Maestro di palazzo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Nella Gallia merovingia e poi in quella carolingia il maggiordomo di palazzo, detto anche signore di palazzo o maestro di palazzo (in latino maior domus, "maggior servitore della casa"), era il funzionario che sovrintendeva al palazzo reale, all'epoca vero e proprio cuore amministrativo del regno.[1]

Chi veniva investito dell'incarico assumeva un potere pari quasi a quello del proprio signore: ne era il consigliere personale, assisteva alle udienze, ne svolgeva le veci in caso di assenza, di malattia, o di morte (in attesa dell'investitura del successore). Grazie a questa grande libertà di azione, con l'andare del tempo i maggiordomi assunsero un potere via via crescente, sia in ambito politico che amministrativo, arrivando ad occuparsi, in vece del sovrano, di tutte le attività politiche e militari, fino in alcuni casi a sostituire lo stesso Re.[1]

Cenni storici

Le prime figure di maggiordomo di palazzo si hanno nel 511 con la morte di Clodoveo I, che era riuscito a creare il vasto regno dei Franchi Salii nel cuore dell'Europa.

Fondamentale per l'accrescimento della carica fu l'appoggio che Pipino il Vecchio (maior domus d'Austrasia) diede, assieme al vescovo Arnolfo di Metz, a Clotario II nella lotta dinastica scatenatasi alla morte di Clotario I (primi decenni del VII secolo). Il matrimonio tra la figlia di Pipino, Begga e il figlio di Arnolfo Ansegiso, fu la radice della dinastia dei Carolingi; Pipino di Herstal, discendente di quest'unione, riuscì a rendere ereditaria la carica di maggiordomo.

Nel 732 Carlo Martello, maggiordomo di palazzo e figlio di Pipino di Herstal, sconfisse i musulmani venuti da al-Andalus nella battaglia di Poitiers; l'episodio contribuì ad accrescere il prestigio militare ed il potere di Carlo, che malgrado non avesse mai ottenuto il titolo di re, ebbe maggior potere di tutti i sovrani franchi dell'epoca. Il suo potere marcò i primi passi della linea carolingia. Gli succedette il figlio Pipino il Breve, riconosciuto dal re longobardo come suo pari e la cui investitura avvenne il 28 luglio 754 per mano del vescovo di Magonza, in nome di papa Zaccaria.

Pipino il Breve depose nel 751 l'ultimo esponente dei Merovingi, Childerico III, al quale furono tagliati i lunghi capelli, simbolo di forza tra i Franchi, prima di venire rinchiuso nell'abbazia di San Bertino.

Maggiordomi di palazzo di Austrasia

Maggiordomi di palazzo di Neustria

Maggiordomi di palazzo di Burgundia

Note

  1. ^ a b Barbero, pag.161

Bibliografia

  • Alessandro Barbero, Chiara Frugoni, Dizionario del Medioevo, 6ª ed., Roma-Bari, Laterza, 2001, ISBN 88-420-6374-6.

Voci correlate

Controllo di autoritàLCCN (ENsh2015000493 · GND (DE4159265-7 · J9U (ENHE987007409109805171