Italiani: differenze tra le versioni

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Italiani (disambigua).

«Nell'indole delle repubbliche e dei principati di cui fin qui s'è parlato, risiede, se non l'unica, certo la più potente causa per cui gli italiani, prima di ogni altro popolo, si trasformarono in uomini moderni e meritarono di essere detti i figli primogeniti della presente Europa»

Italiani
File:Mosaico di italiani illustri.png
1ª riga: Alcide De Gasperi, Enrico Fermi, Lorenzo de' Medici, Rita Levi-Montalcini, Giacomo Leopardi, Benedetto Croce.
2ª riga: Leonardo da Vinci, Eugenio Montale, Federico Fellini, Giuseppe Verdi, Dante Alighieri, Francesco d'Assisi
3ª riga: Giovanni Falcone, Nicola Pisano, Cesare Beccaria, Giulio Natta, Galileo Galilei, Tommaso Campanella.
4ª riga: Federico II di Svevia, Guglielmo Marconi, Giuseppe Garibaldi, Alessandro Manzoni, Michelangelo Buonarroti, Umberto Boccioni
5ª riga: Giosuè Carducci, Luciano Pavarotti, Niccolò Machiavelli, Giotto, Raffaello Sanzio, Amerigo Vespucci.
6ª riga: Giovanni Boccaccio, Luigi Pirandello, Francesco Petrarca, Gian Lorenzo Bernini, Sophia Loren, Antonio Canova.
 
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
Popolazione~59.394.207[2]
(stimati altri 80 milioni di oriundi con ascendenti di origine italiana)
LinguaItaliano, dialetti e lingue regionali
ReligioneCattolicesimo, altre minoranze storiche e recenti
Distribuzione
Bandiera dell'Italia Italia[3].[4]55 297 506 (al 31/12/2012)
Bandiera della Svizzera Svizzera[5]550 000
Bandiera di San Marino San Marino35 000
Bandiera della Croazia Croazia[6]20 000
Bandiera della Slovenia Slovenia[7]2 000
Bandiera del Montenegro Montenegro[8]1 000

Gli italiani costituiscono un gruppo etnico[11][12] che condivide la medesima cultura, lingua e storia ed è definito da un'unica e comune radice nazionale[13][14].

Gli italiani discendono da quelle genti che fin dall'antichità hanno abitato la regione geografica italiana. Pur essendo quindi, più degli altri popoli europei[15], eredi delle grandi civiltà classiche e in particolare di quella romana (e, nel Mezzogiorno peninsulare e in Sicilia, anche di quella greca), che ha permeato di sé la loro storia, hanno raccolto anche il legato di alcune progredite culture sviluppatesi localmente e confluite successivamente in quella latina, fra cui quella etrusca e quella, di matrice ellenica, degli italioti e dei sicelioti. Tali culture hanno contribuito in vario modo all'arricchimento del patrimonio artistico, architettonico, religioso, giuridico, istituzionale e in taluni casi anche scientifico, di Roma e dell'Italia antica[16].

Gli italiani sono localizzati sia in Italia, loro paese di origine, dove, secondo taluni, «...la consapevolezza di essere italiani, di appartenere a una nazione a sé ha via via raggiunto la coscienza di tutti i cittadini...»[17] sia all'estero, con comunità etniche storicamente presenti in vari paesi limitrofi (come San Marino, Svizzera, Francia, Monaco, Slovenia, Croazia e Città del Vaticano), alcuni dei quali fanno parte della regione geografica italiana. A causa del fenomeno della emigrazione, che fra gli anni 1880-1960 raggiunse un totale da esodo biblico (25 milioni di espatriati) [18], circa 84 milioni di persone residenti al di fuori della regione italiana hanno origini etniche totalmente o parzialmente italiane, fra cui 4 milioni di oriundi provvisti anche della cittadinanza italiana (questi ultimi meglio noti con l'appellativo di italiani all'estero[19])[20].

Etnonimo

Lo stesso argomento in dettaglio: Etimologia del nome Italia.

L'etimologia dell'appellativo di italico (da cui deriverà successivamente quello di italiano) non è stata univocamente riconosciuta, ma fra le ipotesi formulate gode di un certo seguito quella per cui potrebbe avere come origine il nome con cui i Greci designavano gli antichi abitanti stanziati nell'area centro-meridionale dell'attuale Calabria e cioè Itali[21].

Nel dialetto osco locale esisteva infatti il termine di viteliu, trasformato in italo e italico dagli ellenofoni stanziati sulla costa. Secondo Antioco di Siracusa invece, la terra tra gli antichi golfi Nepetinico (Golfo di Sant'Eufemia) e Scillentinico (Golfo di Squillace), ossia l'attuale istmo di Catanzaro in Calabria, era governata da re Italo dal quale derivò il nome del popolo di cui era sovrano. Adottato dai romani[22], il termine italico fu gradualmente sostituito da quello di italiano solo in età basso-medievale.

Etnia italiana

Sebbene il concetto di "gruppo etnico" sia accademicamente controverso[23], diverse fonti definiscono gli italiani come gruppo etnico perché contraddistinti da una propria cultura (lingua e religione) e da una propria nazione di origine[24].

Per Giulio Bollati con lo Stato nazionale «..."italiano" cessò di essere unicamente un vocabolo della tradizione culturale, o la denominazione generica di ciò che era compreso nei confini della penisola, per completare e inverare il suo significato includendovi l'appartenenza a una collettività etnica con personalità politica autonoma»[25].

Per l'enciclopedia britannica gli italiani non possono essere accomunati da nessuna caratteristica fisica, cosa che può essere spiegata dalle diverse dominazioni che si sono succedute sul territorio[26].

Uno studio di genetica delle popolazioni presentato nel 2008[qual è il nesso col gruppo etnico italiano?] volto a valutare quanto fossero proporzionali le differenze genetiche di 23 popoli europei in relazione alla distanza ha rilevato che italiani e finlandesi sono i maggiormente differenti in ragione delle caratteristiche geografiche del territorio che li separa dal resto dei popoli[chiarire nelle fonti si suggeriscono due ipotesi differenti: l'effetto del fondatore per i finlandesi e le Alpi come barriera di flusso genetico per gli italiani][27]e la penisola italiana caratterizzata dalla presenza di due sub-popolazioni dal punto di vista genetico[28].

Altre fonti definiscono gli italiani come appartenenti alla medesima nazione e che sebbene spesso descritti come popolazione omogenea sono divisi in molteplici gruppi culturali, sociali e politici[29].

L'espressione "gruppo etnico italiano" unitamente a "gruppo etnico jugoslavo" viene formalmente impiegata, senza ulteriori definizioni, nell'articolo 3 del Trattato di Osimo[30] firmato nel 1975, per indicare quelle persone che poterono trasferirsi rispettivamente nel territorio italiano e nel territorio jugoslavo, previo riconoscimento da parte dei due rispettivi governi della loro appartenenza al gruppo etnico e conferimento della nuova nazionalità [31].

La nazione italiana e gli italiani

«Il significato dell'Italia è puramente culturale, e non razziale: l'eredità romana, una lingua parlata (almeno a livello letterario) sia da Cielo d'Alcamo che da Bonvesin della Riva, la presenza della chiesa, la barriera naturale delle Alpi, un ideale politico iniziato con Dante, Petrarca e Machiavelli, centoquarant'anni di unità statale che ha diffuso per tutto lo stivale una certa omogeneità di comportamenti, nel bene come nel male»

La nozione di "italico" e, successivamente, di "italiano", è molto antica, mentre quella di nazione italiana risale ad età basso-medievale e, secondo taluni, è stata la prima a formarsi sul continente europeo[33]. Trovò la propria consacrazione in alcuni Concili dell'epoca (fra cui quello di Costanza), in cui il voto dei partecipanti non veniva formulato individualmente, ma per nationes. Ad essere ammesse al voto erano solo le cinque nazioni storiche d'Europa (un voto ciascuna) e cioè l'italiana, la tedesca, la francese, la spagnola e l'inglese[34].

Secondo autori come Umberto Eco, il principale elemento che ha accomunato la massima parte degli italiani è stata la consapevolezza di una comune eredità romano-latina[32], come testimoniato dalle opere di tanti letterati, intellettuali e studiosi italiani a partire dal XIV secolo, ad esempio Dante[32]. Fra gli altri elementi di identificazione vi è la lingua, che da essi prende nome. L'italiano è infatti parlato dall'assoluta maggioranza della popolazione italiana insieme ai suoi dialetti[I dialetti dell'italiano o i «dialetti italiani»?] e alle lingue ad essa collegate come il sardo, il friulano e il ladino[35] ed è stato accettato e usato da secoli dalla borghesia e dalle classi colte, nonostante la frammentazione politica d'Italia durata dalla seconda metà del VI secolo fino agli anni sessanta dell'Ottocento. Ha avuto una sua influenza sul popolo italiano, nel corso della sua storia, anche il sistema di valori cristiani, filtrato attraverso la Chiesa cattolica, la cui sede è a Roma. «...Nulla ha segnato così profondamente e definitivamente l'identità italiana...», scrive Ernesto Galli della Loggia, «...come la concomitante presenza nella penisola di Roma e della sua eredità, da un lato, e della sede della Chiesa cattolica dall'altro...»[36].

