Francesco Bussone: differenze tra le versioni

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|nome = Francesco Bussone
|immagine = Francesco Bussone.jpg
|legenda = Francesco Bussone, detto ''Il Carmagnola'', in un ritratto del [[1646]]
|stemma = Coat of arms of Carmagnola condottiere.jpg
|titolo = [[Conte]] di [[Carmagnola]]
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|data di nascita = [[1380]]
|luogo di nascita = [[Carmagnola]]
|data di morte = [[5 maggio]] [[1432]]
|luogo di morte = [[Venezia]]
|dinastia = Bussone
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|religione = [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]]
}}
{{Infobox militare
|Nome = Francesco Bussone
|Soprannome = Il Carmagnola
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|Data_di_nascita = [[1380]]
|Nato_a = [[Carmagnola]]
|Data_di_morte = 5 maggio [[1432]]
|Morto_a = [[Venezia]]
|Cause_della_morte = [[Decapitazione]]
|Luogo_di_sepoltura =
|Nazione_servita = {{simbolo|Flag of the Lordship of Milan.svgpng}} [[Ducato di Milano]]<br />{{REP-VEN}}
|Forza_armata = [[Mercenario|Mercenari]]
|Arma =
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|Grado = [[Condottiero]]
|Ferite =
|Guerre = [[Guerre di Lombardia]] ed<br>[[Guerre d'Italia]] altre
|Campagne = [[Campagne transalpine dei Confederati]]
|Battaglie =
* [[Battaglia di Arbedo]] (1422)
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* [[Battaglia di Soncino]] (1431)
* [[Battaglia di Pavia (1431)]]
* [[Battaglia di Cremona (1427)]]
|Comandante_di = [[Esercito veneziano]]
|Decorazioni =
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|Epoca2 = 1400
|Attività = nobile
|Attività2 = condottieromilitare
|AttivitàAltre = e [[capitano di ventura]]
|Nazionalità = italiano
}}
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== Biografia ==
=== Al servizio del Ducato di Milano ===
Fu un condottiero al soldo di [[Facino Cane]], [[conte]] di [[Biandrate]] e [[mercenario]] piemontese, a seguito della cui morte seguì le sorti della vedova [[Beatrice di Lascaris|Beatrice di Tenda]], risposatasi con [[Filippo Maria Visconti]]: unendosi al Visconti ebbe parte notevole nella riconquista di molte città sfuggite al [[ducato di Milano]] alla morte di [[Gian Galeazzo Visconti]]. Il conte di BriandateBiandrate ne rivelò subito l'intelligenza e il coraggio, per quanto con gelosia. Bussone vinse i [[Repubblica di Lucca|lucchesi]], pacificò gli [[Arezzo|aretini]], tenne a freno i [[Repubblica di Siena|senesi]] e ridusse all'obbedienza il [[duca di Urbino]]. Fu suo il merito di aver dato dignità militare alle soldatesche di ventura.
 
Quando [[Milano]] era in rivolta per l'uccisione di [[Giovanni Maria Visconti]] il Carmagnola accorse e fu un ottimo consigliere di Filippo Maria, incerto e pavido, liberandolo dai parenti che ne ambivano la signoria e vincendo [[Estorre Visconti]] a [[Monza]] nel [[1413]]. In seguito a questa vittoria ottenne il [[Palazzo Carmagnola|palazzo di via Broletto]], tuttora in buono stato.
 
Nel [[1415]] combatté con [[Cabrino Fondulo]], [[Pandolfo III Malatesta|Pandolfo Malatesta]], [[Giovanni Vignati]] e il [[marchese]] di [[Pescara]]. L'anno dopo prese a [[Lotario Rusca]] il [[castello di Lecco]]. A [[Trezzo sull'Adda]], dopo accanita resistenza, fece prigioniero [[Bartolomeo Colleoni]], e con la conquista di [[Crema (Italia)|Crema]] liberò tutti gli antichi domini lombardi.
 
