilia

L'uso della neve in Sicilia fu introdotto nel 1546 dagli spagnoli. Questi fece scavare delle apposite fosse sulle montagne (i nivieri), nella quale la neve veniva conservata per poi essere trasportata in città e venduta in apposite botteghe.

Ovviamente la neve era ad uso esclusivo dei nobili, i quali erano soliti consumarla in sorbetti o bibite ghiacciate. Le neviere più grandi si trovavano sulle Madonie e sul monte Etna, dove era più facile mantenere bassa la temperatura.[1]

Nel Veneto

Una giazera veneta sul Monte Grappa

Dal XVI secolo, in adiacenza alle Malghe, venivano costruiti questi "frigoriferi" naturali per la conservazione degli alimenti durante i caldi mesi estivi. A dicembre l'interno del manufatto veniva riempito di neve che, ben pressata, si trasformava in ghiaccio. La piccola porta rivolta a nord era l'unico accesso ed una scaletta interna portava giù fino al livello superiore del ghiaccio, spesso alcuni metri. La temperatura interna era costantemente molto bassa ed il sole estivo non riusciva a sciogliere la neve, così i cibi ben ricoperti si potevano conservare tutto l'anno, fino alla successiva stagione delle nevi. Il termine tradizionale con il quale venivano designate queste costruzioni era giazera ovvero ghiacciaia naturale.

In Toscana

Ghiaccio pronto all'immagazinamento alla ghiacciaia nei pressi di Le Piastre dei primi del Novecento
Magazzino del ghiaccio della ghiacciaia della Madonnina (Le Piastre) nei primi del Novecento
Magazzino del ghiaccio restaurato della Madonnina (Le Piastre), parte dell'Ecomuseo della Montagna pistoiese.

Una delle più rudimentali ghiacciaie della Toscana è la Buca della Nivera, all'isola d'Elba, attestata dal 1820; un'altra, menzionata da Napoleone Bonaparte nel 1814, si trova presso il Santuario della Madonna del Monte.

La Buca della Nivera all'isola d'Elba

Tipico esempio di produzione protoindustriale, dalla fine del Settecento fino agli anni trenta del Novecento, in Toscana erano funzionanti una decina di ghiacciaie, collocate in prevalenza lungo il fiume Reno, sulla Montagna Pistoiese, nel tratto che va da Le Piastre a Pracchia, ed in misura più ridotta anche nei paesi di Cireglio, Bardalone, Limestre, nei dintorni del passo della Collina e nei paesi di Prataccio e Prunetta.

Per svolgere questa funzione venivano sfruttati freddo ed acqua, entrambi elementi intensamente presenti nelle suddette regioni di montagna.

Il ghiaccio veniva prodotto nei mesi invernali e conservato in appositi magazzini di stoccaggio, dove si manteneva allo stato solido fino all'arrivo della stagione calda. Esso serviva il fabbisogno principalmente degli ospedali di Firenze, Pistoia e Montecatini e in minor misura le mescite signorili del capoluogo toscano.

Il trasporto dei blocchi di ghiaccio era effettuato tramite l'uso di appositi barrocci. Tali trasporti furono resi possibili dalla costruzione della Strada Regia che collegava Pistoia con Modena, realizzata sul versante toscano nella seconda metà del XVIII secolo da Leonardo Ximenes.

L'acqua, grazie allo sbarramento di una cascata (le steccaie), veniva portata dalla gora nel laghetto, dove un meccanismo di chiuse la tratteneva fino a ghiacciare. Il ghiaccio veniva poi frantumato con appositi picconi e stoccato nel magazzino di pietra assieme a foglie, utilizzate come isolante.

I ruderi delle suddette ghiacciaie sono giunti fino all'epoca moderna. La Ghiacciaia della Madonnina, per esempio, è stata interamente ricostruita con scopi didattici, ed inserita come attrazione nell'Ecomuseo della Montagna pistoiese, nell'ambito dell'Itinerario del ghiaccio.

In Lombardia

Dalla fine del Settecento fino agli anni sessanta del Novecento, sul lago di Varese esistevano le ghiacciaie di lago. Esse erano edifici, chiamati anche giazer o giazzere, progettati e costruiti appositamente per stiparvici in inverno il ghiaccio prelevato dalla superficie ghiacciata del lago. Lo stesso ghiaccio che in seguito, durante l'anno, sarebbe principalmente servito a conservare le grandi quantità di pesce pescato, a garantirne la freschezza lungo la via per i mercati lombardi (Verziere di Milano, Saronno, Busto Arsizio, Gallarate, Varese, Gavirate ed altri), piemontesi (Arona, Novara, Vercelli e Torino) ed anche francesi. Le giazzere fornivano anche il ghiaccio per scopo sanitario, per fare impacchi, curare febbri e infiammazioni.

Attualmente le ghiacciaie più famose si trovano alle conserve (cunsèrt in dialetto) di Cazzago Brabbia, sebbene in zona ne esistessero altre: due a Comabbio, sull'omonimo lago, due a Calcinate del pesce (frazione di Varese), una a Bardello, una a Biandronno e una a Bodio Lomnago[2]. La ghiacciaia di Bardello è stata costruita circa 200 anni fa dal Duca Pompeo Litta in applicazione della legge dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, che ne imponeva la costruzione, a ogni zona, per scopi primariamente sanitari[3]. Negli anni ottanta del Novecento Alba Bernard, storica affezionata frequentatrice di Cazzago Brabbia, scoprì le ghiacciaie e si prodigò per attirare l'attenzione su di esse, che considerava “un cospicuo patrimonio culturale che si collega alla tradizione della pesca nella zona dei laghi varesini”, e che doveva essere salvaguardato. Agli inizi del XXI secolo le tre ghiacciaie di Cazzago sono state restaurate, gli antichi giazer hanno perso il ruolo di conserve per diventare un vero e proprio monumento.

