Pizza

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Pizza
Pizza napoletana (Margherita)
Origini
IPA[ˈpittsa]
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
Diffusionemondiale
Dettagli
Categoriapiatto unico
SettorePaste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria
Ingredienti principalifarina
acqua
sale
lievito di birra
(altri ingredienti differiscono in base alle varianti)
VariantiPizza napoletana
Focaccia
Pizzolo
Sfincione
Calzone
Pizza arrotolata

La pizza è un prodotto gastronomico salato che consiste in un impasto a base di farina, acqua e lievito che viene spianato e condito tipicamente con pomodoro, mozzarella e altri ingredienti e cotto in un forno a legna. Originario della cucina napoletana, è oggi, insieme alla pasta, l'alimento italiano più conosciuto all'estero.[1][2]

Col nome pizza, praticamente ignoto al di là della cinta urbana napoletana, ancora nel XVIII secolo, si indicavano le torte, quasi sempre dolci. Fu solo a partire dagli inizi del XIX secolo che la pizza assunse, sempre a Napoli, la sua attuale connotazione. Il seguente successo planetario della pietanza ha portato, per estensione, a definire nello stesso modo qualsiasi preparazione analoga.[3]

Nel 2017 l'UNESCO ha dichiarato l'arte del pizzaiuolo napoletano come patrimonio immateriale dell'umanità.[4][5][6][7]

Pizza è la parola italiana più famosa al mondo.[8]

Etimologia

Pizze appena infornate in un forno a legna

L'etimologia del sostantivo pizza (che non è necessariamente legata all'origine del prodotto) è dibattuta. Esistono varie ipotesi, tra cui la derivazione da pizzo e questo, a sua volta, da un'onomatopea p... zz associata all'idea di ‘punta’[9]. Altre ipotesi sono che derivi da picea (placenta) come calco del greco antico πίττα, pítta nel senso di ‘pece’[10]. Si è pensato anche a una derivazione dal germanico (longobardo o gotico) dell'alto tedesco d'Italia bĭzzo-pĭzzo (da cui anche in tedesco moderno Bissen: ‘boccone’, ‘pezzo di pane’, ‘tozzo di focaccia’)[11][12]. Questa tesi sarebbe pure confermata dall'area di diffusione originaria della parola, che coinciderebbe con il regno e i ducati longobardi di Benevento e Spoleto. Tuttavia la diffusa presenza, in area balcanica di pita, induce alcuni studiosi[13] a cercare nel greco πίτα, píta l'origine dell'italiano pita, da cui poi pizza per incrocio con pezzo.

Franco Fanciullo e Pierpaolo Fornaro hanno proposto che pizza possa derivare dal greco antico: ἀπίκια?, apíkia (in latino *apīcia) ‘focaccia all’Apicio’, dal nome dell'autore latino di ricette di cucina[14].

Nel 2007 gli studiosi Mario Alinei ed Ephraim Nissan hanno proposto un'etimologia semitica[15].

Origine

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della pizza.

La pizza ha una storia lunga, complessa e incerta. In assoluto, le prime attestazioni scritte della parola "pizza" risalgono al latino volgare della città di Gaeta nel 997[16]. Un successivo documento, scritto su pergamena d'agnello, di locazione di alcuni terreni e datato sul retro 31 gennaio 1201 presente presso la biblioteca della diocesi di Sulmona-Valva, riporta la parola "pizzas" ripetuta due volte. Già comunque nell'antichità focacce schiacciate, lievitate e non erano diffuse presso gli Egizi e i Romani (offa).

Benché si tratti ormai di un prodotto diffuso in quasi tutto il mondo, la pizza è un piatto originario della cucina napoletana. Nel sentire comune, spesso, ci si riferisce con questo termine alla pizza tonda condita con pomodoro e mozzarella, ossia la variante più conosciuta della cosiddetta pizza napoletana, la pizza Margherita. Esiste, del resto, anche un significato più ampio del termine "pizza". Infatti, trattandosi in ultima analisi di una particolare specie di pane o focaccia, la pizza si presenta in innumerevoli derivazioni e varianti, cambiando nome e caratteristiche a seconda delle diverse tradizioni locali.