Origini e formazione del popolo italiano

Età preromana

La comparsa dell'Homo sapiens in Italia risale al Paleolitico superiore. Siti appartenenti alla cultura aurignaziana e gravettiana sono stati rinvenuti in tutta la penisola. Tra i più importanti si possono citare i Balzi Rossi e la caverna delle Arene Candide in Liguria, la grotta Paglicci e la grotta delle Veneri in Puglia, la grotta del Romito in Calabria, la grotta dell'Addaura e il riparo di Fontana Nuova in Sicilia[37]. Al paleolitico superiore o al mesolitico risale anche la colonizzazione della Sardegna[38] e della Corsica, da parte di popolazioni giunte a bordo di rudimentali imbarcazioni presumibilmente dall'Italia continentale [39].

Nel neolitico genti provenienti da Oriente portatrici della ceramica impressa si stabilirono nell'Italia Meridionale e in Sicilia introducendo la cosiddetta rivoluzione neolitica che poi si diffuse gradualmente nell'Italia centrale, nelle isole e in Italia Settentrionale. Nell'età dei metalli, comparvero in Italia nuove forme culturali generalmente di provenienza esogena tra le quali la cultura di Remedello del Rinaldone e del Gaudo, la cultura del vaso campaniforme e la cultura dei campi di urne. Genti provenienti da varie regioni europee e da Oriente si stanziarono in territorio italiano senza però sopraffare le popolazioni locali[40].

All'alba del I millennio a.C. erano stanziate in Italia varie popolazioni, sia indoeuropee che pre-indoeuropee. Le prime avevano raggiunto la penisola in varie ondate migratorie, prodottesi nel corso del II millennio a.C. Nel nord-ovest erano presenti i Liguri, i Protocelti e i Camuni, nel nord-est i Veneti, i Reti e i Castellieri; nell'Italia Centrale vivevano gli Etruschi e le popolazioni italiche degli Umbri, dei Latini e dei Falisci, mentre in Italia meridionale erano stanziate, oltre a popolazioni di ceppo italico (Osco-umbri) anche gruppi di Illiri (Puglia); le isole maggiori erano invece abitate da varie etnie tra le quali i Sicani, i Siculi (di origine italica) e gli Elimi in Sicilia, i Balari, gli Iliensi e i Corsi (oltre ad altri popoli minori) in Sardegna e in Corsica dove, a partire dall'età del bronzo, si svilupparono la civiltà nuragica e torreana.

In epoca storica si produce, a partire dall'VIII secolo a.C., lo stanziamento di Greci (parlanti una lingua indoeuropea) sulle coste del Mezzogiorno peninsulare e Sicilia orientale e di Fenici e Punici (di stirpe semita) sulle coste delle isole maggiori. Le regioni interne dell'Italia insulare e meridionale continuarono tuttavia ad essere abitate da genti italiche e particolarmente di lingua osca (e sue varianti), fra cui i Sanniti, bellicosa popolazione dotata di strutture politiche e militari relativamente complesse per l'epoca. In Italia centrale si registrava, nello stesso periodo, l'espansione degli Etruschi, un popolo di lingua non indoeuropea e di origine imprecisata (autoctona o forse proveniente dal Mediterraneo orientale) che aveva elaborato una civiltà particolarmente complessa e raffinata e che, a partire dal VI secolo a.C., colonizzò anche parte della pianura padana (attuale Emilia-Romagna) e alcune zone della Campania. La stessa Roma antica, nel periodo monarchico, fu governata da una dinastia etrusca che trasformò la città da modesto centro abitato in uno dei centri più floridi del Latium.

Fra il V e il IV secolo a.C. popolazioni celtiche occuparono la gran parte della Gallia cisalpina, venendo a contatto con i Liguri e dando vita alla indoeuropeizzazione culturale ed etnica della Liguria.

L'età romana e la prima unificazione d'Italia

Le tappe della prima unificazione italiana, fino all'inizio della seconda guerra romano-punica

In età romana si sviluppò un processo storico di straordinaria importanza: l'unificazione non solo politica e amministrativa ma anche culturale d'Italia. Il marchio di Roma costituisce la vera matrice del popolo che si venne allora a formare e che in età medievale assunse il gentilizio di italiano. Roma infatti «...ha posto le basi, con il suo espansionismo organizzato e concretamente fondato su città e grandi vie di comunicazione, di quella identificazione unitaria dell'Italia rimasta come un dato inamovibile nei secoli, insieme ai valori cristiani, nonostante le lacerazioni politiche che hanno segnato il successivo corso storico. Di questo disegno dell'Italia ereditato dalla romanità si sono fatte assertrici tutte le voci più rappresentative della cultura italiana nei secoli, a partire dallo stesso Dante»[41]

Dalle guerre sannitiche a quelle puniche

L'unità territoriale raggiunta a seguito della conquista romana, considerato avvenimento "di grande trascendenza per la storia d'Italia e degli italiani" dal Keaveney[42], avvenne fra la seconda metà del IV secolo a.C. e la prima metà del II secolo a.C. Sotto Roma, l'Italia assunse una forte omogeneità culturale, linguistica e religiosa, configurandosi inoltre come una terra profondamente romanizzata, la più romana di tutte[43]. Particolare importanza riveste a tale proposito il ventennio compreso fra la battaglia del Sentino (295 a.C.) e quella di Benevento (275 a.C.), allorquando, liquidata definitivamente la partita con Sanniti, Etruschi, Umbri e Galli, e cacciato Pirro dalla Magna Grecia, Roma si impose come la potenza egemone in Italia centrale e meridionale. Alla vigilia della prima guerra punica (264) guidava un complesso di entità politiche ad essa subordinate la cui popolazione totale si avvicinava ai 3 milioni di abitanti[44] sparsi su un territorio di circa 124.000 km².[45] Etruschi, Italioti della Magna Grecia e la totalità delle popolazioni italiche peninsulari erano infatti vincolati in vario modo a Roma, che sotto la sua egida aveva organizzato una sorta di Comunità militare, o di confederazione, che comprendeva:

  • i cittadini romani con diritto di voto
  • i cittadini romani senza diritto di voto
  • i socii, cioè gli alleati di Roma, che godevano di una certa autonomia, ma che erano privi di cittadinanza ed avevano l'obbligo di fornire aiuti militari a Roma e combattere al suo fianco in caso di guerra
  • gli abitanti delle colonie latine
  • gli abitanti delle colonie romane.

Con la prima guerra romano-punica Roma conquistò la Sicilia e, qualche anno più tardi, la Sardegna e la Corsica. Le tre isole non furono tuttavia integrate nell'Italia romana, ma amministrate separatamente. Negli anni venti del III secolo a.C. iniziò la conquista romana della Gallia Cisalpina, che poté dirsi pienamente realizzata solo attorno alla metà del II secolo a.C., dopo che l'Urbe, a seguito delle vittorie nella seconda guerra romano-punica, nelle guerre macedoniche e contro i Seleucidi, era divenuta la potenza egemone dell'intero bacino del Mediterraneo.

La Repubblica imperiale

Busto di Giulio Cesare

Nel II secolo a.C. il processo di romanizzazione, iniziato fin dal III secolo a.C. (e, in alcune zone, come la Campania, ancor prima) subì un'improvvisa accelerazione, acquisendo in Italia delle connotazioni specifiche che l'avrebbero marcata per sempre. Fra queste si segnalano:

  • la profonda urbanizzazione, che interessò tutto il territorio italiano e che va visto come «...un connotato unificante dell'Italia destinato a restare tale fino ai giorni nostri...»[46],
  • lo sviluppo di una cultura rurale comune, determinato dal carattere agrario, oltreché urbano, della civiltà romana e che stimolò la centuriazione delle terre destinate ai veterani e la nascita di una fitta rete di piazze e di mercati agricoli,
  • la diffusione della lingua latina che, pur se ebbe luogo anche in altre parti del mondo romano, rivestì per l'Italia un'importanza, allora e in seguito, difficilmente immaginabile oggigiorno. «L'italiano...», scrive Ernesto Galli della Loggia, «non è certo l'unica lingua romanza, ma è quella che con il latino intrattiene un rapporto culturalmente più intenso in ragione del rapporto forte fra la cultura italiana e il retaggio classico»[46],
  • la progressiva adozione del diritto romano da parte di tutte le popolazioni stanziate in Italia,
  • l'uso generalizzato della monetazione romana, anche se talvolta affiancata da quella locale,
  • l'integrazione di tutti gli italici nell'esercito e nelle attività economiche proprie del mondo romano.

Già attorno alla metà del II secolo «...l'alleanza romano-latina-italica...si presentava come un organismo giuridicamente composito e diseguale, ma politicamente, militarmente, economicamente integrato...»[47]. Questo senso di appartenenza rivestiva connotazioni particolari quando si era fuori dall'Italia. Nel porto franco di Delo (istituito nel 166 a.C.), ad esempio, i mercanti romani erano praticamente indistinguibili da quelli italici[48] e, nel mondo greco, venivano designati con una comune denominazione[49].

