Napoleone Bonaparte: differenze tra le versioni

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{{protetta}}
{{nota disambigua}}
{{nota disambigua||Napoleone (disambigua)|Napoleone}}
{{nd|il film omonimo|Napoleone Bonaparte (film)}}
{{Monarca
|nome = Napoleone I di Francia
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* 18 maggio [[1804]] -<br />11 aprile [[1814]] (I)
* 20 marzo [[1815]] -<br />22 giugno [[1815]] (II)
|incoronazione = 2 dicembre [[1804]], [[Cattedrale di Notre-Dame]]
|predecessore = {{sp}}
* ''sé stesso come Primo Console'' (I)
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|Luogo_di_sepoltura =
|Nazione_servita = [[File:Royal Standard of the King of France.svg|20px|border]] [[Francia nell'età moderna|Regno di Francia]]<br />{{simbolo|Flag of France (1790-1794).svg}} [[Regno di Francia (1791-1792)]]<br />[[File:Flag of France (1794–1815, 1830–1958).svg|21px|bordo]] [[Prima Repubblica francese]]<br />[[File:Flag of France (1794–1815, 1830–1958).svg|21px|bordo]] [[Primo Impero francese]]
|Forza_armata = [[File:Pavillon royal de France.svg|21px]] [[Armée royale française|Reale esercito francese]] <br/> [[File:Flag of France (1794–1815, 1830–1974).svg|21px]] [[Esercito rivoluzionario francese]] <br/> [[File:Emblem of Napoleon Bonaparte.svg|21px]] [[Grande Armata]]
|Arma =
|Corpo =
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|GiornoMeseNascita = 15 agosto
|AnnoNascita = 1769
|NoteNascita = <ref group="N">Il giorno di nascita fu considerato molto importante da Napoleone, spingendolo a modificare il nome del martire san Neopolo in [[Napoleone martire|san Napoleone]] e a spostarne la ricorrenza al 15 agosto, esclusivamente per fini politici.</ref>
|LuogoMorte = Longwood, Isola di Sant'Elena
|LuogoMorteLink = Sant'Elena (isola)
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{{vedi anche|Cronologia dell'età napoleonica|Età napoleonica|Bonaparte (famiglia)}}
 
Napoleone Bonaparte nacque ad [[Ajaccio]], in [[Corsica]], poco più di un anno dopo la stipula del [[Trattato di Versailles (1768)|trattato di Versailles del 1768]], con il quale la [[Repubblica di Genova]] lasciava mano libera alla Francia nell'isola, che fu così invasa dalle armate di [[Luigi XV di Francia|Luigi XV]] e annessa al patrimonio personale del re.<ref>{{cita web|url=http://www.radiche.eu/zindex/zfile/documentazione/storia01_trattatoVersailles/trattato_Versailles.htm|titolo=Traité de Versailles/Trattato di Versailles (1768)|accesso=5 giugno 2011|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111117162830/http://www.radiche.eu/zindex/zfile/documentazione/storia01_trattatoVersailles/trattato_Versailles.htm}}</ref> La famiglia Bonaparte apparteneva alla piccola [[borghesia]] còrsa<ref>Secondo quanto riferito, da A. Vieusseux, nel suo ''Napoleon Bonaparte: His sayings and his deeds'', 2 voll., Charles Knight & Co., 1846., vol. I, a p. 5 «La famiglia Bonaparte era della classe definita "famiglie di cittadini" o notabili di Corsica, una sorta di nobiltà minore; poiché i Genovesi, che erano all'epoca Signori di Corsica, non riconoscevano come tale alcun patrizio, eccezion fatta per coloro che erano iscritti nel libro d'oro a Genova. Gli antenati della famiglia Bonaparte sembra fossero immigrati da Genova ad Ajaccio, insieme a numerosi altri coloni, verso la fine del XV secolo. Un'altra famiglia, ovvero un ramo lontano della stessa famiglia, dal nome Bonaparte, o piuttosto Buonaparte, era già stanziata, in tale periodo, nella città di San Miniato, in Toscana, e aveva, da allora, prodotto diversi uomini dotti.»</ref> e aveva forse lontane origini nobili genovesi.<{{#tag:ref>|Sembra accertato che gli antenati fossero immigrati in Corsica da [[Sarzana]] nel XVI secolo, al servizio di Genova:.<ref>{{citaCita web|url=http://www.italiadiscovery.it/news/liguria/la_spezia/sarzana/la_famiglia_di_napoleone_bonaparte/1268.php|titolo=La famiglia di Napoleone Bonaparte, a Sarzana|accesso=11 gennaio 2012|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120130143641/http://www.italiadiscovery.it/news/liguria/la_spezia/sarzana/la_famiglia_di_napoleone_bonaparte/1268.php}}</ref>|group="N"}}
 
Il padre, [[Carlo Maria Buonaparte]], avvocato laureatosi all'[[Università di Pisa]], aveva effettuato ricerche araldiche per ottenere presso i lontani parenti di [[San Miniato]] una patente di nobiltà che gli conferisse prestigio in Patria e gli permettesse di meglio provvedere all'istruzione dei figli. Secondo alcune ricostruzioni, Napoleone avrebbe cambiato il cognome da "Buonaparte" in "Bonaparte" dopo la morte del padre, pochi giorni prima di sposare Giuseppina e partire per la campagna d'Italia, per renderlo più adatto alla lingua francese.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 8}}.</ref> In realtà già nel suo atto di battesimo, redatto ad Ajaccio in lingua italiana, viene attestata la nobiltà della famiglia e si riporta il cognome Bonaparte,<ref>{{cita testo|url=http://www.culture.gouv.fr/public/mistral/caran_fr?ACTION=RETROUVER&FIELD_98=TYPEDOC&VALUE_98=%20acte%20de%20naissance%20&NUMBER=8&GRP=0&REQ=((acte%20de%20naissance)%20:TYPEDOC%20)&USRNAME=nobody&USRPWD=4$%2534P&SPEC=1&SYN=1&IMLY=&MAX1=1&MAX2=90&MAX3=100&DOM=All|titolo=Archivi nazionali francesi: atto di battesimo di Carlo Maria Bonaparte. Il testo rilevante è il seguente: «Carlo Maria, figlio del nobile Giuseppe di Sebastiano Bonaparte e della nobile Maria Saveria moglie.»|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120112120312/http://www.culture.gouv.fr/public/mistral/caran_fr?ACTION=RETROUVER&FIELD_98=TYPEDOC&VALUE_98=%20acte%20de%20naissance%20&NUMBER=8&GRP=0&REQ=((acte%20de%20naissance)%20:TYPEDOC%20)&USRNAME=nobody&USRPWD=4$%2534P&SPEC=1&SYN=1&IMLY=&MAX1=1&MAX2=90&MAX3=100&DOM=All }}</ref> prova che esso non era definitivamente fissato nella forma Buonaparte, mentre nei successivi atti, in italiano, relativi a [[Paolina Bonaparte|Paola]] e a [[Luigi Bonaparte|Luigi Napoleone]] il cognome, ancora nella forma Bonaparte, è preceduto dalla particella "de". Carlo Maria Bonaparte morì prematuramente a causa di un [[tumore dello stomaco]], il 24 febbraio [[1785]], a [[Montpellier]].
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La madre era [[Maria Letizia Ramolino]], discendente da nobili toscani e lombardi; al momento del matrimonio, il 2 giugno 1764, aveva 14 anni, mentre il marito ne aveva 18.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 5}}.</ref> La coppia ebbe 13 figli, di cui solo otto sopravvissero: oltre Napoleone anche i fratelli [[Giuseppe Bonaparte|Giuseppe]], [[Luciano Bonaparte|Luciano]], [[Luigi Bonaparte|Luigi]] e [[Girolamo Bonaparte|Girolamo]]; le sorelle [[Elisa Bonaparte Baciocchi|Elisa]], [[Paolina Bonaparte|Paolina]] e [[Carolina Bonaparte|Carolina]]. Lo stesso Napoleone disdegnò in più occasioni tali ascendenze illustri affermando che voleva essere fondatore e non discendente di tale nobiltà.<ref>Tratto dal dialogo con Francesco d'Austria nel convegno di Dresda. Si veda anche nota al Moniteur del 14 luglio 1805. Particolari in {{cita|Gerosa|pp. 8-9}}.</ref>
 
I due genitori combatterono nella guerra fra i corsi e i francesi e Maria combatté anche quando era incinta di Napoleone, suo secondo figlio. Il 15 agosto 1769<ref group="N">Alcuni storici proclamano come data di nascita il 5 febbraio 1768, mentre Iung afferma che sia nato il 7 gennaio 1768 e che lo stesso Napoleone abbia falsificato gli atti di nascita familiari per dimostrare di essere cittadino francese.</ref> durante la festa dell'Assunzione si recò alla cattedrale di Ajaccio. Al suo ritorno a casa, intorno a mezzogiorno<ref>{{Cita|Gerosa|p. 7}}. e </ref><ref>{{cita libro|Andrea|Stuart|The Rose of Martinique: A Life of Napoleon's Josephine|2005|Grove Press|p=180|isbn=978-0-8021-4202-3|lingua=en}}</ref> si accasciò dando alla luce Napoleone. Venne battezzato un anno ed undici mesi dopo, il 21 luglio 1771.<ref>{{cita|De Bourrienne|p. XLIII}}.</ref>
 
=== Infanzia ===
A cinque anni venne iscritto in un asilo d'infanzia in Francia, dove studiò con l'abate Recco<{{#tag:ref>|Fu nominato nel testamento lasciandogli ventimila franchi .<ref>{{Cita|Gerosa|p. 13}}.</ref>|group="N"}} per quattro anni, nei quali ricevette educazione anche dallo zio, l'arcidiacono Luciano.
 
Fu grazie al [[Titolo (onomastica)|titolo nobiliare]] ottenuto in Toscana che il padre Carlo poté iscriversi al Libro della nobiltà di Corsica, istituito dai francesi per consolidare la conquista dell'isola<ref name="Ludwig">{{cita|Ludwig|p. 8}}.</ref> e, solo grazie a tale iscrizione, all'età di nove anni, il giovane Napoleone fu ammesso il 23 aprile 1779,<{{#tag:ref>|Gli storici portano date diverse: Chateaubriand porta la data del 12 maggio 1779, Hilaire Belloc afferma il 21 aprile mentre il 23 aprile è la data riportata nei registri della scuola, in .<ref>{{Citacita|Gerosa|p. 17}}.</ref>|group="N"}} sempre per iniziativa del padre, alla Scuola reale di [[Brienne-le-Château]], nel nord della Francia, dove rimase fino al 17 ottobre 1784 (alcuni storici, erroneamente, ritengono fino al 30 ottobre dello stesso anno).<{{#tag:ref>|Di differente opinione Madelin. <ref>{{cita|Gerosa|p. 18}}.</ref>|group="N"}} Per migliorare il suo francese e prepararsi alla scuola, prima frequentò per quattro mesi il collegio di [[Autun]], i suoi studi furono finanziati grazie a una borsa di studio di duemila franchi.
 
Napoleone inizialmente non si considerava francese e si sentiva a disagio in un ambiente dove i suoi compagni di corso erano in massima parte provenienti dalle file dell'alta aristocrazia transalpina e lo prendevano crudelmente in giro motteggiando il suo nome come "''la paille au nez = la paglia per il naso''" (l'accusa di essere straniero l'avrebbe perseguitato per tutta la vita).<ref>{{Cita|Gerosa|p. 23}}.</ref><{{#tag:ref>|Un giorno all'accademia di Brienne sbottò contro i suoi compagni: "Aspettate che sia grande: voglio far tanto male a voi francesi!".<ref {{cita|name="Ludwig|p." 8}}.</ref>|group="N"}} Qui strinse amicizia con [[Louis-Antoine Fauvelet de Bourrienne]], suo futuro biografo, e nel frattempo il giovane Napoleone si dedicò con costanza agli studi, riuscendo particolarmente bene in [[matematica]].<ref>{{Cita|Bainville|p. 93}}.</ref>
 
Seguì le idee ateiste del collegio e lui stesso narrò che a 11 anni la sua fede vacillò.<{{#tag:ref>|Sentì da un predicatore che Catone e Cesare bruciavano nelle fiamme, i due personaggi che più ammirava. In <ref>{{Citacita|Gerosa|p. 20}}.</ref>|group="N"}}
 
Grazie alla sua nascita in contesto italiano/toscano-corso, mantenne comunque un legame forte con la lingua e la cultura toscana/italiana, come dimostra il fatto che tra i suoi libri più cari, che portava sempre con sé, c'era la versione [[Melchiorre Cesarotti|cesarottiana]] dei ''[[Canti di Ossian]]'', saga poetica del guerriero celtico [[Ossian]].<ref>{{cita|Pillepich|}}.</ref>
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{{Vedi anche|Assedio di Tolone (1793)}}
 
Dopo il giudizio positivo del cavaliere di Kéralio,<ref>{{cita|de Saint-Hilaire|p. 16}}.</ref>, il 22 settembre [[1784]] il suo successore, l'ispettore militare Reynaud des Monts, gli concesse l'ammissione alla Regia [[Ecole Militaire|Scuola Militare]] di Parigi, fondata da [[Luigi XV di Francia|Luigi XV]] su consiglio di [[Madame de Pompadour]], dove giunse nella sera del successivo 21 ottobre, partito giorni prima il 17.<ref>{{Cita|Dwyer|p. 32}}.</ref> Nel 1785 tentò di passare in [[Marina militare|Marina]], ma in seguito all'annullamento degli esami d'ammissione di quell'anno, passò in [[artiglieria]], desideroso di abbandonare gli studi al più presto e dedicarsi alla carriera militare.<ref>{{Cita|Bainville|pp. 91-92}}.</ref> Alloggiava in una mansarda. Fra i suoi insegnanti figurava [[Gaspard Monge]], creatore della [[geometria descrittiva]].
 
Ottenne quindi la nomina a sottotenente a soli 16 anni<{{#tag:ref>|Giunse 42°º su 58 candidati coprendo in un solo anno ciò che gli altri candidati coprirono in due o tre anni di corso. In <ref>{{Citacita|Gerosa|p. 27}}.</ref>|group="N"}} e fu distaccato, il 1º settembre [[1785]], presso un reggimento d'artiglieria di stanza a [[La Fère]], come sottoluogotenente, sotto gli ordini del [[Jean-Pierre du Teil|barone du Teil]], per assumere la luogotenenza, pochi mesi dopo, presso un reggimento di stanza a [[Valence (Drôme)|Valence]], nel sud-est della Francia.<ref>{{cita|Bainville|pp. 96-97}}.</ref> In quei tempi si innamorò prima di Caroline, figlia di Anna du Colombier<ref>{{cita|Dwyer|p. 44}}.</ref> e in seguito di Louise-Marie-Adelaide de Saint-Germain, ma in entrambi i casi venne rifiutato. La sua prima relazione fu con una prostituta.<{{#tag:ref>|Consumata nel numero 9 dell'Hotel de Cherbourg dove risiedeva Napoleone diciottenne. Racconto dettagliato in {{cita|Gerosa}}<ref>{{Cita|Gerosa|pp. 31-32}}.</ref>|group="N"}} Nel 1787 tornò a Parigi, poi viaggiò in Corsica e infine raggiunse il reggimento ad [[Auxonne]].
 