Tipologia per preparazione

Pizza tonda

Pizza tonda al piatto

Per la pizza tonda l'impasto di farina, acqua, lievito, sale ed eventualmente olio, previamente fatto lievitare in un impasto intero e poi suddiviso in monoporzioni (panetti o panielli), viene steso in forma di disco, variamente condito e cotto a contatto del piano rovente di un forno. È la più conosciuta e consumata nel mondo; viene detta anche pizza classica o pizza napoletana. Tipica in diverse cucine regionali italiane, è divenuta famosa come specialità della cucina napoletana. La città di Napoli ha svolto infatti un ruolo importantissimo nella storia della pizza, creando ed esportando questa specialità che è ora la più diffusa nel mondo (vedi sezione Dove si mangia la pizza). Per questo motivo si usa ancora l'espressione "pizza napoletana" come sinonimo di "pizza tonda" anche se le sue caratteristiche sono spesso diverse rispetto a quelle della tradizione partenopea.

Soprattutto fuori dall'Italia invece della pasta di pane si usano spesso impasti più grassi e talvolta anche dolci; il condimento è sempre abbondante e varia notevolmente a seconda delle abitudini locali. La stesura dell'impasto in forma di disco può avvenire con l'uso del matterello oppure, preferibilmente come la tradizione vuole, a mano girando e tirando le palline lievitate d'impasto sopra un piano di lavoro o con evoluzioni aeree. Specialisti di quest'ultimo metodo sono i pizzaioli acrobatici.

Pizza al taglio

Pizza al taglio o da asporto

Per la pizza al taglio o pizza in teglia la pasta lievitata viene stesa, condita e cotta in grandi teglie di metallo tonde o rettangolari e poi messa in mostra per essere venduta a peso a scelta del cliente o, in casa, consumata a tranci. La vendita di questa varietà di pizza è diffusa oltre che nelle pizzerie al taglio vere e proprie, anche nelle panetterie.

Poiché la pizza in teglia deve essere tenuta in mostra ed eventualmente riscaldata necessita dell'utilizzo di impasti molto acquosi che pure in queste condizioni non si secchino ma diano il massimo del gusto. A tal fine vengono usate farine forti, procedimenti di rigenerazione o soda in polvere che permettono di aggiungere agli impasti una maggiore percentuale di acqua, fino al 90%.[senza fonte]

Pizza alla pala

La pizza alla pala, come la pizza in teglia, è una pizza di grandi dimensioni messa in mostra e venduta a peso ma la sua cottura avviene, analogamente alla pizza tonda, direttamente sul piano del forno.

Pizza al metro

Lo stesso argomento in dettaglio: Pizza al metro.

Variante della pizza alla pala, di cui ne condivide aspetto e forma, che viene però servita al tavolo o da asporto come per le pizze tonde. Fu proposta per la prima volta in penisola sorrentina nei primi anni cinquanta del Novecento.

Tipologia per origine geografica

"Verace" (pizza napoletana)

Lo stesso argomento in dettaglio: Pizza napoletana.
Un forno a legna. Tipica e unica modalità di cottura della pizza napoletana e siciliana
Food truck in New York - interamente alimentato da fonti alternative di energia - che vende pizze napoletane

La lavorazione e gli ingredienti della verace pizza napoletana artigianale sono definiti nella norma UNI 10791:98 e sono stati predisposti dall'Associazione Verace Pizza Napoletana che dal 1984 promuove la conoscenza della verace pizza napoletana artigianale ed è la promotrice della norma UNI 10791:98 e del disciplinare della Pizza Napoletana S.T.G. prodotta secondo la tradizione napoletana.[17]

