Coordinate: 39°15′00″N 14°23′40″E

Marsili

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Marsili
StatoBandiera dell'Italia Italia
Altezza3 000 (sommità: −500) m s.l.m.
CatenaArco Eoliano (seamount)
Ultima eruzione
Codice VNUM211080
Coordinate39°15′00″N 14°23′40″E
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Marsili
Marsili

Il Marsili è un vulcano sottomarino localizzato nel Tirreno meridionale e appartenente all'arco insulare Eoliano. Si trova circa 140 km a nord della Sicilia e circa 150 km a ovest della Calabria ed è tra i più estesi vulcani d'Europa[senza fonte].

È stato indicato come potenzialmente pericoloso, perché potrebbe innescare un maremoto che interesserebbe le coste tirreniche meridionali.[1]

Morfologia

Scoperto negli anni venti del XX secolo e battezzato in onore dello scienziato italiano Luigi Ferdinando Marsili, questo vulcano sottomarino è stato studiato di recente[quando?] nell'ambito di progetti strategici del CNR per mezzo di un sistema multibeam[2] e di reti integrate di monitoraggio per osservazioni oceaniche[3]. Con i suoi 70 km di lunghezza e 30 km di larghezza (pari a 2100 chilometri quadrati di superficie) il Marsili rappresenta uno dei vulcani più estesi d'Europa[senza fonte]. Il monte si eleva per circa 3000 metri dal fondo marino, raggiungendo con la sommità la quota di circa 450 metri al di sotto della superficie del mar Tirreno[4].

Bacino del Marsili

L'area batiale costituita dal bacino del Marsili è caratterizzata da un basamento a crosta oceanica (o pseudooceanica) con uno spessore crostale ridotto a soli 10 km, analogo a quello dell'area batiale dell'adiacente bacino del Vavilov, sito a occidente del Marsili. La presenza di una crosta sottile è tipica del vulcanismo di retro-arco, dove predominano le rocce tholeiitiche[5]. I bacini di Marsili e Vavilov sono divisi da una soglia batimetrica con direzione Nord-Sud e spessore crostale di 15 km, quindi più elevato. Il bacino del Marsili è il settore oceanizzato più recente (2 Ma) del bacino di retro-arco del Mar Tirreno, ancora immaturo,[6] e il seamount Marsili, che ne occupa la parte assiale, costituisce l'unico elemento significativo, dal punto di vista topografico, della piana abissale. Secondo l'interpretazione di Marani, il vulcano sottomarino Marsili è un centro di espansione dilatato del bacino Marsili[7]

Arco Eoliano, con linee di costa e isobate di 500 m. Isole Eolie in grigio e nome in carattere di colore nero; seamount in carattere di colore rosso.

Rischi potenziali

I fenomeni vulcanici sul monte Marsili sono tuttora attivi[4] e sui fianchi si stanno sviluppando numerosi apparati vulcanici satelliti. I magmi del Marsili sono simili per composizione a quelli rilevati nell'arco Eoliano, la cui attività vulcanica è attribuita alla subduzione di antica crosta Tetidea (subduzione Ionica).[8] Si stima che l'età d'inizio dell'attività vulcanica del Marsili sia inferiore a 200 mila anni. Sono state inoltre rilevate tracce di collassi di materiale dai fianchi di alcuni dei vulcani sottomarini i quali potrebbero aver causato maremoti nelle regioni costiere tirreniche dell'Italia meridionale.

Assieme al Magnaghi, al Vavilov e al Palinuro, il Marsili è inserito fra i vulcani sottomarini pericolosi del Mar Tirreno.[9] Mostra, come già avvenuto per il Vavilov, il rischio di un esteso collasso in un unico evento di un crinale del monte.[10] Inoltre, rilievi idrogeologici fatti in acque profonde indicano l'attività geotermica del Marsili insieme a quella di: Enarete, Eolo, Sisifo, e la Secca del Capo, altre fonti idrotermali profonde del tirreno meridionale.[11]

Nel febbraio 2010 la nave oceanografica Urania, del CNR, ha iniziato una campagna di studi sul vulcano sommerso. Sono stati rilevati rischi di crolli potenzialmente pericolosi che testimoniano una notevole instabilità. Una regione significativamente grande della sommità del Marsili risulta inoltre costituita da rocce di bassa densità, fortemente indebolite da fenomeni di alterazione idrotermale; cosa che farebbe prevedere un evento di collasso di grandi dimensioni[12].