[[File:Napoleon - 2.jpg|miniatura|sinistra|upright|Napoleone a 23 anni, tenente colonnello della [[Guardia nazionale francese|Guardia Nazionale]]]]
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[[File:Napoleon à Toulon par Edouard Detaille.jpg|miniatura|sinistra|upright|Il capitano Bonaparte all'[[assedio di Tolone (1793)|assedio di Tolone]]]]
 
Allo scoppio della rivoluzione nel [[1789]], Napoleone, ventenne e ormai [[ufficiale (forze armate)|ufficiale]]<{{#tag:ref>|Molti ufficiali erano fuggiti all'estero per questo il corpo si ritrovò nella necessità di avanzamenti di carriera improvvisi. In <ref>{{Citacita|Gerosa|p. 35}}.</ref>|group="N"}} del re Luigi XVI, riuscì a ottenere una lunga licenza grazie alla quale poté ritornare al sicuro in Corsica. Una volta stabilitosi qui si unì al movimento rivoluzionario dell'isola assumendo il grado di tenente colonnello della Guardia Nazionale. Nel 1791 si innamorò di Manesca Pillet ma venne rifiutato, e dopo essere stato per alcuni mesi a Auxonne il 1º giugno venne inviato nel 4º reggimento d'artiglieria a Valence<ref>{{cita|Dwyer|p. 78}}.</ref> con il grado di primo luogotenente. Nel gennaio del [[1792]] si candidò come tenente colonnello e venne eletto, con alcuni dubbi,<{{#tag:ref>|Rapì uno degli ufficiali elettorali. Si veda <ref>{{cita libro|International |Napoleonic Congress |L'Europa scopre Napoleone, 1793-1804: atti del Congresso internazionale napoleonico, Cittadella di Alessandria, 21-26 giugno 1997, Volume 2|1999|Edizioni dell'Orso|p=105|isbn=978-88-7694-389-8}}</ref>|group="N"}} il 28 marzo,<ref>{{cita|Falk|p. 70}}.</ref> in seguito verrà momentaneamente retrocesso al rango di capitano. Per i suoi continui viaggi in Corsica, superando il tempo concessogli per la licenza militare, rischiò di essere considerato disertore,<ref>{{cita|Gerosa|p. 38}}.</ref> preoccupato ritornò a Parigi nello stesso anno.
 
[[File:Generale Bonaparte in Italia.jpg|miniatura|upright|left|Il generale Bonaparte nel periodo della [[campagna d'Italia (1796-1797)|prima campagna d'Italia]]]]
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Nel frattempo in Corsica infuriava la [[guerra civile]] scoppiata appunto nel [[1793]]. Già dal [[1792]] gli eccessi rivoluzionari di settembre, che anticiparono l'instaurazione del "[[Regime del Terrore|Terrore]]" dell'estate successiva, avevano spinto l'eroe nazionale dell'indipendenza corsa, [[Pasquale Paoli]] (che era rientrato trionfalmente nel suo Paese nel 1790, dopo il lungo esilio impostogli dai Re di Francia), a prendere le distanze da Parigi e a riprendere la lotta per l'indipendenza della Corsica. Accusato di tradimento e inseguito da un mandato di arresto emesso dalla [[Convenzione nazionale]] il 2 aprile 1793, Paoli ruppe gli indugi il 17 aprile, appellandosi direttamente a tutta la popolazione còrsa affinché difendesse la propria patria e i propri diritti. La famiglia Buonaparte, che pure aveva sostenuto Paoli al tempo della rivolta contro Genova e poi contro le Armate di Luigi XV (il padre Carlo e forse anche la madre parteciparono accanto a Paoli alla [[battaglia di Ponte Nuovo]] contro i francesi), scelse però la causa francese.<br />Nel febbraio 1793 Napoleone comandò i 350 uomini dell'11º battaglione verso l'isola della [[La Maddalena|Maddalena]] in [[Sardegna]]. Il 22 febbraio sbarcò a [[Isola Santo Stefano|Santo Stefano]]; l'attacco però non riuscì, in quanto mancò l'appoggio previsto della corvetta Fauvette.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 42}}.</ref>
 
Napoleone fuggì rapidamente ad Ajaccio e di lì riparò con l'intera famiglia, accusata di tradimento, a [[Tolone]]. Il 12 settembre 1793<ref>{{cita libro|George |Moir Bussey |History of Napoleon|1840|p=III|lingua=en}}</ref> giunse al quartier generale di Cartaux. In sei settimane riorganizzò le forze per l'assedio alla città, preparò 100 pezzi di grosso calibro e raccolse vari ufficiali competenti. Con l'appoggio di Gasparin, uno dei tre commissari a Tolone, riuscì ad avere il controllo dell'artiglieria d'assedio; intanto il 19 ottobre era divenuto capo di battaglione.<ref>{{cita|De Bourrienne|p. XXXIV}}.</ref> A Cartaux successero Doppet e poi il capace generale [[Jacques François Dugommier]]. Napoleone conobbe Andoche Junot, che sarebbe stato in seguito governatore di Parigi. Il 1º dicembre viene nominato dal generale Dugommier aiutante generale. Riuscì a conquistare il forte dell'Eguillette, chiamato la piccola Gibilterra, e dopo gli altri forti nel dicembre [[1793]], liberò il porto di Tolone dai [[Monarchia|monarchici]] e dalle truppe inglesi che li appoggiavano. Secondo [[François-René de Chateaubriand|Chateaubriand]], in questa occasione il giovane Napoleone si macchiò di massacri spietati contro la popolazione.<ref>{{cita testo|url=http://studinapoleonici.altervista.org/bruto-buonaparte-e-lassedio-di-tolone/|titolo=Bruto Buonaparte e l'assedio di Tolone in Studi Napoleonici-Fonti Documenti Ricerche|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170719002327/http://studinapoleonici.altervista.org/bruto-buonaparte-e-lassedio-di-tolone/ }}</ref>.
 
Tolone fu il suo primo clamoroso e avventuroso successo militare, che gli valse la nomina a generale di brigata il 22 dicembre<ref>{{Cita|Gerosa|p. 57}}.</ref> e l'attenzione del futuro membro del [[Direttorio]] [[Paul Barras]], che lo aiuterà poi nella successiva scalata al potere. La sua amicizia con [[Augustin de Robespierre]], fratello di [[Maximilien de Robespierre|Maximilien]], prima lo liberò dagli arresti in casa cui era stato costretto nel 1794<{{#tag:ref>|Venne portato in [[Marsiglia]]. Si veda <ref>{{cita|Falk|p. 111}}.</ref>|group="N"}} poi lo fece cadere in disgrazia all'indomani del 9 [[termidoro]] e della conseguente fine del Terrore. Venne arrestato con l'accusa di [[spionaggio]] e poi liberato.<{{#tag:ref>|Laurenti, un facoltoso commerciante, propose una cauzione per cui venne posto agli arresti domiciliari. Saliceti al momento della liberazione scrisse che la detenzione non poteva durare più a lungo. <ref>{{cita|Gerosa|pp. 62-63}}.</ref>|group="N"}} Le sue avventure galanti lo portarono a sedurre Louise Gauthier, moglie di un deputato, e a fidanzarsi, il 21 aprile 1795, con [[Désirée Clary]].<{{#tag:ref>|In seguito moglie di [[Jean-Baptiste Jules Bernadotte]], generale di Napoleone. La conoscenza fra i due si ebbe in gennaio-febbraio 1795. In <ref>{{cita libro|Frederic |Masson |Napoleon: Lover and Husband|2005|Kessinger Publishing|p=20|isbn=978-1-4179-5144-4|lingua=en}}</ref>|group="N"}}
 
Tuttavia la fortuna gli arrise quando il [[Insurrezione del 13 vendemmiaio anno IV|13 vendemmiaio]] (5 ottobre [[1795]]) [[Paul Barras|Barras]] lo nominò, all'improvviso, comandante della piazza di Parigi, con l'incarico di salvare la [[Convenzione nazionale]] dalla minaccia dei monarchici (realisti). Con l'aiuto di [[Gioacchino Murat]] al comando della cavalleria, Napoleone colpì spietatamente i rivoltosi scongiurando un nuovo [[colpo di Stato]]. In seguito al brillante successo, Barras lo nominò generale del Corpo d'armata dell'Interno.<ref>{{Cita|Bainville|pp. 131-138}}.</ref>
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[[File:1801 Antoine-Jean Gros - Bonaparte on the Bridge at Arcole.jpg|miniatura|upright|Napoleone alla [[battaglia del ponte di Arcole|battaglia del Ponte di Arcole]]]]
 
Il 9 marzo [[1796]] Napoleone sposò [[Giuseppina di Beauharnais|Giuseppina Tascher de La Pagerie]],<{{#tag:ref>|I due si conobbero grazie al figlio di Giuseppina che durante la requisizione di armi a Parigi, per recuperare la spada, dono di suo padre, supplicò Napoleone che si convinse a restituirgliela, la madre giunse in seguito a ringraziare Napoleone per il gesto. In <ref>{{Citacita|Gerosa|pp. 75-76}}.</ref>|group="N"}} vedova Beauharnais, già moglie di un ufficiale ghigliottinato dopo la rivoluzione.<ref name="storia390">{{cita|''Storia universale''|p. 390}}.</ref> Dopo soli due giorni partì per [[Nizza]] per assumere il comando dei {{formatnum:38000}} uomini mal equipaggiati dell'[[Armata d'Italia]]. Il generale, giunto al quartier generale il 27 marzo, diede il via a un'operazione militare che, nei piani del Direttorio, doveva essere semplicemente di «diversione», poiché l'attacco all'[[Austria]] sarebbe dovuto avvenire lungo due direttrici sul [[Reno]].<ref name="storia390"/>
 
Molto magro, il viso scavato, lo sguardo freddo dei grandi occhi grigioazzurro, i capelli lunghi sulle spalle e il volto "sulfureo",<ref>{{cita|Rocca|p. 89}}.</ref><ref>{{Cita|Lefebvre|pp. 69-70}}.</ref>, il generale, cupo e spigoloso, descritto come "un matematico o un visionario",<ref>{{cita|Ludwig|p. 42}}.</ref>, impose la sua autorità, dimostrò la sua risolutezza, impressionò i suoi generali subordinati e predispose la rapida attuazione dei suoi ambiziosi piani di guerra.
 
Il 12 aprile 1796 cominciava la [[Campagna d'Italia (1796-1797)|prima campagna d'Italia]] che avrebbe portato alla luce il genio militare e politico del generale Bonaparte il quale, nonostante l'inferiorità numerica e logistica, riuscì a sconfiggere ripetutamente le forze [[austria]]che, piemontesi. Questi successi affascinarono anche il grande compositore [[Ludwig van Beethoven]], che inizialmente dedicò al giovane generale repubblicano la [[sinfonia n. 3 (Beethoven)|sinfonia n. 3]], "l'Eroica", ma successivamente stracciò la dedica, indignato dal fatto che Napoleone si fosse proclamato imperatore.<ref>{{cita libro|titolo=Enciclopedia della musica|editore=Rizzoli Ricordi|volume=Volume I|p=270|isbn=no}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Carl Dahlhaus|titolo=Ludwig van Beethoven, Approaches to his Music|url=https://archive.org/details/ludwigvanbeethov0000dahl|editore=Clarendon Press|anno=1991|pp=[https://archive.org/details/ludwigvanbeethov0000dahl/page/n54 23]-25|lingua=en|isbn=978-0-19-816148-6}}</ref>
 
Dopo essere riuscito a sollevare il morale e lo spirito combattivo delle sue truppe, Napoleone manovrò con rapidità per disgregare e sconfiggere separatamente i due eserciti avversari; il giovane generale impiegò per la prima volta la cosiddetta "strategia della posizione centrale" e la [[campagna di Montenotte]] fu caratterizzata dalle continue vittorie dell'Armata d'Italia. Le forze austriache e piemontesi vennero battute successivamente a [[Battaglia di Montenotte|Cairo Montenotte]], [[Seconda battaglia di Dego|Dego]], [[Battaglia di Millesimo|Millesimo]], [[Cosseria]]; il 19 aprile [[1796]] sconfisse i piemontesi nella [[Battaglia di Mondovì]], chiamata anche "Battaglia della Bicocca di San Giacomo" o "Presa di San Michele".<ref group="N">Questa battaglia fu anche ricordata da [[Giosuè Carducci]] nella sua opera ''Rime''.</ref> Con l'[[armistizio di Cherasco]], Napoleone costrinse [[Vittorio Amedeo III di Savoia]] a pesanti concessioni, ratificate con la [[Trattato di Parigi (maggio 1796)|Pace di Parigi]] (15 maggio), che assegnava alla Francia sia la [[Savoia (regione storica)|Savoia]] sia la contea di [[Nizza]]. Il 10 maggio 1796 sbaragliò l'ultima difesa austriaca nella [[battaglia di Lodi]] e, il 14 maggio dello stesso anno, entrò a [[Milano]].<ref name="storia390"/>
 
{{Citazione|Vedevo il mondo sprofondare sotto di me come se fossi sollevato in aria.<ref>{{Cita|Bainville|p. 148}}.</ref>|Napoleone in occasione delle vittorie in Italia.}}
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[[File:Bonaparte a Leoben.jpg|miniatura|upright=1.3|Il generale Bonaparte conclude i [[trattato di Leoben|preliminari di pace di Leoben]] il 18 aprile 1797]]
 
Nell'ottobre del 1796, si costituì la [[Legione Lombarda]], prima forza armata composta da italiani ad adottare quale bandiera di guerra il [[Tricolore]] (verde, bianco e rosso). Contemporaneamente le ex-legazioni pontificie si costituirono in [[Repubblica Cispadana]] e adottarono (7 gennaio 1797) il [[tricolore]] quale bandiera nazionale. Col [[trattato di Tolentino]], [[Papa Pio VI]], fu costretto a riconoscere la cessione delle Legazioni di [[Legazione di Forlì|Forlì]], [[Legazione di Ravenna|Ravenna]], [[Legazione di Bologna|Bologna]] e [[Legazione di Ferrara|Ferrara]]. Per gestire questi territori, venne creata l'[[Amministrazione Centrale d'Emilia]], la cui sede venne fissata da Napoleone stesso in Forlì a partire dal 18 aprile [[1797]]. Sconfitti gli austriaci Napoleone invece di ritirarsi dai territori della [[Repubblica di Venezia]] (teatro di guerra tra le truppe francesi e austriache) decise di attaccare [[Venezia]]; la notte del 15 maggio 1797 le truppe francesi entrarono a Venezia e deposero il [[Doge della Repubblica di Venezia|Doge]] [[Ludovico Manin]], primo esercito straniero ad entrare in città dopo 1.100 anni, proclamando la [[Caduta della Repubblica di Venezia]]. Il successivo 29 giugno venne proclamata la [[Repubblica Cisalpina]] con capitale Milano; la stessa il 9 luglio incorporò la [[Repubblica Transpadana]]. Con il diretto intento di danneggiare il pontefice fu proclamata il 19 novembre [[1797]] la [[Repubblica Anconitana]] con capitale [[Ancona]] che fu poi unita alla [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]]: il tutto ebbe però breve durata, poiché nel [[1800]] lo [[Stato Pontificio]] fu ripristinato.<ref>{{Cita|Zaghi|}}.</ref><ref>{{Cita|Bainville|pp. 160-162}}.</ref>.
 
Le forze austriache, comandate dall'[[Carlo d'Asburgo-Teschen|arciduca Carlo d'Austria]], intimorite dalla rapida marcia di Napoleone verso [[Vienna]], dovettero accettare una [[Preliminare di Leoben|tregua, a Leoben]] che si concretizzò nel [[trattato di Campoformio]], il 17 ottobre 1797. Oltre all'indipendenza delle nuove repubbliche formatesi, la Francia acquisiva i [[Paesi Bassi]] e la riva sinistra del [[Reno]], gli austriaci inglobavano i territori della [[Repubblica di Venezia]]. Terminava così, con una secca sconfitta dell'Austria, la campagna d'Italia.<ref name="storia3903">{{cita|''Storia universale''|pp. 392-393}}.</ref>
 
Nel corso della campagna d'Italia, Napoleone manifestò la sua brillante capacità strategica, in grado di assimilare le nuove teorie innovative dei pensatori militari francesi e applicarle magistralmente sul campo. Ufficiale di [[artiglieria]] per formazione, utilizzò i mezzi d'artiglieria in modo innovativo come supporto mobile agli attacchi della [[fanteria]].
 