Importante per la creazione di un'identità comune dell'Italia romana fu anche il sistematico spostamento (non sempre volontario) delle popolazioni italiche da una regione all'altra della Penisola, secondo le necessità del potere politico romano. Fin dall'epoca delle prime conquiste in ambito territoriale latino, l'Urbe iniziò infatti a mettere in atto un piano di assimilazione ed omogeneizzazione delle popolazioni sottomesse. Primo importante passo di tale processo fu la creazione delle prime Colonie romane (fra cui Anzio, fondata nel 338 a.C.), che si strutturarono in piccoli nuclei di cittadini il cui compito era quello di formare una sorta di isole di romanità all'interno di aree appartenenti a popolazioni appena assoggettate. Più specificatamente, l'obiettivo primario di queste colonie era quella di esercitare un controllo militare, e quello secondario era la diffusione della cultura, della lingua e delle leggi romane, che, tramite la popolazione immigrata, si diffondevano tra i nativi, spesso integrandoli direttamente o indirettamente nel tessuto urbano della colonia.

Un ruolo importante nell'accelerare il processo di fusione e di romanizzazione delle varie stirpi che popolavano l'Italia del tempo fu svolto dai veterani romani, ai quali, una volta lasciato il servizio attivo, veniva assegnata della terra da coltivare come "pensione"[50]. Molti furono i casi di ex legionari Romano-Italici, Italioti, Galli Cisalpini, Liguri, Etruschi e Venetici, sopraggiunti in centri abitati dalle popolazioni autoctone e già strutturati come nuclei urbani di una certa consistenza. In alcuni casi si crearono anche attriti fra i nuovi arrivati e i gruppi etnici preesistenti, come ad Arezzo, antica città etrusca, dove Silla assegnò terre ai propri fedelissimi (quasi tutti provenienti dal Latium e della Campania) che non tardarono ad entrare in contrasto con i nativi[51]. Nel I secolo a.C., ad esempio, il totale dei veterani (silliani, pompeiani e cesariani) che in tempi differenti dovettero essere pensionati con la concessione di possedimenti agricoli oscillava tra il 260.000 ed il 280.000 individui, vale a dire circa il 10% della popolazione libera della Penisola. Essi si insediarono in Etruria, nella Gallia Transpadana e Cispadana, nell'Apulia e nella Sicilia. [52]

Altro fattore che accelerò il processo di unificazione e romanizzazione della penisola italiana fu quello della delocalizzazione e della progressiva disarticolazione delle identità tribali dei popoli appena assoggettati, talvolta anche attraverso trasferimenti più o meno forzosi di popolazioni autoctone, che si produssero sia nel nord che nel sud peninsulari durante tutta l'età repubblicana. Indicativo è, a tale proposito, il destino dei Liguri Apuani, i quali, perduta una lunga e sanguinosa guerra contro Roma, furono deportati in massa nel Sannio, da cui viceversa emigrarono coloni Sanniti per ripopolare alcune zone un tempo appartenute ai Liguri[53][54]. A tutt'oggi nel dialetto carrarese sono presenti alcuni fenomeni linguistici tipici dei dialetti italiani meridionali estranei ai dialetti ed alle lingue gallo-italiche. Tale anomalia è attribuita proprio alla forte presenza di coloni sanniti ivi deportati dai Romani.[55][56]

Tutti questi fattori completarono l'unificazione del paesaggio sociale, etnico e culturale dell'Italia intera, modificando profondamente l'assetto etnico - linguistico preromano. L'unione di tanti popoli (celtici, umbri, oschi, illirici, italioti, etruschi, ecc.) sotto l'egida di Roma, non poteva tuttavia realizzarsi completamente se non mediante il pieno riconoscimento, anche giuridico, di una condizione paritaria con i Romani e in particolare mediante il pieno godimento dei diritti politici. Il sentirsi parte integrante del mondo romano rendeva particolarmente umiliante per costoro l'estromissione dalle decisioni che non riguardavano solo Roma ma l'Italia tutta: guerre, paci, misure economiche e tributi. Solo l'acquisizione della cittadinanza romana avrebbe potuto sanare tali anomalie. Fu necessaria una guerra particolarmente cruenta (91-89 a.C.), passata alla storia come guerra sociale[57] per indurre Roma ad emanare una serie di leggi (lex Iulia, lex Plautia Papiria, lex Pompeia, ecc.) che, fra l'89 e il 49 a.C., estesero progressivamente la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Italia peninsulare e continentale, dalle Alpi alla Calabria, punto finale di un'integrazione realizzatasi in larga parte nel secolo e mezzo precedente. È questa un'epoca di eccezionale importanza per l'Italia e per lo sviluppo della nazione ad essa legata, come lo stesso Gramsci metterà in rilievo, paragonandola al periodo successivo (imperiale): «...l'aristocrazia romana, che aveva con mezzi e nei modi adeguati ai tempi unificato la penisola e creato una base di sviluppo nazionale è soverchiata dalle forze imperiali...»[58].

L'impero

Statua di Augusto
Evoluzione dell'estensione geografica del territorio chiamato "Italia" durante l'età romana

Con l'avvento del Principato, Augusto, tenendo conto dei caratteri specifici dell'Italia peninsulare e continentale, non la coinvolse nella riorganizzazione provinciale, come fece con tutte le altre aree dominate da Roma (ivi comprese la Sicilia, la Sardegna e la Corsica), quasi essa costituisse un'estensione naturale dell'Urbe. Tutti gli abitanti liberi stanziati sul suo territorio continuarono a mantenere la cittadinanza romana e ad essere esentati dal regime impositivo che gravava sulle Province. Anche l'unità politica d'Italia venne mantenuta dal momento che la sua suddivisione in undici regioni amministrative fu dettata in massima parte da ragioni afferenti le rilevazioni statistiche di carattere censuale e gli arruolamenti militari.

Avvenimento di non trascurabile importanza fu, sempre in età augustea, il giuramento di fedeltà che i rappresentanti dell'Italia tutta fecero ad Augusto prima della sua partenza per l'Oriente per affrontare Marco Antonio e Cleopatra (32 a.C.) e che lo stesso imperatore ricorderà molti anni dopo: «...tutta l'Italia giurò sulle mie parole...[59]».

In epoca dioclezianea i privilegi di cui avevano goduto gli italici vennero meno. Nella riorganizzazione imperiale in diocesi, l'Italia, cui vennero unite la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, mantenne la propria unità territoriale (Diocesi d'Italia o Italiciana), ma fu equiparata in tutto e per tutto alle altre regioni dell'Impero sia sotto il profilo militare che amministrativo e fiscale. Successivamente, nel corso del IV secolo, pur se interamente compresa nella Prefettura di appartenenza (Prefettura d'Italia), fu suddivisa in due subdiocesi: l'Italia Annonaria, e l'Italia Suburbicaria.

Nel IV secolo secolo, grazie anche all'appoggio di alcuni imperatori (primo fra tutti Costantino I) e a una legislazione favorevole, il processo di cristianizzazione dell'Italia divenne irreversibile. Roma, non più capitale dell'Impero, rimase come sede papale il centro religioso d'Italia e d'Occidente e tale rimase per tutto il Medioevo. Osserva Galli della Loggia che l'eredità romana raccolta dalla Chiesa «...ha grandemente contribuito a dare profondità culturale, capacità organizzativa e prestigio istituzionale alla religione di Cristo...»[60], assicurando la sopravvivenza di tanta parte della cultura romana e latina, marcando per sempre la civiltà italiana. Il cristianesimo nella sua versione "romana" divenne infatti, fin da allora, uno dei segni di identità più evidenti del popolo italiano e un forte elemento differenziatore fra gli italici e le popolazioni barbare (ariane) che nel V e VI secolo invasero la penisola.

Gli italiani divisi

La frattura del sesto secolo

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, penetrarono in Italia dal Nord popolazioni barbare di stirpe in prevalenza germanica, che rimasero comunque sempre di numero inferiore agli abitanti originari; lo smantellamento della struttura sociale romana, così come le guerre che ne seguirono (su tutte la guerra greco-gotica) portarono a un marcato impoverimento sociale e culturale. Tuttavia l'unità politica d'Italia venne meno solo nella seconda metà del VI secolo, a causa dell'invasione longobarda, cui fece seguito la divisione del territorio italiano in due grandi aree di influenza: quella longobarda (il cui dominio si estendeva dalle Alpi al fiume Crati, in Calabria), e quella romano-orientale (o bizantina), che comprendeva a grandi linee Venezia, la Romagna, il Lazio, Napoli, il Salento, parte della Calabria e le isole maggiori.

La divisione d'Italia e degli italiani prodottasi all'epoca si protrasse per circa tredici secoli ed ebbe termine solo nella seconda metà dell'Ottocento.

