Napoleone Bonaparte: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua}}
{{nota disambigua||Napoleone (disambigua)|Napoleone}}
{{Monarca
|nome = Napoleone I di Francia
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* 18 maggio [[1804]] -<br />11 aprile [[1814]] (I)
* 20 marzo [[1815]] -<br />22 giugno [[1815]] (II)
|incoronazione = 2 dicembre [[1804]], [[Cattedrale di Notre-Dame]]
|predecessore = {{sp}}
* ''sé stesso come Primo Console'' (I)
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|Luogo_di_sepoltura =
|Nazione_servita = [[File:Royal Standard of the King of France.svg|20px|border]] [[Francia nell'età moderna|Regno di Francia]]<br />{{simbolo|Flag of France (1790-1794).svg}} [[Regno di Francia (1791-1792)]]<br />[[File:Flag of France (1794–1815, 1830–1958).svg|21px|bordo]] [[Prima Repubblica francese]]<br />[[File:Flag of France (1794–1815, 1830–1958).svg|21px|bordo]] [[Primo Impero francese]]
|Forza_armata = [[File:Pavillon royal de France.svg|21px]] [[Armée royale française|Reale esercito francese]] <br/> [[File:Flag of France (1794–1815, 1830–1974).svg|21px]] [[Esercito rivoluzionario francese]] <br/> [[File:Emblem of Napoleon Bonaparte.svg|21px]] [[Grande Armata]]
|Arma =
|Corpo =
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|GiornoMeseNascita = 15 agosto
|AnnoNascita = 1769
|NoteNascita = <ref group="N">Il giorno di nascita fu considerato molto importante da Napoleone, spingendolo a modificare il nome del martire san Neopolo in [[Napoleone martire|san Napoleone]] e a spostarne la ricorrenza al 15 agosto, esclusivamente per fini politici.</ref>
|LuogoMorte = Longwood, Isola di Sant'Elena
|LuogoMorteLink = Sant'Elena (isola)
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{{vedi anche|Cronologia dell'età napoleonica|Età napoleonica|Bonaparte (famiglia)}}
Napoleone Bonaparte nacque ad [[Ajaccio]], in [[Corsica]], poco più di un anno dopo la stipula del [[Trattato di Versailles (1768)|trattato di Versailles del 1768]], con il quale la [[Repubblica di Genova]] lasciava mano libera alla Francia nell'isola, che fu così invasa dalle armate di [[Luigi XV di Francia|Luigi XV]] e annessa al patrimonio personale del re.<ref>{{cita web|url=http://www.radiche.eu/zindex/zfile/documentazione/storia01_trattatoVersailles/trattato_Versailles.htm|titolo=Traité de Versailles/Trattato di Versailles (1768)|accesso=5 giugno 2011|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111117162830/http://www.radiche.eu/zindex/zfile/documentazione/storia01_trattatoVersailles/trattato_Versailles.htm}}</ref> La famiglia Bonaparte apparteneva alla piccola [[borghesia]] còrsa<ref>Secondo quanto riferito, da A. Vieusseux, nel suo ''Napoleon Bonaparte: His sayings and his deeds'', 2 voll., Charles Knight & Co., 1846., vol. I, a p. 5 «La famiglia Bonaparte era della classe definita "famiglie di cittadini" o notabili di Corsica, una sorta di nobiltà minore; poiché i Genovesi, che erano all'epoca Signori di Corsica, non riconoscevano come tale alcun patrizio, eccezion fatta per coloro che erano iscritti nel libro d'oro a Genova. Gli antenati della famiglia Bonaparte sembra fossero immigrati da Genova ad Ajaccio, insieme a numerosi altri coloni, verso la fine del XV secolo. Un'altra famiglia, ovvero un ramo lontano della stessa famiglia, dal nome Bonaparte, o piuttosto Buonaparte, era già stanziata, in tale periodo, nella città di San Miniato, in Toscana, e aveva, da allora, prodotto diversi uomini dotti.»</ref> e aveva forse lontane origini nobili genovesi.
Il padre, [[Carlo Maria Buonaparte]], avvocato laureatosi all'[[Università di Pisa]], aveva effettuato ricerche araldiche per ottenere presso i lontani parenti di [[San Miniato]] una patente di nobiltà che gli conferisse prestigio in Patria e gli permettesse di meglio provvedere all'istruzione dei figli. Secondo alcune ricostruzioni, Napoleone avrebbe cambiato il cognome da "Buonaparte" in "Bonaparte" dopo la morte del padre, pochi giorni prima di sposare Giuseppina e partire per la campagna d'Italia, per renderlo più adatto alla lingua francese.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 8}}.</ref> In realtà già nel suo atto di battesimo, redatto ad Ajaccio in lingua italiana, viene attestata la nobiltà della famiglia e si riporta il cognome Bonaparte,<ref>{{cita testo|url=http://www.culture.gouv.fr/public/mistral/caran_fr?ACTION=RETROUVER&FIELD_98=TYPEDOC&VALUE_98=%20acte%20de%20naissance%20&NUMBER=8&GRP=0&REQ=((acte%20de%20naissance)%20:TYPEDOC%20)&USRNAME=nobody&USRPWD=4$%2534P&SPEC=1&SYN=1&IMLY=&MAX1=1&MAX2=90&MAX3=100&DOM=All|titolo=Archivi nazionali francesi: atto di battesimo di Carlo Maria Bonaparte. Il testo rilevante è il seguente: «Carlo Maria, figlio del nobile Giuseppe di Sebastiano Bonaparte e della nobile Maria Saveria moglie.»|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120112120312/http://www.culture.gouv.fr/public/mistral/caran_fr?ACTION=RETROUVER&FIELD_98=TYPEDOC&VALUE_98=%20acte%20de%20naissance%20&NUMBER=8&GRP=0&REQ=((acte%20de%20naissance)%20:TYPEDOC%20)&USRNAME=nobody&USRPWD=4$%2534P&SPEC=1&SYN=1&IMLY=&MAX1=1&MAX2=90&MAX3=100&DOM=All }}</ref> prova che esso non era definitivamente fissato nella forma Buonaparte, mentre nei successivi atti, in italiano, relativi a [[Paolina Bonaparte|Paola]] e a [[Luigi Bonaparte|Luigi Napoleone]] il cognome, ancora nella forma Bonaparte, è preceduto dalla particella "de". Carlo Maria Bonaparte morì prematuramente a causa di un [[tumore dello stomaco]], il 24 febbraio [[1785]], a [[Montpellier]].
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La madre era [[Maria Letizia Ramolino]], discendente da nobili toscani e lombardi; al momento del matrimonio, il 2 giugno 1764, aveva 14 anni, mentre il marito ne aveva 18.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 5}}.</ref> La coppia ebbe 13 figli, di cui solo otto sopravvissero: oltre Napoleone anche i fratelli [[Giuseppe Bonaparte|Giuseppe]], [[Luciano Bonaparte|Luciano]], [[Luigi Bonaparte|Luigi]] e [[Girolamo Bonaparte|Girolamo]]; le sorelle [[Elisa Bonaparte Baciocchi|Elisa]], [[Paolina Bonaparte|Paolina]] e [[Carolina Bonaparte|Carolina]]. Lo stesso Napoleone disdegnò in più occasioni tali ascendenze illustri affermando che voleva essere fondatore e non discendente di tale nobiltà.<ref>Tratto dal dialogo con Francesco d'Austria nel convegno di Dresda. Si veda anche nota al Moniteur del 14 luglio 1805. Particolari in {{cita|Gerosa|pp. 8-9}}.</ref>
I due genitori combatterono nella guerra fra i corsi e i francesi e Maria combatté anche quando era incinta di Napoleone, suo secondo figlio. Il 15 agosto 1769<ref group="N">Alcuni storici proclamano come data di nascita il 5 febbraio 1768, mentre Iung afferma che sia nato il 7 gennaio 1768 e che lo stesso Napoleone abbia falsificato gli atti di nascita familiari per dimostrare di essere cittadino francese.</ref> durante la festa dell'Assunzione si recò alla cattedrale di Ajaccio. Al suo ritorno a casa, intorno a mezzogiorno<ref>{{Cita|Gerosa|p. 7}}.
=== Infanzia ===
A cinque anni venne iscritto in un asilo d'infanzia in Francia, dove studiò con l'abate Recco
Fu grazie al [[Titolo (onomastica)|titolo nobiliare]] ottenuto in Toscana che il padre Carlo poté iscriversi al Libro della nobiltà di Corsica, istituito dai francesi per consolidare la conquista dell'isola<ref name="Ludwig">{{cita|Ludwig|p. 8}}.</ref> e, solo grazie a tale iscrizione, all'età di nove anni, il giovane Napoleone fu ammesso il 23 aprile 1779,
Napoleone inizialmente non si considerava francese e si sentiva a disagio in un ambiente dove i suoi compagni di corso erano in massima parte provenienti dalle file dell'alta aristocrazia transalpina e lo prendevano crudelmente in giro motteggiando il suo nome come "''la paille au nez = la paglia per il naso''" (l'accusa di essere straniero l'avrebbe perseguitato per tutta la vita).<ref>{{Cita|Gerosa|p. 23}}.</ref>
Seguì le idee ateiste del collegio e lui stesso narrò che a 11 anni la sua fede vacillò.