La Ghiacciaia della cascina Favaglie, ubicata nel Comune di Cornaredo, sul limitare del Parco Agricolo Sud Milano, è unica nel suo genere per le sue ragguardevoli dimensioni (circa m 10 di diametro alla base, ed una altezza di m 5,60), ed è tra le poche a sopravvivere alle demolizioni effettuate in Lombardia negli ultimi decenni. Si ritiene che la ghiacciaia sia stata costruita nei primi decenni dell'Ottocento insieme alla attuale cascina dal proprietario duca generale di cavalleria Ferdinando Serbelloni Sfondrati al servizio del feldmaresciallo Radetzky. È attualmente di proprietà del Comune di Cornaredo, che l'ha affidata in comodato alla sezione di Italia Nostra Milano Nord-Ovest.

In Brianza le strutture che meritano d'essere citate sono: la Ghiacciaia del Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno. Semplice ma raffinata nella sua architettura, recentemente riportata all'antico splendore con minuziosi lavori di restauro [4] e la ghiacciaia antica di Villa Verri, a Biassono, ora restaurata. I recenti lavori di sistemazione del giardino di Villa Verri hanno reso visibile ed accessibile l'antica ghiacciaia, annessa alla villa.[5]

Disegno schematico della Ghiacciaia del Maestro - Strozza BG
Disegno schematico della Ghiacciaia del Maestro - Strozza BG

Nel bergamasco vi è la Ghiacciaia del Maestro, ubicata nel centro storico di Amagno Strozza. È una struttura a forma conica, le sue dimensioni sono modeste tre metri di larghezza per sei di altezza ma è ben conservata. L'accesso è possibile tramite un cunicolo lungo dodici metri che diparte da un locale sottostante la "Casa del Maestro", mentre la bocca di carico è situata nel cortiletto retrostante il nobile edificio. Definita impropriamente ghiacciaia era in effetti una nevera perché al suo interno tramite la botola veniva nei mesi invernali introdotta la neve. Il nobile dava mandato ai valdimagnini del paese di Strozza affinché prelevassero con la gerla la neve nei prati circostanti e caricassero il grande frigorifero. Poi quando in maggio giugno il caldo si faceva sentire, l'addetto, munito di lanterna, apriva e subito chiudeva le tre porte poste lungo il cunicolo di accesso si preparava ad utilizzare il fresco conservato. All'interno la neve si era in parte sciolta e compattata fino a formare un unico blocco di ghiaccio. Per l'utilizzo si ponevano perimetralmente alla ghiacciaia delle mensole sulle quali venivano poi sistemate le derrate alimentari. Avendo cura di mantenere chiuse la botola e le porte, il grande frigorifero consentiva di conservare le derrate alimentari fino al successivo inverno. Attualmente la ghiacciaia è visitabile su prenotazione insieme al piccolo Museo Valdimagnino dove si conservano le memorie della passata vita di montagna.

Bibliografia

  • Ottanelli A., "L'apertura della via regia modenese e lo sviluppo della produzione del ghiaccio naturale nella valle del Reno, in I. Tognarini "Il territorio pistoiese e i Lorena…" op.cit.
  • A. Ottanelli, N. Ferrari, "Il percorso del ghiaccio", Pistoia e dintorni, (settembre 1999).
  • Maria Teresa Tosi (a cura di), "Vecchie immagini della Montagna". Edizioni del Comune di Pistoia (Marzo 1989).
  • AA.VV., "La Ferrovia Transappennina", il collegamento attraverso la montagna bolognese e pistoiese (1842 - 1934), edizioni del Gruppo studi Alta velle del Reno (Gennaio 2001).
  • Alba Bernard, "Vitalità e splendori del Lago di Varese", 1984.
  • Amerigo Giorgetti, "I cunsèrt: un profilo storico delle ghiacciaie di Cazzago Brabbia", Bologna, Editrice Compositori, 2003.
  • Lucina Caramella, "Ghiacciaie-giazér-giassere-nevere-cunsèrt", 1999.
  • Pino Capellini, Rivista OROBIE (Luglio 2009) La Ghiacciaia del Maestro, centro storico di Amagno, - Strozza Valle Imagna (BG)
  • Roberto Negri Rivista SPECIALIZZATA 105 giugno 2001, Ghiacciaia Cascina Favaglie, un restauro compatibile - Cornaredo MI.
  • Tesori di Lombardia - La ghiacciaia e il Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno - Bellavite Editore Missaglia.

Altri progetti

Collegamenti esterni

Note

  1. ^ Samuele Schirò, Palermo e l'uso della neve, su palermoviva.it.
  2. ^ Alessio Magnani, Gelo a Bardello, su artevarese.com, 22 ottobre 2009. URL consultato il 1º ebbraio 2016.
  3. ^ La ghiacciaia, su comune.bardello.va.it. URL consultato il 1º ebbraio 2016.
  4. ^ Tesori di Lombardia - La ghiacciaia e il Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno - Bellavite Editore Missaglia -
  5. ^ http://www.biassono.org/citta_monumenti.htm Notizie sulla ghiacciaia di Villa Verri a Biassono