Marco Antonio Gentile: differenze tra le versioni

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Marco Antonio Gentile (n. [[1723]] - m. [[1798]])
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Apparteneva ad una facoltosa famiglia patrizia genovese, facente parte della cerchia dei "Magnifici", ovvero dei nobili più facoltosi, iscritta nel Libro d'oro, che costituivano l'oligarchia politica e finanziaria della [[Repubblica di Genova]]. Solo tra questo speciale patriziato venivano scelte le più alte cariche istituzionali dello Stato, tra cui il Doge. Infatti, anche Marcantonio si presentò candidato alle elezioni dogali, che venivano scelte tramite un ballottaggio che si vinceva con il denaro. L'8 marzo del 1781 il Gentile vinse e divenne [[Doge di Genova]]. Su di lui si diceva che fosse un noto iettatore. Infatti, il giorno della sua elezione, scoppiò un violento temporale, un fulmine entrò nella sala del trono e un muro crollò travolgendo e uccidendo venti persone, tra cui tre monache. Ad avvalorare la sua presunta scalogna, avvennero fatti ben più gravi: durante l'inverno una terribile gelata fece strage di quasi tutti gli uliveti e agrumeti della Liguria, arrecando un danno di dieci milioni di lire. Si dice che i sudditi, quando lo incontravano, toccavano ferro, ma lo rispettavano, perché amava la cultura e proteggeva le arti. Fu infatti il primo [[doge]] che visitò l'università, arricchì la biblioteca cittadina e incrementò l'orto botanico. Fu inoltre un fervido sostenitore di una politica estera più attiva, basata sull'alleanza con l'Austria e l'Inghilterra. Dopo la fine del suo mandato, scaduto l'8 marzo del 1783, Marco Antonio Gentile si ricandidò alle elezioni dogali nel 1785, ma fu sconfitto. Suoi avversari erano stati la fazione conservatrice della Repubblica genovese, che voleva aumentare i poteri del doge, e quella più liberale, che intendeva riformare la costituzione repubblicana, trasformandola in una monarchia costituzionale. Alla fine prevalse quest'ultima, il cui rappresentante, [[Gian Carlo Pallavicino]], fu eletto al soglio dogale. Marco Antonio alla fine morì nel 1798, alla vigilia dell'annessione della Liguria da parte delle truppe francesi di [[Napoleone]].
Apparteneva ad una facoltosa famiglia patrizia genovese, facente parte della cerchia dei "Magnifici", ovvero dei nobili più facoltosi, iscritta nel Libro d'oro, che costituivano l'oligarchia politica e finanziaria della [[Repubblica di Genova]]. Solo tra questo speciale patriziato venivano scelte le più alte cariche istituzionali dello Stato, tra cui il Doge. Infatti, anche Marcantonio si presentò candidato alle elezioni dogali, che venivano scelte tramite un ballottaggio che si vinceva con il denaro. L'[[8 marzo]] del [[1781]] il Gentile vinse e divenne [[Doge di Genova]]. Su di lui si diceva che fosse un noto iettatore. Infatti, il giorno della sua elezione, scoppiò un violento temporale, un fulmine entrò nella sala del trono e un muro crollò travolgendo e uccidendo venti persone, tra cui tre monache. Ad avvalorare la sua presunta scalogna, avvennero fatti ben più gravi: durante l'inverno una terribile gelata fece strage di quasi tutti gli uliveti e agrumeti della [[Liguria]], arrecando un danno di dieci milioni di lire. Si dice che i sudditi, quando lo incontravano, toccavano ferro, ma lo rispettavano, perché amava la cultura e proteggeva le arti. Fu infatti il primo [[doge]] che visitò l'università, arricchì la biblioteca cittadina e incrementò l'orto botanico. Fu inoltre un fervido sostenitore di una politica estera più attiva, basata sull'alleanza con l'Austria e l'Inghilterra. Dopo la fine del suo mandato, scaduto l'8 marzo del [[1783]], Marco Antonio Gentile si ricandidò alle elezioni dogali nel [[1785]], ma fu sconfitto. Suoi avversari erano stati la fazione conservatrice della Repubblica genovese, che voleva aumentare i poteri del doge, e quella più liberale, che intendeva riformare la costituzione repubblicana, trasformandola in una monarchia costituzionale. Alla fine prevalse quest'ultima, il cui rappresentante, [[Gian Carlo Pallavicino]], fu eletto al soglio dogale. Marco Antonio alla fine morì nel 1798, alla vigilia dell'annessione della Liguria da parte delle truppe francesi di [[Napoleone]].

Versione delle 22:25, 2 mag 2011

Marco Antonio Gentile (n. 1723 - m. 1798)

Apparteneva ad una facoltosa famiglia patrizia genovese, facente parte della cerchia dei "Magnifici", ovvero dei nobili più facoltosi, iscritta nel Libro d'oro, che costituivano l'oligarchia politica e finanziaria della Repubblica di Genova. Solo tra questo speciale patriziato venivano scelte le più alte cariche istituzionali dello Stato, tra cui il Doge. Infatti, anche Marcantonio si presentò candidato alle elezioni dogali, che venivano scelte tramite un ballottaggio che si vinceva con il denaro. L'8 marzo del 1781 il Gentile vinse e divenne Doge di Genova. Su di lui si diceva che fosse un noto iettatore. Infatti, il giorno della sua elezione, scoppiò un violento temporale, un fulmine entrò nella sala del trono e un muro crollò travolgendo e uccidendo venti persone, tra cui tre monache. Ad avvalorare la sua presunta scalogna, avvennero fatti ben più gravi: durante l'inverno una terribile gelata fece strage di quasi tutti gli uliveti e agrumeti della Liguria, arrecando un danno di dieci milioni di lire. Si dice che i sudditi, quando lo incontravano, toccavano ferro, ma lo rispettavano, perché amava la cultura e proteggeva le arti. Fu infatti il primo doge che visitò l'università, arricchì la biblioteca cittadina e incrementò l'orto botanico. Fu inoltre un fervido sostenitore di una politica estera più attiva, basata sull'alleanza con l'Austria e l'Inghilterra. Dopo la fine del suo mandato, scaduto l'8 marzo del 1783, Marco Antonio Gentile si ricandidò alle elezioni dogali nel 1785, ma fu sconfitto. Suoi avversari erano stati la fazione conservatrice della Repubblica genovese, che voleva aumentare i poteri del doge, e quella più liberale, che intendeva riformare la costituzione repubblicana, trasformandola in una monarchia costituzionale. Alla fine prevalse quest'ultima, il cui rappresentante, Gian Carlo Pallavicino, fu eletto al soglio dogale. Marco Antonio alla fine morì nel 1798, alla vigilia dell'annessione della Liguria da parte delle truppe francesi di Napoleone.