Grazie alla sua nascita in contesto italiano/toscano-corso, mantenne comunque un legame forte con la lingua e la cultura toscana/italiana, come dimostra il fatto che tra i suoi libri più cari, che portava sempre con sé, c'era la versione [[Melchiorre Cesarotti|cesarottiana]] dei ''[[Canti di Ossian]]'', saga poetica del guerriero celtico [[Ossian]].<ref>{{cita|Pillepich|}}.</ref>
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{{Vedi anche|Assedio di Tolone (1793)}}
Dopo il giudizio positivo del cavaliere di Kéralio,<ref>{{cita|de Saint-Hilaire|p. 16}}.</ref>
Ottenne quindi la nomina a sottotenente a soli 16 anni
[[File:Napoleon - 2.jpg|miniatura|sinistra|upright|Napoleone a 23 anni, tenente colonnello della [[Guardia nazionale francese|Guardia Nazionale]]]]
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[[File:Napoleon à Toulon par Edouard Detaille.jpg|miniatura|sinistra|upright|Il capitano Bonaparte all'[[assedio di Tolone (1793)|assedio di Tolone]]]]
Allo scoppio della rivoluzione nel [[1789]], Napoleone, ventenne e ormai [[ufficiale (forze armate)|ufficiale]]
[[File:Generale Bonaparte in Italia.jpg|miniatura|upright|left|Il generale Bonaparte nel periodo della [[campagna d'Italia (1796-1797)|prima campagna d'Italia]]]]
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Nel frattempo in Corsica infuriava la [[guerra civile]] scoppiata appunto nel [[1793]]. Già dal [[1792]] gli eccessi rivoluzionari di settembre, che anticiparono l'instaurazione del "[[Regime del Terrore|Terrore]]" dell'estate successiva, avevano spinto l'eroe nazionale dell'indipendenza corsa, [[Pasquale Paoli]] (che era rientrato trionfalmente nel suo Paese nel 1790, dopo il lungo esilio impostogli dai Re di Francia), a prendere le distanze da Parigi e a riprendere la lotta per l'indipendenza della Corsica. Accusato di tradimento e inseguito da un mandato di arresto emesso dalla [[Convenzione nazionale]] il 2 aprile 1793, Paoli ruppe gli indugi il 17 aprile, appellandosi direttamente a tutta la popolazione còrsa affinché difendesse la propria patria e i propri diritti. La famiglia Buonaparte, che pure aveva sostenuto Paoli al tempo della rivolta contro Genova e poi contro le Armate di Luigi XV (il padre Carlo e forse anche la madre parteciparono accanto a Paoli alla [[battaglia di Ponte Nuovo]] contro i francesi), scelse però la causa francese.<br />Nel febbraio 1793 Napoleone comandò i 350 uomini dell'11º battaglione verso l'isola della [[La Maddalena|Maddalena]] in [[Sardegna]]. Il 22 febbraio sbarcò a [[Isola Santo Stefano|Santo Stefano]]; l'attacco però non riuscì, in quanto mancò l'appoggio previsto della corvetta Fauvette.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 42}}.</ref>
Napoleone fuggì rapidamente ad Ajaccio e di lì riparò con l'intera famiglia, accusata di tradimento, a [[Tolone]]. Il 12 settembre 1793<ref>{{cita libro|George |Moir Bussey |History of Napoleon|1840|p=III|lingua=en}}</ref> giunse al quartier generale di Cartaux. In sei settimane riorganizzò le forze per l'assedio alla città, preparò 100 pezzi di grosso calibro e raccolse vari ufficiali competenti. Con l'appoggio di Gasparin, uno dei tre commissari a Tolone, riuscì ad avere il controllo dell'artiglieria d'assedio; intanto il 19 ottobre era divenuto capo di battaglione.<ref>{{cita|De Bourrienne|p. XXXIV}}.</ref> A Cartaux successero Doppet e poi il capace generale [[Jacques François Dugommier]]. Napoleone conobbe Andoche Junot, che sarebbe stato in seguito governatore di Parigi. Il 1º dicembre viene nominato dal generale Dugommier aiutante generale. Riuscì a conquistare il forte dell'Eguillette, chiamato la piccola Gibilterra, e dopo gli altri forti nel dicembre [[1793]], liberò il porto di Tolone dai [[Monarchia|monarchici]] e dalle truppe inglesi che li appoggiavano. Secondo [[François-René de Chateaubriand|Chateaubriand]], in questa occasione il giovane Napoleone si macchiò di massacri spietati contro la popolazione.<ref>{{cita testo|url=http://studinapoleonici.altervista.org/bruto-buonaparte-e-lassedio-di-tolone/|titolo=Bruto Buonaparte e l'assedio di Tolone in Studi Napoleonici-Fonti Documenti Ricerche|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170719002327/http://studinapoleonici.altervista.org/bruto-buonaparte-e-lassedio-di-tolone/ }}</ref>
Tolone fu il suo primo clamoroso e avventuroso successo militare, che gli valse la nomina a generale di brigata il 22 dicembre<ref>{{Cita|Gerosa|p. 57}}.</ref> e l'attenzione del futuro membro del [[Direttorio]] [[Paul Barras]], che lo aiuterà poi nella successiva scalata al potere. La sua amicizia con [[Augustin de Robespierre]], fratello di [[Maximilien de Robespierre|Maximilien]], prima lo liberò dagli arresti in casa cui era stato costretto nel 1794
Tuttavia la fortuna gli arrise quando il [[Insurrezione del 13 vendemmiaio anno IV|13 vendemmiaio]] (5 ottobre [[1795]]) [[Paul Barras|Barras]] lo nominò, all'improvviso, comandante della piazza di Parigi, con l'incarico di salvare la [[Convenzione nazionale]] dalla minaccia dei monarchici (realisti). Con l'aiuto di [[Gioacchino Murat]] al comando della cavalleria, Napoleone colpì spietatamente i rivoltosi scongiurando un nuovo [[colpo di Stato]]. In seguito al brillante successo, Barras lo nominò generale del Corpo d'armata dell'Interno.<ref>{{Cita|Bainville|pp. 131-138}}.</ref>
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[[File:1801 Antoine-Jean Gros - Bonaparte on the Bridge at Arcole.jpg|miniatura|upright|Napoleone alla [[battaglia del ponte di Arcole|battaglia del Ponte di Arcole]]]]
Il 9 marzo [[1796]] Napoleone sposò [[Giuseppina di Beauharnais|Giuseppina Tascher de La Pagerie]],
Molto magro, il viso scavato, lo sguardo freddo dei grandi occhi grigioazzurro, i capelli lunghi sulle spalle e il volto "sulfureo",<ref>{{cita|Rocca|p. 89}}.</ref><ref>{{Cita|Lefebvre|pp. 69-70}}.</ref>
Il 12 aprile 1796 cominciava la [[Campagna d'Italia (1796-1797)|prima campagna d'Italia]] che avrebbe portato alla luce il genio militare e politico del generale Bonaparte il quale, nonostante l'inferiorità numerica e logistica, riuscì a sconfiggere ripetutamente le forze [[austria]]che, piemontesi. Questi successi affascinarono anche il grande compositore [[Ludwig van Beethoven]], che inizialmente dedicò al giovane generale repubblicano la [[sinfonia n. 3 (Beethoven)|sinfonia n. 3]], "l'Eroica", ma successivamente stracciò la dedica, indignato dal fatto che Napoleone si fosse proclamato imperatore.<ref>{{cita libro|titolo=Enciclopedia della musica|editore=Rizzoli Ricordi|volume=Volume I|p=270|isbn=no}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Carl Dahlhaus|titolo=Ludwig van Beethoven, Approaches to his Music|url=https://archive.org/details/ludwigvanbeethov0000dahl|editore=Clarendon Press|anno=1991|pp=[https://archive.org/details/ludwigvanbeethov0000dahl/page/n54 23]-25|lingua=en|isbn=978-0-19-816148-6}}</ref>
Dopo essere riuscito a sollevare il morale e lo spirito combattivo delle sue truppe, Napoleone manovrò con rapidità per disgregare e sconfiggere separatamente i due eserciti avversari; il giovane generale impiegò per la prima volta la cosiddetta "strategia della posizione centrale" e la [[campagna di Montenotte]] fu caratterizzata dalle continue vittorie dell'Armata d'Italia. Le forze austriache e piemontesi vennero battute successivamente a [[Battaglia di Montenotte|Cairo Montenotte]], [[Seconda battaglia di Dego|Dego]], [[Battaglia di Millesimo|Millesimo]], [[Cosseria]]; il 19 aprile [[1796]] sconfisse i piemontesi nella [[Battaglia di Mondovì]], chiamata anche "Battaglia della Bicocca di San Giacomo" o "Presa di San Michele".<ref group="N">Questa battaglia fu anche ricordata da [[Giosuè Carducci]] nella sua opera ''Rime''.</ref> Con l'[[armistizio di Cherasco]], Napoleone costrinse [[Vittorio Amedeo III di Savoia]] a pesanti concessioni, ratificate con la [[Trattato di Parigi (maggio 1796)|Pace di Parigi]] (15 maggio), che assegnava alla Francia sia la [[Savoia (regione storica)|Savoia]] sia la contea di [[Nizza]]. Il 10 maggio 1796 sbaragliò l'ultima difesa austriaca nella [[battaglia di Lodi]] e, il 14 maggio dello stesso anno, entrò a [[Milano]].<ref name="storia390"/>
{{Citazione|Vedevo il mondo sprofondare sotto di me come se fossi sollevato in aria.<ref>{{Cita|Bainville|p. 148}}.</ref>|Napoleone in occasione delle vittorie in Italia.}}
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[[File:Bonaparte a Leoben.jpg|miniatura|upright=1.3|Il generale Bonaparte conclude i [[trattato di Leoben|preliminari di pace di Leoben]] il 18 aprile 1797]]
Nell'ottobre del 1796, si costituì la [[Legione Lombarda]], prima forza armata composta da italiani ad adottare quale bandiera di guerra il [[Tricolore]] (verde, bianco e rosso). Contemporaneamente le ex-legazioni pontificie si costituirono in [[Repubblica Cispadana]] e adottarono (7 gennaio 1797) il [[tricolore]] quale bandiera nazionale. Col [[trattato di Tolentino]], [[Papa Pio VI]], fu costretto a riconoscere la cessione delle Legazioni di [[Legazione di Forlì|Forlì]], [[Legazione di Ravenna|Ravenna]], [[Legazione di Bologna|Bologna]] e [[Legazione di Ferrara|Ferrara]]. Per gestire questi territori, venne creata l'[[Amministrazione Centrale d'Emilia]], la cui sede venne fissata da Napoleone stesso in Forlì a partire dal 18 aprile [[1797]]. Sconfitti gli austriaci Napoleone invece di ritirarsi dai territori della [[Repubblica di Venezia]] (teatro di guerra tra le truppe francesi e austriache) decise di attaccare [[Venezia]]; la notte del 15 maggio 1797 le truppe francesi entrarono a Venezia e deposero il [[Doge della Repubblica di Venezia|Doge]] [[Ludovico Manin]], primo esercito straniero ad entrare in città dopo 1.100 anni, proclamando la [[Caduta della Repubblica di Venezia]]. Il successivo 29 giugno venne proclamata la [[Repubblica Cisalpina]] con capitale Milano; la stessa il 9 luglio incorporò la [[Repubblica Transpadana]]. Con il diretto intento di danneggiare il pontefice fu proclamata il 19 novembre [[1797]] la [[Repubblica Anconitana]] con capitale [[Ancona]] che fu poi unita alla [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]]: il tutto ebbe però breve durata, poiché nel [[1800]] lo [[Stato Pontificio]] fu ripristinato.<ref>{{Cita|Zaghi|}}.</ref><ref>{{Cita|Bainville|pp. 160-162}}.</ref>
Le forze austriache, comandate dall'[[Carlo d'Asburgo-Teschen|arciduca Carlo d'Austria]], intimorite dalla rapida marcia di Napoleone verso [[Vienna]], dovettero accettare una [[Preliminare di Leoben|tregua
Nel corso della campagna d'Italia, Napoleone manifestò la sua brillante capacità strategica, in grado di assimilare le nuove teorie innovative dei pensatori militari francesi e applicarle magistralmente sul campo. Ufficiale di [[artiglieria]] per formazione, utilizzò i mezzi d'artiglieria in modo innovativo come supporto mobile agli attacchi della [[fanteria]].