La pizza napoletana è l'unico tipo di pizza italiano riconosciuto in ambito nazionale ed europeo. Dal 4 febbraio 2010, infatti, è ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dell'Unione europea.[18]

Essa si presenta come una pizza tonda dalla pasta morbida e dai bordi alti (crosta). Tale rigonfiamento della crosta è dovuto all'aria, che durante la fase di manipolazione del panetto si sposta dal centro verso l'esterno. Nell'impasto classico napoletano non è ammesso nessun tipo di grasso. Soltanto acqua, farina, lievito (di birra o naturale) e sale. Nella più stretta tradizione prevede solo due varianti per quanto riguarda il condimento:

La cottura della pizza napoletana, infine, avviene sempre ed esclusivamente tramite l'utilizzo del forno a legna e mai quindi utilizzando altri modi di cottura come per esempio il forno elettrico. Oggi la pizza napoletana è uno dei piatti più diffusi al mondo ed è presente in quasi tutti i ristoranti e locali di cucina italiana all'estero con il nome pizza napoletana o pizza Napoli.[19]

Pizza siciliana

Lo stesso argomento in dettaglio: Pizza siciliana.
File:Sfincione.jpg
Una porzione di sfincione palermitano
Il pizzòlu di Solarino e Sortino

In Sicilia vi sono diverse varianti collegate alla tradizione culinaria rurale che si differenziano anche molto dalla pizza vera e propria. Nel palermitano è diffuso lo sfinciuni, focaccia morbida con pangrattato, cipolla, caciocavallo e strattu ossia conserva di pomodoro essiccata al sole. A Catania è diffuso l'uso quotidiano della scacciata, in origine, nel XVIII secolo, solo nel periodo natalizio, formata da un primo strato di impasto, tuma ed acciughe sotto sale, dissalate oppure nella versione alla paesana, con patate, salsiccia, broccoli, pepe nero, pomodoro e tuma. In entrambi i casi si chiude con un secondo strato di impasto, e infornata dopo una spennellata di uovo.

Sempre in provincia di Catania, specie a Zafferana Etnea e a Viagrande, la tipica pizza siciliana, un calzone fritto a pasta morbida con ripieno di formaggio, acciughe dissalate, funghi porcini e altri ingredienti. In Provincia di Siracusa, specie nei comuni di Solarino e Sortino, si può gustare il pizzòlu, una sorta di pizza tonda farcita. In provincia di Messina è cucinato il tradizionale piduni, piccolo calzone fritto o al forno ripieno di verdure ed è inoltre presente la focaccia alla messinese, che viene tradizionalmente preparata in teglia con verdure, formaggio, pomodoro e acciughe salate. Nel ragusano si prepara la scaccia.[20]

Pizza romana

La pizza romana è una pizza tonda dalla pasta molto sottile e croccante. L'impasto viene prodotto con farina di grano tenero tipo 00 o 0, acqua, lievito di birra (oppure lievito naturale), olio d'oliva (oppure olio di semi, per ottenere una pizza più croccante) e sale, in proporzioni tali che risulti duro e consistente, tanto da rendere spesso necessaria la stesura con il mattarello. Diffusasi a partire da Roma solo dopo l'ultimo dopoguerra, si chiama Napoli la variante di condimento con pomodoro, mozzarella e alici. I libri di cucina tradizionale romana sembrerebbero avvalorare che la variante con le acciughe dissalate sia un'usanza propria della capitale; la pizza romana, secondo gli stessi ricettari, dovrebbe comprendere anche basilico tagliuzzato, pecorino e pepe.[21]

Una particolare specialitá romana è la cosiddetta "pizza bianca", che si presenta come una specie di focaccia senza condimento oltre a sale ed olio, ma che può essere farcita a piacimento.