Dipinti contemporanei del suo [[Quartier generale]] mostrano che in queste battaglie utilizzò, primo al mondo in un teatro di guerra, un sistema di [[telecomunicazione|telecomunicazioni]] basato su linee di segnalazione realizzate col [[Telegrafo#Il telegrafo ottico Chappe|telegrafo ottico]] di [[Claude Chappe|Chappe]], appena perfezionato nel [[1792]].<ref>{{cita testo|url=http://www.postaesocieta.it/magazzino_totale/magazzino_totale/telegrafo_chappe/index.htm|titolo=Storia della telegrafia - il telegrafo ottico di Chappe|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20081228193258/http://www.postaesocieta.it/magazzino_totale/magazzino_totale/telegrafo_chappe/index.htm }}</ref> Durante la prima campagna d'Italia, numerose furono le opere d'arte che vennero cedute alla Francia come spoliazioni militari, come attraverso il [[Trattato di Tolentino]], il [[Trattato di Firenze (1801)|Trattato di Firenze]], o l'[[Armistizio di Cherasco|armisitizioarmistizio di Cherasco]]. Tutte le opere cedute costituirono il nucleo delle [[Furti napoleonici|spoliazioni napoleoniche]].
 
=== La campagna d'Egitto e di Siria ===
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[[File:Baron Antoine-Jean Gros-Battle Pyramids 1810.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.2|Napoleone alla [[battaglia delle piramidi]]]]
 
Nel 1798 il [[Direttorio]], preoccupato per l'eccessiva popolarità e per il notevole prestigio di Bonaparte, gli affidò l'incarico di occupare l'[[Egitto]] per contrastare l'accesso [[Inghilterra|inglese]] all'[[India]] e quindi per danneggiarla economicamente.<ref name="storia394">{{cita|''Storia universale''|p. 394}}.</ref><ref>{{Cita|Bainville|pp. 175-176}}.</ref>. Un indizio della devozione di Napoleone ai principi dell'[[Illuminismo]] fu la sua decisione di affiancare gli studiosi alla sua spedizione: la spedizione d'Egitto ebbe il merito di far riscoprire, dopo centinaia di anni, la grandezza di quella terra, e fu proprio l'opera di Napoleone a far nascere la moderna [[egittologia]], soprattutto grazie alla scoperta della [[Stele di Rosetta]] da parte dei soldati al seguito della spedizione.<ref>{{cita web|url=http://www.egittologia.net/Articoli/NonsoloinEgitto/tabid/59/itemid/172/amid/372/napoleone-in-egitto.aspx|titolo=Napoleone in Egitto|editore=Egittologia.net|accesso=1º gennaio 2012|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120316104009/http://www.egittologia.net/Articoli/NonsoloinEgitto/tabid/59/itemid/172/amid/372/napoleone-in-egitto.aspx}}</ref><ref>{{cita libro|autore=[[Sergio Donadoni]]|titolo=L'Egitto dal mito all'egittologia|città=Torino|anno=1990}}</ref> Napoleone aveva da anni accarezzato l'idea di una campagna in oriente, sognando di seguire le orme di [[Alessandro Magno]] ed essendo dell'idea che «L'Europa è una tana di talpe. Tutte le grandi personalità vengono dall'Oriente».<ref>{{Cita|Dumas|p. 41}}.</ref>
 
[[Campagna del Mediterraneo del 1798|La spedizione]] cominciò il 19 maggio, quando Napoleone salpò da [[Tolone]] a capo dell'[[Armata d'Oriente]], composta da oltre 60 [[Unità militari navali|navi da guerra]], 280 navi da trasporto, {{formatnum:16000}} marinai e {{formatnum:38000}} soldati.<ref name="storia394"/>
 
Presa [[Malta]], dove i [[Cavalieri Ospitalieri]] capitolarono senza combattere, Napoleone arrivò in Egitto. Dopo un'importante vittoria nella [[battaglia delle piramidi]], Napoleone schiacciò i [[mamelucchi]] di [[Murad Bey]] ed entrando a [[Il Cairo]] divenne padrone dell'Egitto. Pochi giorni dopo, il 1º agosto 1798, la flotta di Napoleone in Egitto fu completamente distrutta dall'ammiraglio [[Horatio Nelson]], nella baia di [[Battaglia del Nilo (1798)|AbukirAboukir]], cosicché Napoleone rimase bloccato a terra.<ref name="storia394"/> Dopo una ricognizione sul [[mar Rosso]], decise di recarsi in [[Siria]], col pretesto di inseguire il governatore di [[Acri (Israele)|Acri]] [[Ahmad al-Jazzar Pascià|Aḥmad al-Jazzār Pascià]] che aveva tentato di attaccarlo. Giunto però il 19 marzo 1799 dinanzi a [[Acri (Israele)|San Giovanni d'Acri]], l'antica fortezza dei [[Crociato|crociati]] in Terra Santa, Napoleone perse più di due mesi in un inutile assedio e la campagna di Siria si concluse con un fallimento per mano del colonnello [[Antoine Le Picard de Phélippeaux|Antoine de Phélippeaux]], che era stato suo compagno e acerrimo rivale alla [[École militaire|scuola militare reale]] di Parigi.<ref name="storia394"/><ref>{{cita libro|nome=Paul|cognome=Strathern|titolo=Napoleon in Egypt|anno=2008|editore=Random House Publishing Group|lingua=en}}</ref>
 
Ritornato a Il Cairo, Napoleone sconfisse il 25 luglio 1799 un esercito di oltre diecimila ottomani guidati da Mustafa Pascià ad [[Prima battaglia di Aboukir|Aboukir]], proprio dove l'anno prima era stato privato di tutta la sua flotta. Preoccupato tuttavia delle terribili notizie che giungevano dalla Francia (l'esercito in ripiegamento su tutti i fronti, il Direttorio ormai privo di potere) e consapevole che la campagna d'Egitto non aveva conseguito i fini sperati, Napoleone, lasciato il comando al generale [[Jean-Baptiste Kléber|Kléber]], s'imbarcò in gran segreto il 22 agosto sulla [[Fregata (nave)|fregata]] ''[[Muiron (fregata)|Muiron]]'' (preda bellica ex veneziana)<ref>{{cita|Ludwig|p. 102}}.</ref> alla volta della Francia.<ref name="storia398">{{cita|''Storia universale''|pp. 398-399}}.</ref>
 
=== Il 18 brumaio e il Consolato ===
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Il 9 ottobre [[1799]] Bonaparte sbarcò a [[Fréjus]] e la sua corsa verso Parigi fu accompagnata dall'entusiasmo dell'intera Francia, certa che il generale fosse tornato in patria per assumere il controllo della situazione ormai ingestibile e, in effetti, era questa la sua intenzione; ci riuscì potendo mascherare il fallimento in Egitto proprio con i disordini in patria così come in Italia provocati dalla sua assenza. Giunto a Parigi, egli riunì i cospiratori decisi a rovesciare il Direttorio.<ref>{{Cita|Bainville|p. 187}}.</ref> Dalla sua si schierarono il fratello maggiore [[Giuseppe Bonaparte|Giuseppe]] e soprattutto il fratello [[Luciano Bonaparte|Luciano]], allora presidente del [[Consiglio dei Cinquecento]], che con il Consiglio degli Anziani costituiva il potere legislativo della repubblica. Dalla sua Napoleone riuscì ad avere il membro del Direttorio [[Roger Ducos]] e soprattutto [[Emmanuel Joseph Sieyès]], il celebre autore dell'opuscolo ''Che cosa è il Terzo Stato?'' e ideologo di punta della borghesia rivoluzionaria. Inoltre, dalla sua si schierò l'astutissimo ministro degli esteri [[Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord|Talleyrand]] e il ministro della polizia [[Joseph Fouché]]. [[Paul Barras]], il membro più influente del Direttorio dopo Sieyès, conscio delle capacità di Napoleone, accettò di farsi da parte.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 244}}.</ref>
 
Fatta trapelare la falsa notizia di un complotto realista per rovesciare la repubblica, Napoleone riuscì a far votare al Consiglio degli Anziani e al Consiglio dei Cinquecento una risoluzione che trasferisse le due Camere il 18 [[brumaio]] (9 novembre) fuori Parigi, a [[Saint-Cloud]]; Napoleone fu nominato comandante in capo di tutte le forze armate. Ciò fu fatto per evitare che durante il colpo di Stato qualche deputato potesse sollevare i cittadini parigini per difendere la Repubblica dal tentativo di Napoleone.<ref>{{Cita|Bainville|pp. 190-193}}.</ref> L'intenzione di Napoleone era quella di portare le due Camere a votare autonomamente il loro scioglimento e la cessione dei poteri nelle sue mani.<ref>{{cita|Bainville|p. 196}}.</ref> Non fu così: il Consiglio degli Anziani rimase freddo al discorso pasticciato di Napoleone per far pressione su di esso, mentre quando Napoleone entrò nella sala del Consiglio dei Cinquecento i deputati gli si lanciarono contro chiedendo di votare per rendere Bonaparte fuorilegge (cosa che voleva significare l'arresto e la [[ghigliottina]]).<ref>{{cita|Bainville|p. 201}}.</ref><{{#tag:ref>|Addirittura, durante il discorso al Consiglio degli Anziani, l'amico e intendente di Napoleone, Bourienne, dovette zittire il suo padrone che arringava sconnessamente l'assemblea con frasi come "Io cammino accompagnato dal Dio della Guerra e dal Dio della Fortuna!". <ref>{{cita|Ludwig|p. 116}}.</ref>|group="N"}} Nel momento in cui sembrava che il colpo di Stato fosse prossimo alla catastrofe, a soccorrere Napoleone giunse il fratello [[Luciano Bonaparte|Luciano]], che nelle vesti di presidente dei Cinquecento uscì dalla sala e arringò le truppe schierate all'esterno, ordinando che disperdessero i deputati contrari al fratello. Memorabile il momento in cui puntò la sua spada al collo di Napoleone e dichiarò: «Non esiterei un attimo a uccidere mio fratello se sapessi che costui stesse attentando alla libertà della Francia».<ref>{{cita|Ludwig|p. 119}}.</ref> Le truppe, in gran parte veterani delle campagne di Napoleone, al comando del cognato di quest'ultimo, il generale [[Charles Victoire Emmanuel Leclerc]] e del futuro cognato [[Gioacchino Murat]], entrarono con le baionette inastate e dispersero i deputati. In serata, le Camere venivano sciolte e fu votato il decreto che assegnava i pieni poteri a tre consoli: [[Roger Ducos]], [[Emmanuel Joseph Sieyès|Sieyès]] e Napoleone.<ref>{{cita|Bainville|pp. 204-206}}.</ref>
 
==== Il Consolato ====
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Nominati consoli provvisori, i tre nuovi padroni della Francia redassero insieme a due commissioni apposite una nuova [[costituzione]], la [[Costituzione francese del 1799|costituzione dell'anno VIII]] che, ratificata con un plebiscito popolare, legittimava il colpo di Stato. L'evoluzione della rivoluzione si stava ormai riportando verso forme di governo più aristocratico, dimostrandosi non praticabili molte delle teorie rivoluzionarie emerse nella rivoluzione.<ref name="storia399">{{cita|''Storia universale''|pp. 399-400}}.</ref> Nel pensiero politico di [[Emmanuel Joseph Sieyès|Sieyès]], il Consolato avrebbe dovuto essere un governo dei notabili, che assicurasse la democrazia attraverso un complesso equilibrio di poteri. Questo progetto fu mandato all'aria da Napoleone il quale, pur in teoria detentore del solo potere esecutivo, aveva in realtà facile gioco nello scavalcare quello legislativo frammentato in ben quattro Camere.
 
Fattosi nominare Primo Console, ossia concretamente superiore a qualsiasi altro potere dello Stato, Napoleone ricostruiva la Francia con una struttura amministrativa fortemente accentratrice che è rimasta tale fino a oggi: la Francia veniva frazionata in dipartimenti, distretti e comuni, rispettivamente amministrati da prefetti, sottoprefetti e sindaci. Le casse dello Stato venivano risanate dalle conquiste di guerra e dalla fondazione della [[Banca di Francia]] (1800), nonché dall'introduzione del [[franco (moneta)|franco]] d'argento che poneva fine all'era degli [[assegnato|assegnati]] e dell'[[inflazione]]. La lunga lotta contro il [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]] si concludeva con il [[Concordato del 1801]], ratificato da [[papa Pio VII]], che stabiliva il Cattolicesimo «[[religione]] della maggioranza dei francesi» (benché non religione di Stato), ma non riconsegnava al clero i beni espropriati durante la rivoluzione.<ref name="napospoto">{{cita web|nome=Antonio|cognome=Spoto|url=http://www.pdsm.altervista.org/napoleone1.html|titolo=Napoleone Bonaparte - 1ª parte|sito=pdsm.altervista.org|accesso=26 ottobre 2010|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110120115425/http://www.pdsm.altervista.org/napoleone1.html}}</ref> Nel campo dell'istruzione, Napoleone istituì i licei e i politecnici, per formare una classe dirigente preparata e indottrinata, ma tralasciò l'istruzione elementare, essendo dell'idea che il popolo dovesse rimanere in una certa ignoranza per garantire un governo stabile e un [[esercito]] ubbidiente.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 112}}.</ref> Il consolato di Napoleone divenne «a vita» con il [[plebiscito]] del 2 agosto [[1802]]. Si apriva la strada all'istituzione dell'[[Impero]] napoleonico]].<ref name="storia403">{{cita|''Storia universale''|p. 403}}.</ref>
 
==== Il Codice napoleonico ====
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[[File:Gros - First Consul Bonaparte (Detail).png|miniatura|sinistra|upright=0.8|''Napoleone Bonaparte primo console'', dettaglio di un ritratto di [[Antoine-Jean Gros]]]]
 
Durante l'esilio a [[Sant'Elena (isola)|Sant'Elena]], Napoleone sottolineò più volte che la sua opera più importante, quella che sarebbe passata alla storia più delle tante battaglie vinte, sarebbe stata il suo [[Diritto civile|codice civile]]. Il Codice napoleonico legittimò alcune delle idee [[Illuminismo|illuministiche]] e [[Giusnaturalismo|giusnaturalistiche]],<ref>{{cita libro|Guido|Fassò|Storia della filosofia del diritto. III: Ottocento e Novecento|2006|Editori Laterza|pp=12-14}}</ref>, fu esportato in tutti i paesi dove giunsero le armate di Napoleone, fu preso a modello da tutti gli Stati dell'Europa continentale e ancora oggi è la base del [[diritto]] italiano. Istituita l'11 agosto 1799, la commissione incaricata di redigere il codice civile (composta dal Secondo Console [[Jean-Jacques Régis de Cambacérès]] e da quattro avvocati), fu presieduta molto spesso dallo stesso Napoleone, il quale ne leggeva le bozze durante le campagne militari e inviava a [[Parigi]], dal fronte, le sue idee sul progetto.<{{#tag:ref>|Curioso l'episodio in cui lo stesso Napoleone stupì i giuristi del [[Consiglio di Stato (Francia)|Consiglio di Stato]] citando con disinvoltura le leggi romane, apprese dalla lettura delle [[Istituzioni di Giustiniano]], avvenuta in gioventù durante un breve periodo di prigionia. Cfr. <ref>{{cita|de Las Cases|p. 612}}.</ref>|group="N"}} Il 21 marzo [[1804]] il Codice Civile, immediatamente ribattezzato [[Codice Napoleoniconapoleonico]], entrava in vigore.<ref name="storia404">{{cita|''Storia universale''|p. 404}}.</ref>
 
Il Codice eliminava definitivamente i retaggi dell{{'}}''[[Ancien Régime]]'', del [[feudalesimo]], dell'[[assolutismo monarchico]], e creava una società prevalentemente [[Borghesia|borghese]] e [[Liberalismo|liberale]], di ispirazione laica, nella quale venivano consacrati i diritti di eguaglianza, sicurezza e proprietà. Tra i principi della Rivoluzione, venivano salvaguardati quelli della libertà personale, dell'uguaglianza davanti alla legge, della laicità dello Stato (già sancita dal [[Concordato]]) e della libertà di coscienza, della libertà del lavoro. Il Codice era stato però pensato e redatto soprattutto per valorizzare gli ideali della borghesia; perciò andava soprattutto a regolamentare questioni riguardanti i contratti di proprietà e la stessa legislazione riguardante la [[famiglia]] era di natura contrattualistica.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 110}}.</ref> La struttura familiare che il Codice consacra è di tipo paternalistico: il padre può far imprigionare i figli per sei mesi senza controllo delle autorità e amministra i beni della moglie. Veniva tuttavia garantito il [[divorzio]], benché reso più complesso rispetto all'epoca rivoluzionaria.<ref>{{cita testo|titolo=Codice di Napoleone il grande|anno=1812|s=1}}</ref>
 