Dato il suo carattere disciplinato e ambizioso, non ebbe problemi ad eseguire ogni ordine portatogli dal Visconti. Riconquistò [[Piacenza]] dopo un terribile assedio, e per farsi aprire le porte della città impiccò il figlio e il fratello di [[Filippo Arcelli]] (14 giugno [[1418]]) e rapì il figlio del signore di Lodi per imprigionare il padre.
 
Nel [[1419]] gli fu affidata l'impresa contro [[Repubblica di Genova|Genova]], che ebbe buon fine, per la pace seguita tra la Superba e Milano; in seguito combatté contro il Fondulo, alleato del [[Malatesta]], prese [[Cremona]], [[Castelnuovo Bocca d'Adda]], [[Castelleone]], [[Bergamo]], [[Orzinuovi]], [[Palazzolo sull'Oglio|Palazzolo]] e [[Pontoglio]].
 
L'8 settembre [[1420]] sconfiggeva di nuovo l'esercito del [[Malatesta]] presso [[Brescia]] e un mese dopo entrava trionfalmente a Milano a consegnare la città a Filippo Maria, al quale poteva subito dopo consegnare Brescia, ridotta a capitolare per fame e per sete e sottoposta alla ferocia del duca. Magnifica fu l'impresa contro gli svizzeri ribelli, culminata con la [[Battaglia di Arbedo|battaglia]] aspra e inconsueta di [[Bellinzona]] e con l'occupazione di [[Altdorf (Svizzera)|Altdorf]]. Il Carmagnola fu uno dei pochi condottieri che riuscì sconfiggere, a Bellinzona nel [[1422]], il famoso ''[[Mercenari svizzeri|quadrato svizzero]]'', utilizzando una tattica particolare: non scagliò, come di consueto in passato, un'inutile carica di [[Cavalleria medievale|cavalleria]] contro l'inattaccabile formazione svizzera chiusa ad istrice, ma una volta a ridosso della stessa fece smontare i cavalieri per l'attacco finale: questi, diventati fanti corazzati inattaccabili, fecero strage dei fanti svizzeri.
 
Filippo Maria lo ricompensò con titoli e onori dandogli in sposa Antonia [[Visconti]] ed alimentando in lui ambizioni di successione che incoraggiarono un atteggiamento spavaldo intollerabile per il lunatico e paranoico Filippo Maria. Infatti il Duca gli tolse ben presto il comando militare e gli diede il [[governatorato di Genova]] ([[1422]]-[[1424]]), da poco riconquistata e considerata poco affidabile.
 
=== Al servizio della Repubblica di Venezia ===
Invece di attendere un cambio di atteggiamento da parte del volubile Filippo Maria, il Carmagnola, dopo essersi fatto sovvenzionare dal suo concittadino Oddino Granetto, nel marzo [[1425]] passò al servizio della [[Repubblica di Venezia]], già decisa a rompere l'alleanza con Filippo Maria, preferendo appoggiare la [[Repubblica di Firenze]], minacciata dal duca. Fu nominato Capitano Generale della Lega fra Firenze e Venezia e si insediò a [[Treviso]].
 
Nella stessa città erano esiliati [[Valentina di Bernabò Visconti|Valentina Visconti]] (figlia naturale di [[Bernabò Visconti]] e sorella di Estorre) e suo marito [[Giovanni Aliprandi]]: ad essi Filippo Maria inviò diversi messi per ordire un complotto volto ad uccidere per avvelenamento il Carmagnola. Questi, venuto a conoscenza dell'intrigo, fece imprigionare e poi decapitare l'Aliprandi ([[1426]]).
 
Nel dicembre del [[1425]] la guerra tra Milano e Venezia era scoppiata e il Carmagnola si distinse nelle vicende alterne, sia per le sue doti di condottiero che per quelle di diplomatico: nella seconda fase della guerra partecipò alla [[battaglia di Maclodio]] (12 ottobre [[1427]]), nella quale i veneziani, alleati di Firenze, riportarono una strepitosa vittoria. Il Carmagnola, per la prima volta usò in guerra i carri balestra.
 
