Governo La Marmora II: differenze tra le versioni

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* 7 settembre: È sciolta la Camera dei Deputati e convocati gli elettori per il 22 e 29 ottobre; e il nuovo Parlamento a Firenze per il 15 novembre.
* 7 settembre: È sciolta la Camera dei Deputati e convocati gli elettori per il 22 e 29 ottobre; e il nuovo Parlamento a Firenze per il 15 novembre.
* 9 ottobre: La Marmora incarica il conte Alessandro Malaguzzi, di Reggio, di aprire segrete trattative con il Gabinetto di Vienna onde ottenere la cessione del Veneto come condizione della conciliazione con l'Italia. Le istruzioni si dividono in tre parti: questione finanziaria, politico-amministrativa e politica estera.
* 9 ottobre: La Marmora incarica il conte Alessandro Malaguzzi, di Reggio, di aprire segrete trattative con il Gabinetto di Vienna onde ottenere la cessione del Veneto come condizione della conciliazione con l'Italia. Le istruzioni si dividono in tre parti: questione finanziaria, politico-amministrativa e politica estera.
* 25 ottobre: [[Giovanni Nigra|Nigra]] scrive confidenzialmente a La Marmora l'esito dei colloqui di [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]] con [[Otto von Bismarck|Bismark]] a [[Biarritz]], e dice che il senso della risposta dell'Imperatore (circa il conto che la Prussia potrebbe fare della Francia in caso di guerra con l'Austria) e questo: «Se la guerra si restringe in brevi limiti, la Francia lascia fare; essa desidera però che la Prussia retroceda una parte della popolazione danese dello Schleswig alla Danimarca, come soddisfazione all'opinione liberale dell'Europa e della Francia, e come omaggio al principio di nazionalità. Se la guerra avesse o dovesse avere per risultato di dare alla Prussia non solo i Ducati, ma altri territori tedeschi...la Francia dovrebbe pensare a stabilire per sé un contrappeso. Quale?... Esso sarebbe pigliato nel Belgio, con la retroccessione all'Olanda d'Anversa e delle province finitime fiamminghe...Se l'Austria avesse alla testa del suo governo uomini sensati..., la questione sarebbe ben presto risolta [per l'Italia]...Ma...dobbiam contare, a Vienna con una popolazione appassionata, incosciente, a Berlino con gli scrupoli sentimentali del Re simili a quelli di certe donne che vorrebbero amoreggiare senza far peccato, e con la versatilità impaziente e violenta di Bismark...Ad ogni modo mi pare che l'Italia debba tirar partito da questa situazione che in fondo le è favorevole...»


== Bibliografia ==
== Bibliografia ==

Versione delle 18:11, 25 set 2020

Governo La Marmora II
StatoBandiera dell'Italia Italia
Presidente del ConsiglioAlfonso La Marmora
(militare)
CoalizioneDestra storica
militari
indipendenti
LegislaturaIX
Giuramento28 settembre 1864
Dimissioni31 dicembre 1865
Governo successivoLa Marmora III
31 dicembre 1865

Il Governo La Marmora II è stato in carica dal 28 settembre 1864 al 31 dicembre 1865 per un totale di 459 giorni, ovvero 1 anno e 3 mesi e 2 giorni.

Alfonso La Marmora

Ministeri

Affari Esteri

Ministro Alfonso La Marmora

Agricoltura, Industria e Commercio

Ministro Luigi Torelli

Finanze

Ministro Quintino Sella

Grazia e Giustizia e Culti

Ministro Giuseppe Vacca
Paolo Cortese dal 10 agosto 1865

Guerra

Ministro Agostino Petitti Bagliani di Roreto

Interno

Ministro Giovanni Lanza dal 28 settembre 1864 al 31 agosto 1865
Giuseppe Natoli dal 1º settembre 1865 al 14 dicembre 1865
Desiderato Chiaves dal 15 dicembre 1865 al 31 dicembre 1865