Per l'Italia il valore del Codice napoleonico fu fondamentale, poiché esso fu portato negli stati creati da Napoleone e confluì poi nel [[codiceCodice civile italiano del 1942#Il Code Napoléon e il Codice delRegno 1865d'Italia|codice civile italiano]] del [[1865]]. Di eguale valore e importanza sono anche gli altri codici: quello di procedura civile, emanato nel 1806, quello del commercio (1807), quello di procedura penale (1808) e il codice penale del 1810.<ref name="Robert B. Holtman 1981">{{cita libro|autore=Robert B. Holtman|titolo=The Napoleonic Revolution|editore=Louisiana State University Press|anno=1981|lingua=en}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.francia.be/codice-napoleonico.html|titolo=Codice Napoleonico|accesso=2 gennaio 2012|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120119055139/http://www.francia.be/codice-napoleonico.html}}</ref>
 
==== Le opposizioni realista e giacobina ====
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La sera del 10 ottobre [[1800]] Napoleone, mentre assisteva a un'opera al ''Théatre de la République'', sarebbe dovuto cadere sotto le pugnalate di quattro sicari, ma il complotto fu sventato all'ultimo momento grazie a una soffiata, che consentì alla polizia di intervenire arrestando i quattro attentatori proprio in teatro. L'evento passerà alla storia con il nome di ''congiura dei pugnali''.<ref>{{Cita|Gallo|p. 283}}.</ref><ref>{{Cita|Wairy|p. 57}}.</ref>
 
Poco dopo, la notte di [[Natale]] del medesimo anno Napoleone, la moglie e il suo seguito scamparono fortunatamentefortunosamente a un attentato esplosivo scatenatosiavvenuto in [[Rue Saint-Nicaise]] a [[Parigi]], mentre si recavano all'[[Opéra national de Paris|Opera]]. Napoleone ne approfittò per mettere fuori legge i [[giacobinismo|giacobini]], molti dei quali vennero esiliati in [[Guyana]], e disperdere i monarchici.<ref>{{Cita|Wairy|p. 56}}.</ref>
L'opposizione non demordeva e, oltre a un'intensa attività ''libellistica'', si ebbe notizia di attentati in preparazione contro di lui. Infatti egli era odiato sia dai giacobini, che dopo le misure di riconciliazione nazionale, come l'amnistia generale e il diritto al rientro per i nobili emigrati per scampare al terrore, temevano volesse restaurare la monarchia, sia dai realisti, che lo consideravano come l'usurpatore del legittimo sovrano [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]].
 
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[[File:Bonaparte a Marengo.jpg|miniatura|upright=1.4|Napoleone annuncia ai suoi soldati l'arrivo dei rinforzi durante la [[battaglia di Marengo]]]]
 
Durante l'assenza di Napoleone impegnato in Egitto, i francesi erano stati ripetutamente battuti in Italia e in Germania dagli austriaci e dai russi a [[Cassano d'Adda]], a [[battaglia di Novi|Novi]] e sul [[Reno]]. La [[Seconda coalizione]] antifrancese aveva rovesciato la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana del 1799]], fondata dai francesi, quella Romana e la Repubblica Cisalpina. Il 6 maggio [[1800]], sei mesi dopo il [[colpo di Stato]] del 18 brumaio, Napoleone assunse il comando della cosiddetta Armata di riserva, destinata a essere trasferita in Italia per rovesciare le sorti della guerra. Il Primo console guidò con grande abilità strategica la marcia del suo esercito; valicò le [[Alpi]] al [[Colle del Gran San Bernardo|passo del Gran San Bernardo]] e colse di sorpresa gli austriaci impegnati nell'[[Assedio di Genova (1800)|assedio di Genova]]. Il nemico venne rapidamente battuto nella [[battaglia di Montebello (1800)|battaglia di Montebello]],<ref name=Napol"colombo-rizzatti-p29">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 29}}.</ref> mentre Napoleone rientrò a Milano. Il 14 giugno 1800 si combatté la decisiva [[battaglia di Marengo]].<ref name= LS >{{Cita|''La storia''|p. 336}}.</ref>
 
[[File:Paul Delaroche - Napoleon Crossing the Alps - Google Art Project 2.jpg|miniatura|sinistra|Bonaparte attraversa le Alpi durante la [[Campagna d'Italia (1800)|seconda campagna d'Italia]]]]
 
Fu la più famosa delle battaglie napoleoniche in [[Italia]], aspramente combattuta e dalle conseguenze decisive. Napoleone venne inizialmente messo in difficoltà dall'attacco austriaco e rischiò la sconfitta, ma alle otto della sera la battaglia si concluse con la completa vittoria del Primo console. A rovesciare le sorti della battaglia fu l'arrivo nel primo pomeriggio delle truppe di rinforzo del generale [[Louis Charles Antoine Desaix|Louis Desaix]] che permise a Napoleone di contrattaccare con successo l'esercito austriaco del generale [[Michael von Melas]], già certo della vittoria. Il generale Desaix morì durante le fasi finali della battaglia.<ref name= Napol "colombo-rizzatti-p29"/><ref group="N">Napoleone non attribuì la vittoria di Marengo a [[Louis Charles Antoine Desaix|Desaix]], senza piangerne la morte (dirà lui stesso a S. Elena).</ref> A Milano venne provvisoriamente ricostituita la [[Repubblica Cisalpina]] che verrà sostituita dopo i [[Consulta di Lione|Comizi di Lione]] dalla Repubblica Italiana (1802-1805).
 
La pace in Italia venne sancita con il [[trattato di Lunéville]], che in pratica riconfermava il precedente [[trattato di Campoformio]] violato dagli austriaci.<ref name= LS />
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Con la [[Trattato di Amiens (1802)|pace di Amiens]] del 1802 anche l'[[Inghilterra]] firmava la pace con la Francia.<ref>{{Cita|''La storia''|p. 337}}.</ref> Napoleone aveva distrutto la nuova coalizione antifrancese, assicurandosi anche l'appoggio dello [[zar]] di [[Russia]] [[Alessandro I di Russia|Alessandro I]]. Per due anni l'Europa fu finalmente in pace.
 
Nel 1802 Napoleone vendette una parte del [[Nord]] [[America del Nord|America]] agli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] come parte dell'[[Acquisto della Louisiana|Accordo sulla Louisiana]]: egli aveva appena fronteggiato un grosso problema militare quando l'esercito, mandato a riconquistare [[Hispaniola|Santo Domingo]], dopo aver affrontato la rivolta capeggiata da [[Toussaint Louverture]], fu colpito dalla [[febbre gialla]]. La rivolta fu comunque stroncata.<ref group="N">La spedizione era stata affidata al cognato di Napoleone, generale Leclerc, che morì di febbre gialla dopo aver catturato il capo dei ribelli.</ref> Con le forze dell'[[Ovest]] in condizioni tali da non poter agire, Napoleone capì che non avrebbe potuto difendere la Louisiana e decise di venderla (8 aprile [[1803]]). Egli ristabilì, nel 1802, la [[schiavismo|schiavitù]] nelle colonie francesi.
 
Dopo che Napoleone ebbe allargato la sua influenza alla [[Svizzera]] e agli [[Confederazione germanica|stati tedeschi]], una disputa su [[Malta]] fornì all'Inghilterra il pretesto nel [[1803]] per dichiarare guerra alla Francia e fornire sostegno ai monarchici francesi che a lui si opponevano.<ref name= "LS1 ">{{Cita|''La storia''|p. 338}}.</ref>
 
=== Imperatore dei francesi e re d'Italia ===
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Divenuto console a vita, Napoleone era in pratica sovrano assoluto della [[Francia]]. Il 18 maggio 1804 il [[Senato]] lo proclamò [[Imperatore dei francesi]].<ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 34}}.</ref>
 
Il 2 dicembre del 1804, nella [[cattedrale di Notre-Dame]] a Parigi, fu celebrata la cerimonia di [[incoronazione]]. Napoleone si auto-incoronò imperatore dei francesi e quindi incoronò imperatrice sua moglie [[Giuseppina di Beauharnais]].<ref group="N">L'incoronazione imperiale di Napoleone costò all'amministrazione statale 5.151.574 [[Franco francese|franchi]], sei volte di più di quella di Luigi XVI.</ref> Al contrario di come si sostiene solitamente, Napoleone non prese la corona dalle mani del Papa che pure presenziò senza partecipare direttamente alla cerimonia, su volontà dell'imperatore stesso.<ref>{{Cita news|url=http://www.mondi.it/almanacco/voce/16174|titolo=Napoleone incoronato imperatore di Francia - Almanacco|accesso=24 giugno 2017|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170628210338/http://www.mondi.it/almanacco/voce/16174}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.9colonne.it/51642/l-incoronazione-br-di-napoleone#.WU6ZkHXyiRt|titolo=L'incoronazione di Napoleone|sito=9Colonne|accesso=24 giugno 2017|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171017042441/http://www.9colonne.it/51642/l-incoronazione-br-di-napoleone#.WU6ZkHXyiRt}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/pio-vii_(Enciclopedia-dei-Papi)/|titolo=PIO VII in "Enciclopedia dei Papi"|accesso=24 giugno 2017|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170625220408/http://www.treccani.it/enciclopedia/pio-vii_(Enciclopedia-dei-Papi)/}}</ref>
 
[[File:Jacques-Louis David, The Coronation of Napoleon edit.jpg|miniatura|''[[L'incoronazione di Napoleone]]'', opera di [[Jacques-Louis David]].]]
 
Successivamente, il 26 maggio 1805 nel [[Duomo di Milano]], Napoleone fu [[Incoronazione di Napoleone Re d'Italia|incoronato Re d'Italia]]. L'incoronazione a [[Milano]] fu fastosa, e accompagnata dai suoi più fedeli collaboratori in Italia, come il cardinale [[Carlo Bellisomi]], il [[Giuseppe Fenaroli Avogadro|Fenaroli]], il [[Felice Baciocchi|Baciocchi]], il [[Francesco Melzi d'Eril|Melzi]] e l'[[Antonio Aldini|Aldini]]. In questa occasione Napoleone, postosi sul capo la corona imperiale, fatta realizzare per l'occasione,<ref>{{cita pubblicazione|cognome=|nome=|data=|titolo=L'Ottocento e l'età napoleonica|editore=De Agostini}}</ref>, pronunciò le famose parole: "Dio me l'ha data, guai a chi la tocca".<ref>{{cita|Pillepich|p. 240}}.</ref>
 
Rinasceva in [[Francia]] la [[monarchia]], ma non era la stessa monarchia rovesciata nel [[1792]], privata dei poteri già nel 1789. Napoleone non era «re di Francia e di [[Navarra]] per grazia di Dio», come citavano le formule dell{{'}}''[[Ancien Régime]]'', ma «Imperatore dei francesi per volontà del popolo», anche se i documenti ufficiali mantenevano una formula di compromesso («Napoleone, per la grazia di Dio e le costituzioni della Repubblica, Imperatore dei Francesi») e per un triennio anche l’intestazione di Repubblica Francese, come sulle monete.<ref>{{cita testo|url=http://www.histoire-empire.org/docs/bulletin_des_lois/organisation_france/sepultures_12_06_1804.htm|titolo=Ad esempio, vedi l'introduzione dell'Editto di Saint Cloud|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140119062233/http://www.histoire-empire.org/docs/bulletin_des_lois/organisation_france/sepultures_12_06_1804.htm }}</ref><ref group="N">Il parallelismo era ovviamente con l’impero romano dei primi secoli, ufficialmente ''RES PVBLICA ROMANA''.</ref> Fu in sostanza un nuovo re dei francesi, tanto che da lui hanno origine molte delle attuali monarchie moderne europee; e fu in effetti una monarchia, poiché Napoleone era padrone assoluto, anche se una monarchia che però non si rifaceva alla nobiltà feudale dell{{'}}''Ancien Régime'', ma nella quale si attuavano alcuni princìpi illuministici della borghesia.
 
=== La conquista dell'Europa ===
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[[File:Napoleone riceve la resa di Vienna.jpg|miniatura|Napoleone riceve la resa di [[Vienna]] il 13 novembre 1805, durante la [[Terza coalizione|guerra della Terza coalizione]]]]
 
Nel 1805 si formò in Europa la [[terza coalizione]] contro Napoleone;<ref name= "LS2 ">{{Cita|''La storia''|p. 339}}.</ref> egli aveva trascorso l'ultimo anno sulle coste della [[La Manica|Manica]], a preparare una vasta operazione militare contro la Gran Bretagna ma, comprendendo le difficoltà di un'operazione di sbarco nelle Isole Britanniche e preoccupato dai propositi aggressivi delle potenze continentali, decise fin da agosto di rinunciare ai suoi piani di invasione e di organizzare un rapido trasferimento a marce forzate dell'intero esercito, ora denominato [[Grande Armata]], dalle coste della Manica fino al [[Reno]] e al [[Danubio]] per sconfiggere le forze nemiche sul continente. Napoleone aveva fatto bene i suoi conti: il 21 ottobre, infatti, al largo di [[Battaglia di Trafalgar|Trafalgar]] la flotta francese comandata dall'ammiraglio [[Pierre Charles Silvestre de Villeneuve]] veniva completamente annientata dagli inglesi al comando di [[Horatio Nelson]], che morì durante lo scontro, colpito da un tiro di moschetto. Svanivano per sempre i sogni di invasione dell'Inghilterra.<ref name= "LS2 "/><ref name="storia411">{{cita|''Storia universale''|p. 411}}.</ref><ref name= Napole "colombo-rizzatti-p39">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 39}}.</ref>
 
[[File:Austerlitz-baron-Pascal.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|Napoleone sul campo di [[battaglia di Austerlitz]]]]
 
Le forze coalizzate prevalentemente austriache e russe (sotto il nuovo zar Alessandro I), anche se con la neutralità della [[Prussia]], erano numericamente soverchianti ma divise. Due i fronti principali: quello germanico, dove Napoleone in persona aveva assunto il comando della Grande Armata e quello italiano dove il generale [[Andrea Massena]] guidava l'Armata d'Italia. Con un'abile manovra strategica Napoleone accerchiò e costrinse alla resa l'esercito austriaco del generale [[Karl Mack von Leiberich|Karl Mack]] a [[battaglia di Ulma|Ulma]] (20 ottobre),<ref name= "LS2 "/><ref name= Napole "colombo-rizzatti-p39"/> e, mentre il maresciallo Massena combatteva in Italia la [[Battaglia di Caldiero (1805)|battaglia di Caldiero]] (30 ottobre), entrò con l'armata a Vienna, dopo aver superato il Danubio con uno stratagemma di [[Gioacchino Murat]]. Tuttavia gli eserciti coalizzati austro-russi erano ancora in campo e la situazione di Napoleone appariva difficile. Il 2 dicembre 1805, anniversario della sua incoronazione, l'imperatore combatté e vinse la [[battaglia di Austerlitz]], provocando la disgregazione della terza coalizione. Rimasta nella storia come il suo capolavoro tattico, la vittoria a Austerlitz concesse a Napoleone una posizione di predominio in Europa.<{{#tag:ref>|«Quando tornerete a casa, vi basterà dire "Io ero con lui nella battaglia di Austerlitz", e poi racconterete che in meno di quattro ore abbiamo battuto e disperso un esercito di {{formatnum:100000}} uomini comandato dagli imperatori di Russia e [[Austria]]» disse Napoleone alle sue truppe dopo la vittoria. <ref>{{Citacita|Gerosa|p. 362}}.</ref>|group="N"}}<ref name="storia412">{{cita|''Storia universale''|pp. 411-412}}.</ref><ref>{{cita libro|autore=Sergio Valzainia|titolo=Austerlitz. La più grande vittoria di Napoleone|isbn=978-88-04-55900-9|editore=Mondadori|anno=2006}}</ref><ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 40}}.</ref> Il giorno dopo i sovrani d'Europa chiesero la pace. L'Austria perdeva anche [[Venezia]], che veniva unita al [[regno d'Italia]], e perdeva ogni controllo sulla [[Germania]], che ora si ricostruiva come [[Confederazione del Reno]], primo seme dell'unità tedesca sotto il controllo diretto di Napoleone.<ref name= "LS2 "/> Si racconta che, dopo aver appreso di Austerlitz, il primo ministro inglese [[William Pitt il Giovane|William Pitt]] avesse chiesto a una nipote di arrotolare la carta dell'Europa esposta in un corridoio di casa. «Non ci servirà per almeno dieci anni».<ref>{{cita|Gerosa|p. 364}}.</ref>
 