Dipinti contemporanei del suo [[Quartier generale]] mostrano che in queste battaglie utilizzò, primo al mondo in un teatro di guerra, un sistema di [[telecomunicazione|telecomunicazioni]] basato su linee di segnalazione realizzate col [[Telegrafo#Il telegrafo ottico Chappe|telegrafo ottico]] di [[Claude Chappe|Chappe]], appena perfezionato nel [[1792]].<ref>{{cita testo|url=http://www.postaesocieta.it/magazzino_totale/magazzino_totale/telegrafo_chappe/index.htm|titolo=Storia della telegrafia - il telegrafo ottico di Chappe|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20081228193258/http://www.postaesocieta.it/magazzino_totale/magazzino_totale/telegrafo_chappe/index.htm }}</ref> Durante la prima campagna d'Italia, numerose furono le opere d'arte che vennero cedute alla Francia come spoliazioni militari, come attraverso il [[Trattato di Tolentino]], il [[Trattato di Firenze (1801)|Trattato di Firenze]], o l'[[
=== La campagna d'Egitto e di Siria ===
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[[File:Baron Antoine-Jean Gros-Battle Pyramids 1810.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.2|Napoleone alla [[battaglia delle piramidi]]]]
Nel 1798 il [[Direttorio]], preoccupato per l'eccessiva popolarità e per il notevole prestigio di Bonaparte, gli affidò l'incarico di occupare l'[[Egitto]] per contrastare l'accesso [[Inghilterra|inglese]] all'[[India]] e quindi per danneggiarla economicamente.<ref name="storia394">{{cita|''Storia universale''|p. 394}}.</ref><ref>{{Cita|Bainville|pp. 175-176}}.</ref>
[[Campagna del Mediterraneo del 1798|La spedizione]] cominciò il 19 maggio, quando Napoleone salpò da [[Tolone]] a capo dell'[[Armata d'Oriente]], composta da oltre 60 [[Unità militari navali|navi da guerra]], 280 navi da trasporto, {{formatnum:16000}} marinai e {{formatnum:38000}} soldati.<ref name="storia394"/>
Presa [[Malta]], dove i [[Cavalieri Ospitalieri]] capitolarono senza combattere, Napoleone arrivò in Egitto. Dopo un'importante vittoria nella [[battaglia delle piramidi]], Napoleone schiacciò i [[mamelucchi]] di [[Murad Bey]] ed entrando a [[Il Cairo]] divenne padrone dell'Egitto. Pochi giorni dopo, il 1º agosto 1798, la flotta di Napoleone in Egitto fu completamente distrutta dall'ammiraglio [[Horatio Nelson]], nella baia di [[Battaglia del Nilo (1798)|
Ritornato a Il Cairo, Napoleone sconfisse il 25 luglio 1799 un esercito di oltre diecimila ottomani guidati da Mustafa Pascià ad [[Prima battaglia di Aboukir|Aboukir]], proprio dove l'anno prima era stato privato di tutta la sua flotta. Preoccupato tuttavia delle terribili notizie che giungevano dalla Francia (l'esercito in ripiegamento su tutti i fronti, il Direttorio ormai privo di potere) e consapevole che la campagna d'Egitto non aveva conseguito i fini sperati, Napoleone, lasciato il comando al generale [[Jean-Baptiste Kléber|Kléber]], s'imbarcò in gran segreto il 22 agosto sulla [[Fregata (nave)|fregata]] ''[[Muiron (fregata)|Muiron]]'' (preda bellica ex veneziana)<ref>{{cita|Ludwig|p. 102}}.</ref> alla volta della Francia.<ref name="storia398">{{cita|''Storia universale''|pp. 398-399}}.</ref>
=== Il 18 brumaio e il Consolato ===
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Il 9 ottobre [[1799]] Bonaparte sbarcò a [[Fréjus]] e la sua corsa verso Parigi fu accompagnata dall'entusiasmo dell'intera Francia, certa che il generale fosse tornato in patria per assumere il controllo della situazione ormai ingestibile e, in effetti, era questa la sua intenzione; ci riuscì potendo mascherare il fallimento in Egitto proprio con i disordini in patria così come in Italia provocati dalla sua assenza. Giunto a Parigi, egli riunì i cospiratori decisi a rovesciare il Direttorio.<ref>{{Cita|Bainville|p. 187}}.</ref> Dalla sua si schierarono il fratello maggiore [[Giuseppe Bonaparte|Giuseppe]] e soprattutto il fratello [[Luciano Bonaparte|Luciano]], allora presidente del [[Consiglio dei Cinquecento]], che con il Consiglio degli Anziani costituiva il potere legislativo della repubblica. Dalla sua Napoleone riuscì ad avere il membro del Direttorio [[Roger Ducos]] e soprattutto [[Emmanuel Joseph Sieyès]], il celebre autore dell'opuscolo ''Che cosa è il Terzo Stato?'' e ideologo di punta della borghesia rivoluzionaria. Inoltre, dalla sua si schierò l'astutissimo ministro degli esteri [[Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord|Talleyrand]] e il ministro della polizia [[Joseph Fouché]]. [[Paul Barras]], il membro più influente del Direttorio dopo Sieyès, conscio delle capacità di Napoleone, accettò di farsi da parte.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 244}}.</ref>
Fatta trapelare la falsa notizia di un complotto realista per rovesciare la repubblica, Napoleone riuscì a far votare al Consiglio degli Anziani e al Consiglio dei Cinquecento una risoluzione che trasferisse le due Camere il 18 [[brumaio]] (9 novembre) fuori Parigi, a [[Saint-Cloud]]; Napoleone fu nominato comandante in capo di tutte le forze armate. Ciò fu fatto per evitare che durante il colpo di Stato qualche deputato potesse sollevare i cittadini parigini per difendere la Repubblica dal tentativo di Napoleone.<ref>{{Cita|Bainville|pp. 190-193}}.</ref> L'intenzione di Napoleone era quella di portare le due Camere a votare autonomamente il loro scioglimento e la cessione dei poteri nelle sue mani.<ref>{{cita|Bainville|p. 196}}.</ref> Non fu così: il Consiglio degli Anziani rimase freddo al discorso pasticciato di Napoleone per far pressione su di esso, mentre quando Napoleone entrò nella sala del Consiglio dei Cinquecento i deputati gli si lanciarono contro chiedendo di votare per rendere Bonaparte fuorilegge (cosa che voleva significare l'arresto e la [[ghigliottina]]).<ref>{{cita|Bainville|p. 201}}.</ref>
==== Il Consolato ====
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Nominati consoli provvisori, i tre nuovi padroni della Francia redassero insieme a due commissioni apposite una nuova [[costituzione]], la [[Costituzione francese del 1799|costituzione dell'anno VIII]] che, ratificata con un plebiscito popolare, legittimava il colpo di Stato. L'evoluzione della rivoluzione si stava ormai riportando verso forme di governo più aristocratico, dimostrandosi non praticabili molte delle teorie rivoluzionarie emerse nella rivoluzione.<ref name="storia399">{{cita|''Storia universale''|pp. 399-400}}.</ref> Nel pensiero politico di [[Emmanuel Joseph Sieyès|Sieyès]], il Consolato avrebbe dovuto essere un governo dei notabili, che assicurasse la democrazia attraverso un complesso equilibrio di poteri. Questo progetto fu mandato all'aria da Napoleone il quale, pur in teoria detentore del solo potere esecutivo, aveva in realtà facile gioco nello scavalcare quello legislativo frammentato in ben quattro Camere.