Il sismologo Enzo Boschi, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha dichiarato:

«La nostra ultima ricerca mostra che il vulcano non è strutturalmente solido, le sue pareti sono fragili, la camera magmatica è di dimensioni considerevoli. Tutto ciò ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe entrare in eruzione in qualsiasi momento. [13]»

«Il cedimento delle pareti muoverebbe milioni di metri cubi di materiale, che sarebbe capace di generare un'onda di grande potenza. Gli indizi raccolti ora sono precisi, ma non si possono fare previsioni. Il rischio è reale e di difficile valutazione. Quello che serve è un sistema continuo di monitoraggio, per garantire attendibilità.[4]

Scrive il giornalista Giovanni Caprara sul Corriere della Sera, del 29 marzo 2010, intervistando Enzo Boschi:[4]

«La caduta rapida di una notevole massa di materiale — spiega Boschi — scatenerebbe un potente tsunami che investirebbe le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia provocando disastri.»

Note

  1. ^ (DE) Geostar: Vulkanüberwachung in der Tiefsee, su sciencev1.orf.at, ORF ON Science. URL consultato il 19 marzo 2011.
  2. ^ Si tratta di un sonar multifascio che irradia il fondo marino con onde acustiche perpendicolari alla rotta della nave permettendo così di rilevare una fascia di fondale di larghezza circa 4 volte la profondità dell'acqua.
  3. ^ Sono in corso missioni di osservatori multidisciplinari realizzati per essere posti in fondali marini fino a 6000 m di profondità per monitorare la circolazione profonda, la composizione delle acque, la sismicità e il vulcanismo in aree marine profonde. Il progetto ORION, finanziato dell'Unione europea, prevede lo sviluppo di una rete di monitoraggio abissale per la misura di parametri geofisici, geochimici e ambientali di lunga durata. In questo contesto, sul Marsili sono stati posti, alla profondità di 3400 m, dei rilevatori della rete ORION.
  4. ^ a b c d Giovanni Caprara, Torna a far paura il vulcano sommerso nel Tirreno, in Corriere della Sera, 29 marzo 2010. URL consultato il 18 marzo 2011.
  5. ^ (EN) G.F. Panza, et al., Structure of the lithosphere-asthenosphere and volcanism in the Tyrrhenian Sea and surroundings, in Mem. Descr. Carta Geol. d'It., XLIV, 2004, pp. pp.29-56. URL consultato il 18 marzo 2011.
  6. ^ (EN) M.P. Marani, Trua, T., Thermal constriction and slab tearing at the origin of a superinflated spreading ridge: Marsili volcano (Tyrrhenian Sea), in Journal of Geophysical Research - Solid Earth, vol. 107, 2002, p. 2188, DOI:10.1029/2001JB000285. URL consultato il 19 marzo 2011.
  7. ^ Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia - From seafloor to deep mantle: architecture of the Tyrrhenian backarc basin, ISPRA.
  8. ^ (EN) AGU: Architecture and Neogene to Recent evolution of the western Calabrian continental margin: An upper plate perspective to the Ionian subduction system, central Mediterranean (XML), su europa.agu.org.
  9. ^ Franco Ortolani, Le coste italiane a rischio tsunami e la legge che verrà... il giorno dopo, su meteoweb.it. URL consultato il 18 marzo 2011.
  10. ^ (EN) AGU: Potential‐field modeling of collapse‐prone submarine volcanoes in the southern Tyrrhenian Sea (Italy) (XML), su europa.agu.org.
  11. ^ (EN) J. Lupton, et al., Active hydrothermal discharge on the submarine Aeolian Arc (XML), in J. Geophys. Res, vol. 116, 2011, pp. B02102, DOI:10.1029/2010JB007738. URL consultato il 19 marzo 2011.
  12. ^ (EN) F. Caratori Tontini, et al., Potential-field modeling of collapse-prone submarine volcanoes in the southern Tyrrhenian Sea (Italy), in Geophysical Research Letters, vol. 37, L03305, 2010, DOI:10.1029/2009GL041757. URL consultato il 18 marzo 2011.
  13. ^ (EN) Erik Klemetti, Submarine volcano off Italy may be a tsunami threat, su scienceblogs.com, 30 marzo 2010. URL consultato il 18 marzo 2011.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

Video

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