[[File:Charles Meynier - Napoleon in Berlin.png|miniatura|upright=1.3|Napoleone entra a [[Berlino]] il 27 ottobre 1806]]
 
L'anno seguente Napoleone dovette affrontare la [[quarta coalizione]], costituita da Gran Bretagna, [[Prussia]] e Russia; l'imperatore prese subito l'offensiva e, dopo una magistrale manovra strategica, sconfisse completamente il vantato esercito prussiano nella [[battaglia di Jena]] (14 ottobre 1806).<ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 43}}.</ref><ref name= "LS3 ">{{Cita|''La storia''|p. 340}}.</ref> La Grande Armata catturò o disperse i resti dell'esercito nemico e Napoleone entrò a [[Berlino]] il 27 ottobre. La guerra tuttavia continuò; l'esercito russo era in avvicinamento per soccorrere la Prussia e l'imperatore marciò direttamente verso la [[Vistola]] per batterlo; la popolazione polacca insorse a favore dei francesi.<ref>{{cita|Ludwig|pp. 189-190}}.</ref>
 
Dopo una dura resistenza, anche l'esercito russo, che aveva inflitto pesanti perdite ai francesi nella sanguinosa e indecisa [[battaglia di Eylau]],<ref name= "LS3 "/><ref name= Napoleo "colombo-rizzatti-p44">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 44}}.</ref>, venne sconfitto il 14 giugno 1807 nella decisiva [[battaglia di Friedland]]. Lo zar Alessandro I fu infine costretto a firmare la pace, nell'incontro di [[Pace di Tilsit|Tilsit]]. In quell'incontro l'Europa venne ufficiosamente divisa in zone d'influenza: si decise, in una nota segreta allegata al trattato di Tilsit, che i territori tra il [[Elba (fiume)|fiume Elba]] e il [[Nemunas|Memel]] avrebbero formato la barriera di divisione tra i due grandi imperi.<ref name= Napoleo "colombo-rizzatti-p44"/><ref>{{cita|Ludwig|p. 200}}.</ref><ref>{{Cita|''La storia''|p. 341}}.</ref> Rimaneva aperta la questione della [[Polonia]], che Napoleone voleva rendere indipendente, contrariamente alle intenzioni dello zar.
 
Quando [[Pio VII|papa Chiaramonti]] rifiutò di aderire all'embargo nei confronti dell'Inghilterra, dichiarando che le sue qualità di pastore universale gli imponevano la neutralità, Napoleone fece occupare [[Roma]] dal generale [[Sextius Alexandre François de Miollis|Miollis]] e il 7 maggio 1809 ordinò l'annessione dello [[Stato Pontificio]] all'[[Primo Impero francese|Impero francese]].<ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 53}}.</ref> Il papa rispose con una bolla di scomunica e Napoleone ordinò a Miollis di procedere all'arresto del pontefice. Provvide subito il generale Radet che lo fece prelevare dal [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]] e poi trasportare, insieme con il Segretario di Stato cardinale [[Bartolomeo Pacca]],<ref group="N">Il cardinale Pacca fu separato poi dal papa e inviato alla fortezza di [[Fenestrelle]] ove rimase prigioniero fino al 1815.</ref>, a [[Radicofani]] poi [[Firenze]], [[Genova]], e [[Grenoble]], dove fu recluso dal 21 luglio al 1º agosto, da lì passò per [[Valence (Alvernia-Rodano-Alpi)|Valence]],<ref group="N">A Valenza Napoleone aveva utilizzato come residenza "Villa ''La Voglina''" utilizzata per preparare la [[Battaglia di Marengo]] e dove Pio VII aveva fatto trasparire l'intenzione di trasferirvisi.</ref>, [[Avignone]], [[Aix-en-Provence]], [[Nizza]] poi [[Mondovì]] e infine [[Savona]] dove risiedette per quasi un triennio.
 
Nella primavera del 1812 fu trasferito a [[Fontainebleau]], dove Napoleone riuscì solo quattro anni dopo a strappargli l'approvazione di un nuovo Concordato.<ref>Bartolomeo Pacca, ''Napoleone contro Pio VII'', Roma, 1944.</ref> Nel maggio 1814 il pontefice rientrò nella sua diocesi, a Roma.<ref>{{cita web|URL=https://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/cultura/113q04a1.html|titolo=Prigioniero dell'imperatore. Deportazione di Pio VII|data=17 Mag. 2009|autore=Claudio Cerasa}}</ref>
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Per mettere in ginocchio l'Inghilterra, unica potenza ancora in armi contro la Francia, Napoleone avviò un embargo.
Tuttavia questo embargo, chiamato [[Bloccoblocco Continentalecontinentale]] (poiché, nelle intenzioni del Bonaparte, tutta l'Europa continentale avrebbe dovuto aderire all'embargo contro le isole britanniche) non diede i risultati sperati. Il fallimento del blocco fu dovuto al fatto che molti paesi europei, per motivi di convenienza economica, non vi aderirono completamente, continuando a mantenere scambi commerciali con l'Inghilterra.<ref name= Napoleo "colombo-rizzatti-p44"/> Napoleone inoltre, per colpire il [[Portogallo]] che manteneva aperti i suoi porti alla flotta inglese, invase la [[Spagna]] e il Portogallo stesso, mentre successivamente la scelta della Russia di uscire dal blocco, costringerà Napoleone ad affrontare una campagna all'est che per lui sarà catastrofica.
 
[[File:Rédition de Madrid 1808.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.2|Napoleone riceve la resa di [[Madrid]]]]
 
Nel 1808, sfruttando un contrasto nella famiglia reale spagnola tra il re [[Carlo IV di Spagna|Carlo IV]] e il figlio, il principe delle [[Asturie]] Ferdinando, Napoleone costrinse entrambi ad abdicare e mise sul trono di Spagna il fratello [[Giuseppe Bonaparte]], facendola così entrare direttamente nell'orbita dell'[[Primo impero francese|Impero francese]].<ref name= Napoleon "colombo-rizzatti-p46">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 46}}.</ref><ref name= "LS4 ">{{Cita|''La storia''|p. 342}}.</ref> Contemporaneamente le truppe francesi invadevano e conquistavano il Portogallo; ma la situazione divenne presto problematica. I britannici, infatti, fecero sbarcare in Portogallo truppe al comando del generale sir [[Arthur Wellesley, I duca di Wellington|Arthur Wellesley]], futuro duca di Wellington, che riuscì a liberare il [[Portogallo]], contrastando la campagna in Spagna.<ref name= Napoleon "colombo-rizzatti-p46"/><ref name= "LS4 "/> Qui, infatti, la popolazione era insorta contro l'occupazione francese e aveva cominciato una sanguinosa [[guerriglia]] che mise in grave difficoltà l'esercito occupante, costringendo Giuseppe Bonaparte ad abbandonare la capitale e a richiedere l'intervento diretto di Napoleone.
 
L'imperatore scese con una parte della Grande Armata in Spagna e il 4 dicembre, dopo [[campagna di Napoleone in Spagna|una rapida e vittoriosa campagna]], entrò a [[Madrid]] con le sue truppe. Napoleone non riuscì tuttavia a reprimere la resistenza nazionalistica spagnola né a distruggere il corpo di spedizione britannico passato al comando del generale [[John Moore]], che riuscì a evacuare la penisola iberica via mare. La Spagna rimase quindi una spina nel fianco, costringendo l'imperatore, che poco tempo dopo dovette tornare rapidamente a Parigi a causa delle notizie di una nuova coalizione in fase di organizzazione contro di lui, a lasciare truppe molto numerose nella penisola iberica.<ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 48}}.</ref><ref name= "LS5 ">{{Cita|''La storia''|p. 343}}.</ref>
 
Nonostante le difficoltà organizzative iniziali, Napoleone fu in grado da aprile 1809 di affrontare la [[quinta coalizione]]; mostrando ancora una volta la sua netta superiorità di stratega, l'imperatore ottenne una serie di vittorie contro gli austriaci comandati dall'[[Carlo d'Asburgo-Teschen|arciduca Carlo]], culminate nella [[battaglia di Eckmühl]] il 22 aprile 1809. Napoleone occupò Vienna e il [[Castello di Schönbrunn]] il 12 maggio 1809. La [[battaglia di Aspern-Essling]] invece terminò con un insuccesso di Napoleone che tuttavia alla fine vinse, tra il 5 e il 6 luglio 1809 la decisiva [[battaglia di Wagram]]. L'Austria subì pesanti condizioni di pace con il [[trattato di Schönbrunn]]: il [[Trentino-Alto Adige]]/[[Provincia autonoma di Bolzano|Sud Tirolo]], la [[Baviera]], l'[[Istria]] e la [[Dalmazia]] furono perse. L'indennizzo di guerra fu enorme.<ref name= "LS5 "/><ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 50}}.</ref> Due giorni prima della conclusione delle trattative di pace Napoleone fu soggetto a un attentato alla sua vita da parte di certo [[Friedrich Staps]], che cercò, senza riuscirvi, di accoltellarlo nella corte del Castello di Schönbrunn.
 
==== La nuova Europa di Napoleone ====
[[File:Empire français 1811.png|miniatura|L'impero di Napoleone al suo apogeo nel 1811: {{legenda|#BF4901|territorio francese}}{{legenda|#E1A135|paesi vassalli}}{{legenda|#E9BD72|paesi alleati}}]]
 
Dal 1810 l'aspetto fisico di Napoleone cambiò e la sua salute comincio a declinare; il trascorrere del tempo e l'enorme impegno di governo e amministrazione dell'Impero cominciarono a logorarlo; ben diverso dallo "[[scaramouche (personaggio)|scaramouche]] sulfureo",<ref>{{Cita|Bainville|p. 173}}.</ref>, magro, con i capelli lunghi sulle spalle, cupo e ombroso della giovinezza, egli aumentò di peso, i capelli tagliati corti si diradarono, il viso si fece pieno e il colorito livido; i lineamenti si rilassarono. Pur mantenendo nel complesso una grande lucidità intellettuale e una tenace risolutezza, egli episodicamente mostrò un decremento delle sue capacità di concentrazione e di decisione.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 442}}.</ref>. [[Disuria]] e [[gastralgia]] si fecero più frequenti.
 
[[File:Andrea Appiani (1754-1817) Ritratto di Napoleone Bonaparte, Pinacoteca Ambrosiana, Milano.jpg|miniatura|sinistra|upright=0.7|[[Andrea Appiani]], ''Napoleone come Re d'Italia'']]
 
Nel 1810, l'Europa era definitivamente ridisegnata secondo il volere napoleonico. I territori sotto il diretto controllo francese si erano espansi ben oltre i tradizionali confini pre-1789; il resto degli Stati europei era o suo satellite o suo alleato. Il regno d'Italia era nominalmente governato da Napoleone, ma retto dal viceré [[Eugenio di Beauharnais]] (figlio di primo letto della moglie di Napoleone, Giuseppina); il [[principato di Lucca e Piombino]] (dal [[1805]] al [[1814]]) fu assegnato a [[Felice Baciocchi]], ma in realtà governato dalla moglie di lui e sorella dell'Imperatore [[Elisa Bonaparte Baciocchi|Elisa]]. Dal 1809 la stessa Elisa fu anche messa a capo dei tre dipartimenti toscani annessi all'Impero con il titolo di Granduchessa di Toscana, che si aggiunse a quello di Principessa di Lucca e Piombino, rimanendo peraltro i due territori disgiunti; alla sorella [[Paolina Bonaparte|Paolina]], sposata col principe [[Camillo II Borghese|Camillo Borghese]], andò il ducato di [[Guastalla]], poi ceduto al regno d'Italia; il fratello maggiore [[Giuseppe Bonaparte|Giuseppe]] riceveva il trono di Spagna; il fratello [[Luigi Bonaparte|Luigi]] riceveva il trono d'[[Regno d'Olanda|Olanda]] dopo aver sposato [[Ortensia di Beauharnais]], figlia della moglie di Napoleone, Giuseppina; il fratello [[Girolamo Bonaparte|Girolamo]] ebbe il [[regno di Vestfalia]]; il generale [[Gioacchino Murat]], poi maresciallo dell'Impero, ebbe il [[regno di Napoli]], dopo aver sposato la sorella di Napoleone, [[Carolina Bonaparte|Carolina]]; il maresciallo [[Jean-Baptiste Jules Bernadotte|Bernadotte]] ebbe il trono di [[Svezia]], ma ben presto tradì il suo ex capo entrando nella coalizione che lo avrebbe detronizzato.<ref group="N">Bernadotte aveva sposato [[Désirée Clary]], prima fiamma di Napoleone, e sorella della moglie di Giuseppe Bonaparte.</ref> La [[Confederazione del Reno]] era di fatto sotto il controllo di Napoleone.
 
Dopo la [[trattato di Schönbrunn|pace di Schönbrunn]], Napoleone e l'austriaco [[Klemens von Metternich|Metternich]] si erano accordati per un matrimonio di Stato. Il 14 dicembre [[1809]], Napoleone divorziò da [[Giuseppina di Beauharnais]], la moglie certo infedele ma amatissima<.{{#tag:ref>|Nei tre giorni successivi alla partenza di Giuseppina dal palazzo delle Tuileries, Napoleone rimase inoperoso, senza ricevere nessuno né far udire un suo ordine.<ref>{{cita|Ludwig|p. 235}}.</ref>.|group="N"}} Il 1º aprile [[1810]] Napoleone sposò la figlia dell'imperatore d'Austria, [[Maria Luisa d'Asburgo-Lorena|Maria Luisa]], nipote di [[Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena|Maria Antonietta]], la regina decapitata durante la Rivoluzione (il che provocò non poche polemiche in Francia).<ref name= "LS5 "/><ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 57}}.</ref> Con questo matrimonio l'Austria si era legata a Napoleone, il che portava alla creazione di un'alleanza pressoché indissolubile. Napoleone ebbe un erede legittimo da Maria Luisa, nato dopo un parto difficile il 20 marzo 1811.<ref name="Napospoto" /><ref>{{Cita|''La storia''|p. 346}}.</ref> Tuttavia l'erede dell'Impero, [[Napoleone II di Francia|Napoleone Francesco, detto il ''re di Roma'']] (Napoleone II), non salì in realtà mai al trono: Napoleone fu detronizzato pochi anni dopo e Napoleone II morì successivamente a soli 21 anni.
 