Fattosi nominare Primo Console, ossia concretamente superiore a qualsiasi altro potere dello Stato, Napoleone ricostruiva la Francia con una struttura amministrativa fortemente accentratrice che è rimasta tale fino a oggi: la Francia veniva frazionata in dipartimenti, distretti e comuni, rispettivamente amministrati da prefetti, sottoprefetti e sindaci. Le casse dello Stato venivano risanate dalle conquiste di guerra e dalla fondazione della [[Banca di Francia]] (1800), nonché dall'introduzione del [[franco (moneta)|franco]] d'argento che poneva fine all'era degli [[assegnato|assegnati]] e dell'[[inflazione]]. La lunga lotta contro il [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]] si concludeva con il [[Concordato del 1801]], ratificato da [[papa Pio VII]], che stabiliva il Cattolicesimo «[[religione]] della maggioranza dei francesi» (benché non religione di Stato), ma non riconsegnava al clero i beni espropriati durante la rivoluzione.<ref name="
==== Il Codice napoleonico ====
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[[File:Gros - First Consul Bonaparte (Detail).png|miniatura|sinistra|upright=0.8|''Napoleone Bonaparte primo console'', dettaglio di un ritratto di [[Antoine-Jean Gros]]]]
Durante l'esilio a [[Sant'Elena (isola)|Sant'Elena]], Napoleone sottolineò più volte che la sua opera più importante, quella che sarebbe passata alla storia più delle tante battaglie vinte, sarebbe stata il suo [[Diritto civile|codice civile]]. Il Codice napoleonico legittimò alcune delle idee [[Illuminismo|illuministiche]] e [[Giusnaturalismo|giusnaturalistiche]],<ref>{{cita libro|Guido|Fassò|Storia della filosofia del diritto. III: Ottocento e Novecento|2006|Editori Laterza|pp=12-14}}</ref>
Il Codice eliminava definitivamente i retaggi dell{{'}}''[[Ancien Régime]]'', del [[feudalesimo]], dell'[[assolutismo monarchico]], e creava una società prevalentemente [[Borghesia|borghese]] e [[Liberalismo|liberale]], di ispirazione laica, nella quale venivano consacrati i diritti di eguaglianza, sicurezza e proprietà. Tra i principi della Rivoluzione, venivano salvaguardati quelli della libertà personale, dell'uguaglianza davanti alla legge, della laicità dello Stato (già sancita dal [[Concordato]]) e della libertà di coscienza, della libertà del lavoro. Il Codice era stato però pensato e redatto soprattutto per valorizzare gli ideali della borghesia; perciò andava soprattutto a regolamentare questioni riguardanti i contratti di proprietà e la stessa legislazione riguardante la [[famiglia]] era di natura contrattualistica.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 110}}.</ref> La struttura familiare che il Codice consacra è di tipo paternalistico: il padre può far imprigionare i figli per sei mesi senza controllo delle autorità e amministra i beni della moglie. Veniva tuttavia garantito il [[divorzio]], benché reso più complesso rispetto all'epoca rivoluzionaria.<ref>{{cita testo|titolo=Codice di Napoleone il grande|anno=1812|s=1}}</ref>
Per l'Italia il valore del Codice napoleonico fu fondamentale, poiché esso fu portato negli stati creati da Napoleone e confluì poi nel [[
==== Le opposizioni realista e giacobina ====
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La sera del 10 ottobre [[1800]] Napoleone, mentre assisteva a un'opera al ''Théatre de la République'', sarebbe dovuto cadere sotto le pugnalate di quattro sicari, ma il complotto fu sventato all'ultimo momento grazie a una soffiata, che consentì alla polizia di intervenire arrestando i quattro attentatori proprio in teatro. L'evento passerà alla storia con il nome di ''congiura dei pugnali''.<ref>{{Cita|Gallo|p. 283}}.</ref><ref>{{Cita|Wairy|p. 57}}.</ref>
Poco dopo, la notte di [[Natale]] del medesimo anno Napoleone, la moglie e il suo seguito scamparono
L'opposizione non demordeva e, oltre a un'intensa attività ''libellistica'', si ebbe notizia di attentati in preparazione contro di lui. Infatti egli era odiato sia dai giacobini, che dopo le misure di riconciliazione nazionale, come l'amnistia generale e il diritto al rientro per i nobili emigrati per scampare al terrore, temevano volesse restaurare la monarchia, sia dai realisti, che lo consideravano come l'usurpatore del legittimo sovrano [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]].
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[[File:Bonaparte a Marengo.jpg|miniatura|upright=1.4|Napoleone annuncia ai suoi soldati l'arrivo dei rinforzi durante la [[battaglia di Marengo]]]]
Durante l'assenza di Napoleone impegnato in Egitto, i francesi erano stati ripetutamente battuti in Italia e in Germania dagli austriaci e dai russi a [[Cassano d'Adda]], a [[battaglia di Novi|Novi]] e sul [[Reno]]. La [[Seconda coalizione]] antifrancese aveva rovesciato la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana del 1799]], fondata dai francesi, quella Romana e la Repubblica Cisalpina. Il 6 maggio [[1800]], sei mesi dopo il [[colpo di Stato]] del 18 brumaio, Napoleone assunse il comando della cosiddetta Armata di riserva, destinata a essere trasferita in Italia per rovesciare le sorti della guerra. Il Primo console guidò con grande abilità strategica la marcia del suo esercito; valicò le [[Alpi]] al [[Colle del Gran San Bernardo|passo del Gran San Bernardo]] e colse di sorpresa gli austriaci impegnati nell'[[Assedio di Genova (1800)|assedio di Genova]]. Il nemico venne rapidamente battuto nella [[battaglia di Montebello (1800)|battaglia di Montebello]],<ref name=
[[File:Paul Delaroche - Napoleon Crossing the Alps - Google Art Project 2.jpg|miniatura|sinistra|Bonaparte attraversa le Alpi durante la [[Campagna d'Italia (1800)|seconda campagna d'Italia]]]]
Fu la più famosa delle battaglie napoleoniche in [[Italia]], aspramente combattuta e dalle conseguenze decisive. Napoleone venne inizialmente messo in difficoltà dall'attacco austriaco e rischiò la sconfitta, ma alle otto della sera la battaglia si concluse con la completa vittoria del Primo console. A rovesciare le sorti della battaglia fu l'arrivo nel primo pomeriggio delle truppe di rinforzo del generale [[Louis Charles Antoine Desaix|Louis Desaix]] che permise a Napoleone di contrattaccare con successo l'esercito austriaco del generale [[Michael von Melas]], già certo della vittoria. Il generale Desaix morì durante le fasi finali della battaglia.<ref name=
La pace in Italia venne sancita con il [[trattato di Lunéville]], che in pratica riconfermava il precedente [[trattato di Campoformio]] violato dagli austriaci.<ref name= LS />
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Con la [[Trattato di Amiens (1802)|pace di Amiens]] del 1802 anche l'[[Inghilterra]] firmava la pace con la Francia.<ref>{{Cita|''La storia''|p. 337}}.</ref> Napoleone aveva distrutto la nuova coalizione antifrancese, assicurandosi anche l'appoggio dello [[zar]] di [[Russia]] [[Alessandro I di Russia|Alessandro I]]. Per due anni l'Europa fu finalmente in pace.
Nel 1802 Napoleone vendette una parte del [[Nord]] [[America del Nord|America]] agli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] come parte dell'[[Acquisto della Louisiana|Accordo sulla Louisiana]]: egli aveva appena fronteggiato un grosso problema militare quando l'esercito, mandato a riconquistare [[Hispaniola|Santo Domingo]], dopo aver affrontato la rivolta capeggiata da [[Toussaint Louverture]], fu colpito dalla [[febbre gialla]]. La rivolta fu comunque stroncata.<ref group="N">La spedizione era stata affidata al cognato di Napoleone, generale Leclerc, che morì di febbre gialla dopo aver catturato il capo dei ribelli.</ref> Con le forze dell'[[Ovest]] in condizioni tali da non poter agire, Napoleone capì che non avrebbe potuto difendere la Louisiana e decise di venderla (8 aprile [[1803]]). Egli ristabilì, nel 1802, la [[schiavismo|schiavitù]] nelle colonie francesi.
Dopo che Napoleone ebbe allargato la sua influenza alla [[Svizzera]] e agli [[Confederazione germanica|stati tedeschi]], una disputa su [[Malta]] fornì all'Inghilterra il pretesto nel [[1803]] per dichiarare guerra alla Francia e fornire sostegno ai monarchici francesi che a lui si opponevano.<ref name=
=== Imperatore dei francesi e re d'Italia ===
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Divenuto console a vita, Napoleone era in pratica sovrano assoluto della [[Francia]]. Il 18 maggio 1804 il [[Senato]] lo proclamò [[Imperatore dei francesi]].<ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 34}}.</ref>
Il 2 dicembre del 1804, nella [[cattedrale di Notre-Dame]] a Parigi, fu celebrata la cerimonia di [[incoronazione]]. Napoleone si auto-incoronò imperatore dei francesi e quindi incoronò imperatrice sua moglie [[Giuseppina di Beauharnais]].<ref group="N">L'incoronazione imperiale di Napoleone costò all'amministrazione statale 5.151.574 [[Franco francese|franchi]], sei volte di più di quella di Luigi XVI.</ref> Al contrario di come si sostiene solitamente, Napoleone non prese la corona dalle mani del Papa che pure presenziò senza partecipare direttamente alla cerimonia, su volontà dell'imperatore stesso.<ref>{{Cita news|url=http://www.mondi.it/almanacco/voce/16174|titolo=Napoleone incoronato imperatore di Francia - Almanacco|accesso=24 giugno 2017|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170628210338/http://www.mondi.it/almanacco/voce/16174}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.9colonne.it/51642/l-incoronazione-br-di-napoleone#.WU6ZkHXyiRt|titolo=L'incoronazione di Napoleone|sito=9Colonne|accesso=24 giugno 2017|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171017042441/http://www.9colonne.it/51642/l-incoronazione-br-di-napoleone#.WU6ZkHXyiRt}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/pio-vii_(Enciclopedia-dei-Papi)/|titolo=PIO VII in "Enciclopedia dei Papi"|accesso=24 giugno 2017|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170625220408/http://www.treccani.it/enciclopedia/pio-vii_(Enciclopedia-dei-Papi)/}}</ref>
[[File:Jacques-Louis David, The Coronation of Napoleon edit.jpg|miniatura|''[[L'incoronazione di Napoleone]]'', opera di [[Jacques-Louis David]].]]