Sia i Longobardi che i Bizantini furono infatti incapaci di costruire in Italia un embrione di nazionalità, come era accaduto in Gallia a opera dei Franchi. Nell'Italia longobarda si produsse anzi una vera e propria frattura di civiltà dovuta in particolare a:

  • l'annientamento quasi totale della vecchia classe dirigente romana di origine aristocratica, ancora potente e rispettata in età ostrogota (basti pensare a Severino Boezio, Cassiodoro e alla famiglia dei Symmachi)[61];
  • la profonda decadenza della vita cittadina, che, iniziata nel corso della guerra gotico-bizantina si accentuò fin dai primi anni dell'invasione longobarda con «la fuga delle popolazioni all'avanzare della nefandissima langobardorum gens[62];
  • la divisione pressoché totale fra germanici e italici ancora molto forte agli inizi dell'VIII secolo[63] e determinata non solo da una legislazione che per lungo tempo impedì i matrimoni misti, ma anche e soprattutto dall'estraneità e del disinteresse degli invasori ai valori civili del mondo romano[64].

Ogni tentativo dei Longobardi di costruire una entità statuale unica nella penisola era comunque destinato a fallire non solo per le ragioni indicate, ma anche per la resistenza bizantina e per l'opposizione del papato, che per difendere l'autonomia della Santa Sede, non sufficientemente garantita dall'Impero romano-orientale di cui di cui faceva ancora parte, chiamò in proprio soccorso il re franco Carlo Magno, che sconfisse i Longobardi ponendo fine al loro regno (774) e sostituendosi ad essi (solo il Ducato longobardo di Benevento conservò la propria autonomia). Diverso destino toccò invece all'Italia bizantina, che dopo una serie di drastici ridimensionamenti sopravvisse fino alla fine dell'XI secolo. Bisogna notare che né i Longobardi (germanofoni) né i Franchi (anch'essi germanofoni), né i Romano-orientali (ellenofoni) riuscirono ad imporre le proprie lingue alle popolazioni da essi governate: i Longobardi in particolare finirono con l'adottare il latino (che oltretutto era sempre stata l'unica lingua scritta del proprio regno) pur arricchendo la toponomastica e la lingua parlata con un certo numero di termini germanici. Anche i Franchi lasciarono alcune tracce nella toponomastica, ma importarono in Italia alcune loro istituzioni politiche e militari destinate a sopravvivere per lungo tempo. Ancora più consistenti furono tuttavia gli apporti romano-orientali, nell'architettura, nelle arti e soprattutto nel diritto (la raccolta di leggi romane del corpus iuris civilis giustinianeo, redatta quasi interamente in latino a Costantinopoli, ha costituito la base del diritto delle popolazioni italiche, poi italiane, fino ai giorni nostri).

Dai secoli bui ai Comuni

Verso la fine del secolo VIII si iniziò ad estendere a tutti gli abitanti a sud delle Alpi l'indicazione di italico, [65].

Nel IX secolo la Sicilia fu invasa e occupata da popolazioni musulmane di lingua araba, che all'epoca avevano iniziato a sviluppare una civiltà raffinata e tecnologicamente avanzata, impregnata di cultura classica e profondamente influenzata dal pensiero greco. Se i contributi di tali popolazioni in campo artistico, scientifico e filosofico furono notevoli e duraturi in Sicilia (e in tutto l'Occidente cristiano), il loro apporto alla composizione razziale della popolazione autoctona isolana appare tuttavia, secondo recenti studi, piuttosto modesto[66][67].

Mentre nell'XI secolo in Sicilia agli Arabi subentrarono i Normanni che espansero il proprio regno sino ai confini con lo Stato Pontificio (assorbendo anche il ducato longobardo di Benevento e gli ultimi possedimenti bizantini), in Italia centro-settentrionale si era imposta da qualche tempo una dinastia sassone detentrice di un potere imperiale da essa ricostituito (Sacro Romano Impero). Fu in quest'epoca o in età immediatamente successiva che giunsero a compimento tre tendenze storiche, tra loro divergenti e di fondamentale importanza per i futuri destini del paese: la nascita e il consolidamento di una civiltà comunale nella sua parte centro-settentrionale, il definitivo consolidamento dello Stato della Chiesa come entità statuale indipendente nel centro peninsulare, e la nascita nel Mezzogiorno del Regno di Sicilia, uno stato forte e centralizzato, considerato il primo Stato "moderno" d'Europa[68].

I Comuni ebbero origine da una vigorosa ripresa economica e demografica del mondo urbano italiano a partire dall'anno 1000 e da un contemporaneo indebolimento del legame imperiale, e raggiunsero la loro massima fioritura fra la seconda metà del XII e la prima metà del XIV secolo, imprimendo un marchio indelebile alle aree in cui il fenomeno si sviluppò. Il senso di appartenenza di tanti italiani a una comunità esclusiva e lo sviluppo del localismo, inteso nelle sue espressioni più alte, come culla cioè delle libertà civiche scaturenti da un comune modo di vedere e percepire la storia, le tradizioni, la vita stessa della propria città, sono infatti sopravvissute a tante invasioni, dominazioni e guerre e conformano ancor oggi la realtà di tanta parte d'Italia. Il localismo, insieme al campanilismo «...sembra essere uno dei connotati del "carattere italiano" nel corso dei secoli.»[69].

Di diverso segno fu l'affermarsi in Italia centrale di un forte Stato della Chiesa che negli ultimi anni del XII secolo e nei primi di quello successivo si impose come potenza egemone nell'area peninsulare mediana grazie all'energia e alla volontà di papa, Innocenzo III. Nella sua storia millenaria, contrassegnata da momenti di crisi e di decadenza cui si alternarono periodi di ripresa e di relativo splendore, la Chiesa Romana ha svolto in Italia una triplice funzione:

  • assicurare agli italiani, grazie alla propria attività extra peninsulare, una centralità politica in ambito europeo (cui si accompagnava quella culturale, mai persa in età medievale[senza fonte]), che altrimenti non avrebbero avuto dato lo scarso peso demografico e militare delle varie entità statuali in cui essi erano suddivisi;
  • affermarsi come l'istituzione che più di ogni altra ha influenzato la vita e il costume degli italiani. La Chiesa cattolica ha sempre avuto infatti una spiccata vocazione popolare che si è accompagnata alla capacità « [...] di stabilire un rapporto profondo e organico con le più vaste masse e la loro vita quotidiana sì da divenire e rimanere per secoli al di là dei suoi aspetti strettamente religiosi, l'unica istituzione italiana con una forte base e contenuto popolari...»[70];
  • costituire un ostacolo ad una riunificazione politica degli italiani essendo il potere temporale del papato incompatibile con la costituzione di uno Stato unitario che avrebbe significato il tramonto di tale potere.

Legato per quattordici anni a Innocenzo III in virtù di un rapporto di tutela fu Federico II di Svevia, sovrano di origine tedesco-normanna ma italiano per nascita (Jesi) lingua (fino all'età di 12 anni parlava soltanto italiano), formazione (fu educato a Foligno) e sentimenti (si autodefinì filius Apuliae[71]). La sua figura riveste una grande importanza per la storia d'Italia e la formazione di una cultura propriamente nazionale, dal momento che:

  • nella sua corte nacque, con la Scuola siciliana, il primo volgare illustre, prima espressione letteraria della lingua italiana. Lo stesso Dante, molti anni più tardi, nel rendere omaggio al sovrano riconoscerà l'importanza dell'accadimento: «...in quel tempo tutto quello che gli excellenti Italiani componevano nella corte di sì gran Re primamente usciva. E perché il loro seggio regale era in Sicilia e advenuto che tutto quello che i nostri precessori composero in vulgare si chiama siciliano: il che riteniamo anchora noi et i posteri nostri non lo potranno mutare...»[72],
  • alla sua corte nacque la scuola di scultori di Nicola Pisano, successivamente trasferitasi in Toscana, in cui s'individua l'origine di un linguaggio figurativo pienamente italiano[73];
  • alla testa del Regno di Sicilia, costruì uno stato centralizzato e moderno, con una politica che per la prima volta si muoveva in un'ottica squisitamente "italiana", evidenziata dai continui conflitti con l'autorità papale e i comuni del settentrione d'Italia riuniti nella Lega Lombarda; il progetto federiciano, pur se destinato al fallimento, lasciò profonde tracce nel pensiero italiano di età prerinascimentale e rinascimentale.

Dal Rinascimento all'età napoleonica

La situazione politica dell'Italia nel 1494

A partire dal XIII secolo gli italiani stanziati in alcuni Stati del centro e settentrione della penisola conobbero uno sviluppo economico, sociale e culturale che si consolidò nel secolo successivo e che non ebbe eguali in Europa. Si andò fin da allora delineando una nuova civiltà, che recuperando e rielaborando i valori della classicità romana e, in minor misura, greca, si irradiò nel resto d'Italia e nella massima parte del continente europeo, traghettando l'Occidente dall'età medievale a quella moderna. Alla base di tale civiltà, nota come Rinascimento vi furono:

  • le innovazioni delle strutture economiche e sociali italiane che permisero un'espansione senza precedenti della finanza e del commercio e generarono un enorme afflusso di ricchezza in molti centri peninsulari (Milano, Firenze, Genova, Venezia, ecc.),
  • lo sviluppo di un pensiero filosofico e politico profondamente originale e innovativo,
  • lo sviluppo di una lingua autoctona di prestigio che si affiancò al latino come veicolo di diffusione culturale,
  • le grandi realizzazioni architettoniche, artistiche, letterarie, di un nutrito gruppo di geniali creatori che rivoluzionarono le concezioni estetiche del tempo.