=== La campagna di Russia ===
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[[File:Fireofmoscow.jpg|miniatura|upright=1.4|Napoleone a [[Mosca (Russia)|Mosca]] devastata dall'incendio]]
 
Nonostante gli accordi stabiliti a Tilsit, lo zar Alessandro I di Russia temeva l'egemonia napoleonica e rifiutò di collaborare con lui riguardo al [[Blocco Continentalecontinentale]], per non danneggiare l'economia russa e perché segretamente sperava di formare una nuova coalizione antifrancese.<ref name= Napo "colombo-rizzatti-p58">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 58}}.</ref><ref name= StoriaN >{{Cita|''La storia''|p. 348}}.</ref> Napoleone decise di cominciare una campagna decisiva contro la Russia per sottomettere lo zar al suo sistema di potere in Europa, costringerlo ad aderire al Blocco, privarlo della sua influenza in Polonia, [[Penisola balcanica|Balcani]], [[Finlandia]], [[Persia]]. L'imperatore disponeva di circa {{formatnum:700000}} uomini, di cui circa {{formatnum:300000}} francesi e il resto [[Contingenti stranieri nella Grande Armata|contingenti stranieri]] provenienti da tutti gli stati vassalli e alleati del Grande Impero.<ref>{{Cita|Lefebvre|pp. 597-598}}.</ref> I russi, comandati prima dal generale [[Michael Andreas Barclay de Tolly|Michael Barclay de Tolly]] e poi dal generale [[Michail Illarionovič Kutuzov|Mikhail Kutuzov]], timorosi di affrontare il preponderante esercito nemico e intimiditi dalla reputazione militare di Napoleone, decisero inizialmente di ritirarsi nel cuore della Russia.<ref name= StoriaN /><ref name= Napo1 "colombo-rizzatti-p60">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 60}}.</ref>
 
[[File:Vereshagin.Napoleon near Borodino.jpg|miniatura|sinistra|Napoleone alla [[battaglia di Borodino]]]]
 
Una serie di vaste manovre strategiche, ideate da Napoleone per sconfiggere l'esercito nemico e concludere rapidamente la guerra, fallirono a causa di errori dei suoi luogotenenti, delle difficoltà del terreno e delle tattiche prudenti dei suoi avversari; a [[Vilnius|Vilna]], a [[Vicebsk|Vitebsk]] e soprattutto nella [[battaglia di Smolensk (1812)|battaglia di Smolensk]] e nella [[battaglia di Valutino]] i russi, battuti ma non distrutti, riuscirono a evitare uno scontro decisivo e a ripiegare verso est.<ref>{{Cita|Lefebvre|pp. 599-600}}.</ref>.
 
Finalmente il 7 settembre, dopo la decisione del generale Kutuzov di combattere per difendere [[Mosca (Russia)|Mosca]], ebbe luogo la grande [[battaglia di Borodino]], a ovest della città: dopo una battaglia cruenta e molto combattuta, i russi, sconfitti, ripiegarono e Napoleone entrò a Mosca una settimana dopo, nel pomeriggio del 14 settembre, dopo aver posto il suo quartier generale sulla [[collina Poklonnaja]], convinto che Alessandro avrebbe negoziato la pace.<ref name= Napo1 "colombo-rizzatti-p60"/> Stabilitosi nel [[Cremlino di Mosca|Cremlino]], Napoleone non poteva immaginare che la città completamente vuota nascondesse in realtà un'insidia: nella notte Mosca cominciò a bruciare, essendo state appiccate le fiamme da alcuni russi nascosti nelle case.<{{#tag:ref>|L'ordine di incendiare la città fu dato dal governatore civile di Mosca, conte [[Fëdor Vasil'evič Rostopčin|Rostopčin]]; la città continuò a bruciare per quattro giorni e alla fine restò in piedi solo un terzo della case. <ref>{{Citacita|Gerosa|p. 456}}.</ref>|group="N"}} Napoleone, che aveva tentato a più riprese di venire a un accordo con Alessandro I senza riuscire neanche a far ricevere i propri messi, si rese conto della necessità di ritirarsi visto l'approssimarsi dell'inverno. Diede perciò ordine di cominciare la ritirata: era rimasto a Mosca non più di trentacinque giorni.
 
<!-- [[File:Napoleon_russia.jpg|frame|La ritirata di Napoleone in Russia]] -->
La [[Grande Armata]] francese soffrì gravi perdite nel corso della rovinosa ritirata; la spedizione era cominciata con circa {{formatnum:700000}} uomini (di cui poco meno della metà erano francesi) e {{formatnum:200000}} cavalli, alla fine della campagna poco più di {{formatnum:18000}} uomini raggiunsero [[Vilnius|Vilna]] rimanendo nei ranghi; a questi si aggiunsero poi quarantamila isolati nei giorni successivi. In totale più di {{formatnum:400000}} furono i morti e {{formatnum:100000}} i prigionieri.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 421}}.</ref> Sopravvissero inoltre solo {{formatnum:10000}} cavalli. Tra il 25 e il 29 novembre, infatti, i resti dell'armata, distrutta prima dal caldo e poi dal freddo (il cosiddetto "[[inverno russo|generale Inverno]]")<{{#tag:ref>|In realtà non fu solo il freddo l'elemento determinante alla sconfitta, teoria basata sulla giustificazione che Napoleone diede al Senato francese il 20 dicembre, e sul suo 29º bollettino di guerra, per invocare, a discolpa del disastro in cui era incorsa la sua campagna, un evento indipendente dalle sue capacità militari. Anche durante la marcia di andata vi fu una grande morìa fra i cavalli e fra i soldati a causa del gran caldo. Quell'estate fu infatti insolitamente lunga e il gelo fece la sua comparsa quando già l'armata francese era in ritirata e combatteva, oltre che contro i russi incalzanti, anche contro il fango e la mota che la ostacolavano fortemente .<ref>{{cita|Chandler|pp. 1027-1028}}.</ref>|group="N"}} vennero in gran parte annientati dai russi durante il passaggio della [[Beresina]].<{{#tag:ref>|Il conte di Rochechouart, che serviva nell'esercito russo agli ordini dell'ammiraglio Cičiagof, descrisse così il disastro: "Mi trovai sul posto dove l'esercito francese aveva passato la Beresina. Nulla avrebbe potuto essere più straziante. Si vedevano montagne di cadaveri di soldati di tutte le armi e di diverse nazioni, che giacevano ancor lì gelati, schiacciati dai fuggiaschi e finiti dalla mitraglia russa" .<ref>{{Citacita|Colombo e Rizzatti|p. 63}}.</ref>|group="N"}} Intanto, Napoleone era stato raggiunto dalla notizia che a Parigi il [[Claude François de Malet|generale Malet]] aveva diffuso la notizia della morte dell'imperatore e tentato un colpo di Stato.<ref name= LaStoria >{{Cita|''La storia''|p. 349}}.</ref> Angosciato delle notizie di tradimento ([[Charles Maurice de Talleyrand-Périgord|Talleyrand]] e [[Joseph Fouché|Fouché]] stavano ormai tramando col nemico),<ref>{{Cita|Gerosa|p. 483}}.</ref> Napoleone abbandonò precipitosamente la Russia lasciando il comando a [[Gioacchino Murat]] e a [[Eugenio di Beauharnais]] e tornando nella capitale, dove cominciava a ricostruire un nuovo esercito di {{formatnum:400000}} uomini, in realtà giovanissimi e male addestrati.<ref name= Napo2 "colombo-rizzatti-p65">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 65}}.</ref> Le potenze europee, conscie dell'atroce disfatta di Russia, sollevarono la testa e formarono una nuova coalizione.
 
=== La sconfitta di Lipsia, l'abdicazione e l'esilio all'Elba ===
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[[File:MoshkovVI SrazhLeypcigomGRM.jpg|miniatura|upright=1.6|sinistra|La [[battaglia di Lipsia]]]]
 
La prima a unirsi alla vittoriosa Russia fu la Prussia che, abbandonando l'alleanza con Napoleone, si schierò a fianco dello zar e della Gran Bretagna. Era la [[sesta coalizione]]. Napoleone, dopo essere rientrato a Parigi, organizzò in fretta, con l'afflusso di giovani reclute, un nuovo esercito e sconfisse i prussiani prima a [[Battaglia di Lützen (1813)|Lützen]] e poi a [[battaglia di Bautzen|Bautzen]] nel maggio [[1813]].<ref name= Napo2 "colombo-rizzatti-p65"/> Ma l'insidia più grande era l'Austria, la quale - non rispettosa dei patti - era pronta a scavalcare anche un matrimonio di stato come quello di Napoleone con Maria Luisa pur di sconfiggere l'odiato nemico. Nel corso di un memorabile e burrascoso incontro bilaterale a [[Dresda]], Napoleone e [[Klemens von Metternich|Metternich]] non riuscirono a giungere a un accordo e il 12 agosto l'Austria si unì alla coalizione antifrancese.<ref name= Napo2 "colombo-rizzatti-p65"/> Dopo un'ultima importante vittoria francese nella [[battagliaBattaglia di Dresda]], le forze napoleoniche furono costrette lentamente a ripiegare sotto la pressione congiunta degli eserciti di Austria, Russia, Prussia e Svezia; l'esercito svedese era comandato dall'ex maresciallo francese [[Jean-Baptiste Jules Bernadotte]]. Nella decisiva [[battaglia di Lipsia]], detta ''Battaglia delle Nazioni'' perchépoiché vi parteciparono eserciti di tutta Europa, l'inesperienza dell'esercito francese, la defezione dei contingenti tedeschi e la superiorità numerica delle forze nemiche furono i fattori che determinarono la sconfitta di Napoleone. L'esercito francese fu costretto a ritirarsi attraverso la Germania in piena insurrezione contro l'occupazione napoleonica, mentre anche i Paesi Bassi si rivoltavanorivoltarono e la Spagna era ormai persa.<ref name= LaStoria />
 
Rientrato precipitosamente a Parigi, Napoleone dovette subire l'insubordinazione di tutti i corpi politici: le Camere denunciarono solo ora la sua tirannia, la nuova nobiltà da lui creata gli girò le spalle, il popolo, ormai stanco della guerra, rimase freddo, i marescialli dell'Impero cominciarono a defezionare: tra i principali, Gioacchino Murat che passò al nemico per conservare il regno di Napoli.<ref name= LaStoria />
 
Il giorno di Natale del 1813 la Francia venivavenne invasa dagli eserciti della coalizione. Un mese dopo, il 25 gennaio [[1814]], consegnato al fratello Giuseppe il controllo di Parigi e alla moglie Maria Luisa la reggenza, salutato il piccolo figlio che non avrebbe mai più rivisto, Napoleone si mettevamise al comando di un esercito di {{formatnum:60000}} veterani della Vecchia Guardia.<ref>{{Cita|Dumas|p. 124}}.</ref> Per due mesi Napoleone tenne testa al nemico in quella che sarà definita da alcuni la sua campagna più brillante, vincendo a [[Brienne]] (proprio dove aveva studiato l'arte militare), a [[Champaubert]], [[Montmirail (Marna)|Montmirail]], [[Château-Thierry]], [[Vauchamps (Marna)|Vauchamps]], [[Mormant]], [[Montereau-Fault-Yonne|Montereau]], [[Battaglia di Craonne|Craonne]], e [[Laon]]. Sconfitto infine dalle forze prussiane del feldmaresciallo [[Gebhard Leberecht von Blücher|von Blücher]], da quelle austriache e da quelle russe di [[Ferdinand von Wintzingerode|Wintzingerode]], consapevole di non poter anticipare le truppe nemiche in marcia su Parigi, Napoleone ripiegò su [[Fontainebleau]] ove, appresa la notizia del tradimento del generale [[Auguste Marmont|Marmont]], cheil quale si era arreso con le sue truppe agli alleati, e scoraggiato dall'atteggiamento rinunciatario del maresciallo [[Michel Ney]], il 4 aprile annunciò ufficialmente la sua intenzione di chiedere la pace.<ref name="colombo-rizzatti-p66">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 66}}.</ref>
 
[[File:Montfort - Adieux de Napoleon a la Garde imperiale.jpg|miniatura|upright=1.2|''Addii di Napoleone alla Guardia imperiale nel cortile du Cheval-Blanc del castello di Fontainebleau'', Antoine Alphonse Montfort]]
[[File:Napoleon Paul Delaroche.jpg|miniatura|sinistra|''Napoléon Bonaparte'', [[Hippolyte Delaroche|Paul Delaroche]]]]
 
Intanto il fratello Giuseppe aveva capitolato e il nemico era entratoentrò vittorioso in Parigi il 31 marzo con alla testa lo zar Alessandro I, che il giorno successivo aveva già fatto affiggere sui muri di Parigi il suo [[Proclama di Parigi|proclama]] indirizzato al popolo francese.
 
A Fontainebleau Napoleone passò giorni duri e difficili. Gli giunse notizia che il nemico aveva rigettato la sua proposta di pace che stabiliva il ritorno ai «confini naturali» della Francia. Lo zar Alessandro I gli impose l'abdicazione. Egli, dopo aver più volte tentennato, il 6 aprile decise di abdicare in favore del figlio e della reggenza di Maria Luisa. Ma il nemico decise per un'abdicazione totale, poiché Talleyrand aveva già preso accordi per restaurare sul trono i [[Borbone]]. Napoleone, indignato, minacciò di rimettersi alla testa dei suoi eserciti e marciare su Parigi, ma i marescialli lo costrinsero a cedere.<ref>{{cita|Ludwig|pp. 341-342}}.</ref> L'abdicazione divenne effettiva con la firma del trattato di Fontainebleau da parte delle potenze alleate l'11 aprile.
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Resosi ormai conto dell'evolversi della sua caduta, con inoltre l'aggravarsi dei [[cosacchi]] entrati in [[Parigi]], il 12 aprile, presso il [[Castello di Fontainebleau]], Napoleone tentò il suicidio ingerendo una forte dose di [[arsenico]], conservato in una fialetta che l'imperatore si era procurato dopo la sconfitta in [[Russia]], ma venne soccorso e salvato dai suoi collaboratori, che chiamarono i medici in tempo.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 486}}.</ref>
 
Dopo un memorabile<{{#tag:ref>|Napoleone rivolse parole semplici e commoventi alle sue truppe, che non riuscirono a trattenere le lacrime.<ref {{Citaname="colombo-rizzatti-p66"/>|Colombo e Rizzatti|p. 66group="N"}}.</ref> addio alla Vecchia Guardia, Napoleone subì il dramma della fuga quando, attraversando la Francia del sud, fu costretto a indossare un'uniforme austriaca per non finire linciato dalla folla.<ref>{{Cita|Gerosa|p. 487}}.</ref> Imbarcatosi precipitosamente a [[Marsiglia]] sulla fregata inglese HMS ''Undaunted'' comandata da [[Thomas Ussher]],<ref>{{Cita|Ussher e Glover}}.</ref>, il 4 maggio 1814 sbarcò all'[[isola d'Elba]], dove il nemico aveva deciso di esiliarlo, pur riconoscendogli la sovranità sull'isola con il rango di [[principe]] e la conservazione del titolo di [[imperatore]].
 
Stabilitosi a [[Portoferraio]], volle abitare presso la [[Palazzina dei Mulini]], alla quale fece aggiungere un piano, e che dominava la suggestiva rada ove poteva osservare le navi in entrata e uscita dal porto. Come residenza di campagna scelse la [[Villa di San Martino]]. A Portoferraio volle raggiungerlo la madre, che prese dimora in una piccola abitazione nel centro storico. Soggiornò inoltre presso il romitorio annesso al [[Santuario della Madonna del Monte (Marciana)|Santuario della Madonna del Monte]], dove lo raggiunse occasionalmente la madre –che soggiornava temporaneamente a [[Marciana (Italia)|Marciana]]– e in seguito la contessa [[Maria Walewska]] insieme al loro figlioletto [[Alexandre Florian Joseph Colonna Walewski|Alexandre]].
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[[File:Casa di Napoleone.JPG|miniatura|sinistra|upright=1.2|La [[Palazzina dei Mulini]] a [[Portoferraio]] (isola d'Elba)]]
 
Anche se impegnato nei lavori all'Elba, Napoleone continuava a ricevere segretamente notizie della situazione francese tramite alcuni ''[[Telegrafo ottico|telegrafi ottici]]'' dislocati sulle alture dell'isola.<ref>''Gazzetta di Firenze'', 1815.</ref> Il nuovo sovrano, [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]] Borbone, era inviso alla popolazione: nel solco della Restaurazione, Luigi stava lentamente smantellando tutte le conquiste della Rivoluzione Francese mantenute da Napoleone.<ref>{{cita|Ludwig|pp. 344-345}}.</ref> Queste notizie, aggiunte alla voce ormai certa che i nemici fossero prossimi a trasferirlo lontano dall'Europa, portarono Napoleone ad agire. Approfittando dell'assenza del commissario inglese sir [[Neil Campbell]], recatosi a [[Livorno]], Napoleone lasciò l'Elba il 26 febbraio [[1815]], salutato dalla popolazione di Portoferraio, con una flotta di sette bastimenti e circa mille uomini al seguito.<ref>{{cita|Ludwig|p. 358}}.</ref>.
 
