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Braurone: differenze tra le versioni

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Bibliografia
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==Bibliografia==
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Versione delle 22:11, 31 mag 2015

Testa di Artemide 350-300 a.C (museo archeologico di Braurone)

Braurone (in greco antico: Βραυρών?, in greco Βραυρώνα?) era una località dell'Attica, situata vicino a Maratona. Deve il suo nome al culto per la dea Artemide Brauronia, molto importante nella cittadina.

Descrizione

Il santuario di Artemide Brauronia si trovava sulla costa orientale dell'Attica. Il sito era vicino al mare su una piccola insenatura. Col tempo i sedimenti hanno riempito l'insenatura e la linea di costa si è allontanata. Il santuario era composto da un tempietto di Artemide, un ponte unico in pietra, santuari rupestri, una fonte sacra e una stoa a forma di pi greco (Π) con stanze per i banchetti rituali.

Mito

Secondo Euripide, la dea Atena rivela che il luogo in cui Ifigenia tornerà dalla Tauride è Brauron e che lì sarà consacrata sacerdotessa di Artemide, vi morirà e vi sarà sepolta.[1]

Il poeta collega il santuario di Artemide Tauropolo ad Halai, 6,1 km a nord, e il santuario di Brauron.

Storia

Statuetta votiva di marmo (museo archeologico di Braurone)

La località ha origini antiche: una collina sita a 220 m a sud-est dell'attuale sito archeologico, alta circa 24 m, fu abitata durante il Neolitico sin da prima del 2000 a.C. e fiorì durante l'Elladico medio e l'epoca micenea tra il 2000 a.C. e il 1600 a.C. come un sito fortificato, ovvero un'acropoli.[2] L'insediamento fu abbandonato nel tardo Elladico III e l'acropoli non fu più significativamente occupata. Non si hanno molte notizie sul periodo tra il tardo Elladico III e l'VIII secolo a.C.: Strabone, citando Filocoro, afferma che Braurone era una delle dodici città fondate in Attica dal mitico re di Atene Cecrope,[3] e che in seguito Teseo aveva unito nella città di Atene.

Le attività di culto di Artemide sono note a partire dall'VIII secolo a.C. in base alle iscrizioni rinvenute nella fonte sacra. Nel VI secolo a.C. fu costruito un tempio, distrutto dai Persiani nel 480 a.C., che portarono la statua cultuale a Susa. Il tempio fu ricostruito nel 420 a.C. con l'aggiunta della stoà a forma di pi greco (Π) e il ponte di pietra. Probabilmente questa attività edificativa fu intrapresa a seguito della peste di Atene nel 430 a.C.: Artemide, infatti, era connessa alla peste e alla guarigione, così come il fratello Apollo. Nel VI secolo, probabilmente, la zona fu abitata dal tiranno Pisistrato, e forse per questo motivo non divenne un demo a sé stante con la riforma di Clistene.

Il sito fu utilizzato fino al III secolo a.C., quando le tensioni tra Atene e i Macedoni causarono il suo abbandono, probabilmente dopo che fu danneggiato da un'inondazione. Nel II secolo Pausania afferma che Ifigenia, fuggita dalla Tauride portando con sé un'antica immagine di legno di Artemide (lo "xoanon"), sbarcò a Braurone dove lasciò l'oggetto sacro per poi andare ad Atene e quindi ad Argo.[4]

Il sito fu preservato dai depositi trasportati dal fiume Erasino. Una basilica cristiana, che probabilmente rimase in uso fino al VII secolo, fu eretta nel VI secolo sul versante vicino della valle con materiale recuperato dal santuario.[5] Per secoli non ci furono significative attività archeologiche. Immediatamente adiacente alla piattaforma del tempio a sud-ovest, forse sui resti di un piccolo santuario, nel XV secolo fu eretta una piccola chiesa dedicata ad San Giorgio.

Il culto

Il culto di Artemide Brauronia era praticato anche ad Atene dove sorgeva il Brauroneion, ovvero il santuario di Artemide Brauronia, dal quale ogni quattro anni partiva una processione durante la festività detta Arkteia che percorreva i 24,5 km di distanza col santuario. A Braurone le giovani fanciulle ateniesi, prossime all'età da marito, formavano gruppi consacrati ad Artemide noti come arktoi ("orse", vedi il mito di Callisto) e trascorrevano il tempio in danze sacre, indossando vesti color zafferano[6], correndo gare di velocità e offrendo sacrifici. Secondo Aristofane alcune di loro imitavano a gesti un'orsa.[7] I dipinti sui vasi mostrano che la nudità cultuale era un elemento per la preparazione alla maternità.[8] Nella fonte sacra sono stati rinvenuti molti giocattoli infantili, dedicati da giovani fanciulle nubili ad Artemide alla vigilia del matrimonio (come racconta un epigramma nell'Antologia Palatina).