Pizza genovese

La pizza genovese è una pizza in teglia dalla pasta piuttosto alta e morbida, prodotta con farina di grano tenero, acqua, sale, lievito di birra e, talvolta, un poco di latte. Dopo la lievitazione viene stesa con le mani direttamente nella teglia e cotta in forno, preferibilmente a legna. Deriva dalla focaccia genovese.[22]

Pizza pisana

La pizza pisana è una pizza in teglia rotonda con pasta di medio spessore, condita con grana grattugiato o mozzarella, acciughe e capperi. Solitamente la pizza viene consumata come cibo di strada in combinazione con la cecina: un quarto di pizza viene piegato e al suo interno viene inserita la cecina. La pizza è disponibile principalmente nelle pizzerie storiche di Pisa e Provincia e nelle province di Lucca, Livorno.[23]

Pizza marchigiana

La pizza tipicamente marchigiana, erede dell'antica crescia, non si trova nelle pizzerie-ristoranti, ma solo nelle panetterie e nei negozi che preparano pizza da vendere al taglio. In questi esercizi commerciali, si vende al pezzo e non a peso come altrove. Con la crescia ha in comune la presenza di strutto nell'impasto, che nelle pizze di altre regioni è sempre assente[24]. Lo strutto si alterna tuttavia all'olio di oliva, che si trova ad esempio nella cacciannanze ascolana[25].

Le varianti tradizionali sono quattro: bianca con il rosmarino, bianca alla cipolla, rossa semplice e rossa con la mozzarella, dove per "bianca" e "rossa" si intende rispettivamente senza e con pomodoro. D'inverno si può trovare anche la saporita pizza coi grasselli[24]. È una preparazione invernale in quanto i grasselli sono i residui della fusione dello strutto e perciò sono disponibili solo in concomitanza con la macellazione del maiale, tra novembre e gennaio[26]. La pizza preparata nelle panetterie, condita con olio d'oliva o con strutto, è più alta e morbida rispetto a quella delle pizzerie al taglio.

Pizza al tegamino (Torino)

Lo stesso argomento in dettaglio: Pizza al tegamino.
Pizze al tegamino

La pizza al tegamino, o al padellino, è una tipicità culinaria torinese, con impasto a doppia lievitatura e cottura al forno all'interno di un piccolo tegame, precedentemente oliato in funzione antiaderente.[27]

Pizza al trancio (Milano)

Questo tipo di pizza, da non confondere con la pizze al metro o al taglio (generalmente più basse) è tipica della metropoli lombarda dove si è diffusa in modo capillare in tutto l'hinterland milanese intorno agli anni '80, sebbene alcuni locali storici la presentassero già negli anni '50 e '60.[28][29] La pizza è alta e morbida; viene cotta in teglia, la quantità di pomodoro è solitamente esigua mentre la mozzarella (nella variante asciutta) è molto abbondante e ricopre l'intera pietanza (bordo compreso), l'impasto è fatto con acqua, farina, sale, olio e lievito di birra.[29] Alcuni addetti ai lavori aggiungono la patata bollita e poi schiacciata alla farina come ingrediente "segreto" per rendere la pizza più colorata e morbida all'interno e leggermente croccante alla base. L'uso di quest'ultimo ingrediente è tipico di alcune focacce e pani delle zone mediterranee d'Italia[30] e si è diffuso a Milano dopo il periodo del boom economico italiano.

Condimenti

Lo stesso argomento in dettaglio: Condimenti della pizza.

La pizza ha un infinità di condimenti possibili, alcuni insiemi di condimenti col tempo hanno assunto dei veri e propri nomi, di seguito quelli più comuni:

Varianti

Calzone

Lo stesso argomento in dettaglio: Calzone.
Calzone al forno

A Napoli la cosiddetta pizza chiusa, ossia pizza ben condita e coperta dalla stessa pasta, si chiama anche calzone, ma in seguito altre varietà di calzone con un tipo di pasta differente sono state ideate e preparate in Puglia.