L'imperatore eluse la sorveglianza della flotta inglese e il 1º marzo 1815 sbarcò in Francia nel golfo di [[Cannes]], a [[Golfo Juan|Golfe Juan]], vicino ad [[Antibes]]: cominciava il periodo che sarà noto come i «Cento giorni». La popolazione lo accolse con un entusiasmo sorprendente e gli eserciti inviatigli contro da Luigi, invece di fermarlo, si unirono a lui. Fu prima la volta del 5°º di linea di [[Grenoble]]: Napoleone mosse incontro ai soldati dell'esercito borbonico e gridò: «Chi vuole sparare al suo imperatore è libero di farlo».<ref>{{cita|Ludwig|p. 360}}.</ref>. Successivamente passarono dalla sua parte gli eserciti guidati da [[Charles de la Bédoyère]] e dal maresciallo Ney, che in precedenza aveva promesso enfaticamente a Luigi XVIII che avrebbe condotto Napoleone a Parigi «in una gabbia di ferro».<ref>{{Cita|Gerosa|p. 489}}.</ref> Entrambi i generali pagheranno con la fucilazione la defezione dall'incarico ricevuto. Il 20 marzo Napoleone entrò trionfalmente a Parigi, mentre Luigi era fuggito in gran fretta verso [[Gand]] su suggerimento di Talleyrand, che al Congresso di Vienna spinse le teste coronate a riprendere la spada contro l'imperatore.<ref name= Napo4 "colombo-rizzatti-p70">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 70}}.</ref><ref name= StoriaNa >{{Cita|''La storia''|p. 350}}.</ref>
 
[[File:Plas Newydd (Anglesey) - Waterloo 1.jpg|miniatura|upright=1.2|La [[battaglia di Waterloo]]]]
 
Riorganizzato rapidamente l'esercito, Napoleone chiese ai nemici nuovamente coalizzatisi la pace, con la sola condizione di mantenere il trono di Francia: la sua richiesta non venne accettata.<{{#tag:ref>|"Io voglio serbare soltanto il potere che mi è necessario per governare", affermò. <ref>{{cita|Ludwig|p. 363}}.</ref>|group="N"}} Intanto, in campo politico, l'imperatore aveva ben compreso i limiti del suo governo precedente e aveva promulgato una costituzione maggiormente liberale, l'Atto addizionale, che concedeva maggiori poteri alle Camere e la libertà di stampa.<ref name= StoriaNa /> Per evitare una nuova invasione del suolo patrio, Napoleone fece la prima mossa, entrando di sorpresa in [[Belgio]], dove erano schierati l'esercito britannico e l'esercito prussiano. Il suo piano prevedeva una manovra su due ali che avrebbero diviso e sconfitto separatamente i prussiani e i britannici prima che, superiori di numero, potessero congiungersi.
[[File:Guanti di Napoleone.jpg|thumb|left|I guanti indossati da Napoleone alla battaglia di Waterloo, conservati presso la [[Pinacoteca Ambrosiana]], Milano]]
 
L'ala destra da lui comandata impegnò e sconfisse i prussiani del generale Blücher nella [[battaglia di Ligny]], mentre il maresciallo Ney attaccò i britannici del duca di Wellington a [[Battaglia di Quatre-Bras|Quatre-Bras]], ma nessuno dei due combattimenti ebbe esito determinante.<ref name= Napo4 "colombo-rizzatti-p70"/> Così si giunse al 18 giugno 1815, la giornata della [[battaglia di Waterloo]], descritta anche da [[Victor Hugo]]. Il piano strategico generale di Napoleone venne vanificato da alcuni errori dei suoi marescialli, principalmente [[Emmanuel de Grouchy]], il quale, inviato a intercettare la colonna prussiana sfuggita a Ligny, in pratica si limitò solo a inseguire la retroguardia delle forze prussiane che si erano intanto riorganizzate e che, grazie alla loro determinazione, riuscirono a ricongiungersi con Wellington proprio nella fase decisiva della battaglia. Le forze britanniche del duca di Wellington e quelle prussiane di Blücher riuscirono a sconfiggere i francesi.<ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 71}}.</ref><ref name= StoriaNap >{{Cita|''La storia''|p. 351}}.</ref>
 
Napoleone compì alcuni errori tattici e sbagliò nella scelta dei luogotenenti, rinunciando al maresciallo [[Louis Nicolas Davout]], lasciato a Parigi, e affidandosi a Grouchy, inesperto di incarichi di comando, e a Ney, famoso per ardimento, ma non per la sua intelligenza tattica, il cui comportamento inutilmente avventato fu fra i fattori determinanti della disfatta. Ultimo ad arrendersi fu il giovane generale della [[Guardia imperiale (Primo Impero)|Guardia imperiale]] [[Pierre Cambronne]]<ref>Noto l'aneddoto, narrato anche da Hugo ne ''[[I miserabili]]'', che all'imposizione di resa degli inglesi Cambronne abbia risposto semplicemente: «Merde»; altri sostengono invece che abbia risposto con un più formale e militaresco «La Guardia muore ma non si arrende». {{Cita|Gerosa|p. 501}}., cita entrambe le frasi; {{Cita|Dumas|p. 173}}. propende per la più celebre parola.</ref> che con la Vecchia Guardia coprì la ritirata dell'esercito sconfitto alla volta di Parigi. Napoleone si era dimostrato ottimista durante la battaglia: «Wellington è un pessimo generale. Stasera ceneremo a Bruxelles», aveva dichiarato la mattina. In serata, invece l'imperatore era sulla strada di ritorno per Parigi conscio della certezza della fine di ogni suo sogno.<ref name=Napo5 "colombo-rizzatti-p73">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 73}}.</ref>
 
Impostagli dalla Camera la nuova abdicazione, sotto le pressioni del potente [[Joseph Fouché|Fouché]] («Avrei dovuto farlo impiccare prima», sbottò Napoleone),<ref>{{cita|Ludwig|p. 385}}.</ref> egli dichiarò di immolarsi «in olocausto per la Francia»<ref name= Napo5 "colombo-rizzatti-p73"/> e chiese invano che venisse rispettata la sua volontà di porre sul trono all'età giusta suo figlio Napoleone II. Le forze nemiche, viceversa, entrarono a Parigi e rimisero sul trono Luigi XVIII. Napoleone si rifugiò al [[castello di Malmaison]], la vecchia casa dove aveva abitato con la prima moglie Giuseppina, morta da poco. La sua intenzione era di fuggire negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], ma rifiutò di travestirsi come sarebbe stato necessario per sfuggire alla cattura, perché ciò avrebbe infamato il suo onore.<ref>{{cita|Ludwig|p. 388}}.</ref> Invece il 15 luglio 1815 Napoleone si arrese agli inglesi salendo a bordo della nave [[HMS Bellerophon (1786)|HMS ''Bellerophon'']].<ref name= StoriaNap /><ref>{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 75}}.</ref> Condizione della consegna era la deportazione in Inghilterra o negli Stati Uniti, ove intendeva vivere soggetto al diritto comune e con lo status di privato cittadino; nel caso avesse ottenuto il permesso di soggiornare in America, le sue intenzioni erano quelle di diventare un famoso scienziato e studioso di fenomeni naturali, ma purtroppo le cose per lui andarono in modo totalmente diverso. Il capitano Maitland, in rappresentanza del principe reggente, arrestò Napoleone venendo in parte meno alla parola datagli: con la promessa di poter continuare a vivere in una semplice casetta di campagna in territorio inglese, Napoleone effettivamente venne accontentato ed ottenne un domicilio in territorio britannico; condotto dalla nave da battaglia {{nave|HMS|Northumberland|1798|6}}, il 15 ottobre [[1815]] Napoleone venne sbarcato prigioniero ed esiliato a [[Sant'Elena (isola)|Sant'Elena]], una piccola isola nel mezzo dell'[[oceano Atlantico]], ancora oggi possedimento britannico, così remota e sperduta da rendere impossibile ogni tentativo di fuga.
 
=== L'esilio a Sant'Elena e la morte ===
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[[File:Napoleon sainthelene.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.2|Napoleone a Sant'Elena]]
 
Con un piccolo seguito di fedelissimi,<ref group="N">A Napoleone fu concesso di farsi accompagnare da tre ufficiali più un chirurgo e dodici domestici, tutti scelti fra coloro che lo accompagnarono in Inghilterra sul [[HMS Bellerophon (1786)|Bellerophon]] (ma con l'esclusione dei generali [[Anne Jean Marie René Savary|Savary]] e [[François Antoine Lallemand]]). A seguito delle sue proteste, gli furono concesse quattro persone anziché tre:
* il generale [[Carlo Tristano di Montholon|Carlo Tristano, conte di Montholon]] ([[1783]] - Parigi, 23 agosto [[1853]]), accompagnato dalla moglie Albine de Vassal e dal figlio cinquenne Tristano. Rimarrà a Sant'Elena fino alla morte di Napoleone;
* il generale [[Henri Gatien Bertrand|Bertrand]] ([[Châteauroux]] 28 marzo [[1773]] - ivi, 31 gennaio [[1844]]), accompagnato dalla moglie Fanny de Dillon e dai tre figli. Rimarrà a Sant'Elena fino alla morte di Napoleone.
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[[File:16 Napoleons exole St Helena June1970.jpg|miniatura|upright=1.2|Longwood House]]
 
I dolori allo stomaco di cui già soffriva da tempo, acuitisi nel clima inospitale dell'isola e con il duro regime impostogli, lo condussero alla morte il 5 maggio 1821 alle ore 17:49. Le ultime parole di Napoleone furono ''Francia, esercito - capo dell'esercito - Giuseppina''.<ref>{{cita|Ludwig|p. 486}}; {{Cita|Dumas|p. 186}}.</ref> Egli chiese di essere seppellito sulle sponde della [[Senna]], ma fu invece seppellito a Sant'Elena, presso [[Sane Valley]], come stabilito già l'anno prima dal governo inglese. Il governatore Lowe e i suoi uomini gli tributarono gli onori riservati ad un generale.
Le ultime parole di Napoleone furono ''Francia, esercito - capo dell'esercito - Giuseppina''.<ref>{{cita|Ludwig|p. 486}}; {{Cita|Dumas|p. 186}}.</ref> Egli chiese di essere seppellito sulle sponde della [[Senna]], ma fu invece seppellito a Sant'Elena, presso [[Sane Valley]], come stabilito già l'anno prima dal governo inglese. Il governatore Lowe e i suoi uomini gli tributarono gli onori riservati ad un generale.
 
L'[[autopsia]] accertò la causa di morte in un [[tumore dello stomaco]].<ref>{{cita pubblicazione|url=http://jrsm.rsmjournals.com/content/97/10/507.2.long|cognome=Keynes|nome=Milo|titolo=The death of Napoleon|pmid=15459279|rivista=The Royal Society of Medicine|mese=agosto|anno=2004|lingua=inglese|accesso=14 febbraio 2021|urlarchivio=https://archive.today/20120712084145/http://jrsm.rsmjournals.com/content/97/10/507.2.long|dataarchivio=12 luglio 2012}}</ref><ref name="causemorte">{{cita web|url=http://www.margheritacampaniolo.it/letteratura/napoleone.htm|titolo=Sulla morte di Napoleone|accesso=2 gennaio 2012|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121210115144/http://www.margheritacampaniolo.it/letteratura/napoleone.htm}}</ref>
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==== Teorie alternative sulla morte di Napoleone ====
[[File:Ingres, Napoleon on his Imperial throne.jpg|miniatura|upright=0.8|[[Jean-Auguste-Dominique Ingres]], ''[[Napoleone I sul trono imperiale]]'', uno dei più noti dipinti celebrativi di Bonaparte]]
{{vedi anche|Teorie alternative sulla morte di Napoleone Bonaparte}}
[[File:Ingres, Napoleon on his Imperial throne.jpg|miniatura|upright=0.8|[[Jean-Auguste-Dominique Ingres]], ''[[Napoleone I sul trono imperiale]]'', uno dei più noti dipinti celebrativi di Bonaparte]]
 
Cominciarono subito a diffondersi [[Teorie alternative sulla morte di Napoleone Bonaparte|ipotesi alternative sulla morte di Napoleone]], frutto, in generale, di [[teoria del complotto|teorie del complotto]]: esse, pur accreditate, non smentiscono la veridicità della causa della morte per tumore allo stomaco.<ref name="causemorte"/><ref>{{cita pubblicazione|autore=Lugli A, Clemenza M, Corso PE, di Costanzo J, Dirnhofer R, Fiorini E, Herborg C, Hindmarsh JT, Orvini E, Piazzoli A, Previtali E, Santagostino A, Sonnenberg A, Genta RM.|titolo=The medical mystery of Napoleon Bonaparte: an interdisciplinary exposé|lingua=inglese|pmid=21326012|mese=maggio|anno=2011}}</ref>
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[[File:Retour des Cendres - 6.jpg|miniatura|upright=1.2|sinistra|Il corteo funebre di Napoleone a Parigi del 15 dicembre [[1840]]]]
 
Il 2 agosto [[1830]], nove anni dopo la morte di Napoleone, il re [[Carlo X di Francia|Carlo X]] di [[Borbone]] fu costretto ad abdicare e la corona venne concessa a [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo d'Orléans]], di idee più liberali. La statua dell'imperatore fu restaurata sulla colonna di [[Place Vendôme]] e vi furono richieste del rientro in patria delle spoglie mortali. Il figlio cadetto del re, il [[Francesco d'Orléans|Principe di Joinville]], venne incaricato di riportare le spoglie dell'imperatore in Francia e questi, dopo aver ottenuto il permesso dei britannici, diresse una spedizione a Sant'Elena per riportare la salma a Parigi.<ref name= Napo6 "colombo-rizzatti-p78">{{Cita|Colombo e Rizzatti|p. 78}}.</ref> Il 15 ottobre [[1840]], per opera di una commissione - i cui membri erano il conte Philippe de Rohan-Chabot, Charles Alexander, il colonnello Hamelin Trelawny, il capitano William Wylde, il colonnello Charles Hodson, il segretario coloniale William Henry Seale, il comandante Edward Littlehales, il maresciallo Henri Gatien Bertrand, il generale Gaspard Gourgaud, il conte Emmanuel de Las Cases, il generale Jean Gabriel Marchand, Arthur Bertrand, i capitani [[Léonard Victor Charner|Léonard Charner]], Guyet e Doret, l'abate Félix Coquereau, due coristi, il medico Remi Guillard e alcuni ex domestici di Napoleone - venne riesumata la salma che si rivelò intatta, vestita nell'uniforme di colonnello dei ''Cacciatori della Guardia''.<ref>{{en}} Richard Henry Horne, ''The History of Napoleon'', Londra, 1840.</ref> Ricomposto il corpo in una bara di [[ebano]], l'imperatore cominciò il suo viaggio di ritorno in Francia sulla ''[[Belle-Poule]]'', arrivando a [[Cherbourg]] il 2 dicembre, salutato dalle salve di cannone del forte e delle navi militari presenti.<ref name= Napo6 "colombo-rizzatti-p78"/>
 
Il 15 dicembre [[1840]] ebbe luogo il funerale solenne a Parigi, celebrato con tutti gli onori del rango imperiale. Disposto il feretro su di un carro trainato da 16 cavalli, scortato dai [[Maresciallo di Francia|Marescialli di Francia]] [[Nicolas Charles Oudinot|Oudinot]] e [[Gabriel Jean Joseph Molitor|Molitor]], dall'ammiraglio [[Albin Roussin|Roussin]] e dal generale [[Henri Gatien Bertrand|Bertrand]], a cavallo, sui quattro lati, il corteo funebre passò sotto l'[[Arco di Trionfo (Parigi)|Arco di Trionfo]], tra due file di insegne con l'aquila imperiale, salutato dalle salve di cannone e accolto dalla famiglia regnante in nome della Francia.<ref name= Napo6 "colombo-rizzatti-p78"/> Il generale Bertrand, che aveva fedelmente accompagnato Napoleone all'Elba e a Sant'Elena, venne incaricato dal re di porre la spada e il copricapo dell'imperatore sulla bara, ma non vi riuscì per l'emozione e fu sostituito dal generale [[Gaspard Gourgaud|Gourgaud]]. Più tardi, nel [[1843]], [[Giuseppe Bonaparte]] inviò il gran collare, il nastro, e le insegne della [[Legion d'onore]] che suo fratello aveva indossato.
 