Poteva esserci un'adorazione congiunta con Ifigenia sul luogo della "grotta". La dea Artemide (associata ad Ilizia) era invocata dalle donne per non avere problemi durante il parto e per la salute del neonato. Le vesti delle donne morte durante il parto erano dedicate ad Ifigenia.[9]

Sito archeologico

La piantina del santuario di Brauron
Lo stesso argomento in dettaglio: Braurone (sito archeologico).

Nel 1945 Ioannes Papadimitriou iniziò gli scavi sul sito, continuati dal professor Ch. Bouras negli anni 1950 fino al 1962. Tra i monumenti del V secolo a.C. si contano: la stoa a forma di pi greco (Π), intorno al cortile interno, che si apre verso il tempio di Artemide; il tempietto (forse un heroon di Ifigenia); il ponte di pietra sopra il fiume Erasino.[10] Le iscrizioni restaurate degli edifici indicano molti più edifici di quanti ne siano stati rinvenuti, inclusa una palestra e un ginnasio.

La torre di Vravrona

La torre di Vravrona

La torre era nel raggio di visuale di altre torri simili usate per segnalare tramite il fumo durante il giorno e tramite il fuoco durante la notte. I messaggi potevano essere trasmessi molto velocemente (si dice in un'ora tra Europa ed Asia). Le torri di Vravron e di Liada erano usata anche per avvisare gli abitanti dell'avvistamento di navi pirata. La tradizione locale la attribuisce ai Veneziani che la costruirono tra il 1394 e il 1405, ma le indagini archeologiche mostrano che fu probabilmente costruita dai De La Roche, duchi di Atene (1204-1311).

Vravrona oggi

Oggi Brauron si chiama Vravrona ed è una frazione di Markopoulo Mesogaias situato quasi ad 1 km a sud-est dal sito archeologico. La popolazione nel 1991 era di 90 abitanti. L'area urbana si trova 200 m a nord-ovest ed è collegata con una strada tra Markopoulo e Artemida (Loutsa). Il villaggio non si è sviluppato per via del golfo adiacente, roccioso e non adatto al nuoto. L'area, bagnata dal fiume stagionale Eurinos, una volta era famosa per i pomodori e i fichi. La varietà locale di pomodoro batala è considerata la migliore in Grecia: è dolce, molto profumata, molto grande e polposa e molto pesante. Poiché in pochi giorni collassa sul proprio peso, questa varietà è venduta entro pochi giorni dai contadini locali sul lato della strada. Oggi i pomodori batala si trovano solo nei giardini. I fichi di Vravrona, o "reali", sono molto grandi, dolci, con una buccia sottile anche quando colti in piena maturazione. Sono praticamente impossibili da immagazzinare e quindi, non essendo commerciabili, vengono coltivati negli orti casalinghi.

Museo Archeologico

Il Museo Archeologico è a cinque minuti di macchina dal sito archeologico. Nel 2009 è stato rinnovato e le esposizioni risistemate. L'orario di apertura è dalle 8:30 alle 15:00.

Note

  1. ^ Euripide, Ifigenia in Tauride, 1446-1448
  2. ^ (EN) Hellenic Ministry of Culture: Brauron.
  3. ^ Strabone, IX, 1, 20.
  4. ^ Pausania, I, 33, 1.
  5. ^ (EN) Princeton Encyclopedia of Classical Sites: Brauron (Vraona) Attica, Greece.
  6. ^ Suda, "arktos ê Braurôniois"
  7. ^ Aristofane, 645.
  8. ^ Burkert, p. 263.
  9. ^ Burkert, p. 151.
  10. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Ministero della Cultura Ellenica

Bibliografia

Fonti primarie
Fonti secondarie
  • (EN) Walter Burkert, Greek Religion, Cambridge, Harvard University Press, 1985.
  • (DE) Ernst-Ludwig Schwandner, Der ältere Porostempel der Aphaia auf Aegina, Berlino, W. de Gruyter, 1985.
  • Petros G. Themelis, Brauron: Guide to the Site and Museum, Atene, Apollo-Verlag, 1971.
  • (DE) Jan N. Bremmer, Götter, Mythen und Heiligtümer im antiken Griechenland, Berlino, 1998, ISBN 3-548-26537-5.
  • Maria Mavromataki, Greek Mythology and Religion, Atene, 1997.
  • (DE) Karl Kerenyi, Die Mythologie der Griechen, Monaco, 1998, ISBN 3-423-30030-2.
  • (EN) Hans Lohmann, Brauron, in Brill's New Pauly.

Voci correlate

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