Venezia, dapprima sospettosa di lui per aver concordato un troppo generoso scambio di prigionieri, gli rese gli onori meritati.
 
=== La morte ===
Dopo il breve trattato di pace del 18 aprile 1428, periodo in cui acquistò l'[[1428Casa del Carmagnola|abitazione]]<ref>{{Cita web|url=http://www.turismobrescia.it/it/percorso/fra-i-tesori-delle-contrade|titolo=Fra i tesori delle contrade|editore=Turismo Brescia|accesso=8 settembre 2021|urlmorto=sì}}</ref> a Brescia, la ripresa delle ostilità nel [[1431]] segnò l'inizio delle sventure del Carmagnola. Tentò invano di portare aiuto alla flotta veneta sul [[Po]]<ref>{{Cita libro|autore=Fabio Romanoni|titolo=La guerra d’acqua dolce. Navi e conflitti medievali nell’Italia settentrionale|url=https://www.academia.edu/100479472/La_guerra_d_acqua_dolce_Navi_e_conflitti_medievali_nell_Italia_settentrionale|anno=2023|editore=CLUEB|città=Bologna|lingua=It|p=71|ISBN=978-88-31365-53-6}}</ref>, fallendo per le circostanze a lui sfavorevoli, e la disfatta che ne derivò mise in sospetto il [[Senato veneziano]], a cui si aggiunse la ritirata del [[Guglielmo Cavalcabò|Cavalcabò]] da Cremona senza averla occupata, a causa del mancato soccorso del Carmagnola. Gli [[Ungheresi|Ungari]] dell'imperatore [[Sigismondo di Lussemburgo|Sigismondo]] devastarono il Friuli e il Carmagnola non riuscì – o forse non volle – far nulla.
 
Il Senato veneziano lo aveva da poco riconfermato Comandante supremo delle truppe veneziane, ma da qualche tempo qualcosa risuonava falso nel suo comportamento e dentro alin Senato molti pensavano che il duca di Milano Filippo Maria Visconti gli avesse offerto qualche signoria in compenso al tradimento della Repubblica di Venezia. La vigilanza ordinata dal [[Consiglio dei Dieci]] sulla sua corrispondenza fornì, a quanto pare, le prove dei suoi accordi segreti col Visconti, dal quale egli avrebbe avuto l'offerta della signoria di [[Brescia]].
 
L'incartamento relativo al processo, col quale il Consiglio dei Dieci condannava a morte il Carmagnola dopo averlo fatto arrestare a Venezia, è andato perduto in un incendio che coinvolse [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]]; tuttavia, le prove addotte dovevano essere veramente schiaccianti, se la sentenza fu approvata con una maggioranza notevole.
 
Tutto ciò che si sa delle circostanze dell'arresto del conte fa capire, dal resto, come la sua coscienza non fosse per nulla tranquilla. Arrivato a Palazzo Ducale la sera dell'8 aprile del [[1432]] ed accolto con tutti gli onori, gli fu detto che l'ora era troppo tarda per poter incontrare il doge [[Francesco Foscari]] e che la riunione prevista sarebbe stata rinviata all'indomani. Il Carmagnola fece allora l'atto di tornarsene alla riva dove era ormeggiata la sua gondola, ma uno dei gentiluomini che gli aveva fatto scorta lo pregò di dirigersi verso un'altra arcata del palazzo. Il conte disse quindi: «Questa non è la mia strada», e gli fu risposto: «Oh, sì, sì, è questa la retta via». Quando il Carmagnola vide aprirsi la porta d'accesso alla prigione detta orba, più o meno corrispondente all'attuale entrata dei cosiddetti "pozzi", egli disse soltanto, impallidendo: «Sono perduto». La sera del 5 maggio del 1432, presenti la moglie e le figlie del condannato, il Carmagnola fu decapitato per ordine del Senato tra le due colonne di [[San Teodoro di Amasea|San Todaro]] e [[San Marco]].
 
