Antonio Ascari: differenze tra le versioni
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Finalmente nel [[1924]] riuscì a trionfare nel [[Gran Premio d'Italia]] sul [[circuito di Monza]], stabilendo lo strabiliante record sul giro di 3'34"600, alla media di 167,753 km/h, che rimarrà imbattuto fino al [[1931]]. Si ripeté l'anno successivo vincendo il [[Gran Premio del Belgio]] a [[Circuito di Spa-Francorchamps|Spa]], avviandosi a diventare il più forte pilota di quegli anni. |
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Impegnato nel primo ''[[Campionato del Mondo Marche]]'' (precursore dell'odierna [[Formula 1]]), il 26 luglio 1925 morì in un incidente avvenuto nel [[circuito di Montlhéry]] presso [[Parigi]], durante il [[Gran Premio di Francia]], quando era in testa alla corsa. Rimpatriata in [[Italia]], la salma venne tumulata presso il [[Cimitero monumentale di Milano]] dove ora riposa insieme al figlio [[Alberto Ascari|Alberto]], campione mondiale [[1952]] e [[1953]] con la [[Scuderia Ferrari|Ferrari]], anch'egli morto in pista al volante di una vettura da competizione. |
Impegnato nel primo ''[[Campionato del Mondo Marche]]'' (precursore dell'odierna [[Formula 1]]), il 26 luglio 1925 morì in un incidente avvenuto nel [[circuito di Montlhéry]] presso [[Parigi]], durante il [[Gran Premio di Francia]], quando era in testa alla corsa. Rimpatriata in [[regno d'Italia (1861-1946)|Italia]], la salma venne tumulata presso il [[Cimitero monumentale di Milano]] dove ora riposa insieme al figlio [[Alberto Ascari|Alberto]], campione mondiale [[1952]] e [[1953]] con la [[Scuderia Ferrari|Ferrari]], anch'egli morto in pista al volante di una vettura da competizione. |
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Nel [[2016]], ignoti ladri hanno trafugato i busti bronzei di entrambi i piloti, posti ai lati del sacello. Quello del padre era stato realizzato dallo scultore [[Orazio Costante Grossoni|Orazio Grossoni]], mentre quello del figlio è opera di [[Michele Vedani]].<ref>Paola D'Amico, ''Monumentale, spariti i bronzi di Ascari: 28 i furti già accertati'', Corriere della Sera, 20 marzo 2016</ref> |
Nel [[2016]], ignoti ladri hanno trafugato i busti bronzei di entrambi i piloti, posti ai lati del sacello. Quello del padre era stato realizzato dallo scultore [[Orazio Costante Grossoni|Orazio Grossoni]], mentre quello del figlio è opera di [[Michele Vedani]].<ref>Paola D'Amico, ''Monumentale, spariti i bronzi di Ascari: 28 i furti già accertati'', Corriere della Sera, 20 marzo 2016</ref> |
Versione delle 18:28, 22 apr 2017
Antonio Ascari | |
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Nazionalità | Italia |
Automobilismo | |
Categoria | Formula Grand Prix |
Antonio Ascari (Bonferraro, 15 settembre 1888 – Parigi, 26 luglio 1925) è stato un pilota automobilistico italiano.
Biografia
Nato da una famiglia dedita al commercio del grano, fin da ragazzo era affascinato dai motori a scoppio e si dilettava nel riparare i macchinari per l'agricoltura. Trasferitasi la famiglia a Milano sotto la spinta del fratello, trovò lavoro presso la ditta automobilistica De Vecchi, dove apprese le tecniche di costruzione delle vetture. In seguito intraprese la carriera di meccanico elaboratore e pilota di modelli sportivi dell'Alfa Romeo.
Sfiorò varie volte la vittoria nei Gran Premi e in competizioni ugualmente prestigiose come la Targa Florio, dove l'affermazione gli sfuggì sempre per poco.
Finalmente nel 1924 riuscì a trionfare nel Gran Premio d'Italia sul circuito di Monza, stabilendo lo strabiliante record sul giro di 3'34"600, alla media di 167,753 km/h, che rimarrà imbattuto fino al 1931. Si ripeté l'anno successivo vincendo il Gran Premio del Belgio a Spa, avviandosi a diventare il più forte pilota di quegli anni.
Impegnato nel primo Campionato del Mondo Marche (precursore dell'odierna Formula 1), il 26 luglio 1925 morì in un incidente avvenuto nel circuito di Montlhéry presso Parigi, durante il Gran Premio di Francia, quando era in testa alla corsa. Rimpatriata in Italia, la salma venne tumulata presso il Cimitero monumentale di Milano dove ora riposa insieme al figlio Alberto, campione mondiale 1952 e 1953 con la Ferrari, anch'egli morto in pista al volante di una vettura da competizione.
Nel 2016, ignoti ladri hanno trafugato i busti bronzei di entrambi i piloti, posti ai lati del sacello. Quello del padre era stato realizzato dallo scultore Orazio Grossoni, mentre quello del figlio è opera di Michele Vedani.[1]
Viene citato nella canzone Nuvolari di Lucio Dalla.
Note
- ^ Paola D'Amico, Monumentale, spariti i bronzi di Ascari: 28 i furti già accertati, Corriere della Sera, 20 marzo 2016
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antonio Ascari
Collegamenti esterni
- Biografia su Museo dell'Auto, su museoauto.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 76054833 · ISNI (EN) 0000 0000 4498 0398 · LCCN (EN) no2005086167 · GND (DE) 1213573750 · BNF (FR) cb16756692t (data) |
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