Pitta chjina

Lo stesso argomento in dettaglio: Pitta (gastronomia).
Pitta chjina calabrese

Anche in Calabria si prepara qualcosa di simile quando si inforna il pane. Specie in passato, assieme al pane "normale" per la famiglia, si faceva spesso anche una pitta chjina (pitta ripiena, dove pitta è un nome generale per una forma di pane). Tale prodotto ha l'aspetto di una pizza chiusa, ovvero formata da due strati di pasta con il ripieno al loro interno. Chiamata anche "pizza chiena", "pizza fragula" o "pizza frangula". La denominazione "pizza fragula" era diffusa nelle zone di Contursi Terme e Battipaglia.[31]

Paposcia di Vico del Gargano

Paposcia ripiena del Gargano

La Paposcia, anche conosciuta come "Paposcjola", chiamata così per la sua forma a pantofola, detta anche "Pizza schett" o "Pizza Vamp"[32], è un piatto tipico del Gargano, territorio Pugliese.

Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, e le motivazioni della sua creazione sono tra le più varie. La motivazioni più diffusa era che gli "antichi", per constatare esattamente la temperatura dei forni, posizionavano nel forno stesso una piccola parte della pasta lavorata. A seconda se questo filone cresceva o meno, e a seconda della sua cottura si poteva capire se il forno era pronto. Naturalmente, per non sprecare la pizza panino così ottenuta essa veniva tagliata e riempita con, nella sua forma classica e antica, olio esclusivamente proveniente dal Gargano e pecorino grattugiato locale o con rucola selvatica, pomodori, olio del Gargano e un po' di sale. Di difficile riproduzione in quanto il lievito madre per farla molto spesso consiste in antichi lieviti madre ancora in vita custoditi dagli antichi forni del posto.

Col tempo le sue varianti sono state molte, fino alla sua variante dolce riempita di cioccolata alla nocciola e la diffusione in tutti i paesi del promontorio del Gargano.

Gli anziani raccontano che intorno al XVI secolo, per non sprecare la pasta che rimaneva attaccata alla madia (la cosiddetta fazzatura), essa veniva utilizzata per creare questo lungo e caratteristico alimento.

Panzerotto

Lo stesso argomento in dettaglio: Panzerotto.
Panzerotti

Il panzerotto è una piccola pizza chiusa. Può essere cotto al forno o fritto in padella. Tipico della rosticceria italiana è molto diffuso nel meridione dove in Puglia viene chiamato Panzerotto mentre in Campania viene chiamato pizza fritta.

Pizzetta

Come suggerisce il nome, la pizzetta è una variante di dimensioni ridotte della normale pizza. Le pizzette vengono preparate utilizzando il classico impasto per la pizza quella della focaccia o la pasta sfoglia e contengono ingredienti a piacere.[33][34] Le dimensioni delle pizzette sono varie e spaziano dalle più piccole, che si presentano come dei salatini del diametro di pochi centimetri[33][35] a quelle più grandi, di poco più piccole di una pizza tradizionale e che costituiscono un pasto leggero.[36]

Sperimentazioni e innovazioni

Pizza con la pasta

Pizza margherita con gnocchi al pesto.
Pizza con spaghetti ai quattro formaggi.

Le prime sperimentazioni in tal senso sono avvenute negli Stati Uniti d'America, dove venivano proposte pizze con la pasta[37] su tutta la superficie della pizza.

Nel 2018 in un ristorante di Viterbo, nel Lazio, fu proposta come piatto alla carta con diverse varianti e con la presentazione della pizza molto curata esteticamente.

Pizza senza glutine

Negli ultimi anni del XX secolo si è andata affermando anche la pizza senza glutine, preparata con farine non a base di frumento, adatte a chi soffre di celiachia.

Pizza all'estero

La pizza all'estero è stata diffusa direttamente dagli emigrati italiani o indirettamente, principalmente per imitazione della pizza diffusa dalla cinematografia statunitense o dalle grandi catene, anch'esse statunitensi.