Successivamente, il 26 maggio 1805 nel [[Duomo di Milano]], Napoleone fu [[Incoronazione di Napoleone Re d'Italia|incoronato Re d'Italia]]. L'incoronazione a [[Milano]] fu fastosa, e accompagnata dai suoi più fedeli collaboratori in Italia, come il cardinale [[Carlo Bellisomi]], il [[Giuseppe Fenaroli Avogadro|Fenaroli]], il [[Felice Baciocchi|Baciocchi]], il [[Francesco Melzi d'Eril|Melzi]] e l'[[Antonio Aldini|Aldini]]. In questa occasione Napoleone, postosi sul capo la corona imperiale, fatta realizzare per l'occasione,<ref>{{cita pubblicazione|cognome=|nome=|data=|titolo=L'Ottocento e l'età napoleonica|editore=De Agostini}}</ref>
Rinasceva in [[Francia]] la [[monarchia]], ma non era la stessa monarchia rovesciata nel [[1792]], privata dei poteri già nel 1789. Napoleone non era «re di Francia e di [[Navarra]] per grazia di Dio», come citavano le formule dell{{'}}''[[Ancien Régime]]'', ma «Imperatore dei francesi per volontà del popolo», anche se i documenti ufficiali mantenevano una formula di compromesso («Napoleone, per la grazia di Dio e le costituzioni della Repubblica, Imperatore dei Francesi») e per un triennio anche l’intestazione di Repubblica Francese, come sulle monete.<ref>{{cita testo|url=http://www.histoire-empire.org/docs/bulletin_des_lois/organisation_france/sepultures_12_06_1804.htm|titolo=Ad esempio, vedi l'introduzione dell'Editto di Saint Cloud|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140119062233/http://www.histoire-empire.org/docs/bulletin_des_lois/organisation_france/sepultures_12_06_1804.htm }}</ref><ref group="N">Il parallelismo era ovviamente con l’impero romano dei primi secoli, ufficialmente ''RES PVBLICA ROMANA''.</ref> Fu in sostanza un nuovo re dei francesi, tanto che da lui hanno origine molte delle attuali monarchie moderne europee; e fu in effetti una monarchia, poiché Napoleone era padrone assoluto, anche se una monarchia che però non si rifaceva alla nobiltà feudale dell{{'}}''Ancien Régime'', ma nella quale si attuavano alcuni princìpi illuministici della borghesia.
=== La conquista dell'Europa ===
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[[File:Napoleone riceve la resa di Vienna.jpg|miniatura|Napoleone riceve la resa di [[Vienna]] il 13 novembre 1805, durante la [[Terza coalizione|guerra della Terza coalizione]]]]
Nel 1805 si formò in Europa la [[terza coalizione]] contro Napoleone;<ref name=
[[File:Austerlitz-baron-Pascal.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|Napoleone sul campo di [[battaglia di Austerlitz]]]]
Le forze coalizzate prevalentemente austriache e russe (sotto il nuovo zar Alessandro I), anche se con la neutralità della [[Prussia]], erano numericamente soverchianti ma divise. Due i fronti principali: quello germanico, dove Napoleone in persona aveva assunto il comando della Grande Armata e quello italiano dove il generale [[Andrea Massena]] guidava l'Armata d'Italia. Con un'abile manovra strategica Napoleone accerchiò e costrinse alla resa l'esercito austriaco del generale [[Karl Mack von Leiberich|Karl Mack]] a [[battaglia di Ulma|Ulma]] (20 ottobre),<ref name=
[[File:Charles Meynier - Napoleon in Berlin.png|miniatura|upright=1.3|Napoleone entra a [[Berlino]] il 27 ottobre 1806]]
L'anno seguente Napoleone dovette affrontare la [[quarta coalizione]], costituita da Gran Bretagna, [[Prussia]] e Russia; l'imperatore prese subito l'offensiva e, dopo una magistrale manovra strategica, sconfisse completamente il vantato esercito prussiano nella [[battaglia di Jena]] (14 ottobre 1806).<ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 43}}.</ref><ref name=
Dopo una dura resistenza, anche l'esercito russo, che aveva inflitto pesanti perdite ai francesi nella sanguinosa e indecisa [[battaglia di Eylau]],<ref name=
Quando [[Pio VII|papa Chiaramonti]] rifiutò di aderire all'embargo nei confronti dell'Inghilterra, dichiarando che le sue qualità di pastore universale gli imponevano la neutralità, Napoleone fece occupare [[Roma]] dal generale [[Sextius Alexandre François de Miollis|Miollis]] e il 7 maggio 1809 ordinò l'annessione dello [[Stato Pontificio]] all'[[Primo Impero francese|Impero francese]].<ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 53}}.</ref> Il papa rispose con una bolla di scomunica e Napoleone ordinò a Miollis di procedere all'arresto del pontefice. Provvide subito il generale Radet che lo fece prelevare dal [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]] e poi trasportare, insieme con il Segretario di Stato cardinale [[Bartolomeo Pacca]],<ref group="N">Il cardinale Pacca fu separato poi dal papa e inviato alla fortezza di [[Fenestrelle]] ove rimase prigioniero fino al 1815.</ref>
Nella primavera del 1812 fu trasferito a [[Fontainebleau]], dove Napoleone riuscì solo quattro anni dopo a strappargli l'approvazione di un nuovo Concordato.<ref>Bartolomeo Pacca, ''Napoleone contro Pio VII'', Roma, 1944.</ref> Nel maggio 1814 il pontefice rientrò nella sua diocesi, a Roma.<ref>{{cita web|URL=https://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/cultura/113q04a1.html|titolo=Prigioniero dell'imperatore. Deportazione di Pio VII|data=17 Mag. 2009|autore=Claudio Cerasa}}</ref>
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Per mettere in ginocchio l'Inghilterra, unica potenza ancora in armi contro la Francia, Napoleone avviò un embargo.
Tuttavia questo embargo, chiamato [[
[[File:Rédition de Madrid 1808.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.2|Napoleone riceve la resa di [[Madrid]]]]
Nel 1808, sfruttando un contrasto nella famiglia reale spagnola tra il re [[Carlo IV di Spagna|Carlo IV]] e il figlio, il principe delle [[Asturie]] Ferdinando, Napoleone costrinse entrambi ad abdicare e mise sul trono di Spagna il fratello [[Giuseppe Bonaparte]], facendola così entrare direttamente nell'orbita dell'[[Primo impero francese|Impero francese]].<ref name=
L'imperatore scese con una parte della Grande Armata in Spagna e il 4 dicembre, dopo [[campagna di Napoleone in Spagna|una rapida e vittoriosa campagna]], entrò a [[Madrid]] con le sue truppe. Napoleone non riuscì tuttavia a reprimere la resistenza nazionalistica spagnola né a distruggere il corpo di spedizione britannico passato al comando del generale [[John Moore]], che riuscì a evacuare la penisola iberica via mare. La Spagna rimase quindi una spina nel fianco, costringendo l'imperatore, che poco tempo dopo dovette tornare rapidamente a Parigi a causa delle notizie di una nuova coalizione in fase di organizzazione contro di lui, a lasciare truppe molto numerose nella penisola iberica.<ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 48}}.</ref><ref name=
Nonostante le difficoltà organizzative iniziali, Napoleone fu in grado da aprile 1809 di affrontare la [[quinta coalizione]]; mostrando ancora una volta la sua netta superiorità di stratega, l'imperatore ottenne una serie di vittorie contro gli austriaci comandati dall'[[Carlo d'Asburgo-Teschen|arciduca Carlo]], culminate nella [[battaglia di Eckmühl]] il 22 aprile 1809. Napoleone occupò Vienna e il [[Castello di Schönbrunn]] il 12 maggio 1809. La [[battaglia di Aspern-Essling]] invece terminò con un insuccesso di Napoleone che tuttavia alla fine vinse, tra il 5 e il 6 luglio 1809 la decisiva [[battaglia di Wagram]]. L'Austria subì pesanti condizioni di pace con il [[trattato di Schönbrunn]]: il [[Trentino-Alto Adige]]/[[Provincia autonoma di Bolzano|Sud Tirolo]], la [[Baviera]], l'[[Istria]] e la [[Dalmazia]] furono perse. L'indennizzo di guerra fu enorme.<ref name=
==== La nuova Europa di Napoleone ====
[[File:Empire français 1811.png|miniatura|L'impero di Napoleone al suo apogeo nel 1811: {{legenda|#BF4901|territorio francese}}{{legenda|#E1A135|paesi vassalli}}{{legenda|#E9BD72|paesi alleati}}]]
Dal 1810 l'aspetto fisico di Napoleone cambiò e la sua salute comincio a declinare; il trascorrere del tempo e l'enorme impegno di governo e amministrazione dell'Impero cominciarono a logorarlo; ben diverso dallo "[[scaramouche (personaggio)|scaramouche]] sulfureo",<ref>{{Cita|Bainville|p. 173}}.</ref>
[[File:Andrea Appiani (1754-1817) Ritratto di Napoleone Bonaparte, Pinacoteca Ambrosiana, Milano.jpg|miniatura|sinistra|upright=0.7|[[Andrea Appiani]], ''Napoleone come Re d'Italia'']]
Nel 1810, l'Europa era definitivamente ridisegnata secondo il volere napoleonico. I territori sotto il diretto controllo francese si erano espansi ben oltre i tradizionali confini pre-1789; il resto degli Stati europei era o suo satellite o suo alleato. Il regno d'Italia era nominalmente governato da Napoleone, ma retto dal viceré [[Eugenio di Beauharnais]] (figlio di primo letto della moglie di Napoleone, Giuseppina); il [[principato di Lucca e Piombino]] (dal [[1805]] al [[1814]]) fu assegnato a [[Felice Baciocchi]], ma in realtà governato dalla moglie di lui e sorella dell'Imperatore [[Elisa Bonaparte Baciocchi|Elisa]]. Dal 1809 la stessa Elisa fu anche messa a capo dei tre dipartimenti toscani annessi all'Impero con il titolo di Granduchessa di Toscana, che si aggiunse a quello di Principessa di Lucca e Piombino, rimanendo peraltro i due territori disgiunti; alla sorella [[Paolina Bonaparte|Paolina]], sposata col principe [[Camillo II Borghese|Camillo Borghese]], andò il ducato di [[Guastalla]], poi ceduto al regno d'Italia; il fratello maggiore [[Giuseppe Bonaparte|Giuseppe]] riceveva il trono di Spagna; il fratello [[Luigi Bonaparte|Luigi]] riceveva il trono d'[[Regno d'Olanda|Olanda]] dopo aver sposato [[Ortensia di Beauharnais]], figlia della moglie di Napoleone, Giuseppina; il fratello [[Girolamo Bonaparte|Girolamo]] ebbe il [[regno di Vestfalia]]; il generale [[Gioacchino Murat]], poi maresciallo dell'Impero, ebbe il [[regno di Napoli]], dopo aver sposato la sorella di Napoleone, [[Carolina Bonaparte|Carolina]]; il maresciallo [[Jean-Baptiste Jules Bernadotte|Bernadotte]] ebbe il trono di [[Svezia]], ma ben presto tradì il suo ex capo entrando nella coalizione che lo avrebbe detronizzato.<ref group="N">Bernadotte aveva sposato [[Désirée Clary]], prima fiamma di Napoleone, e sorella della moglie di Giuseppe Bonaparte.</ref> La [[Confederazione del Reno]] era di fatto sotto il controllo di Napoleone.