Lavori Pubblici

Ministro Stefano Jacini

Marina

Ministro Alfonso La Marmora ad interim
Diego Angioletti dal 22 dicembre 1864

Pubblica Istruzione

Ministro Giuseppe Natoli

Cronologia

  • 24 settembre: A Torino è pubblicato il reale decreto che accetta le dimissioni del governo Minghetti e dà al generale La Marmora l'incarico di formare il nuovo ministero, nominandolo presidente del consiglio dei ministri, ministro degli affari esteri e, interinalmente, della marina. Il deputato Giovanni Lanza è nominato ministro dell'interno.
  • 27 settembre: Nominati il Generale Petitti ministro della guerra e il deputato Sella ministro delle finanze.
  • 28 settembre: Reale decreto nomina ministro dei lavori pubblici il deputato Stefano Jacini.
  • 29 settembre: Reale decreto nomina ministro dell'agricoltura, commercio e industria il senatore Luigi Torelli e della pubblica istruzione Giuseppe Natoli.
  • 1° ottobre: Reale decreto nomina ministro di grazia e giustizia e culti il senatore Giuseppe Vacca.
  • 19 novembre: La Camera dei Deputati, con 317 favorevoli, 70 contrari e 2 astenuti, ratifica la Convezione di settembre.
  • 9 dicembre: Il Senato, con 134 favorevoli, 47 contrari e 2 astenuti, ratifica la Convenzione di settembre.
  • 7 febbraio 1865: La Camera dei Deputati, con 184 favorevoli e 63 contrari, approva la legge di unificazione amministrativa.
  • 29 febbraio: Il Senato, con 70 favorevoli e 34 contrari, approva la legge di unificazione amministrativa.
  • 10 agosto: Il ministro per la Grazia e Giustizia e Culti, Vacca, si dimette e gli è sostituito il deputato Cortese, già segretario generale del ministero delle finanze.
  • 14 agosto: Il convegno di Gastein diminuisce nel Governo le speranze d'una guerra fra la Prussia e l'Austria e perciò La Marmora chiede a Ricasoli consigli per rinforzare il ministero, indebolito dalla diminuzione della maggioranza, e riprende la sua idea primitiva di trattare direttamente con l'Austria per la cessione del Veneto.
  • 25 agosto: Giovanni Lanza, senza una ragione plausibile, si dimette da ministro dell'interno.
  • 7 settembre: È sciolta la Camera dei Deputati e convocati gli elettori per il 22 e 29 ottobre; e il nuovo Parlamento a Firenze per il 15 novembre.
  • 9 ottobre: La Marmora incarica il conte Alessandro Malaguzzi, di Reggio, di aprire segrete trattative con il Gabinetto di Vienna onde ottenere la cessione del Veneto come condizione della conciliazione con l'Italia. Le istruzioni si dividono in tre parti: questione finanziaria, politico-amministrativa e politica estera.
  • 25 ottobre: Nigra scrive confidenzialmente a La Marmora l'esito dei colloqui di Napoleone III con Bismark a Biarritz, e dice che il senso della risposta dell'Imperatore (circa il conto che la Prussia potrebbe fare della Francia in caso di guerra con l'Austria) e questo: «Se la guerra si restringe in brevi limiti, la Francia lascia fare; essa desidera però che la Prussia retroceda una parte della popolazione danese dello Schleswig alla Danimarca, come soddisfazione all'opinione liberale dell'Europa e della Francia, e come omaggio al principio di nazionalità. Se la guerra avesse o dovesse avere per risultato di dare alla Prussia non solo i Ducati, ma altri territori tedeschi...la Francia dovrebbe pensare a stabilire per sé un contrappeso. Quale?... Esso sarebbe pigliato nel Belgio, con la retroccessione all'Olanda d'Anversa e delle province finitime fiamminghe...Se l'Austria avesse alla testa del suo governo uomini sensati..., la questione sarebbe ben presto risolta [per l'Italia]...Ma...dobbiam contare, a Vienna con una popolazione appassionata, incosciente, a Berlino con gli scrupoli sentimentali del Re simili a quelli di certe donne che vorrebbero amoreggiare senza far peccato, e con la versatilità impaziente e violenta di Bismark...Ad ogni modo mi pare che l'Italia debba tirar partito da questa situazione che in fondo le è favorevole...»

Bibliografia

  • Francesco Bartolotta, Parlamenti e Governi d'Italia dal 1848 al 1970, 2 Voll., Vito Bianco editore, Roma, 1971, II Vol., p. 39.

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