La consapevolezza di aver elaborato forme comuni di vita, d'arte e di comunicazione mediante una civiltà raffinata che si andava diffondendo in tutta Europa, iniziò a ridare alle classi dirigenti ed intellettuali dell'Italia del tempo una vaga coscienza comunitaria che sembrava essersi definitivamente spenta all'indomani della caduta dell'Impero romano d'Occidente.

Attorno alla metà del XVI secolo, il Rinascimento lasciò il posto al Manierismo e quest'ultimo, mezzo secolo più tardi, alla civiltà barocca, che, nata anch'essa in Italia, ebbe un riflesso internazionale (in Europa e nelle Americhe) non inferiore a quella rinascimentale. L'Italia, pur se fortemente frammentata e in parte sotto la dominazione straniera, continuò ad essere un'area di grande importanza economica e culturale fino ai primi decenni del XVII secolo[74] per poi entrare successivamente in franca recessione. La crisi divenne sempre più evidente sul finire della guerra dei trent'anni e si protrasse per oltre un secolo. Il vigore creativo degli italiani, salvo rare eccezioni (musica sia strumentale che lirica, teatro comico, soprattutto nella forma della commedia dell'arte) subì un notevole ridimensionamento, e l'Italia cessò di essere al centro delle grandi correnti di pensiero che l'avevano resa celebre. Anche quando, nella seconda metà del Settecento, si ebbe un risveglio economico e culturale sia dell'Italia centro-settentrionale che del Mezzogiorno, gli italiani avevano ormai definitivamente perso quel primato che li aveva contraddistinti per tanti secoli della loro storia e dovettero confrontarsi, spesso in una posizione di umiliante subordinazione, con le aree culturalmente più avanzate, dinamiche e prospere d'Europa e d'America. Negli ultimi anni del XVIII secolo e i primi dell'Ottocento, gli stati italiani entrarono tutti nell'orbita napoleonica.

Dalla riunificazione d'Italia ai giorni nostri

Il Risorgimento e l'Unità d'Italia

Giuseppe Garibaldi, condottiero della Spedizione dei Mille

Con il processo storico che va sotto il nome di Risorgimento, che ebbe inizio all'indomani del periodo napoleonico (o, secondo taluni, in età napoleonica o prenapoleonica) ed ebbe termine con la presa di Roma (1870), la massima parte d'Italia riacquistò la propria indipendenza statuale sotto la monarchia dei Savoia e si riunificò, dopo circa tredici secoli, politicamente. Restavano fuori dai confini nazionali solo il Trentino, il Friuli orientale e la Venezia Giulia.

Sotto il profilo culturale iniziò in quegli anni a divulgarsi a livello popolare la lingua italiana, che fino ad allora era parlata e scritta solo dalle classi colte (aristocrazia, media e alta borghesia ed intellettuali) poiché già godeva dello status di lingua ufficiale negli stati preunitari[75]. L'affermazione dell'italiano, divenuto in quegli anni lingua nazionale[76], fu tuttavia lenta, dal momento che dovette scontrarsi con la scarsa mobilità delle persone, il bassissimo livello di scolarizzazione e il forte attaccamento verso i dialetti e gli idiomi regionali molto usati negli Stati[77].

Solo nel corso del secolo successivo, con la grande guerra, che avvicinò milioni di Italiani, con l'organizzazione sindacale dei lavoratori e con la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa (giornali, cinema, radio e, soprattutto, televisione) fu raggiunta una vera e propria unità linguistica[78].

La prima guerra mondiale

Sicuramente un importante episodio in cui gli italiani di diverse regioni si confrontarono gli uni con gli altri fu costituito dall'esperienza della prima guerra mondiale che, secondo taluni, chiuse idealmente l'epopea risorgimentale con il ricongiungimento all'Italia di Trento, Trieste, Gorizia e la Venezia Giulia[79].

San Martino del Carso: monumento alla Brigata Sassari sulla "Dolina Sassari".

Per questo sforzo venne insignita di: La guerra risvegliò la coscienza nazionale e permise a siciliani, calabresi, lombardi, sardi (arruolati in massima parte nella Brigata Sassari) e al resto degli italiani (provenienti anche dalle terre irredente: trentini, giuliani, dalmati, ecc.) di entrare in contatto fra loro e di superare insieme, e vittoriosamente, uno dei conflitti più aspri e sanguinosi che avevano sconvolto il Continente europeo. Tale prova epocale contribuì non solo a creare una più unita e salda unita' nazionale, ma anche un nuovo concetto di identità italiana, più moderno e condiviso rispetto al secolo precedente. [80] Nel corso della guerra, l'evento maggiormente evocativo di questa "nuova identità condivisa" fu probabilmente la battaglia del Piave. Secondo lo scrittore e giornalista Domenico Quirico, gli italiani del Piave «(...) non erano più i santi maledetti del 17, gente invelenita dalle spallate, resa ottusa dall'odio per una condizione che sentiva bestiale e soprattutto inutile: era una nuova Italia, arrivata in trincea forse meno baldanzosa di quella del 15, ma che in compenso voleva fare il suo dovere, bene e fino in fondo. Il patriottismo (...) era diventato una passione come l'amore per la famiglia, non una dottrina»[81]. Per Piero Melograni la vittoria non fu solo un motivo di orgoglio per gli italiani che «...non avrebbero mai creduto, nel 1915, di poter resistere a una sconfitta come quella di Caporetto e a 41 mesi di logoranti, giganteschi sforzi. Ora invece dopo tanto soffrire, avevano vinto la guerra, conquistato Trento e Trieste, portato a dissoluzione l'Impero austro-ungarico. In quei giorni di novembre folle di cittadini discesero nelle piazze per inneggiare alla vittoria e alla pace.». Ma fu anche «una acceleratrice di fenomeni sociali...producendo una fondamentale conseguenza sul piano politico: che nessun gruppo dirigente avrebbe potuto esercitare il potere senza istituire un legame con le grandi masse» [82]

Il Fascismo

Nel periodo fascista si produsse un coinvolgimento delle masse nella vita nazionale[83], decisa da Benito Mussolini e da un ristretto numero di gerarchi. Si sviluppò in quegli anni una forte retorica inneggiante all'italiano e all'italianità, che si accompagnava al disprezzo per una presunta ed inarrestabile decadenza delle democrazie occidentali e all'odio per la Russia bolscevica.

Vennero quindi sviluppate in quegli anni forme esasperate di nazionalismo ed imperialismo che portarono l'Italia all'annessione dell'Etiopia, dell'Albania e ad entrare, con conseguenze tragiche, nella seconda guerra mondiale a fianco della Germania nazista.

Inoltre, nel 1938 furono emanate le leggi razziali fasciste, con le quali si emarginavano i cittadini di religione ebraica[84] nella supposizione che la popolazione italiana dovesse appartenere esclusivamente alla cosiddetta "razza ariana". Il "Manifesto della Razza", nell'ambito di quella che fu definita "politica etnica del fascismo"[85], così distingueva inoltre gli italiani da altri popoli: «Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa».

Il dopoguerra

Nel secondo dopoguerra e in particolare fra gli anni cinquanta e settanta del Novecento, una favorevole congiuntura economica internazionale unitamente all'intraprendenza della classe imprenditoriale e alla tradizionale laboriosità delle masse lavoratrici autoctone, permisero all'Italia di svilupparsi, trasformandosi da paese prevalentemente agricolo in una delle grandi potenze industriali d'Europa e d'Occidente. Parallelamente acquistò dimensioni sconosciute in passato il flusso migratorio interno allo Stato italiano, che spinse milioni di persone a trasferirsi dalle regioni meridionali in quelle settentrionali, dove avevano per lo più sede le grandi aziende manifatturiere del Paese, alla ricerca di migliori opportunità di lavoro. In questo periodo iniziò a diffondersi il benessere economico presso strati sempre più ampi di popolazione e si accentuò il processo di omogeneizzazione del popolo italiano con la scolarizzazione e lo sviluppo dei mezzo di comunicazione di massa, che, come si è già accennato, furono potenti veicoli di trasmissione della lingua italiana.

La fine del XX secolo

Dagli anni ottanta è iniziato un processo migratorio verso l'Italia, protrattosi fino ai giorni nostri, da parte di persone provenienti da aree depresse o non ancora pienamente sviluppate sotto il profilo economico (Europa orientale, Medio ed Estremo Oriente, America Latina ed Africa). L'integrazione di questi nuovi cittadini alla realtà economica e culturale italiana è ancora in pieno svolgimento, mentre l'assimilazione dei loro figli, spesso nati in Italia o emigrati con le rispettive famiglie da bambini, si è generalmente realizzata in forma soddisfacente.

Cultura degli italiani

Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura italiana.

Dall'antichità fino a tutta la prima metà del XVII secolo, l'Italia è stata al centro di importanti correnti culturali ed essa stessa fulcro o origine di fenomeni di portata universale quali la civiltà etrusca, quella romana, il Cattolicesimo, l'Umanesimo, il Rinascimento e il Barocco.