Dopo la [[trattato di Schönbrunn|pace di Schönbrunn]], Napoleone e l'austriaco [[Klemens von Metternich|Metternich]] si erano accordati per un matrimonio di Stato. Il 14 dicembre [[1809]], Napoleone divorziò da [[Giuseppina di Beauharnais]], la moglie certo infedele ma amatissima
=== La campagna di Russia ===
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[[File:Fireofmoscow.jpg|miniatura|upright=1.4|Napoleone a [[Mosca (Russia)|Mosca]] devastata dall'incendio]]
Nonostante gli accordi stabiliti a Tilsit, lo zar Alessandro I di Russia temeva l'egemonia napoleonica e rifiutò di collaborare con lui riguardo al [[Blocco
[[File:Vereshagin.Napoleon near Borodino.jpg|miniatura|sinistra|Napoleone alla [[battaglia di Borodino]]]]
Una serie di vaste manovre strategiche, ideate da Napoleone per sconfiggere l'esercito nemico e concludere rapidamente la guerra, fallirono a causa di errori dei suoi luogotenenti, delle difficoltà del terreno e delle tattiche prudenti dei suoi avversari; a [[Vilnius|Vilna]], a [[Vicebsk|Vitebsk]] e soprattutto nella [[battaglia di Smolensk (1812)|battaglia di Smolensk]] e nella [[battaglia di Valutino]] i russi, battuti ma non distrutti, riuscirono a evitare uno scontro decisivo e a ripiegare verso est.<ref>{{Cita|Lefebvre|pp. 599-600}}.</ref>
Finalmente il 7 settembre, dopo la decisione del generale Kutuzov di combattere per difendere [[Mosca (Russia)|Mosca]], ebbe luogo la grande [[battaglia di Borodino]], a ovest della città: dopo una battaglia cruenta e molto combattuta, i russi, sconfitti, ripiegarono e Napoleone entrò a Mosca una settimana dopo, nel pomeriggio del 14 settembre, dopo aver posto il suo quartier generale sulla [[collina Poklonnaja]], convinto che Alessandro avrebbe negoziato la pace.<ref name=
<!-- [[File:Napoleon_russia.jpg|frame|La ritirata di Napoleone in Russia]] -->
La [[Grande Armata]] francese soffrì gravi perdite nel corso della rovinosa ritirata; la spedizione era cominciata con circa {{formatnum:700000}} uomini (di cui poco meno della metà erano francesi) e {{formatnum:200000}} cavalli, alla fine della campagna poco più di {{formatnum:18000}} uomini raggiunsero [[Vilnius|Vilna]] rimanendo nei ranghi; a questi si aggiunsero poi quarantamila isolati nei giorni successivi. In totale più di {{formatnum:400000}} furono i morti e {{formatnum:100000}} i prigionieri.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 421}}.</ref> Sopravvissero inoltre solo {{formatnum:10000}} cavalli. Tra il 25 e il 29 novembre, infatti, i resti dell'armata, distrutta prima dal caldo e poi dal freddo (il cosiddetto "[[inverno russo|generale Inverno]]")
=== La sconfitta di Lipsia, l'abdicazione e l'esilio all'Elba ===
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[[File:MoshkovVI SrazhLeypcigomGRM.jpg|miniatura|upright=1.6|sinistra|La [[battaglia di Lipsia]]]]
La prima a unirsi alla vittoriosa Russia fu la Prussia che, abbandonando l'alleanza con Napoleone, si schierò a fianco dello zar e della Gran Bretagna. Era la [[sesta coalizione]]. Napoleone, dopo essere rientrato a Parigi, organizzò in fretta, con l'afflusso di giovani reclute, un nuovo esercito e sconfisse i prussiani prima a [[Battaglia di Lützen (1813)|Lützen]] e poi a [[battaglia di Bautzen|Bautzen]] nel maggio [[1813]].<ref name=
Rientrato precipitosamente a Parigi, Napoleone dovette subire l'insubordinazione di tutti i corpi politici: le Camere denunciarono solo ora la sua tirannia, la nuova nobiltà da lui creata gli girò le spalle, il popolo, ormai stanco della guerra, rimase freddo, i marescialli dell'Impero cominciarono a defezionare: tra i principali, Gioacchino Murat che passò al nemico per conservare il regno di Napoli.<ref name= LaStoria />
Il giorno di Natale del 1813 la Francia
[[File:Montfort - Adieux de Napoleon a la Garde imperiale.jpg|miniatura|upright=1.2|''Addii di Napoleone alla Guardia imperiale nel cortile du Cheval-Blanc del castello di Fontainebleau'', Antoine Alphonse Montfort]]
[[File:Napoleon Paul Delaroche.jpg|miniatura|sinistra|''Napoléon Bonaparte'', [[Hippolyte Delaroche|Paul Delaroche]]]]
Intanto il fratello Giuseppe aveva capitolato e il nemico
A Fontainebleau Napoleone passò giorni duri e difficili. Gli giunse notizia che il nemico aveva rigettato la sua proposta di pace che stabiliva il ritorno ai «confini naturali» della Francia. Lo zar Alessandro I gli impose l'abdicazione. Egli, dopo aver più volte tentennato, il 6 aprile decise di abdicare in favore del figlio e della reggenza di Maria Luisa. Ma il nemico decise per un'abdicazione totale, poiché Talleyrand aveva già preso accordi per restaurare sul trono i [[Borbone]]. Napoleone, indignato, minacciò di rimettersi alla testa dei suoi eserciti e marciare su Parigi, ma i marescialli lo costrinsero a cedere.<ref>{{cita|Ludwig|pp. 341-342}}.</ref> L'abdicazione divenne effettiva con la firma del trattato di Fontainebleau da parte delle potenze alleate l'11 aprile.
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Resosi ormai conto dell'evolversi della sua caduta, con inoltre l'aggravarsi dei [[cosacchi]] entrati in [[Parigi]], il 12 aprile, presso il [[Castello di Fontainebleau]], Napoleone tentò il suicidio ingerendo una forte dose di [[arsenico]], conservato in una fialetta che l'imperatore si era procurato dopo la sconfitta in [[Russia]], ma venne soccorso e salvato dai suoi collaboratori, che chiamarono i medici in tempo.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 486}}.</ref>
Dopo un memorabile
Stabilitosi a [[Portoferraio]], volle abitare presso la [[Palazzina dei Mulini]], alla quale fece aggiungere un piano, e che dominava la suggestiva rada ove poteva osservare le navi in entrata e uscita dal porto. Come residenza di campagna scelse la [[Villa di San Martino]]. A Portoferraio volle raggiungerlo la madre, che prese dimora in una piccola abitazione nel centro storico. Soggiornò inoltre presso il romitorio annesso al [[Santuario della Madonna del Monte (Marciana)|Santuario della Madonna del Monte]], dove lo raggiunse occasionalmente la madre –che soggiornava temporaneamente a [[Marciana (Italia)|Marciana]]– e in seguito la contessa [[Maria Walewska]] insieme al loro figlioletto [[Alexandre Florian Joseph Colonna Walewski|Alexandre]].
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[[File:Casa di Napoleone.JPG|miniatura|sinistra|upright=1.2|La [[Palazzina dei Mulini]] a [[Portoferraio]] (isola d'Elba)]]
Anche se impegnato nei lavori all'Elba, Napoleone continuava a ricevere segretamente notizie della situazione francese tramite alcuni ''[[Telegrafo ottico|telegrafi ottici]]'' dislocati sulle alture dell'isola.<ref>''Gazzetta di Firenze'', 1815.</ref> Il nuovo sovrano, [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]] Borbone, era inviso alla popolazione: nel solco della Restaurazione, Luigi stava lentamente smantellando tutte le conquiste della Rivoluzione Francese mantenute da Napoleone.<ref>{{cita|Ludwig|pp. 344-345}}.</ref> Queste notizie, aggiunte alla voce ormai certa che i nemici fossero prossimi a trasferirlo lontano dall'Europa, portarono Napoleone ad agire. Approfittando dell'assenza del commissario inglese sir [[Neil Campbell]], recatosi a [[Livorno]], Napoleone lasciò l'Elba il 26 febbraio [[1815]], salutato dalla popolazione di Portoferraio, con una flotta di sette bastimenti e circa mille uomini al seguito.<ref>{{cita|Ludwig|p. 358}}.</ref>
L'imperatore eluse la sorveglianza della flotta inglese e il 1º marzo 1815 sbarcò in Francia nel golfo di [[Cannes]], a [[Golfo Juan|Golfe Juan]], vicino ad [[Antibes]]: cominciava il periodo che sarà noto come i «Cento giorni». La popolazione lo accolse con un entusiasmo sorprendente e gli eserciti inviatigli contro da Luigi, invece di fermarlo, si unirono a lui. Fu prima la volta del 5
[[File:Plas Newydd (Anglesey) - Waterloo 1.jpg|miniatura|upright=1.2|La [[battaglia di Waterloo]]]]
Riorganizzato rapidamente l'esercito, Napoleone chiese ai nemici nuovamente coalizzatisi la pace, con la sola condizione di mantenere il trono di Francia: la sua richiesta non venne accettata.