In Francia le prime pizzerie furono aperti all'inizio del novecento in Marsiglia in seguito all'importantissima immigrazione napoletana in questa città[38].

Il tipo di pizza all'italiana, più o meno attinente alla tradizione comunque prende lentamente piede ed è possibile assaggiarlo anche in luoghi dove originariamente non era consumato.

Pizza americana

Negli Stati Uniti d'America la pizza ha avuto una sua evoluzione, per adattarsi alla differenza o carenza di alcuni ingredienti e al diverso gusto degli americani, fino alla pizza all'americana contraddistinta dalla morbidezza, dallo spessore e dal notevole condimento. Non raramente all'impasto vengono aggiunti burro o margarina (o altri tipi di grassi) e zucchero. Tra queste annoveriamo la pizza newyorchese, la Pizza di Chicago e la pizza californiana.

Valori nutrizionali

La più celebre delle pizze, la pizza margherita, contiene varie sostanze nutrienti: i carboidrati sotto forma di amido (nella farina), i lipidi vegetali dell'olio extravergine d'oliva e quelli animali della mozzarella di bufala o fior di latte, proteine animali (ancora dalla mozzarella).

Queste indubbie qualità non devono però far dimenticare che la pizza non è un alimento ipocalorico adatto a qualunque regime dietetico: una margherita del peso di 300 g dà un apporto di oltre 800 calorie peraltro molto sbilanciate a favore dei carboidrati (circa 75%).[39]

Impasto

Molto importante nella pizza, oltre che la qualità degli ingredienti, è la giusta maturazione e lievitazione. La maturazione è il processo necessario affinché l'amido contenuto nella farina (polisaccaride) venga da alcuni enzimi (alfa e beta amilasi) scisso in zuccheri semplici, questo fa sì che la pizza, ben maturata, risulti digeribile. Mentre il lievito di birra compie il suo lavoro producendo nell'impasto anidride carbonica e gas nobili, da qui, la lievitazione, cioè il raddoppio del volume che avviene nell'impasto. [40][41][42]

Dove si mangia la pizza

Lo stesso argomento in dettaglio: Pizzeria.
Pizza brasiliana

I luoghi dove si cucina e si consuma la pizza si chiamano pizzerie.

L'Antica Pizzeria Port'Alba, nel centro antico di Napoli, è valutata come la prima pizzeria del mondo.[43]

A causa della forte immigrazione ed influenza italiana, la città con il più alto numero di pizzerie nel mondo è la città di New York seguita da San Paolo in Brasile.[44] In quest'ultima città le pizze hanno spesso guarnizioni derivanti dalla gastronomia locale, come il palmito e il catupiry, un formaggio cremoso.

Negli Stati Uniti d'America e in varie parti del mondo esistono numerose catene di pizzerie; una delle maggiori catene in franchising è Pizza Hut, la quale ha aperto propri ristoranti in 86 paesi del mondo, ma non in Italia. Dal 1999 è attiva in Italia la catena Spizzico, collegata al marchio Autogrill, che propone un concetto a metà strada tra la pizzeria e il fast food tipico del Nordamerica. In Spagna e Portogallo è popolare Telepizza, che effettua anche consegne a domicilio.

La pizza è stata accolta favorevolmente anche in Asia. Per esempio in Giappone, dove oltre alla pizza delle grandi catene americane, ed a nuove forme di pizza locali, è possibile trovare anche la pizza artigianale prodotta secondo standard qualitativi italiani[45][46].

Legislazione

Il 9 dicembre 2009 l'Unione europea, su richiesta del parlamento italiano, ha concesso la denominazione di Specialità Tradizionale Garantita (STG) a salvaguardare la tradizionale pizza napoletana, in particolare la "Margherita" e la "Marinara".[17]

Statistiche

Secondo uno studio dell'Accademia Pizzaioli, in Italia sono presenti circa 75.500 pizzerie: 28.000 pizzerie artigianali da asporto ed al taglio, 43.000 ristoranti-pizzerie e 4.500 alberghi con pizzerie-ristoranti, con una media di 80 pizze sfornate al giorno, che ne fanno un totale di 6.040.000 pizze prodotte al giorno, 157.040.000 al mese e 1.884.480.000 all'anno.