Ancor oggi l'Italia è nota come la patria del diritto[senza fonte], di una lingua e una letteratura fra le più prestigiose d'Europa, di un patrimonio artistico e architettonico considerato il primo del mondo (è infatti il paese che ha il maggior numero di siti protetti dall'UNESCO come Patrimonio Mondiale dell'umanità, e fra questi prevalgono quelli di carattere artistico e monumentale). Riguardo a caratteristiche culturali tipicamente italiane, si rileva in letteratura il prevalere della commedia sulla tragedia e, almeno fino a tutto il XIX secolo, della lirica sulla prosa[senza fonte]. Tipica è la commedia dell'arte, con i suoi tratti farseschi e pungenti (che risalgono all'italum acetum) e la tipizzazione dei personaggi, in chiave spesso regionale (le maschere). La prevalenza della lirica è stata legata, oltre che a un presunto ‘sentimentalismo' italiano, soprattutto al carattere poco ‘popolare' che la letteratura italiana ha a lungo mantenuto. Nella pittura, in Italia è maturata la svolta che ha portato a un maggior realismo, in particolare con lo studio della prospettiva. L'architettura risente dell'influenza di quella antica, si pensi all'Alberti o al Palladio. Riguardo alla musica, prettamente italiana è l'opera e forte è la tradizione del bel canto. Il Rinascimento è stato anche il punto di avvio della cultura scientifica moderna, fondata sulla sperimentazione, e grande è stato il contributo degli italiani alle esplorazioni geografiche, da Marco Polo a Cristoforo Colombo. Infine, merita un cenno il contributo degli italiani nel cinema, sia nel cinema d'autore che nei generi più popolari, taluni dei quali (per esempio il western all'italiana) hanno avuto risonanza mondiale.

Considerando il folclore, prevale nettamente la dimensione locale/regionale su quella ‘nazionale', a parte manifestazioni legate alla comune tradizione religiosa, legate ad esempio al Carnevale o al matrimonio (per esempio, l'uso delle bomboniere e dei confetti[senza fonte]).

Anche nella cultura popolare, la dimensione locale prevale, almeno fino al XX secolo, quando prendono forma abitudini e fenomeni propriamente "italiani" (dalla musica leggera alla moda, dal caffè espresso al design, da certi aspetti dello "stile di vita" allo sport). Sono presenti comunque anche tradizioni nazionali, per esempio nei giochi popolari (dalla morra ad alcuni giochi di carte e al lotto) e nelle abitudini alimentari (la pasta, diffusa in tutta Italia, seppure con caratteristiche diverse dipendenti dal tipo di frumento disponibile; la cultura del vino).

Consistenza numerica degli italiani

Secondo dati Istat risiedono in Italia circa 60 milioni di persone[86]; in tale computo sono tuttavia considerati anche circa 5.000.000 stranieri residenti sul territorio italiano[86] e sono invece esclusi circa 5.000.000 italiani residenti all'estero[87], tra cui vengono considerati anche i cittadini dotati di un'altra cittadinanza (popolarmente, "doppio passaporto"), spesso rappresentanti degli ultimi gruppi della cosiddetta diaspora italiana verso altri stati europei (Francia, Germania, Belgio, Svizzera, Gran Bretagna ecc.) e le Americhe; si calcola che solo tra il 1876 e il 1925 partirono circa 14 milioni di persone[88] (con una punta massima nel 1913 di oltre 870.000 partenze).

Leggermente diversi sono i numeri relativi all'italofonia, dovendo in questo caso considerarsi anche gli svizzeri italiani, i comuni bilingue dell'Istria e un numero non quantificabile di oriundi, principalmente nelle Americhe.

Un altro fenomeno molto importante è quello degli oriundi italiani nel mondo, discendenti (spesso solo parzialmente) di coloro che emigrarono nel XIX e nel XX secolo; generalmente tali persone sono integrate da almeno 2-3 generazioni nei loro paesi di destinazione, mantenendo di fatto solo un flebile legame con l'Italia. Esistono solo stime indicative (e non sempre concordi) sui numeri relativi a tale presenza, dato che non ovunque vengono fatti censimenti in tal senso (praticamente solo negli Stati Uniti, Canada e Australia) e che la nozione di "ascendenza italiana" può essere letta in diversa maniera, dato che una persona può anche avere (e spesso è la norma) più ascendenze diverse.

Cittadini italiani residenti all'estero
comunità con oltre 1.000 residenti
(censimento AIRE 31-12-2012)[87]
Bandiera dell'Argentina Argentina 691 481
Bandiera della Germania Germania 651 852
Bandiera della Svizzera Svizzera 558 545
Bandiera della Francia Francia 373 145
Bandiera del Brasile Brasile 316 699
Bandiera del Belgio Belgio 254 741
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti 223 429
Bandiera del Regno Unito Regno Unito 209 720
Bandiera del Canada Canada 137 045
Bandiera dell'Australia Australia 133 123
Bandiera della Spagna Spagna 124 013
Bandiera del Venezuela Venezuela 116 329
Bandiera dell'Uruguay Uruguay 90 603
Bandiera del Cile Cile 52 006
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi 35 715
Bandiera del Sudafrica Sudafrica 31 734
Bandiera del Perù Perù 30 513
Bandiera del Lussemburgo Lussemburgo 23 960
Bandiera dell'Austria Austria 21 581
Bandiera dell'Ecuador Ecuador 14 835
Bandiera della Colombia Colombia 14 216
Bandiera del Messico Messico 13 409
Bandiera della Croazia Croazia 13 019
Bandiera di San Marino San Marino 11 934
Bandiera d'Israele Israele 11 328
Bandiera della Grecia Grecia 10 982
Bandiera della Svezia Svezia 9 666
Bandiera dell'Irlanda Irlanda 8 545
Bandiera del Paraguay Paraguay 8 502
Bandiera di Monaco Monaco 6 803
Bandiera della Cina Cina 6 746
Bandiera della Rep. Dominicana Rep. Dominicana 6 077
Bandiera della Danimarca Danimarca 5 328
Bandiera del Portogallo Portogallo 4 955
Bandiera della Costa Rica Costa Rica 4 661
Bandiera del Guatemala Guatemala 4 370
Bandiera dell'Egitto Egitto 4 139
Bandiera degli Emirati Arabi Uniti Emirati Arabi Uniti 4 133
Bandiera della Turchia Turchia 3 921
Bandiera della Romania Romania 3 810
Bandiera di Panama Panama 3 688
Bandiera della Tunisia Tunisia 3 537
Bandiera della Slovenia Slovenia 3 425
Bandiera della Polonia Polonia 3 392
Bandiera della Norvegia Norvegia 3 309
Bandiera della Rep. Ceca Rep. Ceca 3 208
Bandiera della Thailandia Thailandia 3 081
Bandiera della Nuova Zelanda Nuova Zelanda 2 947
Bandiera della Bolivia Bolivia 2 891
Bandiera del Giappone Giappone 2 789
Bandiera della Finlandia Finlandia 2 747
Bandiera del Marocco Marocco 2 680
Bandiera dell'Ungheria Ungheria 2 566
Bandiera della Palestina Palestina 2 518
Bandiera di El Salvador El Salvador 2 377
Bandiera della Russia Russia 2 355
Bandiera di Cuba Cuba 2 266
Bandiera di Singapore Singapore 1 968
Bandiera di Malta Malta 1 858
Bandiera del Libano Libano 1 770
Bandiera del Kenya Kenya 1 602
Bandiera del Liechtenstein Liechtenstein 1 513
Bandiera dell'Etiopia Etiopia 1 318
Bandiera del Nicaragua Nicaragua 1 162
Bandiera dell'Indonesia Indonesia 1 105
Bandiera dell'Honduras Honduras 1 103
Bandiera della Serbia Serbia 1 100
Bandiera dell'India India 1 066
Bandiera delle Filippine Filippine 1 035
Bandiera della Nigeria Nigeria 1 022
Bandiera della Slovacchia Slovacchia 1 010
Principali comunità di oriundi italiani nel mondo Note
Bandiera del Brasile Brasile 25 milioni (circa 15% pop. totale)[89] italo-brasiliani (categoria) [90][91]
Bandiera dell'Argentina Argentina 20 milioni (circa 50% pop. totale) italo-argentini (categoria) [92][93]
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti 17,2 milioni (circa 6% pop. totale) italoamericani (categoria) [94]
Bandiera della Francia Francia 4 milioni (circa 6% pop. totale) italo-francesi (categoria) [95][96]
Bandiera del Canada Canada 1.445.335 (circa 4,5% pop. totale) italo-canadesi (categoria) [97]
Bandiera dell'Uruguay Uruguay 1.500.000 (circa 40% pop. totale) italo-uruguaiani (categoria) [98]
Bandiera del Perù Perù 1.400.000 (circa 4,8% pop. totale) Italo-peruani (categoria) [99]
Bandiera del Venezuela Venezuela 900.000 (circa 3% pop. totale) italo-venezuelani (categoria) [100]
Bandiera dell'Australia Australia 910.000 (circa 4% pop. totale) italo-australiani (categoria) [101]
Bandiera del Messico Messico 850 000 (< 1% pop. totale) italo-messicani
Bandiera della Germania Germania 700.000 (< 1% pop. totale) italo-tedeschi (categoria)
Bandiera della Svizzera Svizzera 527.817 (circa 7% pop. totale) italo-svizzeri (categoria)
Bandiera del Regno Unito Regno Unito 300 - 500 000 (< 1% pop. totale) italo-britannici (categoria)
Bandiera del Cile Cile 150.000 (circa 2% pop. totale) italo-cileni (categoria) [98]
Bandiera del Belgio Belgio 290 000 (circa 3% pop. totale) italo-belgi (categoria) [102]
Bandiera della Costa Rica Costa Rica 120 000 (circa 3% pop. totale) italo-costaricani
Bandiera del Paraguay Paraguay 100 000 (circa 1,5% pop. totale) Italo-paraguaiani
Bandiera dell'Ecuador Ecuador 90 000 (circa 0,6% pop. totale) Italo-ecuadoriani
Principali comunità straniere residenti in Italia
(dati ISTAT 2011)[86]
Bandiera della Romania Romania 968.576
Bandiera dell'Albania Albania 482.627
Bandiera del Marocco Marocco 452.424
Bandiera della Cina Cina 209.934
Bandiera dell'Ucraina Ucraina 200.730
Bandiera delle Filippine Filippine 134.154
Bandiera della Moldavia Moldavia 130.948
Bandiera dell'India India 121.036
Bandiera della Polonia Polonia 109.018
Bandiera della Tunisia Tunisia 106.291
Bandiera del Perù Perù 98.630
Bandiera dell'Ecuador Ecuador 91.625
Bandiera dell'Egitto Egitto 90.365
Bandiera della Macedonia del Nord Macedonia del Nord 89.900
Bandiera del Bangladesh Bangladesh 82.451
Bandiera dello Sri Lanka Sri Lanka 81.094
Bandiera del Senegal Senegal 80.989
Bandiera della Serbia Serbia
Bandiera del Montenegro Montenegro
Bandiera del Kosovo Kosovo
80.320
Bandiera del Pakistan Pakistan 75.720
Bandiera della Nigeria Nigeria 53.613
Bandiera della Bulgaria Bulgaria 51.134