[[File:Guanti di Napoleone.jpg|thumb|left|I guanti indossati da Napoleone alla battaglia di Waterloo, conservati presso la [[Pinacoteca Ambrosiana]], Milano]]
L'ala destra da lui comandata impegnò e sconfisse i prussiani del generale Blücher nella [[battaglia di Ligny]], mentre il maresciallo Ney attaccò i britannici del duca di Wellington a [[Battaglia di Quatre-Bras|Quatre-Bras]], ma nessuno dei due combattimenti ebbe esito determinante.<ref name=
Napoleone compì alcuni errori tattici e sbagliò nella scelta dei luogotenenti, rinunciando al maresciallo [[Louis Nicolas Davout]], lasciato a Parigi, e affidandosi a Grouchy, inesperto di incarichi di comando, e a Ney, famoso per ardimento, ma non per la sua intelligenza tattica, il cui comportamento inutilmente avventato fu fra i fattori determinanti della disfatta. Ultimo ad arrendersi fu il giovane generale della [[Guardia imperiale (Primo Impero)|Guardia imperiale]] [[Pierre Cambronne]]<ref>Noto l'aneddoto, narrato anche da Hugo ne ''[[I miserabili]]'', che all'imposizione di resa degli inglesi Cambronne abbia risposto semplicemente: «Merde»; altri sostengono invece che abbia risposto con un più formale e militaresco «La Guardia muore ma non si arrende». {{Cita|Gerosa|p. 501}}., cita entrambe le frasi; {{Cita|Dumas|p. 173}}. propende per la più celebre parola.</ref> che con la Vecchia Guardia coprì la ritirata dell'esercito sconfitto alla volta di Parigi. Napoleone si era dimostrato ottimista durante la battaglia: «Wellington è un pessimo generale. Stasera ceneremo a Bruxelles», aveva dichiarato la mattina. In serata, invece l'imperatore era sulla strada di ritorno per Parigi conscio della certezza della fine di ogni suo sogno.<ref name=
Impostagli dalla Camera la nuova abdicazione, sotto le pressioni del potente [[Joseph Fouché|Fouché]] («Avrei dovuto farlo impiccare prima», sbottò Napoleone),<ref>{{cita|Ludwig|p. 385}}.</ref> egli dichiarò di immolarsi «in olocausto per la Francia»<ref name=
=== L'esilio a Sant'Elena e la morte ===
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[[File:Napoleon sainthelene.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.2|Napoleone a Sant'Elena]]
Con un piccolo seguito di fedelissimi,<ref group="N">A Napoleone fu concesso di farsi accompagnare da tre ufficiali più un chirurgo e dodici domestici, tutti scelti fra coloro che lo accompagnarono in Inghilterra sul [[HMS Bellerophon (1786)|Bellerophon]] (ma con l'esclusione dei generali [[Anne Jean Marie René Savary|Savary]] e [[François Antoine Lallemand]]). A seguito delle sue proteste, gli furono concesse quattro persone anziché tre:
* il generale [[Carlo Tristano di Montholon|Carlo Tristano, conte di Montholon]] ([[1783]] - Parigi, 23 agosto [[1853]]), accompagnato dalla moglie Albine de Vassal e dal figlio cinquenne Tristano. Rimarrà a Sant'Elena fino alla morte di Napoleone;
* il generale [[Henri Gatien Bertrand|Bertrand]] ([[Châteauroux]] 28 marzo [[1773]] - ivi, 31 gennaio [[1844]]), accompagnato dalla moglie Fanny de Dillon e dai tre figli. Rimarrà a Sant'Elena fino alla morte di Napoleone.
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[[File:16 Napoleons exole St Helena June1970.jpg|miniatura|upright=1.2|Longwood House]]
I dolori allo stomaco di cui già soffriva da tempo, acuitisi nel clima inospitale dell'isola e con il duro regime impostogli, lo condussero alla morte il 5 maggio 1821 alle ore 17:49. Le ultime parole di Napoleone furono ''Francia, esercito - capo dell'esercito - Giuseppina''.<ref>{{cita|Ludwig|p. 486}}; {{Cita|Dumas|p. 186}}.</ref> Egli chiese di essere seppellito sulle sponde della [[Senna]], ma fu invece seppellito a Sant'Elena, presso [[Sane Valley]], come stabilito già l'anno prima dal governo inglese. Il governatore Lowe e i suoi uomini gli tributarono gli onori riservati ad un generale.
L'[[autopsia]] accertò la causa di morte in un [[tumore dello stomaco]].<ref>{{cita pubblicazione|url=http://jrsm.rsmjournals.com/content/97/10/507.2.long|cognome=Keynes|nome=Milo|titolo=The death of Napoleon|pmid=15459279|rivista=The Royal Society of Medicine|mese=agosto|anno=2004|lingua=inglese|accesso=14 febbraio 2021|urlarchivio=https://archive.today/20120712084145/http://jrsm.rsmjournals.com/content/97/10/507.2.long|dataarchivio=12 luglio 2012}}</ref><ref name="causemorte">{{cita web|url=http://www.margheritacampaniolo.it/letteratura/napoleone.htm|titolo=Sulla morte di Napoleone|accesso=2 gennaio 2012|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121210115144/http://www.margheritacampaniolo.it/letteratura/napoleone.htm}}</ref>
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==== Teorie alternative sulla morte di Napoleone ====
[[File:Ingres, Napoleon on his Imperial throne.jpg|miniatura|upright=0.8|[[Jean-Auguste-Dominique Ingres]], ''[[Napoleone I sul trono imperiale]]'', uno dei più noti dipinti celebrativi di Bonaparte]]▼
{{vedi anche|Teorie alternative sulla morte di Napoleone Bonaparte}}
▲[[File:Ingres, Napoleon on his Imperial throne.jpg|miniatura|upright=0.8|[[Jean-Auguste-Dominique Ingres]], ''[[Napoleone I sul trono imperiale]]'', uno dei più noti dipinti celebrativi di Bonaparte]]
Cominciarono subito a diffondersi [[Teorie alternative sulla morte di Napoleone Bonaparte|ipotesi alternative sulla morte di Napoleone]], frutto, in generale, di [[teoria del complotto|teorie del complotto]]: esse, pur accreditate, non smentiscono la veridicità della causa della morte per tumore allo stomaco.<ref name="causemorte"/><ref>{{cita pubblicazione|autore=Lugli A, Clemenza M, Corso PE, di Costanzo J, Dirnhofer R, Fiorini E, Herborg C, Hindmarsh JT, Orvini E, Piazzoli A, Previtali E, Santagostino A, Sonnenberg A, Genta RM.|titolo=The medical mystery of Napoleon Bonaparte: an interdisciplinary exposé|lingua=inglese|pmid=21326012|mese=maggio|anno=2011}}</ref>
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[[File:Retour des Cendres - 6.jpg|miniatura|upright=1.2|sinistra|Il corteo funebre di Napoleone a Parigi del 15 dicembre [[1840]]]]
Il 2 agosto [[1830]], nove anni dopo la morte di Napoleone, il re [[Carlo X di Francia|Carlo X]] di [[Borbone]] fu costretto ad abdicare e la corona venne concessa a [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo d'Orléans]], di idee più liberali. La statua dell'imperatore fu restaurata sulla colonna di [[Place Vendôme]] e vi furono richieste del rientro in patria delle spoglie mortali. Il figlio cadetto del re, il [[Francesco d'Orléans|Principe di Joinville]], venne incaricato di riportare le spoglie dell'imperatore in Francia e questi, dopo aver ottenuto il permesso dei britannici, diresse una spedizione a Sant'Elena per riportare la salma a Parigi.<ref name=
Il 15 dicembre [[1840]] ebbe luogo il funerale solenne a Parigi, celebrato con tutti gli onori del rango imperiale. Disposto il feretro su di un carro trainato da 16 cavalli, scortato dai [[Maresciallo di Francia|Marescialli di Francia]] [[Nicolas Charles Oudinot|Oudinot]] e [[Gabriel Jean Joseph Molitor|Molitor]], dall'ammiraglio [[Albin Roussin|Roussin]] e dal generale [[Henri Gatien Bertrand|Bertrand]], a cavallo, sui quattro lati, il corteo funebre passò sotto l'[[Arco di Trionfo (Parigi)|Arco di Trionfo]], tra due file di insegne con l'aquila imperiale, salutato dalle salve di cannone e accolto dalla famiglia regnante in nome della Francia.<ref name=
==== La tomba monumentale ====
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[[File:Jacques-Louis David 011.jpg|miniatura|upright=0.7|Il generale Napoleone Bonaparte, comandante dell'[[Armata d'Italia]]]]
Napoleone, ufficiale di artiglieria, giovane generale legato inizialmente alla fazione giacobina e quindi al Direttorio, primo console e poi imperatore dei francesi, condottiero della più grande macchina militare dell'epoca<ref>G. Blond, ''Vivere e morire per Napoleone'', pp. 7-9.</ref> e conquistatore di gran parte del continente, rimane a tutt'oggi l'archetipo dell'uomo di guerra vittorioso, protagonista di una vicenda storica narrata e analizzata da una vastissima bibliografia.<ref>{{cita|Tulard|pp. 9-16}}.</ref>
