Prefazione

testo che si pone all'inizio di un'opera
Disambiguazione – "Prefazioni" rimanda qui. Se stai cercando l'omonima opera di Søren Kierkegaard, vedi Prefazioni (Kierkegaard).

La prefazione è un testo che l'autore di un libro, o altra persona (come ad esempio un curatore),[1] pone all'inizio dell'opera per illustrare le origini, le caratteristiche e le finalità del lavoro compiuto, garantendo una buona lettura del testo e attribuendogli veridicità. La prefazione può essere di tre tipi:

  1. autoriale: scritta dall'autore;
  2. attoriale: scritta da uno dei personaggi del libro;
  3. allografa: scritta da terzi.

Dal punto di vista dell'impaginazione, la prefazione è posta all'inizio del libro, dopo il frontespizio e prima dell'inizio del testo vero e proprio. Solitamente inizia in pagina dispari, è scritta in corsivo, è firmata e accompagnata da una data. Se è scritta da un autore diverso da quello del libro, le pagine sono contrassegnate con numerazione romana. Il contenuto di una prefazione può cambiare dalla prima edizione a quelle successive. Nel caso di un'opera letteraria, spesso la prefazione serve a dare un'unità al libro, oppure si lega solo ad una novella o a un personaggio specifico (in questo caso si parla di prefazione documentativa).

Il primo libro in cui compare una prefazione, propriamente detta, è l'Apuleio, stampato da Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz a Roma nel 1469.

  1. ^ prefazione, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Secondo tale vocabolario, è la caratteristica soggettiva che distingue la prefazione dall'introduzione, che invece dovrebbe essere sempre scritta dall'autore.

Bibliografia

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  • Amedeo Benedetti, Avvertenza o Premessa o Prefazione, in Il libro. Storia, tecnica, strutture, Arma di Taggia, Atene Edizioni, 2006, pp. 65–86, ISBN 88-88330-29-1.

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