Con un chilo di farina si producono circa 8 pizze, dunque vengono utilizzate 755 tonnellate di farina al giorno, 19.630 tonnellate al mese e 235.560 tonnellate all'anno. Per quanto riguarda i condimenti, il consumo di pomodoro e mozzarella è pressoché identico, con 8 chili al giorno, 208 chili al mese e 2,5 tonnellate all'anno per entrambi gli ingredienti.[47]

Record

  • La pizza più lunga al mondo (1,93 chilometri) è stata realizzata il 10 giugno 2017 a Fontana, in California. Secondo il Guinness Book of Records sono state utilizzate 8,85 tonnellate di farina, 2,5 tonnellate di salsa di pomodoro, e 2 tonnellate di mozzarella ed è stata cucinata in 54 ore (40 ore per preparare fogli di impasto già pronti e stesi, più 14 ore per cuocerli a più riprese) da un team di oltre 100 cuochi. Il precedente record venne stabilito il 9 maggio 2016 sul lungomare di Napoli, con una lunghezza di 1853,88 metri in un totale di 9 ore.[48][49]
  • La più grande pizza mai prodotta è quella dell'ipermercato Norwood Pick 'n Pay (Johannesburg, Sudafrica). Secondo il Guinness Book of Records la pizza - preparata nel 1990 con 500 kg di farina, 800 kg di formaggio e 900 kg di salsa di pomodoro - aveva un diametro di oltre 37 metri.[50]
  • A Feltham il nuovo record per la più distante consegna di pizza spetta a Lucy Clough. Una pizza vegetariana è stata cotta il 17 novembre 2004 ed ha percorso una distanza di 16949 km per essere consegnata in Ramsey Street, a Melbourne, il 19 novembre 2004. Il record è presente nell'edizione 2006 del Guinness Book of Records.[51]