==== La tomba monumentale ====
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[[File:Jacques-Louis David 011.jpg|miniatura|upright=0.7|Il generale Napoleone Bonaparte, comandante dell'[[Armata d'Italia]]]]
 
Napoleone, ufficiale di artiglieria, giovane generale legato inizialmente alla fazione giacobina e quindi al Direttorio, primo console e poi imperatore dei francesi, condottiero della più grande macchina militare dell'epoca<ref>G. Blond, ''Vivere e morire per Napoleone'', pp. 7-9.</ref> e conquistatore di gran parte del continente, rimane a tutt'oggi l'archetipo dell'uomo di guerra vittorioso, protagonista di una vicenda storica narrata e analizzata da una vastissima bibliografia.<ref>{{cita|Tulard|pp. 9-16}}.</ref>.
 
Le qualità militari di tattico e stratega e la sua carriera più che ventennale costellata di impressionanti vittorie, continuano a rendere Napoleone, ''le tondu'', "il rapato", come era soprannominato dai suoi soldati, nel giudizio degli storici uno dei più grandi condottieri militari di tutti i tempi, accostato dallo storico britannico [[Geoffrey Wootten]] solo ad [[Alessandro Magno]].<ref>G. Wootten, ''Waterloo 1815'', p. 10.</ref>. Altri autori hanno ugualmente esaltato le qualità di generale dell'imperatore. [[Georges Lefebvre]] parla di "maestria senza eguali" tattica e strategica,<ref>A. Mathiez, G. Lefebvre, ''La Rivoluzione francese'', vol. II, p. 390.</ref>, [[Jean Tulard]] di "genio militare",<ref>{{cita|Tulard|p. 242}}.</ref>, [[Nigel Nicolson]]<ref>{{cita|Nicolson|p. 265}}.</ref> e [[Franz Herre]]<ref>F. Herre, ''Metternich'', p. 79.</ref> di "più grande generale di tutti i tempi", [[Evgenij Victorovič Tarle|Evgenij Tarle]] di "genio militare non mai superato nella storia dell'umanità",<ref>E. V. Tarle, ''1812: la campagna di Napoleone in Russia'', pp. 360-361.</ref>, [[David G. Chandler]] di "una delle più grandi menti militari che siano mai esistite",<ref>{{cita|Chandler|p. 1031}}.</ref>, [[Basil Liddell Hart]] di più grande "stratega logistico" della storia.<ref>{{cita|Liddell Hart|p. 224}}.</ref>.
 
Dal punto di vista della strategia operativa (o strategia logistica secondo la terminologia di Liddell Hart<ref>{{cita|Liddell Hart|pp. 223-224}}.</ref>) Napoleone seppe fondere nel suo sistema di guerra le innovazioni di pensatori militari francesi come il [[Jacques Antoine Hippolyte, Comte de Guibert|conte di Guibert]] e [[Jean du Teil]] con lo studio dei grandi condottieri del passato da [[Federico II di Prussia]], a [[Henri de La Tour d'Auvergne, visconte di Turenne|Turenne]] al [[Luigi II di Borbone-Condé|Gran Condé]].<ref>{{cita|Chandler|pp. 200-210}}.</ref>. I pensatori francesi avevano evidenziato le debolezze dei rigidi schemi tattici dell'esercito prussiano basati su lente e ripetitive campagne di guerre, sulla tattica lineare, sulla disciplina draconiana, sulle lunghe colonne dei carriaggi.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 232}}.</ref>. Napoleone, sfruttando le qualità delle armate rivoluzionarie, il loro slancio aggressivo, il loro spirito democratico, il sistema dell'amalgama e della promozione per merito e le nuove tattiche basate sul fuoco della fanteria leggera sparpagliata e sugli attacchi alla baionetta in colonne di battaglione, forgiò uno strumento militare di grande potenza. L'esercito napoleonico, articolato in corpi d'armata autonomi, scarsamente disciplinato ma combattivo, estremamente rapido nelle marce, privo di ingombranti traini e abituato a vivere sulle risorse locali e sulle depredazioni, permetteva a Napoleone grande flessibilità operativa.<ref>{{Cita|Lefebvre|pp. 220-225, 234-235}}.</ref>
 
[[File:Jean-Léon Gérôme 002.jpg|miniatura|sinistra|upright|Napoleone a [[Il Cairo]]]]
 
La strategia napoleonica è profondamente innovativa in primo luogo nelle concezione di fondo; obiettivo della guerra diventa la distruzione dell'esercito nemico possibilmente con una campagna rapida e una battaglia decisiva; obiettivi geografici o fortezze diventano elementi secondari utili eventualmente per attrarre e sviare il nemico, costringendolo a battersi in circostanze sfavorevoli.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 234}}.</ref>.
 
Lento e scientifico nella fase ideativa dei suoi piani di guerra,<ref>{{cita|Ludwig|pp. 409-410}}.</ref>, Napoleone era invece risoluto, ottimista, energico nella fase esecutiva<ref>{{cita|Ludwig|p. 415}}. Napoleone parlava di "coraggio delle due di notte", per indicare la sua capacità di far fronte all'imprevisto.</ref> pretendendo e ottenendo rapidità e disciplina dai suoi subordinati ed effettuando manovre di sconcertante velocità e imprevedibilità per i suoi avversari.<ref>{{cita|Chandler|pp. 212-214}}.</ref> Dotato di grande ascendente e idolatrato dai suoi soldati, i ''grognards'', i "brontoloni",<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 167}}.</ref> Napoleone dominava intellettualmente i suoi luogotenenti e anche i suoi avversari, intimoriti dalla sua reputazione e spesso ridotti a strategie rinunciatarie e prudenti.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 620}}.</ref> Grazie alle sue doti militari, al suo enorme prestigio e all'entusiasmo suscitato nelle truppe, con la sua sola presenza sul campo di battaglia l'esercito francese sembrava disporre di molte migliaia di soldati invisibili in più;<ref>D.Lieven, ''La tragedia di Napoleone in Russia'', p. 509.</ref> lo stesso [[Arthur Wellesley, I duca di Wellington|Duca di Wellington]] disse che la presenza di Napoleone sul campo corrispondeva a quella di {{formatnum:40000}} soldati in più nelle file dell'armata francese.<ref>{{cita|Nicolson|p. 16}}.</ref>
 
L'esercito napoleonico, dispiegato su vasto fronte, avanzava di sorpresa e nel massimo segreto secondo i piani dell'imperatore, che di regola prevedevano in anticipo tutte le possibilità e le evenienze; i corpi d'armata marciavano su direttrici separate ma disposti in modo da potersi reciprocamente sostenere in caso di complicazioni e di potersi concentrare al momento opportuno, scelto da Napoleone sulla base delle circostanze effettive sul terreno.<ref>{{cita|Tulard|pp. 243-244}}.</ref> La marcia separata confondeva il nemico e progressivamente restringeva il suo spazio di manovra fino a costringerlo alla battaglia nelle peggiori condizioni; Napoleone effettuava il concentramento generale all'ultimo momento e a volte durante la battaglia stessa; l'esercito avversario quindi o rischiava la battaglia o, se rimaneva immobile come a Ulma, veniva tagliato fuori dalle sue retrovie e accerchiato dall'avanzata convergente dei vari corpi d'armata.<ref>{{cita|Chandler|pp. 212-222}}.</ref> La superiore capacità strategica di Napoleone si evidenziava proprio nella sua abilità nel predisporre opportunamente la dislocazione e la marcia dei vari corpi d'armata e di effettuare il raggruppamento finale nel momento e nel punto giusto.<ref>{{Cita|Lefebvre|p. 233}}.</ref>
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Tuttavia, sono noti per certo almeno due figli illegittimi:
* [[Carlo Leone Denuelle|Carlo, conte Léon]] ([[1806]]-[[1881]]), avuto da [[Eleonora Denuelle|Luisa Caterina Eleonora Denuelle de la Plaigne]] ([[1787]]-[[1868]]), lettrice della principessa [[Carolina Bonaparte]], già sposata a Jean-Honoré François Revel e da questi divorziata pochi mesi prima della nascita di Carlo;<{{#tag:ref>|La nascita di Carlo Leone smentì la convinzione che Napoleone fosse sterile, convinzione originata dal fatto che la moglie Giuseppina, dopo circa dieci anni di matrimonio, non gli aveva ancora dato un figlio nonostante lei ne avesse avuti due dal precedente marito. Questo fatto dimostrava il contrario: Giuseppina era divenuta sterile e Napoleone cominciò da allora a pensare al divorzio che gli avrebbe consentito di sposare una donna in grado di dargli un erede dell'impero, .<ref>{{Citacita|Gallo|pp. 496-497}}.</ref>|group="N"}}
* [[Alexandre Florian Joseph Colonna Walewski|Alessandro Floriano Giuseppe, conte Colonna-Walewski]], ([[1810]]-[[1868]]), avuto da [[Maria Walewska|Maria Laczynska]] ([[1786]]-[[1817]]), giovane polacca, moglie dell'anziano conte Attanasio Colonna di Walewice-Walewski, meglio nota con il nome di Maria Walewska, della quale Napoleone fu sinceramente innamorato.
 
Inoltre è stato scritto che il filosofo, giornalista e uomo di stato francese [[Jules Barthélemy-Saint-Hilaire]] (1805-1895) fosse figlio illegittimo di Napoleone Bonaparte, ma non vi è alcuna certezza storica in merito.<ref>{{fr}} Jean-Marie Mayeur, Alain Corbin, Arlette Schweitz (a cura di), ''Les immortels du Sénat, 1875-1918. Les cent seize inamovibles de la Troisième République'', Paris, Publications de la Sorbonne, 1995.</ref>.
 
== Ascendenza ==
{{Ascendenza
|1 = Napoleone I di Francia
|2 = [[Carlo Maria Buonaparte|Carlo Maria]]
|3 = [[Maria Letizia Ramolino]]
|4 = [[Giuseppe Maria Buonaparte|Giuseppe Maria]]
|5 = Maria Saveria Paravicini
|6 = Giovanni Geronimo Ramolino
|7 = Angela Maria Pietrasanta
|8 = [[Sebastiano Nicola Buonaparte|Sebastiano Nicola]]
|9 = Maria Anna Tusoli di Bocagnano
|10 = Giuseppe Maria Paravicini
|11 = Maria Angela Salineri
|12 = Giovanni Agostino Ramolino
|13 = Angela Maria Peri
|14 = Giuseppe Maria Pietrasanta
|15 = Maria Giuseppa Malerba
|16 = Giuseppe Buonaparte
|17 = MariéMaria Colonna di Bozzi
|18 = Carlo Tusoli di Bocagnano
|19 = Isabella ?
|22 = Angelo Agostino Salineri
|23 = Francetta Merezano
|24 = Giovanni Girolamo Ramolino
|25 = Maria Letizia Boggiani
|26 = Andrea Peri
|27 = Maria Maddalena Colonna d'Istria
|28 = Giovanni Antonio Ramolino
|29 = Paola Brigida Sorba
}}
 
== Napoleone nellaNella cultura di massa ==
Di seguito sono citate le opere cinematografiche e televisive, reperibili in lingua italiana, che hanno avuto per soggetto centrale il personaggio di Napoleone Bonaparte e le sue vicende storiche; nell'elenco è indicato anche, quando noto, l'attore che ha impersonato il ruolo di Napoleone stesso:
=== Musica ===
* [[Beethoven]] inizialmente dedicò a Napoleone la sua [[Sinfonia n. 3 (Beethoven)|Terza Sinfonia]], intitolandola "Bonaparte", ma dopo la nomina a imperatore, tolse la dedica e reintitolò la sinfonia "Eroica per il sovvenire di un grand'uomo".
 
=== Filmografia ===
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* ''[[Napoleone Bonaparte (film)|Napoleone Bonaparte]]'', regia di [[Sacha Guitry]] (Francia-Italia, 1954) - [[Daniel Gélin]] e [[Raymond Pellegrin]];
* ''[[La battaglia di Austerlitz]]'' (''Austerlitz''), regia di Abel Gance (Francia-Italia-Jugoslavia, 1960) - [[Pierre Mondy]];
* ''[[Venere imperiale]]'', regia di [[Jean Delannoy]] (Italia-Francia, 1963) - [[Raymond Pellegrin]];
* ''[[Waterloo (film 1970)|Waterloo]]'', regia di [[Sergej Fëdorovič Bondarčuk]] (URSS-Italia, 1970) - [[Rod Steiger]];
* ''[[I vestiti nuovi dell'imperatore (film 2001)|I vestiti nuovi dell'imperatore]]'' (''The Emperor's New Clothes''), regia di [[Alan Taylor (regista)|Alan Taylor]] (Germania-Italia-Regno Unito, 2001) - [[Ian Holm]];
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== Note ==
=== Esplicative ===
<references group="N"/>
 
=== Bibliografiche ===
{{Note strette}}
 
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* {{cita libro|autore=Gianni Rocca|titolo=Il piccolo caporale, Napoleone alla conquista dell'Italia 1796-97 e 1800|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1996|isbn=978-88-04-41049-2|cid=Rocca}}
* {{cita libro|autore=[[Antonio Spinosa]]|titolo=Napoleone il flagello d'Italia|editore=Mondadori|città=Milano|anno=2003|isbn=88-04-51916-9}}
* {{cita libro|autore=[[Evgenij TàrleTarle]]|titolo=Napoleone|editore=Mursia|città=Milano|anno=2014|isbn=978-88-425-5430-1|cid=Tàrle}}
* {{cita libro|autore=[[Jean Tulard]]|titolo=Napoleone|editore=Rusconi libri|città=Milano|anno=1994|isbn=88-18-70091-X|cid=Tulard}}
* {{cita libro|autore=Constant Wairy|titolo=Il valletto di Napoleone|url=https://archive.org/details/ilvallettodinapo0000unse|curatore=Patrizia Varetto|editore=Sellerio Editore|anno=2006|città=Palermo|isbn=88-389-2190-3|cid=Wairy}}
* {{cita libro|autore=[[Carlo Zaghi]]|titolo=L'Italia di Napoleone dalla Cisalpina al Regno|anno=1991|editore=UTET|annooriginale=1986|isbn=88-02-03955-0|cid=Zaghi}}
 
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In inglese:
* {{cita libro|autore=Philip Dwyer|titolo=Napoleone: The path to power 1769 - 1799|url=https://archive.org/details/napoleonpathtopo0000phil|volume=Volume 1|anno=2008|editore=Bloomsbury Publishing|isbn=978-0-7475-6677-9|cid=Dwyer|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=Avner Falk|titolo=Napoleon against himself: a psychobiography|anno=2007|editore=Pitchstone Pub|isbn=978-0-9728875-6-4|cid=Falk|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=Thomas Ussher|autore2=John R. Glover|titolo=Napoleon's Last Voyages|editore=Cornell University Library|città=Ithaca|anno=1906|cid=Ussher e Glover|isbn=978-1-112-51214-8|lingua=en}}
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[[Categoria:Membri dell'Accademia Francese delle Scienze]]
[[Categoria:Governatori militari di Parigi]]
[[Categoria:Militari francesi]]
[[Categoria:Ordine delle Palme Accademiche]]
[[Categoria:Modelli di opere d'arte]]