La convinzione della sua colpevolezza fu avvalorata anche dal brutale trattamento che Filippo Maria Visconti inflisse al [[patrizio veneziano]] [[Giorgio Corner]], suo prigioniero, sottoposto a incessanti interrogatori e feroci torture per sette anni, per scoprire da lui che cosa esattamente la signoria sapesse dei suoi maneggi con il Carmagnola.
 
Nonostante queste prove, il Carmagnola ebbe sontuosi funerali: fu subito privatamente sepolto all'interno della [[chiesa dei Frari]]; in seguito, la moglie Antonia Visconti ottenne dalla Repubblica di Venezia di trasportare il corpo del marito a Milano dove esso fu sepolto nella [[Chiesa di San Francesco Grande (Milano)|chiesa di San Francesco Grande]] all'interno della cappella della famiglia di lei<ref>{{Cita libro|titolo=La tomba del Carmagnola|autore=Michele Caffi|url=https://archive.org/details/bub_gb_-w39CWfbGh8C|editore=Tipografia Galileiana|città=Milano|anno=1869|pp=4-5}}</ref>. La tomba venne distrutta durante la demolizione posteriore al [[1798]] e le ceneri del conte e della moglie disperse.
 
Il comando supremo dell'esercito veneziano venne assunto da [[Gianfrancesco Gonzaga]], [[Sovrani di Mantova|signore di Mantova]] e alleato della Serenissima<ref>Riccardo{{Cita Braglia, ''libro|titolo=I Gonzaga. Il mito, la storia'',|autore=Riccardo Braglia|editore=Artiglio, |anno=2002.|posizione=''passim''}}</ref>.
 
== Discendenza ==
Francesco sposò Antonia [[Visconti]], figlia di Pietro, [[Signore (titolo nobiliare)|signore]] di [[Jerago con Orago|Jerago]], da cui ebbe quattro figlie<ref>Si veda il collegamento esterno sul ''Dizionario biografico degli italiani''{{Cita|DBI}}.</ref>:
* Margherita, sposata con Bernabò [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino]];
* Elisabetta, sposata con Francesco [[Visconti]];
* Luchina, sposata con [[Luigi Dal Verme]];
* Antonia, sposata con Guarnieri[[Guarnerio da CastiglioneCastiglioni]].
 
== Nella letteratura ==
Alla sua figura si ispirò [[Alessandro Manzoni]] per la sua prima tragedia, ''[[Il Conte di Carmagnola]]'' ([[1820]]): al pari degli storici suoi contemporanei, non ebbe dubbi sull'innocenza del condottiero.
 
== Note ==
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* Filippo Thomassino, Giovan Turpino, ''Ritratti di cento capitani illvstri'', Parma, 1596.
* [[Francesco Lomonaco]], ''Vite de' famosi capitani d'Italia'', vol. 2, Lugano, 1831.
* Franz Anton. Bustelli, ''Francesco Bussone'', Cesena, 1887.
* G. Ravelli, A. Redaelli, N. Ghietti, ''Maclodio: le origini, il quattrocento, la battaglia del 1427'', Brescia, 1984.
* Giulio Roscio, Agostino Mascardi, Fabio Leonida, Ottavio Tronsarelli et al., ''Ritratti et elogii di capitani illvstri'', Roma, 1646.
* [[Michele Barbi]], ''Di alcuni pregiudizi intorno al Carmagnola del Manzoni'', Milano-Firenze, Le Lettere, 1920.
* {{cita libro|nome=Ulisse|cognome=Diligenti|titolo=Storia delle famiglie illustri italiane|anno=1890|edizione=volume 5|città=Firenze|cid=cidDiligenti|ISBN=no}}
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Treccani|francesco-bussone_(Enciclopedia-machiavelliana)|Francesco Bussone|autore=Frédéric Ieva}}
* {{Cita web|url=https://condottieridiventura.it/carmagnola/|titolo=Il Carmagnola}}
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Box successione
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|successivo = [[Giacomo Isolani]]
}}
{{Esercito veneziano}}
 
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{{Portale|Biografiebiografie|Medioevoguerra|medioevo}}
 
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