Note

  1. ^ Jacob Burckhardt, p. 113.
  2. ^ Cfr. dati ufficiali al 01.01.2012 nel sito ISTAT
  3. ^ Popolazione residente in Italia (Dati Istat) al netto della popolazione straniera residente (Dati Istat)
  4. ^ Gli appartenenti al gruppo etnico italiano secondo Italy populstat.info] si avvicinano molto al totale della popolazione autoctona residente in Italia rilevata dall'ISTAT
  5. ^ Svizzeri italiani residenti nel canton Ticino e nei cantone dei Grigioni (da non confondere con gli italo-svizzeri, cittadini della Repubblica Italiana residenti nel Paese o discendenti)
  6. ^ Population by Ethnicity, by Towns/Municipalities, Census 2001, su dzs.hr, 2001. URL consultato il 9 maggio 2007.
  7. ^ Population by ethnic affiliation, Slovenia, Census 1953, 1961, 1971, 1981, 1991 and 2002
  8. ^ Italiani di Montenegro
  9. ^ a b c d e f g h i j k l m n Annuario Statistico 2009 del MAE - Direzione Generale per gli Italiani all'Estero - Italiani iscritti all'anagrafe consolare: prime 15 Comunità più numerose (anno 2008), pagina 129.
  10. ^ Italo-svizzeri, ovvero cittadini della Repubblica Italiana residenti nel Paese (Statistiche del Ministero dell'Interno)
  11. ^ Italy CIA World Factbook
  12. ^ I gruppi: appartenenza e conflitto, pag.139 La politica secondo Darwin. L'origine evolutiva della libertà di Paul H. Rubin
  13. ^ Ethnic Group, pag.9 Ethnic Studies: Issues and Approaches di Philip Q. Yang
  14. ^ «...l’Italia è uno spazio geografico che ha avuto per destino di raggiungere, possedere e poi perdere, e poi riconquistare, una unità etnica culturale politica, e cosí anche linguistica.»G. Devoto, Introduzione
  15. ^ "La conquista romana unificò l'Italia. Nell'età di Augusto la penisola (...) aveva una forte omogeneità culturale: la lingua più diffusa era il latino, che s'imponeva sulle antiche lingue locali, gli dei di Roma erano venerati ovunque, i valori sociali romani erano condivisi da tutti, e dappertutto le città adeguavano il loro aspetto e le loro istituzioni al modello di città romana. I letterati celebravano nell'Italia la "maestra di tutte le genti", poiché essa era ormai una terra profondamente romana, la più romana di tutte" - La romanizzazione dell'Italia, Jean-Michel David, La Terza 2002,
  16. ^ Il contributo più importante dato dagli etruschi al risveglio dell'Italia e dell'Europa occidentale «...è quello riguardante il rapporto con Roma. Ad essa diedero i natali, nel senso che la costruirono, le trasmisero le norme giuridiche più importanti, l'organizzarono sotto il profilo militare e politico, la cinsero di potenti mura per difenderla dai nemici e la elevarono a prima nazione su tutte le altre dell'Italia», permettendo in tal modo «...la nascita e il decollo di Roma che diffuse la propria cultura nel mondo a scapito dell'ellenismo, creando in questo modo le premesse per quella svolta radicale che produsse lo spostamento degli interessi spirituali e anche materiali dall'Oriente all'Occidente.» (Ugo Di Martino, Le civiltà dell'antica Italia, Milano, Mursia, 1984, pp. 155 e 156). Sotto il profilo artistico ebbe una notevole importanza l'affermazione, intorno al al III secolo a.C. di un'arte medio-italica e cioè né greco-ellenistica né etrusca, la cui area va dall'Apulia al Piceno, dalla Campania al Lazio e al Sannio, il cui capolavoro è il Bruto Capitolino che ancor oggi si può ammirare a Roma, in Campidoglio (Ranuccio Bianchi Bandinelli, Roma, l'arte nel centro del potere, Milano, Corriere della Sera e Rizzoli libri illustrati, 2005, pp. 49-50). Di maggior rilevanza sono tuttavia gli apporti al mondo romano in formazione, non solo artistici, ma anche commerciali (introduzione della monetazione), sociali (organizzazione della vita urbana), tecnici (edilizia e costruzioni navali) e scientifici (basti pensare alla diffusione della medicina) provenienti dai grandi centri costieri del Mezzogiorno peninsulare e della Sicilia. Roma entrò in contatto permanente con l'area commerciale greca dopo un accordo sanzionato con Napoli nel 326 a.C.(Ranuccio Bianchi Bandinelli, op. cit. p. 44), anche se non si può escludere, come suggerisce Ranuccio Bianchi Bandinelli, che le mura serviane (la cui costruzione iniziò nel 378 a.C.) siano state erette con la collaborazione di maestranze siciliane (Ranuccio Bianchi Bandinelli, op.cit., p. 45)
  17. ^ Cit. da AA.VV. Grande Atlante d'Italia De Agostini, Novara, Istituto Geografico de Agostini, 1987, p. 98.
  18. ^ AA.VV., op. cit. (Grande Atlante d'Italia) p.105
  19. ^ Italiani residenti all'estero Ministero dell'Interno
  20. ^ http://www.progettoculturale.it/cci_new/documenti_cei/2011-03/08-23/4%20-%20Rapp%20Italiani.pdf - Rapporto Italiani nel Mondo 2010, Fondazione Migrantes
  21. ^ http://micheletimpano.blogspot.com/p/san-giorgio-morgeto.html.
  22. ^ Strabone, Geografia, V, 1,1.
  23. ^ Lemma Etnia sulla Treccani
  24. ^ Ethnic Studies: Issues and Approaches, Philip Q. Yang, SUNY Press, 2000 ISBN 0791444791
  25. ^ Cit. da AA.VV. (coordinatori Ruggiero Romano e Corrado Vivanti), Storia d'Italia Einaudi vol.14, I caratteri originali, Torino, Einaudi, 1972 e Milano, Il Sole 24 Ore, 2005 (ed. speciale su licenza della Giulio Einaudi editore), p. 958
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  30. ^ Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia - Osimo, 10 novembre 1975
  31. ^ Vedi le due lettere costituenti l'allegato 6 del trattato allegati al trattato
  32. ^ a b c Umberto Eco, p. 81.
  33. ^ «L'Italia fu forse la più precoce fra le nazioni europee...», scrive Umberto Cerroni, che individua nel periodo 1220-1350 un momento cruciale della sua formazione. La grande fioritura letteraria (Dante, Petrarca e Boccaccio), artistica, giuridica (Costituzioni di Melfi) dell'epoca, unitamente al primo tentativo di creazione di uno Stato moderno (da parte di Federico II) contribuirono in misura determinante al processo di formazione della nazione italiana. Umberto Cerroni, pp. 24-25.
  34. ^ Walter Ullmann e Cherubini Roncaglia, Il papato nel Medioevo, Bari, Laterza, 1975, pp. 306-7.
  35. ^ AA.VV. Calendario Atlante De Agostini, Novara, De Agostini Ed., 2011, p. 230, ISBN 978-88-511-1521-0
  36. ^ Ernesto Galli Della Loggia, p. 31.
  37. ^ Paleolitico superiore - Italia
  38. ^ SardegnaCultura - Oliena , grotta Corbeddu
  39. ^ Melis, Paolo (2002) Un Approdo della costa di Castelsardo, fra età nuragica e romana
  40. ^ Francesco Mallegni, Simona Marongiu, Systema Naturae vol. 10 -Il popolamento dell'Italia dalle origini all'età del ferro
  41. ^ Cit. da AA.VV., op. cit. (Grande Atlante d'Italia De Agostini), p. 5
  42. ^ Keaveney A. 1982, Rome and the Unification of Italy, 47-14 b.c, 12° annex in "Social war", third paragraph