Note

  1. ^ Enciclopedia Britannica, Pizza, su britannica.com. URL consultato il 1º ottobre 2014.
  2. ^ I 3 piatti italiani più famosi nel mondo, su www.vitavip.it. URL consultato il 1º gennaio 2020.
  3. ^ Ugo Vignuzzi (Università "La Sapienza", Roma), L'italiano in cucina: parole e fornelli, su accademiadellacrusca.it, Accademia della Crusca, luglio 2014. URL consultato il 1º ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 10 settembre 2014).
  4. ^ L'Arte del Pizzaiuolo Napoletano, su unesco.it, dicembre 2017. URL consultato il 2 agosto 2019.
  5. ^ Unesco: l’arte del pizzaiolo napoletano diventa patrimonio dell’umanità, in LaStampa.it. URL consultato il 29 dicembre 2017.
  6. ^ L'Unesco consacra la pizza napoletana: l'arte del pizzaiuolo napoletano è patrimonio culturale dell'umanità - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Unesco-consacra-la-pizza-arte-del-pizzaiolo-napoletano-patrimonio-culturale-dell-umanita-595f45e1-1d8c-4525-a8ae-ded74d9b34a1.html, su rainews.it. URL consultato il 7 dicembre 2017.
  7. ^ Unesco. Art of Neapolitan ‘Pizzaiuolo’.
  8. ^ Ciao compie (solo) 200 anni: è la parola italiana più celebre dopo «pizza», su www.corriere.it. URL consultato il 1º gennaio 2020.
  9. ^ Giacomo Devoto, Avviamento all'etimologia italiana, Milano, Mondadori, 1979, ISBN 88-04-26789-5.
  10. ^ Carlo Battisti e Giovanni Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze, Barbera, 1950-57, p. IV, 2961, SBN IT\ICCU\LIA\0963830.
  11. ^ Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, 2ª ed., Bologna, Zanichelli, 1994, ISBN 88-08-01974-8.
  12. ^ ETIMOLOGIA PIZZA, su www.etimoitaliano.it. URL consultato il 1º gennaio 2020.
  13. ^ (DE) Johannes Kramer, Ein albanisches Wort im Neugriechischen und Italienischen: pitta, pizza, in Balkan-Archiv, XIV-XV, 1989-90, pp. 219-231.
  14. ^ Apicio heuretes eponimo della pizza? (PDF), in Bollettino dell'Atlante Linguistico Italiano, III, n. 26, 2002, pp. 57-63.
  15. ^ L'etimologia semitica dell'it. pizza e dei suoi corradicali est-europei, turchi, e dell'area semitica levantina (PDF), in Quaderni di semantica, n. 1, giugno 2007, pp. 117-136.
  16. ^ Salvatore Riciniello, Codice Diplomatico Gaetano, Vol. I, La Poligrafica, 1987
  17. ^ a b Sito web Associazione Verace Pizza Napoletana, su pizzanapoletana.org. URL consultato il 7 agosto 2011.
  18. ^ Registrazione di una denominazione nel registro delle specialità tradizionali garantite per la Pizza Napoletana (STG), su eur-lex.europa.eu. URL consultato il 5-10-2010.
  19. ^ Disciplinare AVPN (PDF), su www.pizzanapoletana.org. URL consultato il 1º gennaio 2020.
  20. ^ La pizza siciliana: tradizioni e ricetta, su www.silviocicchi.it. URL consultato il 1º febbraio 2020.
  21. ^ Ricetta pizza romana, su www.giallozafferano.it. URL consultato il 1º gennaio 2020.
  22. ^ Pizza genovese: la ricetta per preparare la pizza genovese, su www.gustissimo.it. URL consultato il 1º gennaio 2020.
  23. ^ Pizza alla pisana: metà pizza e metà focaccia, su Today. URL consultato il 12 febbraio 2018.
  24. ^ a b
    • Giovanni Ginobili, Folklore marchigiano: costumanze, blasoni popolari, proverbi e detti, pregiudizi e superstizioni, leggende, edito da Tipo-Linotypia maceratese, 1963(pagina 43)
    • Amparo Machado, Chiara Prete, 1001 specialità della cucina italiana da provare almeno una volta nella vita, Newton Compton Editori (capitolo 455 - Crescia).
  25. ^ Ricetta della cacciannanze, su boscoincantato.virtuale.org. URL consultato il 6 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2010).
  26. ^ ricetta della pizza coi grasselli, su saporetipico.it. URL consultato il 6 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2012).
  27. ^ Pizza al tegamino, su www.giallozafferano.it. URL consultato il 2 gennaio 2020.
  28. ^ lacucinaitaliana.it, https://www.lacucinaitaliana.it/storie/ristoranti/migliori-pizze-al-trancio-di-milano/.
  29. ^ a b lacucinaitaliana.it, https://www.lacucinaitaliana.it/news/in-primo-piano/pizza-al-trancio-milano/.
  30. ^ Silvio Cicchi, silviocicchi.com, https://www.silviocicchi.com/pizzachef/impasto-con-patate-per-pizza-e-focaccia-mediterranea/.
  31. ^ La vera ricetta della pitta china calabrese, la squisita focaccia ripiena di Pasqua, su www.reportageonline.it. URL consultato il 1º gennaio 2020.
  32. ^ Per via dell'alta temperatura del forno, che doveva cuocere subito e in modo giusto la pasta
  33. ^ a b (EN) 3 Hot Tips That Can Help Men Be Healthier, su huffpost.com. URL consultato il 21 dicembre 2018.
  34. ^ (EN) Autori vari, A Little Taste of Italy, Allen & Unwin, 2003, p. 21.
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Bibliografia

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