Battaglia di Adrianopoli (378): differenze tra le versioni
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{{Guerra gotica (376-382)}}
La '''battaglia di Adrianopoli''' ebbe luogo presso l'[[Edirne|omonima città]], sita nella
== Contesto storico ==
{{Vedi anche|Guerra gotica (376-382)}}
Nell'anno 376 gruppi di [[Goti]], sotto la spinta degli [[Unni]], chiesero all'[[imperatore d'Oriente]] [[
Tuttavia la gran confusione in cui si svolsero le operazioni di trasbordo impedì il conteggio dei Goti, il cui numero era stato probabilmente sottostimato dalle autorità imperiali. Inoltre, la cattiva organizzazione non consentì ai Romani di provvedere efficacemente al disarmo dei guerrieri, mentre funzionari imperiali corrotti, all'insaputa dell'imperatore, rivendevano altrove le derrate stanziate per le popolazioni appena accolte, in breve ridotte alla fame ed alla miseria. Dopo essere stata costretta in condizioni di vita estremamente precarie sulla riva occidentale del Danubio, in attesa che giungessero istruzioni dell'imperatore da [[Antiochia di Siria|Antiochia]], la moltitudine di profughi proseguì verso [[Marcianopoli]], presso la quale tuttavia non era stata allestita alcuna misura di accoglienza: gli abitanti della città non permisero neppure ai Goti affamati di approvvigionarsi. Ciò provocò le ire dei barbari, i quali si ribellarono alle guardie romane che cercavano di riportarli all'ordine.
Mentre fuori dalle mura cittadine era già esplosa la battaglia tra i Goti inferociti e i soldati romani, nel palazzo del ''comes Thraciae'' [[Lupicino|Flavio Lupicino]] (comandante delle forze militari della regione e responsabile delle operazioni di trasferimento) si verificò, al termine di un lauto banchetto, il tentativo di assassinare il capo goto Fritigerno assieme agli altri capitribù lì riuniti su concessione dell'imperatore. Il piano di Lupicino fallì e Fritigerno riuscì con un espediente a raggiungere la sua gente, alla quale comunicò che i Romani avevano violato i patti e che ormai era in atto un conflitto.
Nei giorni che seguirono gli incidenti, i Goti iniziarono l'opera di razzia nelle campagne circostanti. Lupicino intanto non volle informare l'imperatore degli eventi e preferì agire da solo. Raggruppò le truppe di stanza nella regione e decise di affrontare Fritigerno a pochi chilometri da Marcianopoli. Lo schieramento romano non resse l'urto dei barbari e gradualmente cedette sotto i colpi dei Goti: la disfatta fu totale, Lupicino fu costretto a ripiegare a Marcianopoli e i Goti vincitori, secondo la testimonianza dello storico [[Ammiano Marcellino]], "si sparpagliarono ai quattro angoli della Tracia, mentre i loro prigionieri o quelli che gli si erano arresi indicavano loro i villaggi più ricchi [...] ovunque furono appiccati incendi e commessi grandi massacri".<ref>Ammiano Marcellino, ''[[Rerum gestarum libri]]'', XXXI, 5, 1-9</ref>
Valente, a questo punto, decise di affidare il comando delle operazioni ai generali [[Traiano (magister peditum)|Traiano]] e Profuturo, i quali progettarono di seguire da vicino i movimenti dei Goti e di attaccarli presso una località chiamata ''Ad Salices''
I generali romani, dopo lo scontro, decisero di adottare una nuova strategia: avrebbero indietreggiato fino agli Haemus (i monti Balcani) e si sarebbero arroccati sulle loro cime. Per impedire ai Goti di avanzare furono costruite fortificazioni in corrispondenza dei passi montani e, per alcuni mesi, l'esercito romano vi rimase a presidio. I Goti ben presto si resero conto di avere l'accesso sbarrato alla ricca Tracia meridionale e che sarebbero stati costretti a passare l'inverno nelle terre del nord, abbandonate dalla popolazione in preda al terrore ai tempi delle prime razzie e in quel momento prive di risorse. Le rive del Danubio a nord erano tuttavia sguarnite e i Goti capirono di poter chiedere rinforzi: risposero al loro richiamo alcuni contingenti di [[Alani]], i quali passarono il fiume e si unirono a Fritigerno.
Il nuovo comandante romano Saturnino, intanto, timoroso di poter rimanere accerchiato se i Goti fossero riusciti ad aggirare i passi e a causa dell'approssimarsi della stagione fredda, fece arretrare l'esercito verso la pianura e decise che avrebbe passato l'inverno nelle città fortificate in attesa della primavera, quando le operazioni si sarebbero potute riprendere con il favore di migliori condizioni climatiche. L'orda gota a questo punto poté fluidamente attraversare le montagne e riversarsi nelle campagne della bassa Tracia, dando inizio ad una nuova stagione di saccheggi e distruzioni.
