Polissena

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«Non storno il pianto alla vita mia,
che più che sozzura e rovina non è:
ventura migliore la morte, per me.»

Illustrazione quattrocentesca del sacrificio di Polissena del De mulieribus claris di Boccaccio.
Neottolemo rapisce Polissena da Ecuba
Polissena alla sorgente, spiata da Achille, da una lekythos attica del pittore di Atena, ca. 480 a.C.. Parigi, Musée du Louvre.

Polissena (in greco: Πολυξένη) è una delle figlie di Priamo e di Ecuba, principessa troiana di mirabile bellezza. La si ritiene responsabile della vaticinata e precoce uccisione di Achille, eroe mitico di proverbiale coraggio. Figura assente nell'Iliade, fu sviluppata dai poeti tragici, che ne temperarono la leggenda sino a definirla un personaggio corrispondente a Ifigenia, la fanciulla con la quale condivise la sorte di vittima di un sacrificio umano per la propiziazione del favore degli dèi.

Il suo mito fu ripreso da Euripide in due fortunate tragedie, Le Troiane e l'Ecuba, nonché nella Polissena di Sofocle, di cui rimangono pochi frammenti.[1]

Mito

Polissena è la fanciulla più giovane della casata regnante a Troia, ricordata dai mitografi come ultimogenita della vegliarda coppia reale, Priamo ed Ecuba.[2] Darete Frigio, nella stesura del capitolo in cui esamina i protagonisti del conflitto troiano, ha delineato il ritratto di una giovinetta graziosa, alta, ben proporzionata, che con la sua bellezza superava molte altre donne. I suoi capelli erano sciolti, il collo esile, le gambe aggraziate e le mani sottili, ma la sua indole era ingenua e nascondeva un temperamento da bambina.[3]

Polissena era legata da un affetto morboso al bellissimo fratellino Troilo, la cui folgorante avvenenza aveva fatto sorgere dibattiti sulla sua effettiva natura umana. Alcuni autori lo definiscono persino il frutto di un amplesso della regina Ecuba con Apollo,[4] ma in ogni modo l'anziano Priamo lo pose sotto la sua protezione, annoverandolo tra i suoi rampolli favoriti.[5] La figlia di Priamo pare già godesse di liete prospettive di matrimonio, ma solo una di questa sarebbe stata presa in seria considerazione dal padre, quella di Eurimaco, figlio di Antenore, che l'ospitò nella sua dimora in attesa delle regali nozze.[6][7]

Venne l'inverno del decimo anno di guerra e gli eroi greci si imbattevano nei notabili troiani quando si recavano al tempio di Apollo Timbreo, che era territorio neutro; un giorno, mentre Ecuba stava sacrificando al dio, Achille arrivò al tempio con il medesimo proposito e si innamorò perdutamente della stessa Polissena.

Una delle leggende sulla morte di Achille[8] racconta come l'eroe, innamorato della fanciulla, si sarebbe recato al Tempio di Apollo a Timbra per averla in sposa; qui avrebbe trovato la morte per mano delle frecce, forse avvelenate, di Paride. Il figlio di Achille, Neottolemo, immolò sulla sua tomba Polissena per onorare la memoria del padre. Una altra delle leggende, Polissena fu data in sposa ad Achille che poi sarebbe stata sacrificata sul tumolo, da lì prese il nome Polistena.

Polissena nell'arte

Il Sacrificio di Polissena nella mani di Achille di Giambattista Pittoni, Museo del Louvre

La storia di Polissena viene indirettamente citata da Dante nella Divina Commedia (Inferno, V 65-66), quale causa della morte di Achille, per questo condannato tra i lussuriosi.

vedi 'l grande Achille,
che con amore al fine combatteo.

Il Polyxène sacrifiée aux mannes d'Achille (Il Sacrificio di Polissena nella mani di Achille), è un'opera di scultura di Giambattista Pittoni presso il Museo del Louvre. Giambattista Pittoni eseguì anche altre opere con il tema del "Sacrificio di Polissena", esposte al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo e al Getty Museum di Los Angeles.

La figura di Polissena ha un ruolo di spicco nella tragedia per musica in tre atti di Nicola Manfroce (1791 - 1813) musicata su libretto di Jean-Baptiste-Gabriel-Marie Milcent e messa in scena per la prima volta al teatro San Carlo di Napoli il 13 dicembre 1812.

Il Ratto di Polissena è una scultura di Pio Fedi collocata nella Loggia dei Lanzi a Firenze.

Una interpretazione originale del personaggio di Polissena, come prototipo della bellezza indifesa, si trova nel romanzo Cassandra di Christa Wolf. Nell'interpretazione dell'autrice tedesca la ragazza, costretta a cedere al rude Achille per non meglio precisate "ragioni di stato", trascorre quel che le resta da vivere (prima di essere uccisa da Neottolemo) in una sorta di pazzia che tollera soltanto suoni bassi e luci sfumate.

Note

  1. ^ Sofocle frr. 479-485 Nauck2. Il lessico Suida informa che anche il tragico Nicomaco di Alessandria Troade (ν 396) ed Euripide Minore (ε 3694) scrissero tragedie con lo stesso titolo.
  2. ^ Igino, Fabula, 90.
  3. ^ Daretis Phrigii de excidio Trojae Historia, 12.
  4. ^ Pseudo-Apollodoro, Biblioteca, libro III, 12, 5.
  5. ^ Omero, Iliade, libro XXIV, v. 257.
  6. ^ Euripide, Ecuba, vv. 351-353.
  7. ^ Quinto Smirneo, Posthomerica, libro XIV, v. 323.
  8. ^ Il mito è descritto nell'opera oggi perduta di Sofocle, la Polissena, e nell'Ecuba di Euripide.

Bibliografia

Fonti antiche

Periodo classico

Traduzione delle fonti

  • Apollodoro, Biblioteca, Milano, Mondadori, 1998, ISBN 88-04-55637-4. Traduzione di Marina Cavalli
  • Pietro Bernardini Marzolla, Publio Ovidio Nasone. Metamorfosi. Testo originale a fronte, Torino, Einaudi, 2008, ISBN 978-88-06-17695-2.
  • Anna Beltrametti, Euripide. Le tragedie, volume secondo, Torino, Einaudi, 2002, ISBN 978-88-04-57001-1., Traduzione di Filippo Maria Pontani.

Moderna

  • Robert Graves, I miti greci, Milano, Longanesi, ISBN 88-304-0923-5.
  • Angela Cerinotti, Miti greci e di roma antica, Prato, Giunti, 2005, ISBN 88-09-04194-1.
  • Anna Ferrari, Dizionario di mitologia, Litopres, UTET, 2006, ISBN 88-02-07481-X.
  • Pierre Grimal, Enciclopedia della mitologia 2ª edizione, Brescia, Garzanti, 2005, ISBN 88-11-50482-1. Traduzione di Pier Antonio Borgheggiani
  • Felice Ramorino, Mitologia Classica illustrata, Milano, Ulrico Hoepli, 2004, ISBN 88-203-1060-0.
  • Gaetana Miglioli, Romanzo della mitologia dalla A alla Z, Firenze, G. D'Anna, 2007, ISBN 88-8104-731-4.
  • Ida Biondi, Storia e Antologia della Letteratura Greca, D'Anna(2004)

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