Maestro di palazzo: differenze tra le versioni

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Versione delle 18:48, 5 mar 2013

Il Maggiordomo di palazzo, detto anche Signore di palazzo o Maestro di palazzo (dal latino maior domus, "maggior servitore della casa"), era il funzionario che sovrintendeva al palazzo reale (circa VI secolo).

Era il conferimento massimo che un signore feudale potesse concedere ad un suo vassallo: chi ne veniva investito assumeva un potere pari quasi a quello del proprio signore (a volte perfino superiore): ne era il consigliere personale, ne svolgeva le veci in sua assenza, in caso di malattia o di morte (prima dell’investitura del successore) assisteva alle udienze, era capace di valutare i fatti ed assumere decisioni e responsabilità in situazioni di particolare gravità. Quest’incarico di fondamentale importanza alla corte doveva quindi ricadere su di una persona all’altezza, scelta con la massima cura e che godesse della piena ed incondizionata fiducia del proprio Signore.

Grazie a questa grande libertà di azione, con l'andare del tempo i "maggiordomi" assunsero un potere sempre maggiore, sia di tipo politico che amministrativo, arrivando ad occuparsi, invece del sovrano, di tutte le attività politiche e militari, fino in alcuni casi a sostituire addirittura lo stesso Re.

Cenni storici

Le prime figure di maggiordomo di palazzo si hanno in Francia: nel 511 con la morte di Clodoveo I, che era riuscito a creare il vasto regno dei Franchi Salii nel cuore dell'Europa.

Fondamentale per l'accrescimento di potere di questa carica fu l'appoggio di Pipino il Vecchio (maior domus d'Austrasia) che assieme al vescovo di Metz, Arnolfo, al re Clotario II, determinarono la vittoria di quest'ultimo nella lotta dinastica scatenatasi alla morte di Clotario I (primi decenni del VII secolo). Il matrimonio tra la figlia di Pipino e il figlio di Arnolfo diede così vita alla dinastia dei Carolingi (altrimenti detti "Arnolfingi" o "Pipinidi"). I discendenti di quest'unione riuscirono a rendere ereditaria la carica di maggiordomo con Pipino di Héristal, il che consentì loro di accrescere la propria influenza e autorità a scapito di quella del re.

Nel 732, Carlo Martello, maestro di palazzo e figlio di Pipino di Heristal, sconfisse i musulmani venuti da al-Andalus nella battaglia di Poitiers; l'episodio fu ricordato come un'impresa eroica che fermò l'avanzata dei musulmani in Europa. Si trattò, invece, con ogni probabilità, di una delle numerosissime scaramucce tra l'esercito franco e alcuni predoni stanziati sui Pirenei; questi erano soliti compiere scorribande, furti e ladrerie, ed il più delle volte agivano indisturbati. L'episodio contribuì ad accrescere il prestigio militare ed il potere di Carlo, che malgrado non avesse mai ottenuto il titolo di re, ebbe maggior potere di tutti i sovrani franchi dell'epoca. Il suo potere marcò i primi passi della linea carolingia. Gli succedette il figlio Pipino il Breve, riconosciuto dal re longobardo come suo pari e la cui investitura avvenne il 28 luglio 754 per mano del vescovo di Magonza, in nome di papa Zaccaria.

L'appellativo affibbiato ai Merovingi come "re fannulloni" è probabilmente da attribuire ad Eginardo, storiografo di corte della corte di Carlo Magno, che si preoccupò di fugare ogni sospetto di usurpazione del trono da parte di Carolingi, dipingendo appunto i monarchi della precedente stirpe come inetti all'esercizio del potere regio. Il figlio di Carlo Martello, Pipino il Breve, infatti, depose nel 751 l'ultimo esponente dei Merovingi, Childerico III, rinchiuso nell'abbazia di Saint-Bertin, al quale furono addirittura tagliati i lunghi capelli, simbolo di forza tra i Franchi.

Maggiordomi di palazzo di Austrasia

Maggiordomi di palazzo di Neustria

Maggiordomi di palazzo di Burgundia

Voci correlate