Le qualità militari di tattico e stratega e la sua carriera più che ventennale costellata di impressionanti vittorie, continuano a rendere Napoleone, ''le tondu'', "il rapato", come era soprannominato dai suoi soldati, nel giudizio degli storici uno dei più grandi condottieri militari di tutti i tempi, accostato dallo storico britannico [[Geoffrey Wootten]] solo ad [[Alessandro Magno]].<ref>G. Wootten, ''Waterloo 1815'', p. 10.</ref>
Dal punto di vista della strategia operativa (o strategia logistica secondo la terminologia di Liddell Hart<ref>{{cita|Liddell Hart|pp. 223-224}}.</ref>) Napoleone seppe fondere nel suo sistema di guerra le innovazioni di pensatori militari francesi come il [[Jacques Antoine Hippolyte, Comte de Guibert|conte di Guibert]] e [[Jean du Teil]] con lo studio dei grandi condottieri del passato da [[Federico II di Prussia]], a [[Henri de La Tour d'Auvergne, visconte di Turenne|Turenne]] al [[Luigi II di Borbone-Condé|Gran Condé]].<ref>{{cita|Chandler|pp. 200-210}}.</ref>
[[File:Jean-Léon Gérôme 002.jpg|miniatura|sinistra|upright|Napoleone a [[Il Cairo]]]]
La strategia napoleonica è profondamente innovativa in primo luogo nelle concezione di fondo; obiettivo della guerra diventa la distruzione dell'esercito nemico possibilmente con una campagna rapida e una battaglia decisiva; obiettivi geografici o fortezze diventano elementi secondari utili eventualmente per attrarre e sviare il nemico, costringendolo a battersi in circostanze sfavorevoli.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 234}}.</ref>
Lento e scientifico nella fase ideativa dei suoi piani di guerra,<ref>{{cita|Ludwig|pp. 409-410}}.</ref>
L'esercito napoleonico, dispiegato su vasto fronte, avanzava di sorpresa e nel massimo segreto secondo i piani dell'imperatore, che di regola prevedevano in anticipo tutte le possibilità e le evenienze; i corpi d'armata marciavano su direttrici separate ma disposti in modo da potersi reciprocamente sostenere in caso di complicazioni e di potersi concentrare al momento opportuno, scelto da Napoleone sulla base delle circostanze effettive sul terreno.<ref>{{cita|Tulard|pp. 243-244}}.</ref> La marcia separata confondeva il nemico e progressivamente restringeva il suo spazio di manovra fino a costringerlo alla battaglia nelle peggiori condizioni; Napoleone effettuava il concentramento generale all'ultimo momento e a volte durante la battaglia stessa; l'esercito avversario quindi o rischiava la battaglia o, se rimaneva immobile come a Ulma, veniva tagliato fuori dalle sue retrovie e accerchiato dall'avanzata convergente dei vari corpi d'armata.<ref>{{cita|Chandler|pp. 212-222}}.</ref> La superiore capacità strategica di Napoleone si evidenziava proprio nella sua abilità nel predisporre opportunamente la dislocazione e la marcia dei vari corpi d'armata e di effettuare il raggruppamento finale nel momento e nel punto giusto.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 233}}.</ref>
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Tuttavia, sono noti per certo almeno due figli illegittimi:
* [[Carlo Leone Denuelle|Carlo, conte Léon]] ([[1806]]-[[1881]]), avuto da [[Eleonora Denuelle|Luisa Caterina Eleonora Denuelle de la Plaigne]] ([[1787]]-[[1868]]), lettrice della principessa [[Carolina Bonaparte]], già sposata a Jean-Honoré François Revel e da questi divorziata pochi mesi prima della nascita di Carlo;
* [[Alexandre Florian Joseph Colonna Walewski|Alessandro Floriano Giuseppe, conte Colonna-Walewski]]
Inoltre è stato scritto che il filosofo, giornalista e uomo di stato francese [[Jules Barthélemy-Saint-Hilaire]] (1805-1895) fosse figlio illegittimo di Napoleone Bonaparte, ma non vi è alcuna certezza storica in merito.<ref>{{fr}} Jean-Marie Mayeur, Alain Corbin, Arlette Schweitz (a cura di), ''Les immortels du Sénat, 1875-1918. Les cent seize inamovibles de la Troisième République'', Paris, Publications de la Sorbonne, 1995.</ref>
== Ascendenza ==
{{Ascendenza
|1 = Napoleone I di Francia
|2 = [[Carlo Maria Buonaparte
|3 = [[Maria Letizia Ramolino]]
|4 = [[Giuseppe Maria Buonaparte
|5 = Maria Saveria Paravicini
|6 = Giovanni Geronimo Ramolino
|7 = Angela Maria Pietrasanta
|8 = [[Sebastiano Nicola Buonaparte
|9 = Maria Anna Tusoli di Bocagnano
|10 = Giuseppe Maria Paravicini
|11 = Maria Angela Salineri
|12 = Giovanni Agostino Ramolino
|13 = Angela Maria Peri
|14 = Giuseppe Maria Pietrasanta
|15 = Maria Giuseppa Malerba
|16 = Giuseppe Buonaparte
|17 =
|18 = Carlo Tusoli di Bocagnano
|19 = Isabella ?
|22 = Angelo Agostino Salineri
|23 = Francetta Merezano
|24 = Giovanni Girolamo Ramolino
|25 = Maria Letizia Boggiani
|26 = Andrea Peri
|27 = Maria Maddalena Colonna d'Istria
|28 = Giovanni Antonio Ramolino
|29 = Paola Brigida Sorba
}}
==
Di seguito sono citate le opere cinematografiche e televisive, reperibili in lingua italiana, che hanno avuto per soggetto centrale il personaggio di Napoleone Bonaparte e le sue vicende storiche; nell'elenco è indicato anche, quando noto, l'attore che ha impersonato il ruolo di Napoleone stesso:
=== Musica ===
* [[Beethoven]] inizialmente dedicò a Napoleone la sua [[Sinfonia n. 3 (Beethoven)|Terza Sinfonia]], intitolandola "Bonaparte", ma dopo la nomina a imperatore, tolse la dedica e reintitolò la sinfonia "Eroica per il sovvenire di un grand'uomo".
=== Filmografia ===
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* ''[[Napoleone Bonaparte (film)|Napoleone Bonaparte]]'', regia di [[Sacha Guitry]] (Francia-Italia, 1954) - [[Daniel Gélin]] e [[Raymond Pellegrin]];
* ''[[La battaglia di Austerlitz]]'' (''Austerlitz''), regia di Abel Gance (Francia-Italia-Jugoslavia, 1960) - [[Pierre Mondy]];
* ''[[Venere imperiale]]'', regia di [[Jean Delannoy]] (Italia-Francia, 1963) - [[Raymond Pellegrin]];
* ''[[Waterloo (film 1970)|Waterloo]]'', regia di [[Sergej Fëdorovič Bondarčuk]] (URSS-Italia, 1970) - [[Rod Steiger]];
* ''[[I vestiti nuovi dell'imperatore (film 2001)|I vestiti nuovi dell'imperatore]]'' (''The Emperor's New Clothes''), regia di [[Alan Taylor (regista)|Alan Taylor]] (Germania-Italia-Regno Unito, 2001) - [[Ian Holm]];
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== Note ==
=== Esplicative ===
<references group="N"/>
=== Bibliografiche ===
{{Note strette}}
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* {{cita libro|autore=Gianni Rocca|titolo=Il piccolo caporale, Napoleone alla conquista dell'Italia 1796-97 e 1800|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1996|isbn=978-88-04-41049-2|cid=Rocca}}
* {{cita libro|autore=[[Antonio Spinosa]]|titolo=Napoleone il flagello d'Italia|editore=Mondadori|città=Milano|anno=2003|isbn=88-04-51916-9}}
* {{cita libro|autore=[[Evgenij
* {{cita libro|autore=[[Jean Tulard]]|titolo=Napoleone|editore=Rusconi libri|città=Milano|anno=1994|isbn=88-18-70091-X|cid=Tulard}}
* {{cita libro|autore=Constant Wairy|titolo=Il valletto di Napoleone|url=https://archive.org/details/ilvallettodinapo0000unse|curatore=Patrizia Varetto|editore=Sellerio Editore|anno=2006|città=Palermo|isbn=88-389-2190-3|cid=Wairy}}
* {{cita libro|autore=[[Carlo Zaghi]]|titolo=L'Italia di Napoleone dalla Cisalpina al Regno|anno=1991|editore=UTET|annooriginale=1986|isbn=88-02-03955-0|cid=Zaghi}}
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In inglese:
* {{cita libro|autore=Philip Dwyer|titolo=Napoleone: The path to power 1769 - 1799|url=https://archive.org/details/napoleonpathtopo0000phil|volume=Volume 1|anno=2008|editore=Bloomsbury Publishing|isbn=978-0-7475-6677-9|cid=Dwyer|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=Avner Falk|titolo=Napoleon against himself: a psychobiography|anno=2007|editore=Pitchstone Pub|isbn=978-0-9728875-6-4|cid=Falk|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=Thomas Ussher|autore2=John R. Glover|titolo=Napoleon's Last Voyages|editore=Cornell University Library|città=Ithaca|anno=1906|cid=Ussher e Glover|isbn=978-1-112-51214-8|lingua=en}}
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[[Categoria:Membri dell'Accademia Francese delle Scienze]]
[[Categoria:Governatori militari di Parigi]]
[[Categoria:Ordine delle Palme Accademiche]]
[[Categoria:Modelli di opere d'arte]]
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