Sauria

sottordine di lucertole

Il clado Sauria era tradizionalmente un sottordine di lucertole che originariamente (prima del 1800) comprendeva anche i coccodrilli. Il clado venne poi ridefinito come il gruppo che contiene il più recente antenato comune di archosauri e lepidosauri e tutti i loro discendenti.[1] In quanto tale è stato comunemente ritenuto che Sauria sia un raggruppamento di diapsidi a base coronata.[2] Tuttavia, recenti studi genomici[3][4][5] e studi completi nella documentazione sui fossili[6] suggeriscono che le tartarughe sono strettamente correlate agli archosauri, e non ai pararettili come si pensava in precedenza. Come tale Sauria può essere visto come un gruppo coronato di tutti i rettili moderni (compresi gli uccelli) all'interno del gruppo totale più grande Sauropsida, che contiene anche vari gruppi di rettili più primitivi.

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Sauria
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseReptilia
CladoNeodiapsida
CladoSauria
Macartney, 1802
Gruppi

Sistematica

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Sinapomorfie

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Le sinapomorfie o caratteristiche uniche che uniscono tutti i componenti del clado Sauria li aiutano anche a distinguersi dai sauri primitivi in Diapsida o rettili primitivi nel clado Sauropsida nelle seguenti categorie basate sulle seguenti regioni del corpo.[7][8][9]

  • Regione Cefalica
    • Origine dorsale della muscolatura temporale
    • Perdita della regione caniniforme nella fila dentaria della mascella
    • Narici esterne vicine alla linea mediana
    • Postparietale assente
    • Osso squamosale circoscritto alla cima del cranio
    • La flangia occipitale dell'osso squamosale è espansa sull'occipitale
    • Processo anteriore dello squamosale stretto
    • Osso quadrato esposto lateralmente
    • Processo della staffa dorsalmente non-ossificato
    • Staffa stretta
  • Regione del Tronco
    • Costole sacrali orientate lateralmente
    • Fusione delle costole caudali ontogenetica
    • Costole addominali provviste di una singola testa
  • Regione Pettorale
    • Cleithrum assente
  • Regione Pelvica
    • Ilio modificato
  • Regione degli Arti
    • Perdita di ossa tubulari
    • Forame entepicondylare assente
    • Radio lungo quanto l'ulna
    • Carpali e Tarsi prossimalmente piccoli Small
    • Quinto tarso distale assente
    • Metatarso uncinato corto e grosso
    • Forame della mano assente

Tuttavia, alcuni di queste caratteristiche potrebbero essersi perse o modificate in diversi lignaggi, in particolare tra gli uccelli e le tartarughe; è consigliabile vedere queste caratteristiche come caratteristiche ancestrali che erano presenti nel sauro ancestrale.[7]

Filogenesi

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Il cladogramma mostrato di seguito segue il risultato più probabile trovato da un'analisi delle relazioni con le tartarughe usando sia prove fossili che genetiche di M.S. Lee (2013). Questo studio ha rilevato che Eunotosaurus, di solito considerato un parente delle tartarughe, era solo molto lontanamente imparentato con le tartarughe all'interno del clado Parareptilia.[6]

Diapsida

Araeoscelidia  

Neodiapsida

Claudiosaurus  

Younginiformes  

Sauria

Lepidosauromorpha 

 Archosauromorpha  (=Archelosauria)

Choristodera 

Trilophosaurus 

Rhynchosauria 

Archosauriformes 

 Pantestudines 

Eosauropterygia 

Placodontia 

Sinosaurosphargis

Odontochelys

 Testudinata 

Proganochelys

Testudines 

Il cladogramma seguente segue il risultato più probabile trovato da un'altra analisi delle relazioni tra tartarughe, questa usando solo prove fossili, pubblicata da Rainer Schoch e Hans-Dieter Sues (2015). Questo studio ha scoperto che Eunotosaurus è una vera e propria tartaruga primordiale, sebbene altre versioni dell'analisi hanno trovato un debole sostegno come pararettile.[10]

Sauria  (=Archelosauria)

Archosauromorpha  

 Lepidosauromorpha  (=Ankylopoda)

Kuehneosauridae 

Lepidosauria

Squamata 

Rhynchocephalia 

 Pantestudines 
† Sauropterygia

Eosauropterygia 

Sinosaurosphargis

Placodontia 

Eunotosaurus

Pappochelys 

Odontochelys

 Testudinata 

Proganochelys

Testudines 

  1. ^ Gauthier, J. A., Kluge, A. G., & Rowe, T. (1988). The early evolution of the Amniota. The phylogeny and classification of the tetrapods, 1, 103-155.
  2. ^ M. D. Ezcurra, T. M. Scheyer e R. J. Butler, The origin and early evolution of Sauria: reassessing the Permian saurian fossil record and the timing of the crocodile-lizard divergence, in PLOS ONE, vol. 9, n. 2, 2014, p. e89165, DOI:10.1371/journal.pone.0089165, PMC 3937355, PMID 24586565.
  3. ^ Zhuo Wang, The draft genomes of soft-shell turtle and green sea turtle yield insights into the development and evolution of the turtle-specific body plan, in Nature Genetics, vol. 45, 701–706, 27 marzo 2013, pp. 701–6, DOI:10.1038/ng.2615, PMC 4000948, PMID 23624526. URL consultato il 15 novembre 2013.
  4. ^ Crawford, Nicholas G., et al. "More than 1000 ultraconserved elements provide evidence that turtles are the sister group of archosaurs." Biology letters 8.5 (2012): 783-786.
  5. ^ E.D. Jarvis, Whole-genome analyses resolve early branches in the tree of life of modern birds, in Science, vol. 346, n. 6215, 2014, pp. 1320–1331, DOI:10.1126/science.1253451, PMC 4405904, PMID 25504713.
  6. ^ a b M. S. Y. Lee, Turtle origins: Insights from phylogenetic retrofitting and molecular scaffolds, in Journal of Evolutionary Biology, vol. 26, n. 12, 2013, pp. 2729–2738, DOI:10.1111/jeb.12268, PMID 24256520.
  7. ^ a b Pough, F. H., Janis, C. M., & Heiser, J. B. (2005). Vertebrate life. Pearson/Prentice Hall.
  8. ^ Laurin, Michel and Jacques A. Gauthier. 2011. Diapsida. Lizards, Sphenodon, crocodylians, birds, and their extinct relatives. Version 20 April 2011. http://tolweb.org/Diapsida/14866/2011.04.20 in The Tree of Life Web Project, http://tolweb.org/
  9. ^ Laurin, Michel and Jacques A. Gauthier. 2011. Autapomorphies of Diapsid Clades. Version 20 April 2011. http://tolweb.org/accessory/Autapomorphies_of_Diapsid_Clades?acc_id=465 in The Tree of Life Web Project, http://tolweb.org/
  10. ^ Rainer R. Schoch e Hans-Dieter Sues, A Middle Triassic stem-turtle and the evolution of the turtle body plan, in Nature, vol. 523, 24 giugno 2015, pp. 584–587, DOI:10.1038/nature14472, PMID 26106865.

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