La situazione stava precipitando e nessuno dei generali incaricati si era dimostrato determinante per la risoluzione della crisi. L'imperatore allora, ottenuta una tregua con i Persiani sul fronte mediorientale e concordato l'aiuto militare dell'imperatore d'Occidente [[Graziano]], decise di raggiungere [[Costantinopoli]]. Nella capitale, dove egli non amava restare per lunghi periodi a causa delle tensioni con la popolazione (dovute anche a motivi di carattere religioso), affidò al generale [[Sebastiano (generale romano)|Sebastiano]] il comando delle operazioni. Sebastiano attuò una strategia di controguerriglia, cercando di rintracciare i piccoli gruppi di barbari che razziavano la zona e di affrontarli separatamente.
La fase finale dello scontro era comunque giunta: dopo essersi inizialmente diretti lungo il [[Tundža (fiume)|fiume Tundža]] in direzione di Cabyle (dove Fritigerno aveva radunato le sue forze) ed aver sventato un tentativo di aggiramento da parte dei Goti, i Romani decisero di aspettare presso Adrianopoli la discesa in pianura del nemico. Eretto un accampamento fortificato alle porte della città, la sera prima della battaglia dovettero decidere se attaccare subito il nemico o attendere l'arrivo dei rinforzi di Graziano: il ''[[magister equitum]]'' [[Vittore (generale romano)|Vittore]] consigliò a Valente di attendere
== Battaglia ==
Alla fine Valente, per non dover dividere il successo con il collega Graziano, che stava sopraggiungendo in forze, decise di dirigersi da solo contro i Goti: egli disponeva probabilmente di
In questa fase furono comunque avviate trattative di pace: l'imperatore ricevette infatti una delegazione di preti cristiani [[Arianesimo|ariani]], che gli consegnarono una lettera da parte di Fritigerno nella quale si prendeva in considerazione l'ipotesi di intavolare delle trattative sulla consegna ai Goti di terre come era stato loro promesso ai tempi del trasbordo del Danubio. Ma il capo goto, in realtà, volle rimandare il più possibile l'inizio della battaglia (cosa di cui è certo [[Ammiano Marcellino]]) nella speranza che ritornassero in tempo le squadre di cavalleria che si erano allontanate per foraggiare.
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Il ''magister equitum'' Vittore si salvò e portò la notizia della sconfitta a Graziano, rimasto a oltre trecento chilometri dal campo di battaglia.
=== Comandanti romani ===
* [[Valente (imperatore)|Valente]]
** [[Ricomere]], ''[[comes domesticorum]]'' di Graziano, sopravvissuto alla battaglia
** [[Sebastiano (generale romano)|Sebastiano]], ''[[magister peditum]]'', morto nella battaglia
** [[Vittore (generale romano)|Vittore]], ''[[magister equitum]]'', sopravvissuto alla battaglia
** Equizio, ''tribunus et cura palatii'', morto nella battaglia
** [[Bacurio d'Iberia|Bacurio]], comandante degli ''scutarii'', sopravvissuto alla battaglia
** [[Traiano (magister peditum)|Traiano]], ''magister peditum'', morto nella battaglia
** [[Saturnino (console 383)|Saturnino]], ''magister militum vacans'', sopravvissuto alla battaglia
** [[Lupicino]], ''comes rei militaris'', probabilmente morto nella battaglia
== Conseguenze ==
Dopo la sconfitta delle legioni romane, [[Teodosio I|Teodosio]] (chiamato alla guida dell'impero d'Oriente da Graziano dopo la morte di Valente) e i suoi successori adottarono una nuova strategia di contenimento nei confronti dei barbari. In seguito a quest'evento, traumatico per la direzione imperiale e per il sistema romano nel suo complesso, gli imperatori, incapaci di fermare le invasioni militarmente, cominciarono ad adottare politiche di [[appeasement|accomodamento]] basate sui sistemi della ''[[hospitalitas]]'' e della ''[[Socii e Foederati|foederatio]]'', ovvero su meccanismi che consentissero l'integrazione e l'assimilazione delle genti che premevano lungo il ''limes'' romano. La battaglia, inoltre, accelerò quel processo di apertura all'immigrazione barbarica
Adrianopoli innescò un circolo vizioso per il quale le forze militari romane iniziarono a fare
L'incapacità di far fronte a queste domande, il rafforzarsi della posizione dei comandanti barbari i quali disponevano, spesso, di un proprio e autonomo esercito all'interno dell'impalcatura militare romana, l'acuirsi della forma del ricatto costituirono i punti deboli del potere romano. Questo processo fu contrastato e arrestato con successo alla metà del V secolo nella ''Pars Orientis'' dell'impero, mentre in occidente si svilupperà incontrastato finché il generale dell'esercito romano [[Odoacre]], eliminato il ''magister militum praesentalis'' [[Flavio Oreste]] e deposto l'imperatore [[Romolo Augusto]], nel 476, inviò le insegne imperiali nell'impero d'oriente sancendo formalmente la fine dell'[[impero romano d'
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