Alessandrinismo: differenze tra le versioni

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Tra i [[Filologia|filologi]] ricordiamo [[Zenodoto]], [[Aristofane di Bisanzio]] e [[Aristarco di Samotracia]], che si fanno interpreti dei testi tramite una critica verbale in contrapposizione con la scuola di [[Pergamo]], che prestano maggiore attenzione ai valori etici, letterari, e alla critica della parola in funzione esegetica, cioè del pensiero.
Tra i [[Filologia|filologi]] ricordiamo [[Zenodoto]], [[Aristofane di Bisanzio]] e [[Aristarco di Samotracia]], che si fanno interpreti dei testi tramite una critica verbale in contrapposizione con la scuola di [[Pergamo]], che prestano maggiore attenzione ai valori etici, letterari, e alla critica della parola in funzione esegetica, cioè del pensiero.
In [[grammatica]] gli alessandrini sono [[Teoria analogista|analogisti]], cioè puristi e conservatori, e perciò considerano la lingua come un insieme regolato da norme tradizionali derivanti dai classici, in opposizione alla scuola degli [[anomalismo|anomalisti]] di Pergamo, che partendo da basi [[stoico|stoiche]], lasciano maggiore libertà al linguaggio corrente.
In [[grammatica]] gli [[grammatici alessandrini|alessandrini]] sono [[Teoria analogista|analogisti]], cioè puristi e conservatori, e perciò considerano la lingua come un insieme regolato da norme tradizionali derivanti dai classici, in opposizione alla scuola degli [[anomalismo|anomalisti]] di Pergamo, che partendo da basi [[stoico|stoiche]], lasciano maggiore libertà al linguaggio corrente.


Per quanto concerne la [[retorica]] il loro ideale è la semplicità degli antichi oratori attici.
Per quanto concerne la [[retorica]] il loro ideale è la semplicità degli antichi oratori attici.

Versione delle 17:38, 21 dic 2011

Con il termine alessandrinismo ci si riferisce generalmente a movimenti e tendenze artistiche e letterarie, che privilegino la cura formale e la raffinata eleganza dei metodi espressivi e stilistici.

Il termine è tuttavia maggiormente utilizzato per indicare l'arte e la letteratura fiorita in età ellenistica nei maggiori centri culturali, primo fra tutti Alessandria d'Egitto.

In un senso ancora più stretto, per alessandrinismo, si può intendere l'arte e la cultura che fiorì nella città di Alessandria d'Egitto, alla corte dei Tolomei, nel periodo della costruzione della Biblioteca inaugurata da Tolomeo I (290) e realizzata da Demetrio Falereo, oltreché del Museo, che divenne un luogo di incontro di artisti e dotti provenienti anche da altre località.

Letteratura alessandrina

La letteratura alessandrina, estraniandosi dalla vita politica si fa sempre più cosmopolita e insieme individualista, divenendo così patrimonio di pochi. La poesia d'amore mette da parte il vissuto e si trasforma in studio psicologico, dove leggende preziosamente erudite si intrecciano.

Il mito, privato del suo sentire eroico, si umanizza. La ragione prevale sulla fantasia. Nascono nuove forme poetiche e vengono riscoperti gli antichi generi dove erudizione e studio linguistico sono spinti al parossismo: l'epillio, l'epigramma, l'elegia eziologica, l'idillio pastorale, e il poema didascalico. Callimaco, Teocrito, Apollonio di Rodi sono tra i poeti maggiori.

Tra i filologi ricordiamo Zenodoto, Aristofane di Bisanzio e Aristarco di Samotracia, che si fanno interpreti dei testi tramite una critica verbale in contrapposizione con la scuola di Pergamo, che prestano maggiore attenzione ai valori etici, letterari, e alla critica della parola in funzione esegetica, cioè del pensiero. In grammatica gli alessandrini sono analogisti, cioè puristi e conservatori, e perciò considerano la lingua come un insieme regolato da norme tradizionali derivanti dai classici, in opposizione alla scuola degli anomalisti di Pergamo, che partendo da basi stoiche, lasciano maggiore libertà al linguaggio corrente.

Per quanto concerne la retorica il loro ideale è la semplicità degli antichi oratori attici.

A Roma l'influenza della poesia alessandrina incomincia con i neoteroi (I secolo a.C.), dei quali il principale esponente è Catullo. Lo stesso Ovidio è prettamente alessandrino, come d'altronde anche Orazio, che sembra essersi ispirato a un trattato di Filodemo (Sui poemi) nell'elaborazione della sua Ars poetica. Anche Virgilio nelle Bucoliche, e in misura minore nelle Georgiche e nell'Eneide si rifà ai canoni alessandrini.

Arti figurative alessandrine

Purtroppo, la scomparsa di tutti i grandi monumenti alessandrini, ci consente di affidarci quasi esclusivamente alla documentazione che attesta in Alessandria la fioritura tipica di un grande centro di opere di arte. Tra i gusti più spiccati si ricordano la pittura parietale, la coroplastica, il ritratto, le caricature, i soggetti di genere, una grande cura nell'architettura funeraria. All'arte alessandrina si attribuisce una notevole influenza nella nascita e nello sviluppo del "rilievo pittorico", oltre a impregnare di elementi e di caratteri l'arte copta. Alla pittura alessandrina viene accreditata anche la "pittura compendiaria", simile alla stile pittorico scultoreo, e una notevole incidenza nel gusto pittorico dell'età romana.

Tra le opere giunte fino a noi, si ricordano il Gallo di Gizah (Museo del Cairo), dalla forma pittorica espressionistica, e i ritratti di Omero cieco e dello pseudo Seneca.

L'arte alessandrina ha prodotto anche una grande quantità di vasi d'argento, vetri colorati e decorati e si è distinta nella glittica.[1]

Filosofia e scienza alessandrine

La città di Alessandria, accoglie in quel periodo valenti scienziati, quali il matematico Euclide e il suo allievo Apollonio di Perge, gli astronomi Aristarco di Samo, che è stato il primo a proporre una teoria eliocentrica, Ipparco di Nicea, il padre della trigonometria.

Anche se la filosofia alessandrina, si limita, per lo più, a rielaborare dottrine precedenti, la città diviene ugualmente un centro di grande importanza, ospitando i peripatetici Demetrio Falereo e Stratone.[1]

Influenze

Tra le influenze moderne nella letteratura e nell'arte si può in un certo senso parlare di Alessandrinismo per ogni movimento culturale che intenda il culto della forma come espressione ostentata di raffinatezza e di sensualità: dal Manierismo del XVII secolo alla letteratura erotica del XVIII, dalla lirica di Ronsard all'opera di André Chénier. Chiari influssi, infine, anche sul Neoclassicismo foscoliano, sul Decadentismo dannunziano e sui parnassiani.

Note

  1. ^ a b "Le muse", De Agostini, Novara, 1964, Vol.I, pag.116-119

Bibliografia

  • A. Adriani, Alessandrina arte, in Enciclopedia dell'Arte Antica, Roma

Voci correlate