  43. ^ Andrea Giardina, "La conquista romana unificò l'Italia. Nell'età di Augusto la penisola (...) aveva una forte omogeneità culturale: la lingua più diffusa era il latino, che s'imponeva sulle antiche lingue locali, gli dei di Roma erano venerati ovunque, i valori sociali romani erano condivisi da tutti, e dappertutto le città adeguavano il loro aspetto e le loro istituzioni al modello di città romana. I letterati celebravano nell'Italia la "maestra di tutte le genti", poiché essa era ormai una terra profondamente romana, la più romana di tutte.
  44. ^ Si calcola che nel 264 i Romani fossero 865.000 mentre gli alleati più di 2 milioni. Cfr. AA.VV. (Aldo Schiavone, direzione), Storia di Roma. L'impero mediterraneo. La Repubblica imperiale, Torino, Einaudi, 1990, vol. II, I parte, pp. 26-27
  45. ^ Di cui 26.000 km2 abitato dai Romani e 98.000 km2. dagli alleati. Cfr. AA.VV. (Aldo Schiavone, direzione), op. cit., p. 26
  46. ^ a b Ernesto Galli Della Loggia, p. 39.
  47. ^ Cit. da AA.VV. (Aldo Schiavone, direzione), op. cit., pp. 302-303
  48. ^ «...tutti vengono convivono negli stessi sodalizi religiosi, spendono parimenti il loro denaro per abbellire l'isola, adottano il comune etnico di Italicei, che, non indicando nulla sul piano giuridico, indica appunto il fattuale raggiungimento di una situazione paritaria. Ma questa parità aveva il suo prezzo sul piano culturale: l'Italico di Delo è ormai in tutto un romano...». Cit. da AA.VV. (Aldo Schiavone, direzione), op.cit., p. 310.
  49. ^ «...le denominazioni di Italici o Romaioi...coprivano indifferentemente romani e alleati...». Cit. da AA.VV. (Aldo Schiavone, direzione), op. cit., p. 171.
  50. ^ Jean-David Michel, p. 43.
  51. ^ Cronologia
  52. ^ Jean - Michele David, La Romanizzazione dell'Italia, pag. 157
  53. ^ John Patterson, Sanniti, Liguri e Romani, Circello, edito dal Comune di Circello (Benevento), 1988.
  54. ^ Cfr., a tale proposito: D. O. Robson, The Samnites in the Po Valley, da The Classical Journal, Vol. 29, No. 8 (May, 1934), pp. 599-608.
  55. ^ Luciano Luciani, Vocabolario del Dialetto Carrarese, 2 tomi (1766 pp), Fondazione CRC, Carrara, 2003
  56. ^ Carla Marcato, Dialetto, dialetti e italiano. Il Mulino, 2004
  57. ^ In tale guerra si formò una Lega italica guidata dai Marsi e dai Sanniti con capitale Corfinio ribattezzata per l'occasione Italica. Si coniarono anche monete che riportavano la didascalia "Italia"
  58. ^ Cit. da Antonio Gramsci, Quaderno 19. Il Risorgimento Italiano, Torino, Einaudi, ed. 1977, p. 4.
  59. ^ Cit. da Aldo Schiavone, La Storia spezzata, Roma antica e l'Occidente moderno, Roma-Bari, Laterza, 2002, p. 202
  60. ^ Ernesto Galli Della Loggia, p. 44.
  61. ^ Storia d'Italia, 1989, p. 879.
  62. ^ Storia d'Italia, 1989, p. 880.
  63. ^ Storia d'Italia, 1989, p. 881.
  64. ^ Storia d'Italia, 1989, pp. 879-880.
  65. ^ Vedi pag 4, Giordano Bruno Guerri, 1997
  66. ^ (EN) AA.VV., Moors and Saracens in Europe: estimating the medieval North African male legacy in southern Europe, in European Journal of Human Genetics - Nature, 21 gennaio 2009. URL consultato il 10-03-2014.
  67. ^ (EN) Cristian Capelli, North African male legacy in southern Europe quantified, in Dienekes’ Anthropology Blog, 21 gennaio 2009. URL consultato il 10-03-2014.
  68. ^ Umberto Cerroni, p. 66, e Benedetto Croce, che scrive: «Sorse esso infatti, nuovo e singolare esempio nella semibarbarica Europa come monarchia civile, fondata da Ruggero...innalzata a sommo prestigio da Federico Svevo: uno stato moderno, in cui il baronaggio era tenuto in istretti confini, ai popoli si garantiva libertà e giustizia, la mente del sovrano rischiarata da nobili concetti morali e politici regolava il tutto, avvalendosi degli uomini capaci dovunque li trovasse e promuovendo benessere e cultura...» Cit. da Storia del Regno di Napoli, 4ª ed., Roma-Bari, Laterza, 1980, pp. 1-2.
  69. ^ Giorgio Calcagno
  70. ^ Ernesto Galli Della Loggia, p. 50.
  71. ^ Umberto Cerroni, p. 120.
  72. ^ Il testo, in latino, tradotto dal Trissino, è tratto dalla De vulgari eloquentia e sta in: Umberto Cerroni, p. 121.
  73. ^ Emma Bernini
  74. ^ «Troviamo dunque un'innegabile ricchezza in questa Italia dell'ultimo scorcio del Cinquecento e del primo Seicento. Nessuna sorpresa dunque: il secolo dei genovesi, che è anche quello del primo Barocco è il periodo del massimo irradiamento della civiltà italiana. Abbiamo come un secolo particolare, fatto di due metà: 1550-1600 e 1600-1650, che è il grande secolo italiano...». Fernand Braudel, p. 83.
  75. ^ Bruno Migliorini, (1960). Storia della lingua italiana. Prima edizione, Italia: Sansoni.
  76. ^ A Brief History of the Italian Language, Cory Crawford Brigham Young University
  77. ^ Storia della lingua di Vittorio Coletti Enciclopedia Treccani
  78. ^ G. Devoto, pag. 346
  79. ^ È questa l'opinione non solo di intellettuali nazionalisti e irredentisti dell'epoca, ma anche di alcuni storici liberali, fra cui Adolfo Omodeo, che fu «uno dei più accesi sostenitori della visione della Grande guerra come continuazione e compimento delle guerre di indipendenza e del Risorgimento...» Cit. da: AA. VV. Storia d'Italia, Einaudi 1974 ed. speciale il Sole 24 Ore, Milano 2005 vol. 10 (Alberto Asor Rosa, Dall'unità ad oggi) p. 1356.
  80. ^ Fortunato Minniti, Il Piave (L'identità italiana), Bologna, Il Mulino, 2002
  81. ^ Generali, Domenico Quirico, pag.270
  82. ^ Cit. tratte da Piero Melograni, Storia politica della grande guerra 1915/18, Roma-Bari, Laterza, 1977, vol.II, pp. 556-559
  83. ^ «...di certo il fascismo fu il primo ordinamento dello Stato capace di coinvolgere nella sua azione la maggioranza di individui, dando significato alle parole "popolo italiano"». cit. da Giordano Bruno Guerri, Antistoria degli Italiani. Da Romolo a Giovanni Paolo II, Milano, Arnaldo Mondadori ed., 1997, p. 308, ISBN 88-04-46396-1
  84. ^ Non solo essi, ma in particolare essi.
  85. ^ Più autori, ad esempio Giordano Bruno Guerri, Appunti sulla politica etnica del fascismo
  86. ^ a b c / dati ISTAT
  87. ^ a b Numero iscritti suddivisi per ripartizioni estere
  88. ^ Fonte: Rielaborazione dati Istat in Gianfausto Rosoli, Un secolo di emigrazione italiana 1876-1976, Roma, Cser, 1978
  89. ^ Gli italiani in Brasile
  90. ^ Dati dell’ambasciata italiana in Brasile
  91. ^ Italiani in Brasile, 25 milioni di oriundi
  92. ^ (ES) Unos 20 millones de personas que viven en la Argentina tienen algún grado de descendencia italiana
  93. ^ Italiani nel mondo - Diaspora italiana in cifre
  94. ^ (EN) U.S Census Bureau - Selected Population Profile in the United States
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Bibliografia

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